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649. Sull’Iniziazione

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Quando si sente parlare di iniziazione emergono sempre due figure: l’iniziando e l’iniziatore.
L’iniziando è colui ritenuto idoneo a ricevere l’iniziazione, dopo essersi sottoposto ad un apposito iter (un percorso graduato di idoneità).
L’Iniziatore dovrebbe essere un detentore dei poteri d’ordine derivati dall’appartenenza ad una filiazione iniziatica.
È questa, dunque, la questione che gira intorno all’iniziazione? L’iniziazione va intesa nel senso di un “cominciare”, come nel latino “initium”? O un “entrare” come “initum”? O ancora un “penetrare dentro” come “in-itio”?
L’iniziazione è forse un “uscire” dall’ordine umano dell’esistenza e/o un “entrare” nell’ordine sovrumano della realtà, da dove percorrere il vero Sentiero dei Misteri dell’Intelligenza Divina?

Entrando a far parte di un “Ordine”, la cerimonia a cui ci si sottopone per l’ammissione va intesa come ad una “Iniziazione” o ad una “Ordinazione”?

Un “Ordine“ iniziatico può essere guidato solo da un vero iniziato, da colui che ha ricevuto, per “trasmissione”, il “fuocoiniziatico, proveniente dalla Suprema Sorgente, e possiede il potere di trasmetterlo quando opportuno, e di saperlo gestire su tutti i Piani di manifestazione.
Non può farlo un grande erudito, conoscitore delle cose esoterico-iniziatiche, anche se intellettualmente di alto spessore.

Chi giunge, del mondo esoterico, alla presenza di un vero iniziato avverte di trovarsi innanzi a chi è in grado di dissipare all’istante le spesse tenebre che nascondono la Luce divina. Un profano non sa spiegare cosa prova alla sua presenza ma avverte di non trovarsi di fronte ad uno qualunque, percepisce, a suo modo, di trovarsi alla presenza di qualcosa di incomprensibile, a qualcosa velato di mistero e senza che intercorra un sia pur minimo dialogo “sente” agire in quella presenza, il potere di quello sguardo, non invasivo ma potente e quel suo silenzio penetrare più di mille parole.

L’iniziazione necessita davvero di un complesso edificio iniziatico, nobili apparati, una serie di prove da superare, di diversi gradi da raggiungere, di grandi cerimonie alle quali partecipare?
O, invece, a seconda delle diverse situazioni che la vita impone, o della particolarità dei candidati con una innata “qualificazione”, può esserci “iniziazione” (“trasmissionedel fuoco sacro) nel più stretto riserbo di un semplice rapporto, con colloqui interiori, da Maestro a discepolo?

In realtà può avvenire, anche se in casi rarissimi, una “iniziazione verticale” spontanea (un’iniziazione effettiva, non virtuale), per maturità spirituale raggiunta, direttamente tra l’iniziando e Dio, il vero e unico grande Iniziatore.
Di questa forma di iniziazione può dirsi che “è Una ed Unica”.

Nel mondo moderno molte comunità hanno la pretesa di poter “trasmettere” l’iniziazione ai propri membri, ma si tratta spesso di individui che non sanno bene di cosa parlano, pur avendo letto molto. Essere eruditi in tematiche esoteriche non significa affatto di poter rientrare nel probandato all’iniziazione, né l’erudizione più ampia possibile può sostituire il potere della “trasmissione” iniziatica. Non è qualcosa che si prova per tentativi, per sperimentazione dopo aver studiato bene.
Molti gruppi, scuole, pseudo-ordini, fratellanze esoteriche, istituzioni iniziatiche (così autodefinitisi) mancano del vero iniziatore e l’iniziazione che dispensano va considerata di tipo collegiale, orizzontale, virtuale e non-sostanziale, cioè non-reale, senza riflessi nel processo della natura fattuale. Si tratta di una semplice formula pronunciata all’interno di una ritualità arbitraria, un’operatività superficiale e nulla della profondità.
Come organizzazione formale può anche andar bene un’iniziazione virtuale (ha, cioè, un suo valore relativo ma non assoluto), dove vengono codificati gli stadi considerati più importanti (associato-allievo; iniziato-qualificato; maestro-iniziatore) del percorso di studi e di formazione che dovrebbero condurre, ciascun membro, ad una autentica realizzazione (al passaggio da una iniziazione virtuale ad una iniziazione reale).

Un’iniziazione può essere conferita tramite l’imposizione delle mani, lo sguardo, appositi gesti, il pensiero vivente a distanza del maestro, nello “stato di sonno con sogni” (“svapna”, corrispondente al piano energetico-luminoso, nel corpo sottilelingasarira – ), una forma collettiva cerimoniale, perché parliamo della vera “iniziazione effettiva” che non si “trasmette” umanamente, ma mediante un cosiddetto fenomeno magico, un’influenza non umana che avvia il candidato a quella reintegrazione propria della natura dell’Iniziazione.

In un autentico Ordine Iniziatico non bisogna dimenticare l’importanza che assume l’Egregora, specie in procinto di una iniziazione da “trasmettere”. Il suo potere è inimmaginabile.
Tutto è vivente nel Tempio invisibile e quindi la parola-suono, il gesto, i simboli, gli aromi, a mezzo della risonanza, agiscono nella Luce astrale.
L’Iniziatore, che ha realmente tale facoltà, è in grado di creare una connessione spirituale in tutto il Tempio (l’Assemblea di tutti i Maestri che guidano e istruiscono gli aspiranti) per proteggere “i Misteri” d’affrontare e far percorrere tranquillamente, con legittimità, il Sentiero dell’Iniziazione al candidato. Questa sicurezza e questa protezione, trattandosi di dover attraversare sottilmente certe regioni dell’”aura planetaria”, possono esistere solo nel collegamento con un autentico Centro Iniziatico.

L’Iniziazione denota una Realtà trascendente che segna il passaggio di un ente planetario dalla sfera di vita umana alle condizioni di vita spirituale Divina.
Solo chi matura l’esperienza nella vita umana e giunge ad una consapevole scelta di percorrere un sentiero realizzativo (sadhana) si incontra con il “Sentiero” (o la “Via” – Yana – dell’Iniziazione) propriamente detto “iniziatico”.

Naturalmente non è l’Organizzazione che permette di ricevere l’iniziazione ma è l’impegno e lo sforzo individuale del candidato che lo fa brillare al di sopra dell’umanità media.

Chi perviene per scelta consapevole (rinuncia al mondo profano per abbracciare una concezione sacrale dell’esistenza) ad un sentiero realizzativo (sadhana) mette in moto forze che inevitabilmente porteranno mutamenti di vita, sia all’interno sia all’esterno, piacevoli o spiacevoli. E colui che sarà in grado, nonostante tutto, di proseguire fino in fondo vedrà scomparire quei confini illusori tra l’interno e l’esterno, qualificandolo per poter intraprendere il “Sentiero dell’Iniziazione”, tanto ambito dall’Anima.
La sadhana prepara l’ente planetario consapevole a divenire un “pronto”, un “qualificato” perché possa ricevere, secondo le ragioni dell’Alto, nell’iniziazione, “un seme” per una responsabile gestazione. È nella natura di un Centro Iniziatico emettere, mediante i Raggi della propria irradiazione, dei “semi” perché si sviluppino e fruttifichino.
Purtroppo capita, lungo la faticosa strada della ricerca spirituale, che alcuni pellegrini (i sadhaka) si imbattano, nonostante il buon lavoro svolto, nel fenomeno della “fata Morgana”, il fenomeno che riesce a far credere-vedere ciò che in effetti non c’è. Quella a cui alludiamo, ma non solo, è quell’esperienza in cui il ricercatore viene a ritrovarsi di fronte a “cose che emergono dal subconscio”, cose che egli ha apprese nel passato di una vita precedente ma, non rendendosene conto, crede siano delle “rivelazioni”, in quanto estranee alla sua attuale coscienza normale. Si tratta di una esperienza che lo fa illudere di essere pervenuto alla capacità superiore di leggere nella coscienza cosmica fino a ritenersi un iniziato. In molti, in tale stato-condizione, girovagano nella spiritualità, confusi-illusi di muovere passi iniziatici: l’insidia dell’ego (ahamkara) spesso prende il sopravvento intrappolando anche tra i migliori sadhaka in buona fede.
Il potere dell’antahkarana (l’organo interno, ovvero la mente nella sua intera estensione: buddhi, ahamkara, manas e citta) è enorme, per questo non ci si può sottrarre, da ricercatore, al suo studio accurato e alla sua chiara comprensione, proprio per non incorrere nel giogo di suggestioni che fanno prendere la corda per serpente.

Colui che si è reso “pronto” per accedere al sentiero dell’iniziazione significa che si è staccato dalle “periferie” della Vita e per questo può giungere al suo “Centro”, lì dove risiede la Divina Saggezza che regola i destini del mondo.
Con l’iniziazione comincia il vero lavoro dell’iniziato: non solo consapevolezza-conoscenza ma pratica viva e una molteplicità di esperienze che permettano di affermare e consolidare la sua nuova condizione per un ulteriore e maggiore grado di realizzazione.

La vera iniziazione permette diversi tipi di conseguimenti che alcuni interpretano come a più forme di iniziazioni esistenti. Non sono, quindi, iniziazioni minori le infinite varietà di stati psichici con cui si entra in esperienza con l’accesso alla conoscenza-consapevolezza dovuta all’iniziazione una e unica.
L’iniziato, usando tecniche, riti e simboli di una lunga e antica catena iniziatica, si connette ad un campo-serbatoio di conoscenza alimentato, nel tempo, da tutti coloro che, sondando il senso interiore e profondo dell’esistenza, hanno fatto parte della Comunità degli Iniziati (gli “svegliati”). L’iniziato è tale perché può prendere contatto con i livelli non-umani dell’esistenza o con la cerchia delle Grandi Anime.
L’iniziato può svolgere la sua operatività non solo sul piano fisico nel corpo grossolano ma sui piani e nei corpi sottili.
L’iniziato è esempio di Uomo Totale perché è capace di grande empatia: sente l’altro, diventa l’altro, vive l’unità.
L’iniziato conosce il segreto della vera comunicazione che è solo interiore e sperimentabile, volendolo, da tutti nel Silenzio.
Il sadhaka, colui che percorre un sentiero realizzativo ma che non ha ancora raggiunto la condizione per poter accedere all’iniziazione vera, lungo il corso delle sue pratiche ha l’occasione di comprendere il senso del tempo ed il legame esistente, nel mondo del divenire, tra l’azione, il tempo e le sue conseguenze ed anche lo scatenarsi di forze di quando si opera una scelta, come quella di cercare di andare più in fretta per bruciare delle tappe. Si tratta di una importante comprensione che sarà utilissima sui futuri passi iniziatici.

Ogni ente planetario ha la possibilità di percepire la Divinità che apparentemente sembra sconosciuta e irraggiungibile. Egli deve solamente trascendere la rigida logica razionale: può percepire la Divinità come “Presenza” interiore e può permettere a questa “Presenza” di attuarsi in lui come “Immagine”. Ciò fa parte della possibilità innata della normale funzionalità della costituzione della struttura, sia grossolana sia sottile, dell’ente planetario.
Risvegliarsi significa riuscire a distinguere l’”universo fenomenico” dall’”Universo Reale” (o causale), il Regno della Luce.
Il sadhaka dovrebbe dedicarsi, quindi, alla pratica del rappresentare e del pensare perché dovrebbe riuscire a superare i confini del “Grande Limite”.
Nel mondo della ricerca spirituale la confusione trionfa perché nella modernità si è perso il senso del sacro, il senso dell’autorità e questa confusione fa sì che tutti si sentano ormai grandi iniziati per aver assorbite una grande mole di letture in tema. Si vedono così spigolare diversi saccenti verso diversi tipi di idee, teorie misteriche, mistagogie, esegesi, orientalismi, e tutto senza un accurato discernimento. Sembrano sparire gli aspiranti, i discepoli, i probandi dell’iniziazione e sfilare, in ogni dove, esperti dell’esoterismo, iniziati e maestri (ma tutti questi, alla fine, rivelano una totale ignoranza metafisica nelle risposte comportamentali e comunicazionali che offrono). Un maestro vero non si distingue per il brillare nelle orazioni ma per la Vidya che è in grado di “trasmettere” con la parola, con lo scritto, con il Silenzio e con la sua azione-comportamento (la sua vita è il suo messaggio).

L’iniziazione non è un avvenimento riscontrabile nella storia dei fatti oggettivi ma è un punto-momento ideale, immateriale, interiore, senza l’identità del tempo e dello spazio. Il vero iniziato viene riconosciuto dagli “svegliati” veri, viene riconosciuto da quel “signum” che fa prendere atto dell’appartenenza ad una catena ininterrotta e infinita che ricollega alla Causa Prima, alla Vita eterna e infinita.
Il dell’iniziato, nella condizione della nuova nascita del corpo-personaggio, lo pone in modo nuovo al di là della vita e della morte.
L’iniziazione se svolta attraverso un rito particolare incarnerà lo spirito della tradizione relativa esotericamente operata.
L’iniziazione porta al superamento di un normale stato individuale umano e al passaggio effettivo a livelli sovrumani.
Una via realizzativa seguita da un sadhaka, qualunque forma essa abbia, va considerata solo un punto di partenza attraverso il quale pervenire, con lo sforzo personale, agli stati superiori dell’Essere.

Un probando all’iniziazione si trova ad affrontare molto seriamente le questioni della “qualificazione”, della “trasmissione” e del “lavoro interiore”. Non si può sottrarre a quanto corrisponde in termini di “potenzialità”, di “virtualità” e di “attualità”.
La prima verifica che viene effettuata in un probando-iniziando è l’autenticità del desiderio-intenzione del collegamento alla catena iniziatica tradizionale. Senza la genuinità di detto desiderio-intenzione non è possibile procedere.
Il mondo iniziatico autentico non ha nulla a che fare con quanto appartiene al mondo dello psichismo: l’iniziazione è la “trasmissione” di una influenza spirituale che produce effetti di ordine spirituale.
L’iniziazione ribalta, nell’iniziato, tutti i concetti del vivere comune: tutto è dentro l’iniziato; nulla esiste fuori di lui; nel mondo esterno, le cose, gli altri, gli eventi, si rendono necessari all’iniziato come specchio per ritrovare se stesso; l’amare gli altri risulta, in ultima analisi all’iniziato, amare sé stesso. È con questo “sentire” e con questo “vivere” che l’iniziato può lavorare per cambiare e migliorare il mondo: ciascun ente planetario è il mondo; in ciascuno giacciono interiormente tutti i problemi insoluti dell’intera umanità.
L’iniziazione rende possibile operare oltre le apparenze illusorie grazie alla riconnessione con la Realtà Essenziale.

L’iniziato è colui che muore al vecchio modo di vivere da profano perché entrato nel nuovo stato d‘essere di risvegliato alla Realtà Essenziale: il morire (teleutai) e l’essere iniziato (teleisthai) si assomigliano oltre la porta dell’iniziazione dei Grandi Misteri. Si tratta, ovviamente, di una morte non concernente la fisiologia umana, ma di una morte al mondo, del superamento delle condizioni profane limitanti.

La vera Conoscenza (ci riferiamo alla Vidya) non è interpretazione di “qualcosa” ma Luce-consapevolezza che illumina ogni cosa conoscendola dall’interno. La vera Conoscenza non è logica, non è storica, non interpreta, è eterna e immediata.

L’Iniziazione, la nuova nascita, non dipende da un rito terreno speciale, ma attraverso di esso è possibile accede al Mistero della Trasmutazione, la naturale liturgia interiore che fa sollevare il velo (che copre il Mistero) all’iniziato per l’auto-Rivelazione.

Sul sentiero dell’Iniziazione il probando rivede la questione della Reintegrazione e perviene al fatto che non si può non partire dal concetto di “caduta”, quale perdita di uno stato originario superiore e quindi procedere in una logica risalita, cioè un iter per il ricongiungimento del manifestato deficitario al non-manifesto perfetto e completo in sé.

Il sentiero dell’iniziazione è quello che segna il lento processo della Reintegrazione, un cammino attraverso molteplici correnti legittime che incarnano lo spirito della Tradizione Primordiale, Una e Unica.
L’iniziazione designa lo spartiacque invalicabile che fa lasciare alle spalle la vita profana con tutti i suoi limiti, le miserie, le incompletezze e infantili convenzioni.

Possano l’intelligenza, la comprensione e la conoscenza essere gli splendenti gradini di una scala di ascesi iniziatica per l’ente planetario prossimo futuro, scaturente dal buio di questa orribile epoca.

 

Rosario Castello
Capitolo tratto da Il Segreto della Conoscenza esoterica
Rosario Castello Editore

 

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