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674. Occultismo e Poteri psichici di Raphael

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D – Studio l’occultismo; ho seguito più o meno tutte queste conversazioni e rimango un po’ perplesso. Vorrei formulare questa domanda: mi può dire come posso servirmi dell’occultismo per realizzarmi?

R – Questo lo deve scoprire da . Che cos’è l’occultismo, o che cosa s’intende con tale nome?

D – L’occultismo studia e s’interessa di tutti quei fenomeni sovrannaturali, cerca di capire il mondo invisibile o sovrasensibile. I fatti oggettivi hanno le loro cause nel mondo soggettivo; tutto ciò è molto interessante per me, mi fa comprendere tante cose.

R – Pensa che la conoscenza dei molti fenomeni naturali possa risolvere il problema del suo conflitto? I veri occultisti sono gli scienziati che scoprono ogni giorno la combinazione causale di molti effetti. Non crede che quegli scienziati atomici, scopritori dell’energia nell’atomo, fossero dei veri maghi? Ma la conoscenza dei fenomeni vitali, benché degna di attenzione e di approfondimento, può risolvere le cause del conflitto umano? Può spazzare l’invidia, l’orgoglio, la vanità, la competizione e la miseria dell’io?
Pensa che l’acquisizione di un potere, umano o superumano, possa risolvere il fondamentale problema dell’uomo?

D – L’io si completa nella sua espansione. Ogni acquisizione di conoscenza integra l’individuo; non comprendo perché il potere della conoscenza debba essere escluso o guardato come immorale quando per l’individualità umana l’autoaffermazione – per esempio – è la sua migliore completezza. Se ci guardiamo attorno constatiamo che la maggior parte della sofferenza deriva dall’impotenza dell’io ad appagare le sue istanze e a reagire di fronte a certi fatti. Se la natura ha in serbo quei poteri adeguati perché non darli all’uomo per dominare le cose e la stessa vita?

R – Se non erro, potremmo sintetizzare la domanda in questi termini: l’io è impotente, debole e incapace di fronte a certi eventi-fenomeni; se gli diamo lo strumento di potenza adatto sarà forte, capace, imperioso per cui ne conseguiranno la felicità, la beatitudine e la compiutezza. Quindi, possiamo concludere: se un uomo è ammalato, diamogli la possibilità di guarire e così raggiungerà la beatitudine; se è povero, diamogli la ricchezza e così sarà serafico; se non può volare, diamogli la capacità di volare e così sarà gioioso; se vuole uccidere, diamogli la potenza adatta e così, uccidendo, sarà felice; se è un oscuro personaggio, fornito però d’ambizione, diamogli un’altissima carica sociale e così sarà soddisfatto. Per il signore che ha posto la domanda, il conflitto, la sofferenza e il travaglio – quanto a dire la malattia, la povertà, la fame, l’ambizione, l’invidia, ecc. –  possono essere risolti offrendo all’io la possibilità di appagare i suoi desideri. Però per soddisfare un qualunque desiderio occorre un adeguato potere-strumento.
Che cos’è un potere? Mi vuole aiutare lei, signore?

D – Un potere per me è la capacità d’influire su qualcuno o qualche cosa.

R – Però, per esercitare un potere, a qualunque dimensione possa appartenere, occorre da una parte il detentore del potere e dall’altra l’oggetto-evento che subisce l’influenza di podestà, oltre – ovviamente – al potere stesso.
Per praticare un potere occorrono dunque tre dati: il possessore del potere, la potenza-strumento o il mezzo di potere e l’oggetto su cui esercitare l’influenza. Vorrei sottolineare che la potenza in sé e per sé riveste carattere d’impersonalità e dipende dalla direzione che le si vuole dare. Così l’energia-potenza dell’atomo è impersonale; a seconda dell’uso che se ne fa si possono avere effetti benefici o meno.
Ritornando alla tripartizione, possiamo dedurre che la potenza non rappresenta il soggetto detentore; quindi identificare il possessore del potere con il potere stesso significa incorrere nell’ignoranza-avidya, significa scambiare la corda per il serpente. In questa identificazione cadono molti occultisti per cui spesso sono chiamati “adoratori di Hiranyagarbha” (mondo dell’energia-potenza).
Ciò che conta è comprendere il possessore del potere più che la potenza, la quale rappresenta un semplice attributo qualitativo. Dobbiamo comprendere ciò che in realtà siamo, dobbiamo pervenire all’Essenza ultima, all’Assoluto in noi che non dipende da qualità o attributi di qualsivoglia natura.

D – Può il potere risolvere il conflitto e la miseria dell’uomo?

R – Giriamo sempre intorno alla stessa domanda. Comunque, la ricchezza materiale, che è un potere, risolve il vero, intimo problema dell’individuo? L’Occidente è ricco, ma ha risolto il suo problema conflittuale? Qualunque notorietà (dell’io), che è essa pure un potere, risolve forse la sofferenza? Ha raggiunto la beatitudine il dittatore che detiene per sé tutto il potere di una nazione? Oggi l’uomo possiede la più grande potenza attualmente concepite: l’energia nucleare; possiamo però considerare che, con essa, l’umanità abbia realizzato la beatitudine?
C’è ancora un quesito di fondo: ogni potere, umano, o superumano, esige un’istanza di soddisfacimento e di maturazione, una potenza senza l’istanza di esercitarla decade come tale e non sussiste più.
Il potere è la “capacità d’influire”, ma se nasce in noi un pur modesto desiderio d’influire, siamo già nel conflitto, quindi non siamo veramente compiuti.
Chi ha raggiunto la Compiutezza non ha necessità di esercitare alcuna influenza sugli altri. Chi ha raggiunto il Centro in sé ha realizzato l’”Unità isolata” (kaivalya) e in questa Unità non può esserci un secondo su cui praticare una qualsivoglia influenza.

D – (lo stesso interrogante che aveva posto la domanda sull’occultismo). Se l’occultismo s’interessa delle energie-potenze, con esso non posso trovare la mia Realtà ultima. Che cosa mi può consigliare?

R – Non sono contro nessun tipo di speculazione; ci sono insegnamenti che riguardano solo il lato forma della vita, altri che s’interessano dell’aspetto qualità o psiche di quella vita, altri ancora di quell’Uno-Tutto, che è la Vita stessa e che sta dietro a tutto questo scenario cangiante. Dipende dalla nostra risposta interiore l’accostamento all’uno o all’altro aspetto conoscitivo. Chi, dunque, si dirige verso l’Assoluto si presume che abbia finito di giocare (o farsi giocare) con quel mondo qualificante e qualificato.
La maturità iniziatica dell’Essere si desume dalla direzione che suole prendere la sua coscienza.

D – Quando parla di aspetto Vita si riferisce al vedantico Brahman-atman?

R – Sì, ma non è la vita come noi l’intendiamo.

D – Quindi, per pervenire alla Compiutezza di cui parla, occorre trascendere tutto il mondo oggettivo-soggettivo?

R – Certo; come per trascendere l’oggettivo bisogna vincere le resistenze della forza-massa, così per trascendere il mondo soggettivo occorre vincere le resistenze delle energie-potenze che spingono di continuo all’azione incatenante, all’estroversione imprigionante, al conflitto. Ricordiamoci che siamo l’Assoluto, l’atman, il Brahman, il non-nato, l’incausato e il senza tempo, malgrado ogni resistenza soggettivo-oggettiva. La nostra autentica Realtà dimora di là da qualunque soggetto-oggetto o dualità.

Raphael
tratto da Alle Fonti della Vita
Edizioni Asram Vidya

 

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