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752. Prana e Coscienza

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Nella vita di tutti i giorni dell’ente planetario si può notare che la forza-prana-energia vitale e la coscienza (manas sakti) sono reciprocamente correlati e interagiscono l’uno con l’altro. Ma l’ente planetario ordinario, l’uomo comune non se ne rende conto, non ne è consapevole.
Molti ricercatori e sadhaka ne sono a conoscenza ma solo a livello teoretico, non ne hanno effettiva esperienza perché non hanno conquistato la consapevolezza sottile di pranamayakosa.
Pranamayakosa è la struttura energetica (fatta dalle nadi) dove risiedono i cakra e in essi si accumulano sia il prana sakti sia manas sakti dei quali pochi hanno veramente consapevolezza. Non è sufficiente essere uno studioso della conoscenza esoterica: tra le parole, le convinzioni e l’esperienza-consapevolezza diretta c’è di mezzo il mare cosmico.
Parlare di ciò di cui si è teoricamente informati è una cosa, altra cosa invece averne esperienza consapevole diretta. Molti vivono l’illusione di un’esperienza mai avuta perché avendone parlato troppo la mente dà loro tale convincimento, senza distinzione tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Queste cose accadono in una sadhana carente di pratiche fondamentali, infatti senza la pratica di discriminazione-discernimento il sadhaka superficiale rischia di imbattersi in una lunga fila di auto illusioni se non quando in veri e propri inganni propinati ad arte, su di lui, dagli impostori dell’Assoluto che girovagano in tutti gli ambienti della ricerca spirituale.
Chi non abbia sviluppato la sensibilità della consapevolezza di pranamayakosa non può assolutamente percepire né vedere alcun lingasarira (corpo sottile) di ente planetario in vita o di chi è passato attraverso la morte (fosse un Maestro o addirittura un Avatara). Il lingasarira esiste concretamente ma non è così facile vederlo-percepirlo come in tanti vorrebbero far credere di sperimentare: visionari in buona fede, fantasiosi e imbroglioni del sottile misterioso se ne incontrano tanti, e molte brave persone restano ingannate da certi strategici visionari che perseguono fini affaristici più che fini spirituali.
Il lingasarira e pranamayakosa fanno parte di uno dei tre stati esistenziali (causale, sottile e grossolano) della Manifestazione universale, lo stato-sottile.

Gli stati esistenziali, dove il Jiva (Jivatman-Anima individuale) svolge le sue esperienze nella Manifestazione universale, sono tre:

1 lo stato-grossolano (stato di veglia-conscio/jagratVaisvanaraVirat);

2 lo stato sottile (stato di sonno con sogni-subconscio/svapnaTaijasaHiranyagarbha);

3 lo stato-causale (sonno profondo senza sogni-inconscio/susuptiPrajnaIsvara).

Esiste, però, un Quarto (il quarto Stato-trascendentale superconscio) – TuryaBrahman;

Il prana ha, quindi, quattro dimensioni di coscienza: veglia, subconscio, inconscio e superconscio.

Un Jiva incarnato nella prakrti, nella Manifestazione universale, non può vivere senza prana e senza prana la coscienza è incapace anche di creare la più piccola delle cose. In ogni forma, cioè in un oggetto, in una persona deve per forza esserci una forza di base e questa è prana sakti. Anche gli eventi sono correlati a prana sakti e a manas sakti.
Una corretta sadhana può aprire la consapevolezza del sadhaka a percepire gradualmente il proprio sistema sottile (prana, nadi, cakra, kundalini, aura, lingasarira): la sadhana non è un percorso semplice, al di là di quante sciocchezze si raccontino in giro e in molti libri alla new age, essa comporta il duro lavoro per imboccare la strada per una diretta percezione della natura della coscienza e ciò è praticamente impossibile per la maggior parte delle persone. Per questo esistono molti impostori e approfittatori dell’ingenuità di molti sinceri aspiranti.
Occorre molta determinazione per riuscire ad attivare il prana ad una frequenza superiore e solo dopo un certo tempo di pratica si può esperire l’influenza del prana attivato, non la sua percezione, una presa di coscienza indiretta del prana, ma un primo passo valido. Dando prova di volontà, resistenza e coraggio il prana sakti premia sempre il sadhaka-yogi-praticante perseverante, risvegliando il grande prana alla base di kundalini.
Dopo il risveglio potranno essere percepiti dei benefici a tre livelli di possibilità: fisico, psicologico e spirituale.

Anche senza consapevolezza dell’ente umano il prana svolge le proprie funzioni nei tre stati esistenziali. Ricordiamo che l’energia (prana) segue il pensiero (intenzioni, modi di pensare). L’energia-prana influenza il pensiero e il pensiero influenza il prana-energia: i cambiamenti nello stato di coscienza dell’individuo vengono generati dai cambiamenti del prana-energia. Vogliamo far comprendere allora che è possibile, in una sadhana, controllare la mente e le sue modificazioni mediante il controllo regolato del prana-energia. Esiste la scienza del Prana Vidya nello Yoga secondo la quale, mediante il controllo del pensiero-prana-respiro la mente può divenire stabile e concentrata, i livelli di prana sakti potenziarsi incredibilmente e la coscienza espandersi gradualmente sempre di più. Lo sviluppo progressivo della consapevolezza e il controllo sulla dimensione del prana non possono che aiutare il sadhaka ben intenzionato a risvegliare completamente il grande potenziale latente nelle profondità della sua coscienza.

Esiste, quindi, una sottile rete di nadi che trasporta il prana (esiste, senza fraintendimenti, un unico prana, il Mahaprana) nelle sue cinque principali specializzazioni-funzioni:

1 prana – circola tra la regione della laringe e il diaframma (cuore, polmoni, respirazione, deglutizione, circolazione del sangue)

2 apana – circola nella regione pelvica tra l’ombelico e il perineo (reni, vescica, intestini, organi escretori, e riproduttivi)

3 samana – circola nella regione tra l’ombelico e il diaframma (organi digestivi, secrezioni e assimilazione degli elementi nutritivi)

4 udana – circola tra braccia, gambe e testa (organi sensoriali, organi d’azione, sistema nervoso simpatico e parasimpatico)

5 vyana – pervade tutto il corpo a sostegno di tutti gli altri prana.

Tralasciamo i cinque prana minori che sono naga, kurma, krikara, devadatta e dhananjaya.

I veicoli del Jiva sono cinque:

1 L’anandamayakosa (karanasarira-corpo causale) corrisponde al più alto livello che è quello dell’Anima e la sua essenza è la Beatitudine. È da questa posizione che si deve procedere per risolversi nella Fonte universale;

2 vijnanamayakosa o buddhimayakosa (costituente del lingasarira-corpo sottile) è il veicolo dell’intelletto intuitivo, della buddhi, della conoscenza diretta;

3 manomayakosa (costituente del lingasarira-corpo sottile) è il corpo della mente nello stato individuato come pensiero analitico, discorsivo, selettivo, ma anche la sede di kama, il desiderio-sentimento-passione;

4 pranamayakosa (costituente del lingasarira-corpo sottile) è il veicolo dell’energia-prana-forza superfisica universale;

5 annamayakosa (sthulasarira-corpo grossolano) è la massa-corpo grossolana.

Gli ultimi tre kosa compongono la personalità ego centrata.

Per riassumere, l’importante lingasarira è il corpo sottile mentale-energetico-luminoso che si ripartisce in tre guaine-veicoli: l’intellettivo, vijnanamayakosa o buddhimayakosa; il mentale, manomayakosa; il pranico-energetico, pranamayakosa. È costituito da cinque elementi sottili, i suksmabhuta e comprendenti le cinque facoltà di percezione, i jnanendriya; le cinque facoltà di azione, i karmendriya; i cinque soffi vitali, i prana; e la mente (“organo interno”), l’antahkarana con le sue quattro funzioni, buddhi, ahamkara, manas e citta. Il lingasarira non viene distrutto al momento della morte, anzi accompagna l’Anima lungo il processo di trasmigrazione nella catena samsarica fino al momento della soluzione dell’individualità.

Per ottenere degli importanti risultati spirituali in una sadhana bisogna risvegliare prana sakti e sviluppare la sua percezione: in realtà bisogna risvegliare le fondamenta di pranamayakosa, far circolare i suoi luminosi flutti e svilupparne la percezione.
Tra i migliori e più antichi metodi vi è la pratica del Gayatri mantra, il richiamo del suo potere mediante le sottili frequenze sonore che libera. È una potente invocazione esoterica, dalle ventiquattro sillabe che contengono l’intera forma del prana, che richiama il prana cosmico che illumina.

Om Bhur Bhuvah Swahah
Tat Savitur Varenyam
Bhargo Devasya Dhimahi
Dhiyo Yo Nah Prachodayat”.

In una sadhana tale Gayatri mantra risveglia il prana sakti e il potere di percezione spirituale.

L’esperienza spirituale vera e propria prende origine da muladharacakra, quando l’ente umano ha maturato in molte vite la condizione necessaria per cambiare direzione esperienziale e da orizzontale passare alla via verticale (per giungere al Brahman).

I cakra rappresentano importanti stazioni coscienziali attraverso le quali passare per esperire le giuste condizioni che consentono di procedere verso il completo risveglio della coscienza.

I cakra principali:

muladharaannamayakosaBrahma granthi, il nodo che blocca il risveglio di prana sakti da rimuovere – sede di kundalini – influenzato dal guna tamas –  apana – centro generatore del prana – mente inconscia – lam

svadhisthanapranamayakosa – deposito di tutti i samskara e impressioni latenti – influenzato dal guna tamasapanavam

manipurapranamayakosa – centro e deposito del prana – influenzato dal guna rajassamanaram

anahatamanomayakosaVisnu granthi, il nodo dell’attaccamento emozionale da rimuovere – pranayam

visuddhavijnanamayakosa o buddhimayakosa – ricetrasmittente delle vibrazioni pensiero – udanaham

ajnavijnanamayakosa o buddhimayakosaguru cakraterzo occhio di Siva e dell’intuizione – Rudra granthi, il nodo di Siva da rimuovere per l’attaccamento alla personalità psichica – vyanaOm

sahasraraanandamayakosa – oltre il regno della psiche – controllore del risveglio di tutti i cakra – unione Siva e Sakti per la realizzazione del e del samadhi per la nascita della coscienza universale.

L’intero campo della coscienza, dei pensieri e delle azioni è governato dai cakra, da questi centri energizzati dalle infinite possibilità realizzative.

Rosario Castello
tratto da Lo Yoga è posizione coscienziale

 

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