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191. L’Iniziato Giordano Bruno

Venerdì 17 Febbraio 2012 00:00 Rosario Castello
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Il 17 febbraio del 1600, in piazza Campo de’ Fiori, al centro di Roma, Giordano Bruno (1548-1600) veniva arso vivo sul rogo per il prevalere, sulle coscienze, del potere dell’ignoranza, potere che il Vedanta chiama “Viksepa”, il potere di proiezione dell’ignoranza. Egli è stato vittima di un “potere oscuro” che ha sfruttato il potere di proiezione dell’ignoranza della coscienza di massa di un’epoca.
Giordano Bruno è stato un grande iniziato del libero pensiero sfruttato da molti e compreso da pochi.
Sacerdote-Scienziato dei Misteri dell’immanenza e della trascendenza soleva guardare lontano:
Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all’uomo, non servirà all’uomo per comprendere se stesso, finirà con il rigirarsi contro l’uomo”.

La maggioranza sa di lui che fu un eretico del Rinascimento, uno famoso. Provano simpatia senza capire, senza voler approfondire: qualche articolo, semmai qualche superficiale lettura indiretta, qualche stringata notizia in tv, qualche film dalla trama immaginifica. Lo utilizzano intellettuali d’ogni tipo di sponda a seconda delle proprie ragioni da sostenere: filosofi, sociologi, antropologi, religiosi, atei, spiritualisti, scienziati. Continuano ad essere in pochi quelli che lo amano per quello che era veramente e che ha dato realmente all’umanità; e per cosa ha offerto, in modo semplice, anche all’uomo della strada di sempre.
Condannato a morte per “eresia”: una ridicola sentenza emessa da uomini mediocri che “ignoravano di ignorare”. Quella “mediocrità” è presente ancora oggi ma i roghi di oggi sono di tutt’altra natura, non bruciano i corpi ma le divine possibilità di risveglio degli individui.
Giordano Bruno non è mai morto veramente come nessun grande della “Perenne Sapienza”; è sempre una fiaccola accesa nell’oscurità in cui è caduta l’umanità.

La frase di Giordano Bruno più semplice ma incredibilmente potente:
La forza più grande della Natura è l’Amore” …
L’amore è vincolo dei vincoli … di conseguenza le leggi dei saggi non vietano di amare, bensì di amare di amare fuor di ragione, le ciarlatanerie degli stolti invece impongono senza motivo i termini della ragione e condannano la legge di natura; anzi più corrotti sono quelli che più la chiamano corrotta, con la conseguenza che gli uomini non si sollevino sopra la natura come eroi, ma si abbassino come bestie contro natura e al di sotto di ogni umana dignità …” (dal De magia e De vinculis in genere).

È stato grande in tutto, sia nelle cose fatte sia nelle cose non fatte, sia nelle cose dette sia nelle cose non dette. Per le cose dette, più che grande per come le ha dette.
Grande anche per come si sia definito nella lettera al Senato accademico di Oxford che precede l’introduzione all’Explicatio Triginta Sigillorum:
Dormitantium Animorum Excubitor”, “Risvegliatore degli animi dormienti”.

Grande è stato nell’impegno messo nel trattare diffusamente le varie tecniche per rafforzare (meglio dire risvegliare) le facoltà mentali per provocare il passaggio dalla ragione discorsiva all’Intelletto (quella buddhi voluta dal Vedanta, dallo Jnanayoga; risveglio della ragion pura, della facoltà dell’organo della conoscenza discriminante).

Quello offerto da Giordano Bruno è un percorso per stadi di sviluppo-risveglio: Arte di Pensare, De Umbris idearum, Cantus Circaeus, De Imaginum Compositione, Lampas Triginta Statuarum, Clavis Magna, ecc.
Per Bruno “L’uomo è centro”, consapevole di svelare un mistero.

Alla Mente

O monte, sebben la terra ti tenga alle alte radici
tu tendi gagliardo con il vertice verso le stelle.

O mente, dall’eccelsa sommità delle cose
una mente sorella ti chiama a discernere tra il cielo e l’inferno.

Non perdere qui i tuoi poteri e piombando nel fondo
non ti impregnare delle nere acque dell’Acheronte.

Piuttosto della natura sublime penetri le pieghe,
che, quando Dio ti tocca, sarai un vivido fuoco “.
da De la causa, Principio et Uno


Poi che spiegato ho le ali al bel desio
quanto più sotto al piè l’aria scorgo
più le veloci penne al vento porgo
e spregio il mondo e verso il ciel m’invio.

Né del figliuol di Dedalo il fin rio
fa che giù pieghi, anzi via più risorgo.
Ch’io cadrò morto a terra ben m’accorgo,
ma qual vita pareggia il morir mio?

La voce del mio cor per l’aria sento:
– ove mi porti o temerario? China
che raro è senza duol tropp’ardimento.

Non temer, respond’io, l’alta ruina.
Fendi secur le nubi e muor contento,
se il ciel sì illustre morte me destina “.
Giordano Bruno, 1585 – dagli Eroici Furori


“ … La verità è la cosa più sincera, più divina di tutte; anzi la divinità e la sincerità, bontà e bellezza de le cose è la verità; la quale né per violenza si toglie, ne per antiquità si corrompe, né per occultazione si sminuisce, né per comunicazione si disperde: perché senso non la confonde, tempo non l’arruga, luogo non l’asconde, notte non l’interrompe, tenebra non l’avela; anzi, con essere più e più impegnata, più e più risuscita e cresce …”.

da Lo Spaccio de la Bestia Trionfante


“ … In tutte le cose c’è una connessione ordinata, in modo che i corpi inferiori succedono a quelli mediani e questi ai superiori, allora i corpi composti si uniscono ai semplici e quelli semplici ai più semplici, quelli materiali si accostano agli spirituali e quelli spirituali a loro volta a quelli immateriali, sicché uno solo è il corpo dell’Essere universale “.

da De Umbris idearum


La Mente Divina nella sua viva essenza possiede e trova tutte le cose, ed illumina l’intelletto fin nel profondo della materia. Questa e la Luce che risplende nelle più fitte tenebre, tuttavia nella natura la Mente Divina mantiene una certa eguaglianza e proporzione secondo la capacità di ogni specie “.

Ogni specie è specchio di un’altra, ogni umbra di un’idea e viceversa, in una universale e continua circolazione della Luce che è Madre di tutte le Conoscenze

da Sigillus Sigillorum


Le forme esteriori sono dette vestigia delle idee e quelle interiori ombre di queste stesse idee. Si ritiene che le forme nei corpi altro non siano che immagini delle idee divine e queste stesse immagini nei sensi interni degli uomini, con quale nome migliore si possono chiamare se non con quello di ombre delle idee divine, dal momento che distano dalla realtà delle cose naturali quanto le naturali sono distanti dalla realtà metafisica? “.

da De Umbris idearum

Pertanto perseguiamo quella contemplazione che non è né futile né vana, ma profondissima e la più degna dell’uomo perfetto, quando cerchiamo lo splendore l’effusione e la partecipazione della divinità e della natura. Allora l’uomo verrà detto un grande miracolo da Trismegisto: l’uomo che si trasforma in Dio, che cerca di divenire ogni cosa come Dio è ogni cosa; tende verso un oggetto senza limite, come infinito è Dio, Immenso, Ovunque, Tutto “.

dal De Immenso


Età De L’Oro

O bella età de l’oro,
non già perché di latte
s’en corse il fiume
e stillò miele il bosco;
Non perché i frutti loro
Dier de l’aratro intatte
Le terre, e gli angui errar
Senz’ira è tòsto;
Non perché nuvol fosco
Non spiegò allor suo velo.
È in primavera eterna,
Ch’ora s’accende e verna,
Rise di luce e di sereno il cielo;
Né portò peregrino
O guerra o merce a l’altrui lidi il pino:
Ma sol perché quel vano nome,
senza soggetto,
Quell’idolo d’errori, idol d’inganno,
Quel che dal volgo insano
Onor poscia fu detto,
Che di nostra natura il feo tiranno,
Non meschiava il suo affanno
Fra le liete dolcezze
De l’amoroso gregge;
Né fu sua dura legge
Nota a quell’alme in libertade avezze,
Ma legge aurea e felice,
Che Natura scolpì.
S’ei piace, ei lice.

Giordano Bruno