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260. Una Conoscenza Antica di Massimo Teodorani

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Eventi sincronici con particolari stati d’animo capitano da quando esiste l’uomo. L’evoluzione tecnologica della società e la sua trasformazione in un sistema fondato sul profitto, sul materialismo oppure su becere società dal sapore presuntuosamente socialista e prive di alcun valore spirituale, ha apparentemente allontanato l’umanità da quella specie di “dialogo divino” che la teneva legata al trascendente. Eppure proprio in questa epoca di inquietudine generata da una crisi di valori senza precedenti, alcune eco dell’antica conoscenza cominciano a emergere in maniera sempre più prorompente sia a livello individuale che collettivo.

Civiltà come quella greca, soprattutto alla luce del pensiero di filosofi come Platone, con il suo “mondo trascendentale delle idee”, Pitagora con la sua “affinità di tutte le cose” o Plotino ed Eraclito con la loro “visione unitaria”, concepivano un’unione diretta dell’uomo non solo con l’universo della materia, ma anche con quello della coscienza. Gli antichi cosmologi ritenevano che il mondo fosse tenuto assieme da un principio di totalità. Ad esempio Ippocrate (460-365), conosciuto come il padre della Medicina, credeva che l’Universo fosse legato in tutte le sue parti da quelle che lui chiamava “affinità nascoste” e a questo proposito affermava: “Esiste un flusso comune, un comune respiro, tutte le cose sono in simpatia”. In tale contesto, le coincidenze significative possono essere spiegate come “elementi simpatetici” che si cercano gli uni con gli altri. Una unione al di fuori del tempo e dello spazio, dove l’accadimento di eventi sincronici veniva interpretato come un segno divino. Nel Rinascimento il filosofo Pico della Mirandola scrisse: “In primo luogo esiste un’unità nelle cose dove ogni cosa è una con se stessa. In secondo luogo esiste un’unità dove una creatura è unita con le altre e tutte le parti del mondo costituiscono un solo mondo”.
Gli alchimisti medievali, seppur non perfettamente consapevoli del funzionamento dei meccanismi che essi innescavano nei loro laboratori, ripresero il concetto di unione sincronica tra mente e materia, dove la trasformazione pratica di elementi chimici non nobili in oro era solo una specie di rituale simbolico in grado di creare una trasformazione e purificazione della psiche. Il concetto più generale di “interconnessione” bnon fu dimenticato più in là nel tempo da grandi filosofi come Leibniz, con la sua teoria delle monadi e Schopenhauer, con la sua convinzione che il segreto del mondo e della vita stessa risiedesse nell’unitarietà di tutte le cose in un quadro sincronico, che unisce gli oggetti tra loro e allo stesso modo la psiche e la materia.

L’idea di una interconnessione fra tutte le cose, che aveva le sue radici nel pensiero medioevale, cominciò gradualmente a dissolversi con l’apparizione delle scienze della natura – come quelle fondate da Galileo e da Newton – che si fondavano esclusivamente sul principio di causalità degli eventi. Mentre la rivoluzione scientifica, innescata nel mondo occidentale eliminando le nebbie dell’irrazionale, pose fine a una concezione spirituale o finalistica del mondo, nel mondo orientale, e in modo particolare in Cina, si seguì uno sviluppo diverso che in parte permane tuttora. La stessa filosofia taoista concepisce la sincronicità come una delle sue basi fondamentali e ha la sua radice nel concetto di “interconnessione” che permeerebbe tutto l’Universo. Una simile concezione si trova un po’ in tutte le altre religioni orientali, come il Buddhismo e l’Induismo. Ma dove il concetto stesso di sincronicità risulta palese e verificabile empiricamente è in quella procedura divinatoria cinese che si chiama I Ching, dove il lancio delle monete e l’oracolo che si può ricavare dalla combinazione di numeri presenti su di esse è secondo la cultura orientale una rappresentazione sincronica del destino di un individuo. Infatti l’I Ching – chiamato anche “libro dei mutamenti” – un documento di origine antichissima, ha una funzione esclusivamente divinatoria. Per ottenere una risposta a una domanda precisa, occorre lanciare per sei volte tre monete, quelle che si accompagnano a un libro di oracoli. Dalle combinazioni che si ottengono si viene a creare un esagramma fatto di linee intere e linee spezzate. Esistono 64 possibili esagrammi e ciascuno di essi corrisponde a un nome e a un oracolo preciso, in grado di fornire una risposta alla domanda che è stata posta inizialmente. Un simile meccanismo ha luogo nei famosi Tarocchi e nelle antiche Rune celto-germaniche.

Seppur non intesi più propriamente come pratica divinatoria, processi sincronici mente-materia si esplicano anche nei “mandala”, quelle figure geometriche piene di simmetria che riflettono come uno specchio l’ordine interno dell’individuo, in connessione con un invisibile ordine universale. L’individuo, guardando queste figure, percepisce sincronicamente un’armonia che è anche dentro di . Allora il mandala non è altro che un simbolo esplicitato alla vista che permette di unire il mondo interno con il mondo esterno. Senza alcun dubbio i mandala più spettacolari dei giorni nostri sono i famosi e splendidi pittogrammi che vengono disegnati nei campi di grano. Non ha alcuna importanza se questi misteriosi disegni siano una tecnica umana di “land art” o rappresentino l’intervento di forze sovrumane. Non importa la loro origine, importa solo l’effetto che essi producono nella psiche, perché anche in questi casi eclatanti essa va soggetta a una trasformazione sincronica alla visione di queste figure. Ciò che viene prodotto nella psiche non è una “forza” che si manifesta secondo la sequenza di causa ed effetto, bensì un “processo informativo” istantaneo basato esclusivamente sulle forme e su simboli di pregnanza universale – che sono già dentro di noi – in grado di innescare il ricordo immediato della nostra vera natura, come appartenenti ad un disegno creativo di origine spirituale.

Un meccanismo sincronico sembra operare nella stessa astrologia dove, in base a una antica sapienza millenaria, sussisterebbe una sincronicità tra la posizione dei pianeti e la data di nascita di una persona e il destino e il carattere della stessa.

In tutti i casi questa sincronicità, che starebbe alla base di un meccanismo universale ancora oggi ignorato dalla cultura tradizionale di marca occidentale, avviene come pura correlazione tra eventi non legati tra loro da alcun nesso di causa-effetto. La sincronicità si esplica più tipicamente quando un evento coincide con un pensiero o con uno stato d’animo: è una vera e propria interazione tra mente e materia. Essa può anche avvenire tra due o più eventi esterni soltanto, ma poi queste coincidenze significative danno sempre origine a forti sensazioni nella psiche di chi le percepisce.

In Occidente coloro che più di tutti studiarono con grande profondità il fenomeno della sincronicità furono lo Psicologo analitico svizzero-tedesco Carl Gustav Jung e il Fisico quantistico e premio Nobel per la Fisica austriaco Wolfang Pauli. Si trattò di uno studio congiunto, che per la prima volta al mondo aprì le porte alla possibilità che il fenomeno della sincronicità possa essere studiato in un quadro di grande unificazione della Fisica, in cui la realtà della materia e quella della psiche verrebbero unite in un’unica “realtà psicofisica”.

tratto da “Sincronicità” Il legame tra Fisica e Psiche da Pauli e Jung a Chopra
di Massimo Teodorani – MacroEdizioni

 

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Tesla, lampo di genio
Bohm, la Fisica dell’Infinito
Marco Todeschini, Spaziodinamica e psicobiofisica

 


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