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335. La Crisi attuale (voluta)

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La crisi attuale è una crisi che riguarda l’alto e il basso. L’Italia è uno Stato di Diritto che invece non è più. La classe dirigente italiana manca del profondo senso di uguaglianza e del sacro principio di responsabilità. In Italia la politica sembra contribuire incisivamente perché i cittadini non siano eguali di fronte alla legge e addirittura davanti alla Costituzione. Si tratta di una crisi distruttiva fatta di indifferenza, di inadempienze, di violazioni, di minacce, di ricatti, di sottrazioni, di aggressioni, di regressioni, di egoismo selvaggio. Cosa può accadere ad un paese dove si cerca continuamente di attentare ad una impeccabile e sacrosanta Costituzione? Il principio di uguaglianza dovrebbe rivelare il livello di civiltà di un paese ma così non è più in Italia. Che paese è quello che, in tempi di crisi, riduce le garanzie giurisdizionali dei diritti dei lavoratori? È accettabile un esagerato controllo politico dell’informazione e dei media riducendo i vari livelli di libertà? E che paese è quello in cui i rappresentanti governativi, di destra, di centro, di sinistra e tecnici compresi, ricorrono sempre agli stessi medesimi provvedimenti che indeboliscono e impoveriscono sempre di più la classe dei più deboli? La vita di milioni di persone viene violentata brutalmente con una crescita allarmante di disoccupazione, licenziamenti, lavoro precario, cassa integrazione, mobilità, esodati, perdita di potere dei sindacati, eliminazione del diritto di sciopero, tagli della spesa pubblica nella scuola e nella sanità, sottrazione delle varie libertà, sempre più tasse palesi e mascherate, lesione alla dignità umana, ecc. Tendono a confondere sempre di più i poteri tra le diverse sfere dello Stato, del popolo, delle forze politiche, delle istituzioni pubbliche, dell’Informazione, del pubblico e del privato. Si rende sempre più evidente il fatto che si sta imponendo il potere del più forte che si afferma; si sviluppano poteri al di fuori del diritto e i deboli vengono sempre più schiacciati senza pietà, considerati “trascurabili”, con il velo dell’ipocrisia. Tutto in Italia è stato alterato ed infatti abbiamo una “democrazia che non c’è” perché è la stessa istituzione della rappresentanza che è stata alterata e corrotta. La corruzione e l’imbarbarimento della politica mette in serio rischio l’intero paese. L’Italia deve rifondare la democrazia vera ripartendo dalle fondamenta dell’etica, della morale, del sociale, dello spirituale, dell’onestà, attualizzando tutti gli articoli della Costituzione italiana (splendide espressioni di un’alta spiritualità), riferendosi agli articoli della Dichiarazione universale dei diritti del 1948, applicando gli articoli del Patto sui diritti civili e politici del 1966, accendendo gli articoli della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea (tra i quali, in particolare, l’art. 11 il quale afferma che la libertà di Informazione “include la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee”). Necessita una presa di coscienza dei cittadini in questo momento di voluta confusione dei “poteri” istituzionali in cui si evidenziano da sole certe trame sotterranee. Sfilano tra le volontà attentatrici della Costituzione espressioni antirappresentative e anticostituzionali e vengono diffuse, mascherate, demagogie autoritarie. Il desiderio di una certa maggioranza tende a direzionarsi verso un’onnipotenza che è degenerazione (volontà di potenza insana). Scivolano tra le recite rappresentative grandi interessi mascherati che avvelenano l’idea della vera democrazia. Viene sbattuta in faccia (senza più nasconderla), alla classe debole dei cittadini, la stretta alleanza tra poteri politici pubblici e poteri economici privati. Mentre i cittadini-contribuenti (supertassati) vengono sempre più privati delle loro modeste risorse economiche, dei diritti e delle libertà, scorrono sotto il loro naso, non più in modo occulto, interessi di scambio politico con la finanza: conflitti di interessi e ignobili forme di corruzione.

I cittadini collocati ai livelli bassi della scala sociale hanno oggi maggiori difficoltà di un tempo a cercare di portarsi sui livelli più alti. Invece gli irresponsabili pubblici, chiamati “manager pubblici” anziché “saprofiti pubblici”, in quanto a stipendio, perché c’è la crisi, superano il tetto dei 300.000 euro mentre gli stipendi degli operai e degli impiegati sono fermi da anni, e in molti casi senza contratto rinnovato. Idem per le “pensioni” dei cittadini della classe medio-bassa. Ciò che colpisce profondamente è il constatare, in modo inequivocabile, la voracità del ceto politico, il loro disprezzo per le regole a cui invece sono costretti i cittadini, gli abusi di potere e di malaffare che ostentano, la mancanza di senso del limite. Piangono certamente, di tutto questo, i padri di questo Paese Italia che sembra non esserci più. Nella campagna elettorale in atto, troneggiano sia gli abietti sia i mediocri autocelebrandosi: il loro cuore è arido e incapace di guardare nella direzione degli interessi e dei bisogni popolari. Si agitano pifferai, sirene, illusionisti, prestidigitatori e manipolatori per accaparrarsi la più grossa fetta di torta possibile. I signori in abito scuro o casual della politica non conoscono diete, digiuni e sacrifici come i cittadini-contribuenti da loro vessati e impoveriti. L’aria della politica italiana è sporca, irrespirabile: occorre purificarne l’atmosfera psichica riducendo l’egoismo nelle sue infinite espressioni e facendo lievitare tutte le espressioni possibili di altruismo, in alto come in basso.

Eppure, in quest’Italia che va alla deriva, c’è un considerevole numero di cittadini (di destra, di centro e di sinistra), non perfetti ma ancora sani moralmente, che chiedono legalità, pubblico decoro e vera democrazia. Il paese, alla ricerca di un nuovo equilibrio, non ha bisogno di vedere divisione e guerra tra coloro che appartengono allo stesso “lato” della più alta ricerca della verità sulla storia inenarrabile dei rapporti tra mafia e politica, mafia e istituzioni. In un diverbio ci si può imbattere ma, di qualunque natura esso sia, giusto o sbagliato, in questo momento di possibilità, dovrebbe prevalere l’autoconsapevolezza del “momento storico” in modo da non offrire occasioni facili sia ai manifesti sia agli occulti nemici della democrazia.

In questo momento terribili forze oscure provocano e riescono a dividere quanto è ben unito: non permettiamoglielo; anzi portiamo all’unità il resto dell’intero Paese.

I cittadini-contribuenti e il popolo dei giovani (occupati, disoccupati, cassintegrati, precari, ecc.) dovrebbero prendere coscienza della situazione in atto e riappropriarsi della Sovranità popolare e della Stampa della moneta sottratte, perché sono in gioco le libertà fondamentali e la democrazia.

 

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