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424. La Verità (Satya)

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Il “ricercatore della verità” cosa cerca?
Egli cerca la Verità (Satya).
Cos’è la Verità?
Qual è la natura della Verità?
Quante facce esistono della Verità?
C’è una verità materiale e una verità spirituale oppure una sola verità?
Per cercare la Verità è sufficiente l’analisi che può effettuare un ente planetario?
La Verità è analitica?
Cercare i molti segreti intorno a se stessi significa cercare la verità?
L’apparato analitico posseduto da un ente planetario consente di carpire la verità cercata? Oppure occorrono, soprattutto, strumenti analitici scientifici?

La Verità che noi trattiamo in questa sede, e riteniamo ne esista solo una, è Satya, la Verità ovvero la Realtà, cioè “ciò che è” (Sat), la Realtà assoluta (Paramartha).
La Verità non può essere Asat, “ciò che non ha esistenza” ma Sat, l’esistenza assoluta e reale, l’Essere.

Il “ricercatore della verità” che noi prendiamo in considerazione è il ricercatore spirituale che avendo già una posizione coscienziale di risveglio parziale si trova in un percorso, la Sadhana, dove egli, da Sadhaka, riconoscendo l’esistenza degli stadi graduali di crescita spirituale mette da parte il desiderio di conoscere la Verità intera ricorrendo ai metodi di analisi (scientifica) della tradizione accettata.
Egli non ha rinunciato alla Verità intera ma ha compreso, grazie ai giusti insegnamenti, che non può carpirla senza un completo risveglio.
Lavorare serenamente sul proprio apparato analitico si vengono a creare le ideali condizioni nell’Antahkarana (l’Organo interno).
Per cercare la Verità, materiale o spirituale che sia, per un ente planetario è assolutamente necessario mettere, sempre più, nelle migliori condizioni l’Organo interno (l’Antahkarana), la “mente” nella sua totale estensione e nelle sue diverse modificazioni (vrtti) o funzioni:

·    Buddhi intelletto, percezione intuitiva o discernimento immediato
·    Ahamkara senso dell’io
·    Citta predisposizioni subconscie
·    Manas mente empirica selettiva


I giusti insegnamenti prevedono una precisa prassi dove si dà molta importanza ad una purificazione dell’Antahkarana (l’Antahkaranasuddhi).
Molto del lavoro sull’Antahkarana serve per essere in grado di riconoscere la Verità ma per riconoscere la Verità bisogna per prima cosa saper riconoscere Anrta, cioè l’errore, la non-verità, il falso.
Ecco allora l’importanza di Antahcatustaya, il gruppo delle quattro facoltà già menzionate: Buddhi, Ahamkara, Citta e Manas.

Il Sadhaka che procede correttamente su questo lavoro non può che avanzare lungo la sapienza concernente la realtà, cioè Satyajnana. Egli penetrerà certamente, cosi procedendo giustamente, Satyaloka, il mondo della Verità la cui sede, nel corpo dell’ente planetario, è al sommo della testa.

 tratto da “Il Sentiero Realizzativo” di Rosario Castello (su: www.amazon.it)

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