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548. Karma e Reincarnazione: risposte di Sri Sathya Sai Baba

Domenica 23 Novembre 2014 00:00 Rosario Castello
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L’ente planetario del pianeta Terra è sempre stato tormentato dalle domande fondamentali senza risposta: così era per l’uomo antico, così è oggi per l’uomo del cosiddetto mondo moderno.
Il fatto è che bisogna tener conto, per affrontare certe questioni, del livello della posizione coscienziale di colui che fa la domanda e vorrebbe ottenere una risposta esaustiva.
Le domande vengono fatte sia dall’uomo profano, in un momento di minore superficialità, sia dall’uomo-ricercatore della verità, lungo la sua ancora instabile “cerca”, ma anche dall’ente-discepolo che ha intrapreso il consapevole sentiero realizzativo che rappresenta tutta la sua vita offerta allo scopo della Verità Assoluta.
Non si perviene allo stato-condizione di ente-discepolo se non si giunge a comprendere, come punto base di partenza per la sadhana, che l’uomo non è il prodotto del “divenire” ma dell’”essere”. Non bisogna dimenticare che è nel “divenire” (mondo dei mutamenti, dei continui cambiamenti, del tempo condizionante) che vengono sperimentate le conseguenze della scelta spirituale dove debbono, obbligatoriamente, essere gestite in funzione del processo evolutivo (risveglio, evoluzione, sviluppo) nonostante le forze sotterranee del “divenire” (involuzione, oblio, sonno della coscienza, tendenza verso il basso e oscurità).
La sadhana è uno sforzo che si protrae nel tempo (kala) che viene trasceso dal senso del sacro e grazie agli strumenti offerti dalla Scienza Sacra (Vidya).
La Scienza Sacra insegna che ogni forma (rupa) è divenire, cioè processo, mutamento e che l’essere non è un corpo-cellula-molecola-atomo ma Anima-Spirito (Jivatman-Atman): l’Essere è, quindi non-diviene.
Cos’è allora che attraversa il processo evolutivo? Infinite sono le domande che vengono rivolte in tale direzione. Chi è “caduto”? Cos’è la “caduta”?
La “caduta” può anche definirsi “discesa-caduta-scissura-incarnazione” nella disunità (il “divenire”): “Qualcosa” prima era unito e integrale (uno-senza-secondo) e la “scissura” ha operato l’oblio della originaria unità determinando le dualità. È la “scissura” (scomposizione dell’unità) che costringe a peregrinare (movimento) lungo il samsara per “ritrovare” l’unità.

Ci siamo permessi di introdurre, con poche semplici righe, stralci significativi degli insegnamenti che per molti anni sono stati elargiti, in forme diverse, da Sri Sathya Sai Baba a molti enti irrequieti che lo hanno cercato per avere le risposte fondamentali.
Moltissimi lo hanno incontrato ma pochi conosciuto e davvero pochissimi ascoltato e seguito (nella Vidya insegnata, consegnata).

in divina amicizia il Centro Paradesha

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Perle di Sri Sathya Sai Baba

“Chi siete voi? L’Atman. Da dove venite? Dall’Atman. Dove state andando? Verso l’Atman. Quanto rimarrete qui? Fintantoché vi dedicherete ad inseguire i desideri dei sensi. Dove siete? Nel mondo irreale e in continuo cambiamento. In quale forma? Come anatman (ciò che non è Atman). In cosa siete impegnati? In occupazioni prive di significato. Che cosa dovreste quindi fare da ora in poi? Smettere di far questo e sforzarvi di fondervi con l’Atman”.

“Noi vediamo le circostanze esteriori, i processi che si concludono nell’evento finale e, nella nostra ignoranza, giudichiamo che questo cumulo di cause produca questi effetti ma le circostanze, gli eventi, le emozioni e i sentimenti sono semplicemente strumenti nelle Sue Mani Divine e servono il Suo Volere e il Suo Scopo. Il mondo è il palcoscenico su cui ognuno recita il ruolo che Egli ha assegnato; ognuno va in giro impettito per il tempo che Egli ha stabilito e obbedisce alle Sue istruzioni senza errore o esitazione. Noi possiamo pensare orgogliosamente di aver fatto noi stessi questo o quello ma la verità è che tutto accade secondo la Sua Volontà”.

“Ogni persona è incline a commettere errori senza rendersene conto. Per quanto il fuoco sia brillante, è inevitabile che emetta un po’ di fumo; così, in qualunque azione buona si possa fare è facile che vi sia una traccia di malvagità. Quindi bisogna fare sforzi per assicurarsi che la malvagità sia minimizzata in modo che il bene sia via via maggiore e il male minore col passare del tempo. Voi dovete anche riflettere attentamente sulle conseguenze di ciò che fate, dite o fate. In qualunque modo volete che gli altri vi rispettino o si comportino con voi, dovete per primi comportarvi con loro, amarli e onorarli; soltanto allora essi vi onoreranno. Se invece non li amate e onorate ma lamentate che essi non vi trattino appropriatamente, voi giungete sicuramente ad una conclusione errata”.

“Soltanto la creta è reale; come può esistere un vaso senza la creta? Come può un effetto esistere separatamente dalla sua causa? Per il saggio, è il Se Divino che permea tutto e tutti; quando sorge questa saggezza, le ombre scure dei tre tipi di Karma, cioè le conseguenze delle azioni venture (Agaminkarman), quelle delle azioni correnti (Prarabdhakarman) e quelle di tutte le azioni del passato (Samcitakarman), volano via da voi lasciandovi puri e liberi! Questo perché la volontà di Dio non ha limiti o eccezioni. Decidete, tramite le vostre pratiche spirituali, di ottenere la Grazia di Dio e non vi scoraggiate di fronte a nessun risultato”.

“Quando nasce, l’uomo ha con un biglietto di ritorno. Stringendolo in pugno, egli guadagna e spende, si erge e cade, canta e balla, piange e si lamenta dimenticando la fine del viaggio ma, anche se lui non ci pensa, il vagone della vita procede verso il cimitero che è il capolinea. Il rimanere legato alla ruota della nascita e della morte senza reagire non gli porta alcuna gloria; la sua gloria e grandezza consiste nello sciogliersi da quella ruota che gira”.

“A che scopo l’uomo è nato in questo mondo? Semplicemente per andare in giro e abbandonarsi ai piaceri terreni? Comprendete che i piaceri del mondo non sono duraturi. Tutto ciò che vi accadrà in futuro sarà conforme alla vostra condotta di oggi, tutto è reazione, riflesso e risonanza. Le azioni buone che fate oggi daranno risultati buoni nel tempo a venire. Se fate azioni malvagie oggi, non potete aspettarvi di essere ricompensati con dei risultati buoni in futuro, le conseguenze delle vostre cattive azioni passate continueranno a perseguitarvi”.

“Soltanto Dio, l’incarnazione dell’Amore, è sempre con voi e in voi. Privato dell’Amore, l’uomo non può esistere: l’Amore è la sua vita, è la luce che disperde l’oscurità dell’ignoranza. Chi non coltiva l’amore nascerà ancora ed ancora. Chiunque nasca un giorno morirà e chiunque muoia nascerà di nuovo (Punarapi Jananam Punarapi Maranam). La nascita e la morte sono l’effetto (Prabhava) del mondo oggettivo; subendone l’illusione, l’uomo si espone al pericolo (Pramada)”.

“La cosa più importante per tutti è la condotta. La condotta è determinata dallo stato mentale. Invece di dar seguito alle pretese dei sensi, ogni azione dovrebbe essere fatta come un’offerta sacra al Divino. Dovremmo essere indifferenti alla censura e alla lode; una equanimità simile può venire solamente da una fede incrollabile in Dio. Privo di questa fede e convinto di essere colui che fa ogni cosa, l’uomo sprofonda nel dolore e nelle traversie. Chi si vanta dei propri successi dovrebbe parimenti riconoscere di essere l’autore delle proprie disgrazie; non si può dichiarare di essere colui che agisce e nello stesso tempo rigettare la responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni. Quindi, in tutte le vostre azioni, siano esse buone o cattive, fate il vostro dovere e lasciate i risultati a Dio”.

“Perché l’uomo piange quando arriva nel mondo, si lamenta per tutta la vita e geme mentre passa nell’aldilà recriminando sul fatto che il suo soggiorno qui sia stato uno spreco di anni? Lo fa perché non è cosciente della propria gloria, del proprio destino! Egli è il Divino trasfuso nella forma umana. Soltanto l’uomo ha il privilegio di poter diventare consapevole di questa verità preziosa! Questo è il messaggio delle Upanisad ripreso nelle scritture e nelle dichiarazioni di santi innumerevoli; eppure, forse per la sfortuna conseguente ai suoi misfatti delle vite precedenti, l’essere umano porge ad esso un orecchio sordo. Che inesauribile fonte di beatitudine c’è in voi! Dovete soltanto acquisire una mente che risponda alla chiamata, che riconosca la Verità”.

“Durante l’estate, il terreno viene riscaldato e reso non coltivabile; appena cade la pioggia, spuntano i germogli e la terra si copre di verde. Da dove son venuti i germogli? Dai semi sparsi nel terreno; e se non ci fossero stati i semi, la germinazione non sarebbe mai avvenuta. In modo simile, le azioni passate (Karma) sono il seme della vita umana: la vostra vita presente è una reazione, una eco ed un riflesso delle vostre azioni passate. Quindi sei avvisato: Sii buono, vedi il bene e fai il bene”.

“L’uomo ha dimenticato l’amore ed anela gli oggetti del mondo. Il denaro viene e va mentre la moralità viene e cresce. Il vostro denaro vi accompagna quando lasciate questo mondo? No! Soltanto i risultati delle vostre azioni vi accompagneranno, solamente la ricchezza del merito vi proteggerà. Si ottiene del merito servendo gli altri e si commette peccato facendo il loro danno (Paropakaraya Punyaya, Papaya Parapeedanam). Non accumulate peccati; guadagnate invece la ricchezza del merito”.

“La Bhagavad-Gita dichiara che “Dio è onnipresente con mani, occhi, teste, bocche ed orecchie che pervadono ogni luogo; Egli pervade l’universo intero” (Sarvatah Paani Paadam Tat Sarvathokshi Shiromukham, Sarvatah Shruthimalloke Sarvamavruthya Thishthati). Niente sfugge alla Sua attenzione. Quindi noi dovremmo mantenere le nostre menti piene di pensieri buoni perché Dio pronuncia continuamente la benedizione, con cui esaudisce, dicendo “Così sia!” (Tathasthu). Quando siete nella sofferenza, voi incolpate Dio ma non intuite che la vostra angoscia è conseguenza dei vostri stessi pensieri. Questa è la ragione per cui dovete avere sempre pensieri buoni e cercare buone compagnie”.

“Le azioni che facciamo determinano il nostro destino. Non serve incolpare altri della propria sfortuna e sofferenza né è corretto accusare Dio di parzialità o crudeltà: chi pianta il seme di un frutto amaro non può aspettarsi altro che nascano dei frutti amari. Dio è soltanto un testimone della catena delle cause e degli effetti; il modo per sfuggire a questa situazione è quello di dedicare ogni atto a Lui in spirito di distacco”.

“L’uomo (Manava) è l’effettiva incarnazione della Divinità; Ma = non e Nava = nuovo cioè “L’uomo non è nuovo”, è antico (Purathana) ed eterno (Sanathana). L’uomo è esistito per un numero incalcolabile di anni. Ogni secondo della vita è nuovo e quindi non c’è una santità particolare nell’inizio o nella fine dell’anno. Il tempo o la data non sono la causa della vostra felicità o sofferenza. Le vostre azioni (Karma) del passato sono causa sia della felicità che della sofferenza. Come è il seme così sono la pianta ed i frutti, non possono essere differenti. Non sprecate la vostra energia mentale in speculazioni su questo o quello che accade”.

“Le scritture sacre di Bharat proclamano ad alta voce che l’individuo è artefice del suo destino. Dopo la morte, la persona ottiene la forma che brama al presente, mentre è in questa vita, per cui è chiaro che le conseguenze delle proprie azioni (Karma) determinano la nascita, la ricchezza, il carattere, l’attitudine ed il livello di intelligenza. Le gioie ed i dolori di questa vita sono i frutti guadagnati durante la precedente; deduzione inevitabile è quindi che la prossima vita dell’individuo sarà in armonia con le attività suggerite dal livello del Karma di questa vita”.

“Per che cosa l’uomo è nato in questo mondo? Semplicemente per andare a zonzo e darsi ai piaceri materiali? Rendetevi conto che essi non sono duraturi. Tutto ciò che vi accadrà in futuro è concorde alla vostra condotta di oggi; tutto è reazione, riflesso e risonanza. Le azioni buone che fate oggi produrranno buoni risultati nel tempo a venire ma, se fate azioni cattive oggi, non potete aspettarvi di essere ricompensati con buoni risultati in futuro; i frutti delle vostre cattive azioni passate continueranno sempre a tormentarvi”.

“L’aspirante spirituale (Sadhaka) deve avere come obiettivo lo stato di preparazione mentale alla realizzazione della Divinità; il suo cuore deve cioè esser mondato della disperazione, libero dall'esitazione e dal dubbio ed aperto alle onde di beatitudine che arrivano da ogni parte. Seguite i suggerimenti delle scritture con fede e sincerità; questo vi aiuterà a realizzare lo scopo della vita. Dato che ogni azione comporta la reazione corrispondente, guardatevi dalle intenzioni malvagie, alle parole maligne e dagli atti che feriscono gli altri e danneggiano voi di conseguenza. Conducete la vita rispettando profondamente tutti come templi del Divino intorno a voi”.

“La parola Karma, può sembrare insignificante, ma ha un profondo significato. Non è possibile definire il Karma, che non ha né inizio né fine. Proprio come è priva di inizio la vita, così è privo di inizio anche il Karma. Così, la sua natura è avvolta nel mistero e per cercare di comprenderne il significato bisogna essere pieni di ardore e di decisione. Nel linguaggio comune compiere un’azione è considerato Karma, ma questo non è esatto. Per esempio, se chiediamo a qualcuno cosa stia facendo e otteniamo la risposta che sta scrivendo, questo atto viene considerato Karma. Così, rivolgendo la stessa domanda a qualcun altro otteniamo la risposta che non sta facendo niente, che sta solo guardando. Ma il guardare ha valore di azione altrettanto dello scrivere. Allo stesso modo, riguardano il Karma anche il sonno e la contemplazione. Fino a che il respiro vitale è presente in lui, l’uomo non può desistere dal Karma. Di fatto, lo stesso processo di inspirazione ed espirazione è Karma. Non è necessario produrre alcuno sforzo particolare per compiere lavori di questo genere. Allo stesso modo, molte altre attività della nostra routine quotidiana, dal mattino alla sera, richiedono poco vero impegno”.

“In ogni caso tutte queste attività sono parte integrante della vita dell’uomo e non possono essere definite come sforzo spirituale. Oggi ci dobbiamo invece occupare di ciò che è noto come Nishkama Karma, cioè ‘compiere un dovere in modo disinteressato’. Il servizio per gli oppressi, gli invalidi o i malati rappresenta anch’esso un obbligo della propria vita di tutti i giorni e non lo si può definire Nishkama Karma, lavoro senza motivazioni. Questo avviene perché l’amore dell’uomo per l’Universo non è privo di egoismo. Quando l’uomo ama un qualunque oggetto, lo fa solo per il proprio tornaconto e il proprio piacere. Allo stesso modo, se un uomo nasconde un oggetto in un posto sicuro non è a causa del suo amore per l’oggetto, ma a causa del suo amore per sé stesso. Così, nel mondo, l’amore di qualunque tipo è il risultato dell'amore per sé stessi, non dell’amore per gli altri. È un dovere primario dei membri del Seva abbandonare, riguardo agli atti di servizio, ogni idea di utile per sé stessi e di considerare come dotato di vere caratteristiche di altruismo solo il servizio prestato a beneficio degli altri”.

“La risposta dell’individuo al bene e al male del mondo dipende dal suo Karma, che è un metro esatto dei suoi Guna. Il Karma è la chiave della liberazione, ma l’uomo dimentica il suo vero destino per il suo attaccamento al corpo fisico. Una volta Indra, nato come un maiale in seguito ad una maledizione, dimenticò la sua gloria precedente, si unì ad una scrofa e generò una nidiata di maialini. Sentendosi estremamente felice, dimenticò la propria divinità, ma Narada ebbe pietà di lui e lo rese consapevole del suo vero destino. Anche gli esseri umani dimenticano la propria divinità e si attaccano ai piaceri dei sensi”.

“Quando nascete non venite al mondo con ghirlande o collane. Non avete perle o diamanti né possedete ornamenti d’oro, ma avete, stretta intorno al collo, la ghirlanda del vostro Karma precedente e dei Samskara acquisiti. E quando morite non portate niente con voi se non le conseguenze delle vostre azioni buone o cattive. Voi siete sempre ornati dell’invisibile ghirlanda del vostro Karma inesorabile che vi perseguita e grava su di voi, ma questo fardello può essere illuminato dalla grazia di Dio e dalla vostra presa di coscienza dell’unicità dell’anima con l’Anima Universale. E il Karma può essere distrutto solo dal Karma”.

“Si dovrebbe anche riconoscere l’importanza di Dhyana quale un infallibile sostegno del progresso spirituale. Grazie a Dhyana si può ottenere la liberazione dalle conseguenze del Karma. Questa libertà dona al Sadhaka la capacità di conquistare Santi, la pace interiore. La dolcezza dell’esperienza della pace interiore deriva dai frutti di Dhyana. L’uomo moderno cerca Santi, ma percorre il pericoloso sentiero della violenza e della presunzione, cosicché la sua mente è senza pace e il suo cuore in tumulto. La ragione di ciò va imputata al suo Prarabdhakarman, il Karma accumulato nelle sue esistenze trascorse. Il Prarabdhakarman segue l’uomo come un segugio infernale. Il peso di morte che si è accumulato, il Prarabdhakarman, può essere distrutto solo dal Satkarman, le buone azioni, della vita attuale. Per eliminare odori sgradevoli si usano dei profumi. Tuttavia il cattivo odore non viene veramente eliminato, ma solo mitigato dalla fragranza del profumo. Allo stesso modo, gli effetti deleteri del Karma passato possono essere soppressi e neutralizzati dall’effetto cumulativo dei Satkarman presenti”.

“Le Upanisad diedero una grande importanza al Karma (azione). Quale è il significato di ciò? Il significato è che la correttezza dovrebbe plasmare e foggiare il nostro Karma. I Brahmasutra dissero: ‘Athato Brahma Jijnasa’ (Ricerca di Dio). Di che cosa abbiamo bisogno per coltivare ‘Brahma Jijnasa’ (ricerca di Dio)? Abbiamo bisogno di vestiti raffinati e di bellissimi ornamenti per partecipare al matrimonio; abbiamo bisogno di soldi per andare al cinema; abbiamo bisogno di un bastone e di scarpe per camminare, ma tutte queste attività le potete scegliere, voi siete liberi di annullarle o di spostarle. Ma voi non avete nessuna scelta per quanto riguarda il vostro ultimo viaggio. Non potete mai rinviarlo. La gente fa tanti preparativi per fare delle piccole attività come camminare, leggere, scrivere ecc., ma che preparativi fa per un’attività seria e significativa quale il viaggio oltre la morte?”.

“Il sistema della PURVA MIMAMSA raccomanda il KARMA JIJNASA allo stadio iniziale. La vita dell’uomo è contraddistinta dalla mattina alla sera dal KARMA. Tutte le azioni degli esseri umani – compresa l’inspirazione, l’espirazione, la circolazione del sangue ecc. – costituiscono il KARMA. L’Universo è pervaso di KARMA in tutti i tempi. Il Saggio Jaimini spiegò in modo molto bello i tre concetti di KARMA JIJNASA, DHARMA JIJNASA e BRAHMA JIJNASA attraverso un esempio convincente, ossia come fare del chutney (una salsa). Prendere tutti gli ingredienti come la noce di cocco, il tamarindo ecc. e alla fine preparare il chutney costituisce il KARMA JIJNASA. Assaggiare il chutney è DHARMA JIJNASA. Rendersi conto che qualche ingrediente non è armonico, come il sale, e aggiungerlo è BRAHMA JIJNASA. Quindi fare il chutney ed assaggiarlo è rispettivamente Karma e DHARMA JIJNASA, mentre scoprire il difetto nella preparazione e correggerlo è BRAHMA JIJNASA”.

“In modo analogo il compimento di azioni e il mettere in atto le regole delle scritture costituisce KARMA e DHARMA JIJNASA. Definire i difetti e correggerli è BRAHMA JIJNASA. Vivere la vita umana che è segnata dai cinque elementi è KARMA JIJNASA. Rendersi conto che la vita che si vive è priva di gioia eterna (SASVATANANDA) dovuta dalla non-sperimentazione di BRAHMATATVA e quindi riconciliarsi con essa è BRAHMA JIJNASA”.

“Il Saggio le strinse le mani, ma non riuscì a trattenere il pianto. Ricordava i vari episodi del passato, riguardanti i Pandava ed i Kaurava. ‘Madre Kuntidevi! Chi può vincere il fato? Ciò che deve accadere, accade. Il buono ed il cattivo che gli uomini compiono, dà come risultato il bene ed il male. Come si può affermare che l’uomo sia libero, quando è invece legato da questa legge di causa ed effetto? Egli è una marionetta nelle sue mani: essa tira i fili ed egli si muove, gli piaccia o no. Tutto è la Sua Volontà, la Sua Grazia’. Mentre Vidura esponeva le Verità spirituali fondamentali che governano gli uomini, i fratelli Pandava gli erano seduti vicini, pieni d’attenzione. Kunti infine alzò la testa e disse: ‘Grazie alla tua benedizione, abbiamo vinto la guerra, ma non abbiamo potuto salvare le vite dei figli di Draupadì e del figlio di Subhadra. La sfortuna ci ha colpito assai duramente. Naturalmente, come tu hai detto, nessuno può sfuggire al proprio destino. Dimentichiamoci quindi del passato; non c’è motivo di preoccuparci di ciò che non può essere rimediato. Ora la mia sete è molto alleviata, perché ho potuto finalmente rivederti; dove sei stato tutto questo tempo? Raccontaci!” (da Bhagavatha Vahini).

“Il cielo può essere riflesso in un vaso senza per altro esserne contaminato. Analogamente, in questo veicolo che è il corpo, il Sé risiede puro ed incontaminato. I frutti dell’azione, buoni o cattivi, leciti o illeciti, seguono il veicolo, non il Residente, Colui che osserva” (da Prema Vahini).

Sri Sathya Sai Baba

 

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