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559. L’uomo, la “caduta” e il suo “ignorare di ignorare”

Lunedì 05 Gennaio 2015 00:00 Rosario Castello
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La manifestazione universale (prakrti) è il palcoscenico di una infinità di mondi e di “esseri”. Il mondo naturale, costituito di materia, energia e spirito, è quindi domicilio di molti “esseri” con o senza veicoli grossolani o sottili.

L’uomo sembra “ignorare di ignorare” lo stato di “decadimento” in cui versa. L’essere umano comune, ordinario, anche quello intellettualmente attivo, ignora, non sospetta nemmeno, di essere un “Essere spirituale”. Ciò che egli è veramente sta al di là del “nome” e della “forma” con cui si manifesta nell’esistenza del mondo del divenire, in quei continui mutamenti con i quali imparare a convivere e poi un giorno, possibilmente, innalzarsi verso le vette spirituali della “Sfera dell’Alto”.
L’essere umano non sa più di essere un potente “Essere spirituale” a causa della conseguenza drammatica della “caduta” spirituale (della famosa discesa-caduta-scissura-incarnazione). La consequenziale perdita della consapevolezza dello stato spirituale originario lo ha confinato nei limiti, nell’incapienza, nell’impotenza nei confronti delle forze della natura stessa, nell’oblio. Esiliato in un mondo limitato vive condizionato dalle dualità che lo ingannano costantemente e lo rendono impossibilitato a vedere l’”Intero”: si scontra così continuamente con le infinite “parti” che egli crede rappresentino la Realtà che cerca anche di studiare, comprendere, ottenendone solo scienze relative che lo lasciano insoddisfatto e nell’ignoranza. Egli partecipa, perché sopraffatto dall’ignoranza metafisica, alla degradazione, corruzione e distruzione del mondo in cui vive precipitando verso sempre più bassi stati involutivi anziché utilizzare il mondo del divenire come gradini verso i più alti stati evolutivi. L’uomo usa la vita per servire la morte senza rendersi conto della gravità delle sue scelte: l’essere umano se non risvegliato alla coscienza spirituale è un devoto all’ignoranza (metafisica).
L’essere umano, sotto l’influenza dell’ignoranza, vive identificato nel “nome” e nella “forma”, in una patologica individualità lontana dal senso dell’universale con cui vede tutto separato, diviso, contrapposto, sottomesso alla costante apprensione di combattere un nemico, frutto delle proprie convinzioni e delle suggestione inoculate in lui dalla manipolazione mentale esercitata da chi ha interesse a che l’uomo rimanga in tale involuto stato coscienziale.
Il vero nemico dell’essere umano è l’ignoranza metafisica (avidya) in cui è precipitato che non gli permette di usare la mente (antahkarana) nella sua intera estensione perché lo ha reso un essere oscurato intellettualmente e spiritualmente, in grado di produrre soprattutto “errori” (divisioni, separazioni). La mente invece di essere un utile strumento che lo serve è finita per renderlo schiavo dei limiti di cui invece dovrebbe liberarsi. La condizione di decaduto lo ha privato della luce che illumina la mente: egli deve ritrovare l’unità tra le parti-funzioni della mente che possono ridargli la capacità di vedere l’Intero e così riprendere il suo naturale potere agente sugli elementi, sottili e grossolani, della manifestazione universale (prakrti). Egli deve risvegliare la buddhi (l’intelletto puro) una delle quattro facoltà dell’organo interno (la mente intera) o antahkarana (oltre a citta, ahamkara e manas). La buddhi risvegliata alla sua propria natura appartiene alla manifestazione informale e sovraindividuale. Si potrebbe anche dire che buddhi è uno dei princìpi (tattva) primordiali (come sostengono il Samkhya, lo Yoga e lo Sivaismo).

Il vero Essere (Atman) incarnato-individuato (Jivatman) nel mondo naturale della manifestazione universale (prakrti) prende cinque veicoli o rivestimenti, sottili e grossolani, per esprimersi. Cinque sovrapposizioni velanti, chiamate kosa, circoscrivono l’Atman in modo successivo e concentrico:

·    anandamayakosa; corpo causale (karanasarira);
·    buddhimayakosa; veicolo intellettuale (lingasarira);
·    manomayakosa; veicolo mentale (lingasarira);
·    pranamayakosa; veicolo pranico-energetico (lingasarira);
·    annamayakosa; corpo fisico-grossolano (sthulasarira).

L’organo fondamentale che può consentire all’Atman di esprimersi perfettamente e completamente, nella condizione però di non-decaduto è l’antahkarana, la mente nella sua interezza, cioè con tutte le funzioni attive e connesse, con tutte le sue possibili e diverse modificazioni (vrtti). Le funzioni necessarie sono appunto: buddhi (intelletto puro, illuminato, percezione intuitiva, discernimento diretto e immediato); ahamkara (il “senso dell’io”, “ciò che fa l’io”; l’ego-corpo-personaggio); citta (memoria proiettiva, archivio delle tendenze o predisposizioni subconscie); manas (mente empirica selettiva).
L’organo interno (antahkarana) è il fondamentale costituente del corpo sottile (suksmasarira o lingasarira). Il corpo sottile (lingasarira, corpo mentale-energetico-luminoso) è il veicolo che non viene distrutto al momento della morte ma accompagna l’Anima nel processo di trasmigrazione, è un elemento di continuità del divenire samsarico perché esiste fino alla soluzione dell’individualità (Jivatman).
Il corpo sottile (lingasarira o suksmasarira) corrisponde allo stato di coscienza di “sonno con sogni” (svapna) e si suddivide in tre guaine:

·    veicolo intellettivo (buddhimayakosa);
·    veicolo mentale (manomayakosa);
·    veicolo pranico-energetico (pranamayakosa).

È nel corpo sottile che si trovano i Cakra, i centri di energia-coscienza, che rivelano il livello di risveglio spirituale di un individuo, la sua effettiva “posizione coscienziale” che non può essere contraffatta di fronte a nessun vero veggente. I Cakra principali sono situati lungo la colonna vertebrale (dal coccige alla sommità della testa). Il buon ricercatore ne può intuire, più o meno, la giusta localizzazione ma il risvegliato vero (chenon farà mai sfoggio delle proprie esperienze sovrasensibili), con un minimo di pratica yogica, ne prende facilmente coscienza e sa situarli esattamente. I Cakra sono molto importanti perché hanno un ruolo fondamentale per le funzioni fisiche, mentali, vitali e spirituali. Le Nadi sono deputate a trasferire il prana nei Cakra e le frequenze, nei diversi Cakra, allontanandosi dalla radice di muladharacakra, aumentano. I Cakra, per il non-risvegliato ma probando, fungono da stazioni per la sakti kundalini che deve risvegliarsi, nel muladharacakra, ed ergersi, come un serpente sinuoso, lungo tutti i Cakra per arrivare alla sommità del capo (centro coronale), in Sahasrara (sede del sovrano, della pura coscienza, Siva).
Il neofita-risvegliato percepisce interiormente, agli inizi del destarsi di kundalini, nel muladharacakra la vibrazione-mantrahum” (nell’ascesa lungo susumna); il risvegliato-iniziato esperisce, in Sahasraracakra, “Om” nel suo aspetto silenzioso (asabdaumkara), questo quando la coscienza del Jiva si risolve nell’Atman.
I Cakra principali sono: Muladhara (prthvi-tattva, istinto di lotta vitale), Svadhisthana (ap-tattva, istinto procreativo), Manipura (tejas-tattva, coscienza sensitiva), Anahata (vayu-tattva, coscienza universale), Visuddha (akasa-tattva, coscienza empirica), Ajna (coscienza unitiva), Sahasrara (Coscienza del Sé sovrano, Siva-Purusa).

La perdita della consapevolezza divina delle origini non permette più, ad un essere umano (in realtà l’Atman divenuto Jivatman disceso-caduto-incarnato nella prakrti), di avere la percezione coscienziale (tattvadarsana) della realtà, cioè la realizzazione della verità assoluta (tattva), la visione dell’essenza.
Tattva significa in sanscrito “stato vero o reale” o “principio reale” ma un tattva indica anche un “elemento” dell’emanazione della realtà della manifestazione, sottile e grossolana, e si hanno quindi i fondamentali 5 elementi: akasa (etere); vayu (aria); tejas (fuoco); ap (acqua); prthvi (terra).
Il tattva è quella primordiale specifica vibrazione del prana (energia vitale) che dà ad ogni “elemento” (bhuta) la propria struttura vibratoria (da cui suono-mantra-colore). Tutto ciò che prende “forma” deve discendere dall’akasa, il primo tattva e da esso si sviluppano, in successione, gli altri tattva. Così l’akasa (etere-spazio) è il più sottile, immobile e tutto penetrante, cioè la manifestazione vi è tutta immersa o ne è compenetrata; da esso si sviluppa vayu il prana come soffio, vento; da esso si ha tejas (agni) il prana che nel movimento si scalda e diventa fuoco; dalla sua estinzione nasce ap il prana che diventa liquido, acqua; dal suo flusso arrestato nasce prthvi il prana coagulato, solidificato, la terra. Il prana primordiale unico si afferma secondo diverse frequenze necessarie.
I punti di corrispondenza degli “elementi” nel corpo fisico grossolano sono:

·    etere – akasa – orecchie (il senso intellettuale dello spazio) – nero
·    aria – vayu – pelle (il senso del tatto) – azzurro
·    fuoco – tejas – occhi (il senso della vista) – rosso
·    acqua – ap – lingua (il senso del gusto) – bianco-argento
·    terra – prthvi – narici (il senso dell’olfatto) – giallo

Vayu-tattva governa il prana nelle sue cinque tipologie: prana, apana, samana, udana, vyana.

Il prana andrebbe conosciuto nella integralità di ciò che rappresenta non solo come significato, nei suoi vari aspetti, ma come esperienza-consapevolezza nell’individualità e nell’universale. Il prana è ciò che circola, attraverso le Nadi, nella totalità dei veicoli sottili e grossolani dell’individuo. Nel grossolano si palesa nell’inalazione (puraka) e nell’esalazione (recaka) del respiro ma è soprattutto energia-soffio-movimento della sfera sottile che si estrinseca nelle cinque tipologie sopra indicate. Per questo nello Yoga, attraverso il pranayama, si controlla il ritmo respiratorio per poter influire sul flusso del pensiero, cioè sull’attività mentale, questo rivela quanto giunga ad operare ad un livello molto sottile e profondo. A un livello ancora superiore il prana, nella sua totalità, si identifica con ciò che viene chiamato Hiranyagarbha, cioè è esistente a tutti i livelli della manifestazione universale (prakrti).

Ogni cosa, dal corpo dell’uomo all’intero cosmo, è quindi composta da questi cinque fondamentali elementi, ma in questa alchemica combinazione rimane nascosta la matrice divina, l’eterno spirituale.
Il principio “Io Sono”, il più importante degli aspetti di ahamkara, attrae e aggrega i cinque fondamentali elementi che costituiscono il corpo, gli organi di senso e la mente. L’uso che l’essere umano fa della funzione di ahamkara è molto importante, sia nel bene sia nel male: enorme è il potere che da esso deriva. Quello che però bisogna comprendere bene è che ahamkara è un evoluto contenitore. A impulsare, direzionare ahamkara sono i guna:

·    rajas (onde di energia cinetica), attività;
·    tamas (particelle materiali di energia potenziale), inerzia;
·    sattva (coscienza soggettiva), equilibrio.

Il Jivatman che vuole esprimersi si avvale di sattva per la manifestazione degli organi di senso e della mente. Il Jivatman con la mente si proietta nel corpo grossolano creato dai cinque grandi elementi originati dal tamas. I cinque organi di senso per proiettarsi nel mondo esterno e sperimentare gli oggetti si avvalgono di rajas.
I cinque grandi elementi (etere, aria, fuoco, acqua, terra) si compendiano nel tridosa: vata (aria), pitta (fuoco), kapha (acqua).
Gli attributi dei tre dosa hanno effetti sull’organismo:

·    vata – secco, freddo, leggero, mobile, irregolare, ecc.
·    pitta – oleoso, caldo, leggero, irritabile, fluido, ecc.
·    kapha – oleoso, freddo, pesante, vischioso, umido, stabile, ecc.

Organi affini ai tre dosa:

·    vata cervello, cuore, colon, ossa, polmoni, vescica, midollo osseo, sistema nervoso;
·    pitta – cute, occhi, fegato, cervello, sangue, milza, ghiandole endocrine, intestino tenue;
·    kapha – cervello, articolazioni, bocca, linfa, stomaco, cavità pleurica, cavità pericardica.

La Scienza iniziatica insegna a prendere consapevolezza del flusso del respiro e a impararne il controllo perché ciò aiuta a conoscere i tattva e a dominarli. Dominare i tattva è importante perché ciascun tattva ha una frequenza pranica che influenza tutti i meccanismi e i flussi energetici.

L’uomo ordinario, senza il risveglio spirituale e la consequenziale attivazione delle varie “parti”, grossolane e sottili”, dell’intero sistema-uomo, si priva di poter rispondere ad un tipo superiore di vibrazioni in grado di condurlo verso il più alto scopo della Vita.
Colui che risponde al richiamo delle istanze superiori e pone i suoi primi passi su di un sentiero realizzativo si apre alle influenze delle forze di resistenza, cioè delle Forze Involutive che non gradiscono il risveglio e l’evoluzione dell’uomo. Questo perché, rispondendo ad un tipo superiore di vibrazioni, i contenuti oscuri della subcoscienza risentono dei primi guizzi di luce che li mette in discussione. La “disciplina”, richiesta all’interno di una Sadhana scelta, è l’àncora necessaria a tale risposta da parte delle Forze involutive ramificate nelle singole subcoscienze umane e nell’Inconscio collettivo. Ogni autentica Sadhana richiede una indispensabile disciplina (psico-fisica) non solo per il raggiungimento delle varie tappe previste ma perché la disciplina protegge contro ogni forza nociva.

Alcune Sadhana prevedono certe “pratiche” che sollecitano l’emergere di alcune facoltà e, quindi, di determinate esperienze. Non avere affatto alcuna esperienza sovrasensibile non è segno di un cattivo andamento sulla Sadhana; il processo di risveglio spirituale non risente affatto della mancanza di particolari esperienze, dell’assenza di certe fenomenologie.

Il discepolo che si imbatte in una esperienza di “visione astrale” (che è sempre viva e chiara) la esperisce come “riflessa in uno specchio”. Mentre se esperisce una “visione eterica” avrà la sensazione di trovarsi in mezzo alla visione stessa perché ciò che vede è la conseguenza di una “proiezione astrale” (viaggio astrale con il lingasarira), cioè una esperienza reale.

Nel campo umano si esercita, tramite agenti del male, consci e inconsci, una guerra spirituale a “tappe” mediante azioni specifiche.
A rendere possibile la tappa attuale, la più oscura, è proprio il carattere del ciclo in corso, quello del Kaliyuga. Nelle tappe precedenti hanno attaccato gli enti planetari per renderli sensibili a recepire inconsciamente le necessarie oscure influenze spirituali e manifestare, diffusamente, le idonee oscure risposte comportamentali e comunicazionali dell’oggi.

La visione del mondo, degli esseri umani, è stata degradata da spirituale a psichica fino a renderla materialistica: hanno manifestato dappertutto un carattere contraffatto del mondo dove ogni simbolo positivo è stato rovesciato in negativo e viceversa.
Hanno sottratto, con il sovvertimento mondiale in opera, le possibilità, per gli enti planetari del pianeta Terra, di avvicinarsi a quelle “cose” dello spirito che conducono verso gli stati sovraumani mediante l’iniziazione ai “qualificati”. Ma tutto spinge, in questo mondo moderno immerso nel caos, verso l’infraumano: un pericolo da prendere in considerazione.
La contro-iniziazione opera efficacemente tramite i suoi agenti che costituiscono, sul piano umano, l’intero corpo per l’azione anti-tradizionale: la contro-iniziazione è una precisa realtà.
Il mondo moderno dell’oggi offre una vita sempre più artificiale, falsificata e gli esseri umani sono sempre più forgiati all’inganno, alla corruzione, al degrado.
Gli indizi, dell’inganno diabolico, possono riscontrarsi lungo la scia delle suggestioni di cui si avvale la modernità: sembra volersi imporre un diverso modello umano anticipato dal cambiamento della mentalità generale.
La maggior parte degli enti planetari nega, con il proprio comportamento, l’uso di ogni facoltà di carattere trascendente e si trasmette un soffocante materialismo a proseguimento dell’opera oscura.
La società umana considera realtà, ormai, solo quella materiale. Gli individui sono prigionieri di un ristretto campo mentale, completamente attenzionati verso le cose esteriori e sono limitati a dare risposte comportamentali e comunicazionali automatiche e meccaniche: persi completamente nella “quantità” delle cose e lontani dalla loro “qualità”.
Gli esseri umani sembrano diretti, senza rendersene conto, verso la dissoluzione finale scivolando sempre di più sulle forme della deviazione moderna confezionata dalla contro-iniziazione. E questa deviazione ha permesso la diffusione di degradazione e corruzione favorendo il totale rovesciamento di ogni sacro principio, di ogni valore fondamentale, di ogni azione giusta: una vera e propria sovversione i cui eserciti della contraffazione sono all’opera.
Il nero si traveste di bianco per non essere riconosciuto: è così che tutta la società umana moderna viene contraffatta, alterata, falsificata, ingannata.
Il mondo resta vittima delle tirannie perché la contro-iniziazione riesce a far passare la dittatura-disordine sotto l’apparenza di un falso ordine: l’instaurazione e l’affermazione di falsi principi.

L’essere umano che ha dimenticato il proprio stato primordiale, costretto a “passare” (incarnarsi) per l’Idea dell’Uomo, deve risvegliarsi alla propria natura originaria e creare le condizioni per una realizzazione trascendente, cioè che possa trascendere il mondo degli uomini per ritornare a quello degli Dèi, degli Esseri Luminosi delle Origini, in seno al Dio principiale.

Il Saggio quando non può fare altro aspetta che la menzogna si tradisca sperando nella liberazione di una “rettifica” ma è anche preparato ad accettare l’avvento di un naturale “raddrizzamento” che inizi un nuovo ciclo.