gototopgototop

593. Parlando di Avatara

Mercoledì 03 Giugno 2015 00:00 Rosario Castello
Stampa

Pochissimi ricercatori spirituali (sadhaka praticanti) comprendono davvero il pieno significato e la grande portata di un Avatara. I più si lasciano fuorviare dal corpo-personaggio di cui si serve per manifestarsi. Un Avatara è la “discesa” del Divino, l’incarnazione di un Principio che viene a tentare di ristabilire il Dharma per influire sull’Evoluzione dell’intera umanità e del suo mondo.
L’Avatara è il Divino che scende e si incarna, in un determinato momento, introducendo la propria infinità nei limiti del finito. Il Divino non vive confinato in un punto dello spazio quando discende-incarna assumendo una forma umana; Egli, in quanto Divino, contemporaneamente continua a governare gli universi. Il fatto di incarnarsi, assumendo una forma nello spazio, non sminuisce il potere della sua Presenza e non può essere soggetto ai giochi illusori degli enti planetari sotto l’influenza dell’ignoranza metafisica. Egli resta sempre ciò che è anche se la sua forma fisica è costituita dagli elementi della Manifestazione universale, come per tutte le altre forme.
Un Avatara scende con un Potere, una Luce e un Ananda divini per offrire il suo servizio a quanti lo riconosceranno e organizzare il Lavoro per l’intera umanità. Le logiche dell’Avatara non seguono le orme umane e infatti pochi sono in grado di comprendere in pieno la sua manifestazione. In molti non comprendono il perché l’Avatara, nella maggior parte delle sue azioni, non agisca semplicemente in modo non-umano. È molto semplice e chiaro: Egli usa, vuole usare, i metodi umani, l’azione umana altrimenti vanificherebbe il senso di aver preso un corpo umano, e non sarebbe utile a nessuno. Non discende per la spettacolarità di un momento: i miracoli devono sempre racchiudere un insegnamento, nell’individuale o nell’universale. L’Avatara scende perché vuole occuparsi del mondo, sul piano visibile, come ogni ente planetario ordinario.

I racconti dei Dieci Avatara di Visnu non sono miti ma verità da comprendere, alla presenza di un processo di risveglio della coscienza spirituale attivato. Non si tratta di idee ma di concezioni la cui reale verità necessita di essere realizzata attraverso il pieno e completo risveglio spirituale. Chi indugia in una spiritualità infantile, dove al centro persiste soltanto il semplice bisogno umano di lamentela della “mancanza”, non ha possibilità di varcare la soglia della Verità Assoluta. Ugualmente, chi resta sotto l’incantamento di una spiritualità a rovescio (della contro-iniziazione) conoscerà soltanto l’inganno della lunga catena del samsara senza soluzione.

Il fatto che certe Verità e certi Principi siano entrati a far parte dell’immaginario collettivo comune non vuol dire che non abbiano un grande significato ed un immenso valore spirituale. L’ente planetario ordinario ha bisogno di riferimenti per sentirsi guidato nella propria vita quotidiana ed ecco, allora, che sceglie i suoi eroi mitologici per, in un qualche modo, misurare la propria umanità lungo la scala evolutiva.

L’ente planetario ordinario deve dissolvere l’ego e costruire l’edificio per la propria Anima perché ritorni al regno che le è proprio. Il suo grande ostacolo è l’avidya, l’ignoranza metafisica, ignoranza che viene utilizzata dagli Asura per ostacolarne il risveglio spirituale.

Esiste lo Spirito Assoluto, il Brahman, l’unico che opera nella Manifestazione (Prakrti) attraverso gli aspetti di Dio creatore (Brahma), di Dio preservatore (Visnu) e di Dio distruttore (Siva): Brahma, Visnu e Siva formano la Trinità.
Brahma dà il via ad una Manifestazione; Visnu si assume il compito di proteggere la creazione attraverso i suoi Avatara (la discesa del Divino in un corpo fisico per rendere possibile l’rta, la “Verità”, l’”Ordine Universale”); Siva assicura la distruzione della creazione, cioè la fine di un ciclo cosmico (Kalpa, Manvantara, Yuga).

Gli Avatara non sono stati soltanto dieci, perché il Divino discende tutte le volte che lo ritiene necessario; il numero di queste sue discese non può essere prestabilito a priori né regolato da un qualche dogma. Anche quanto promesso in una condizione precedente può essere mutato all’ultimo momento se il Divino reputa necessario il cambiamento: può aver promesso di restare con gli enti planetari anche mille anni e poi, senza preavviso alcuno, restare soltanto cento giorni. È questo il suo vero potere, non quello di restare prigioniero di una promessa fatta agli esseri umani che hanno disatteso le condizioni richieste dagli insegnamenti elargiti. Gli enti planetari sono portati ad interpretare le azioni del Divino coi limiti della propria ignoranza metafisica. Il fatto di essere un Avatara non obbliga ad una permanenza necessariamente lunga e senza danni per il veicolo fisico-grossolano preso in prestito dagli elementi della Prakrti. Questi dieci Avatara, che sono stati raccontati con il linguaggio del mito, sono serviti a “trasmettere”, a più livelli, profonde conoscenze codificate. Questi racconti riportano alla comprensione degli enti planetari il mistero della discesa-incarnazione-nascita degli esseri spirituali nel mondo materiale e la storia della cosiddetta evoluzione della Vita e dell’umanità.

La sequenza più conosciuta della discesa degli Avatara è quella dei dieci che sintetizzano, con le loro gesta, la storia dell’evoluzione degli enti planetari.

Ecco, di seguito, la lista dei dieci Avatara più conosciuta:

1 Matsya (Pesce); la vita negli oceani primordiali;
2 Kurma (Tartaruga); il passo evolutivo successivo con l’apparizione degli anfibi;
3 Varaha (Cinghiale); il diffondersi della vita nella terraferma;
4 Narasimha (Uomo-Leone: nara, “uomo”; simha, “leone”); il principio dello sviluppo dell’uomo;
5 Vamana (Nano); ancora l’incompleto sviluppo dell’uomo;
6 ParasuramaRama con l’ascia; colui che abita la foresta); lo sviluppo fisico completo dell’umanità;
7 Rama (è il principe del regno di Ayodhya, Sri Ramacandra); il “re”, l’abilità umana a governare le Nazioni;
8 Krisna (il “Nero”, l’infinitamente affascinante); l’evoluzione culturale dell’umanità (scienza-conoscenza, religione);
9 Buddha o Balarama (è l’Illuminato); l’evoluzione spirituale dell’umanità;
10 Kalki (è il “Distruttore della Malvagità”, l’atteso nella fine del Kaliyuga, l’era in cui si trova attualmente l’umanità); la finale liberazione dell’uomo e il ritrovamento della propria natura divina.

Gli Avatara rappresentano l’ordine e non il tempo degli avvenimenti.

Visnu, nella forma di Matsya Avatara, corre in aiuto dell’umanità avvertendo Manu (l’antenato dell’uomo) della distruzione che si abbatterà sulla razza umana tramite un grande diluvio. Suggerisce la costruzione di una grande barca che permetterà di sfuggire alla distruzione che le acque provocheranno. Manu porta in salvo i Rsi (i saggi) e i rappresentanti del mondo animale.

Nella forma di Kurma Avatara, Visnu con il suo intervento (sostiene il Monte Mandora per evitare il suo inabissamento) diviene protagonista nella storia del “frullamento dell’Oceano di latte”, storia che vede i Deva e gli Asura (Dei e Demoni) accordarsi per estrarre il nettare dell’immortalità dall’Oceano. Visnu ottenuto il nettare, nella forma di Kurma Avatara, impedisce agli Asura di berlo distraendoli, assumendo l’incantevole forma di Mohini (la più bella tra le donne).

Visnu, nella forma di Varaha Avatara, dopo un Pralaya, in un nuovo Kalpa, lottando contro le potenze demoniche (uccidendo l’Asura Hiranyaksha, fratello dell’Asura Hiranyakasipu) salva la terra dalle acque che l’avevano inabissata, riportandola in superficie.

Invece nella forma di Narasimha Avatara (“uomo-leone”, metà uomo e metà animale), Visnu segna l’inizio della ricerca spirituale, ricerca che viene incarnata dal saggio Prahlada, proprio dal figlio dell’Asura Hiranyakasipu, volto al trionfo del Male. Prahlada pur osteggiato dal padre, nei modi più crudeli, si salva più volte miracolosamente. Hiranyakasipu pur di portare il figlio Prahlada nel Lato Oscuro sfida direttamente Visnu che però, nella forma di Narasimha, gli lacera il corpo con gli artigli uccidendolo, liberando così la possibilità della ricerca spirituale nell’uomo.

Visnu, nella forma di Vamana Avatara, rappresenta la manifestazione completa dell’uomo fisico ma ancora piccolo (ecco la forma di nano). Vamana pur essendo l’uomo nano sottrae al demone Bali, re degli Asura, la sovranità sui “tre mondi”: la terra, il cielo e lo spazio intermedio. La bassa statura di Vamana indica l’uomo spirituale in formazione e le sue divine possibilità.

Visnu, nella forma di Parasurama Avatara o Bhargavarama (“Rama con l’ascia”), manifesta il potere vitale che uccide coloro che non orientano l’umanità sulla strada spirituale.

Nella forma di Rama, come settimo Avatara, Visnu manifesta l’essere mentale (la mente Sattvica, quella della “luce intellettuale”), rapportato al piano causale, che offre all’umanità ancora semi-animale i valori morali da applicare ai problemi della vita. È l’Avatara che infonde i valori e i principi etici.

Visnu, nella forma di Krsna Avatara è il Purnavatara (l’Avatara perfetto, la discesa di un Principio sotto forma umana e non) che assume il compito di condurre l’uomo individuale fino alla realizzazione spirituale. Krsna offre una verità più vasta di quella umana perché l’uomo sia trasformato, liberato e divinizzato.

Buddha Avatara offre all’uomo la realizzazione spirituale attraverso la Conoscenza.

Visnu, nella forma di Kalki Avatara, rappresenta la liberazione finale (la distruzione delle forze asuriche che si oppongono al risveglio spirituale degli esseri umani) dell’uomo e il ritrovamento della sua natura divina.

“Per la protezione dei giusti, per la distruzione dei malvagi e per ristabilire i principi della Giustizia Divina, Io mi incarno di era in era”.

Bhagavad-Gita, IV,8

“La ragione per cui gli Avatar discendono sulla terra, è di innalzare sempre più l’uomo, sviluppando in lui un’umanità sempre più alta, uno sviluppo sempre più grande dell’essere divino, portando sempre più il paradiso sulla terra, ancora e ancora, fino a quando la nostra fatica non sia finita, il nostro lavoro compiuto e Sat-cit-ananda realizzato in tutto anche qui, in questo universo materiale”.

Sri Aurobindo
da Lettere sullo Yoga (Letters on Yoga)