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630. Rama: Nome speciale di Sri Sathya Sai Baba

Venerdì 20 Novembre 2015 00:00 Rosario Castello
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Pratiche ascetiche, anni di costante recitazione del Nome, pellegrinaggi ai templi e ai luoghi santi, studio di libri sacri: tutto ciò non aiuterà l’aspirante a ottenere la vittoria spirituale, quanto la comunione con i buoni e con i santi.

Nobiltà del sanscrito
L’India è un raro scrigno di gioielli spirituali e può dare ai cercatori sinceri ogni sorta di doni. Questa Conferenza di cercatori è invero una grande occasione e una grande fortuna per la gente di Bombay. Dopo essermi così introdotto con alcune parole in sanscrito, padre e nucleo di tutte le lingue, come si conviene a questa splendida occorrenza, proseguirò il mio discorso in telugu, che Kasturi tradurrà in inglese.

Patria della spiritualità
Bhârat, l’India, è il luogo di nascita dei Veda e delle Shâstra, le Sacre Scritture, dei Poemi Epici e dei Purâna che hanno sviluppato i princìpi ivi enunciati per l’educazione dell’uomo comune. Essa è la culla della musica e d’altre belle arti, ispirate dalla nobile passione di dedicare le capacità umane all’adorazione del Divino e a comunicare ciò che è spirituale. Essa è il bastone e il sostegno del mistico e dell’asceta, dell’intellettuale e dell’adoratore dinamico di Dio; è il campo ove è stata coltivata e sistematizzata la Scienza dello Yoga.

Non meravigliatevi dunque se questa terra, l’India, sia sopravvissuta attraverso i secoli quale terra dello Yoga (dell’autocontrollo) e del tyâga (del distacco). Benché queste caratteristiche della cultura indiana possano venire eclissate per qualche tempo dalle forze di culture secolari, da civiltà che provvedono a soddisfare gli agi materiali, e da tempeste di dubbi e d’incredulità che percorrono i corridoi del Tempo, esse non si possono sradicare completamente dal cuore degli uomini.

Destino collettivo
È dovere degli Indiani coltivare queste caratteristiche e spargere fra le comunità umane i semi dell’amore, affinché possano crescere e riempire il mondo dei fiori profumati della tolleranza e del rispetto. Nessun uomo può vivere lontano, separato dal resto del genere umano. Nessun paese può svolgere il proprio ruolo da solo, privo di legami con gli altri, sulla scena del mondo. Le altre nazioni influenzano il destino dell’India, ma anche l’India ha il suo impatto sulle altre. Un solo flusso sanguigno circola in tutte le membra; un solo principio divino circola in tutti i paesi e fra tutte le genti. L’Universo è il Corpo di Dio: Egli conosce e sente ogni contrazione, ogni fitta, sia essa d’un uomo di colore o d’un bianco, della terra o del mare, dell’aria o dello spazio.

Il dharma dei politici
Nel suo discorso di poco fa, Morarji Desai ha pronunciato spesso la parola “dharma”. Se i governanti dell’India hanno installato nei loro cuori il dharma, possono elevare tutte le loro attività, in accordo con le alte richieste che il dharma impone alla condotta e alla condizione. Il dharma esigerà l’integrazione fra pensiero, parola e azione; purificherà la mente, liberandola dall’avidità e dall’odio. Questo è un raduno di rappresentanti di tutte le fedi: potete così dimostrare che ogni fede non è che un tentativo di purificare gli impulsi e le emozioni, come parte del procedimento di scoprire la verità del mondo visibile e invisibile.

La verità è perseguitata
Nessuno che abbia percorso quella via e si sia impegnato in quella ricerca poté mai sfuggire alla calunnia e alla crudeltà. Maometto, che voleva affermare la supremazia dell’Uno Assoluto Informale, ebbe la sua parte di persecuzioni, di calunnie e di privazioni.

Gesù, che cercò di ricostruire l’umanità sulle basi dell’amore, fu crocefisso da uomini meschini che temevano il crollo delle loro infime torri d’odio e d’avidità a causa del Suo insegnamento.

Harishchandra, che aveva deciso di non deviare mai dalla verità, fu sottoposto a prove su prove, una più terribile dell’altra. Coloro che cercano di conoscere Dio devono temprarsi per sopportare insulti, ingiurie e torture con un sorriso.

La verità dei ciechi
Tutti ricercano lo stesso tesoro. La vetta è una sola, ma le vie che conducono ad essa sono molte; molte sono anche le guide, ma esse vociferano e gareggiano fra di loro. Sette ciechi tastarono un elefante, e ognuno immaginò che fosse quello che avevano toccato; ognuno interpretò la propria percezione, ma nessuno poté avere un’immagine completa e corretta dell’animale.

L’Induismo è lo stomaco dell’elefante, quello che fornisce vigore e forza vitale a tutte le altre fedi; ma bisogna pur ammettere che lo stomaco non è tutto! Le altre fedi sono le membra. Persino chi afferma di non aver trovato alcuna traccia di Dio nello spazio esterno, o dichiara che Dio è morto, o che, anche se è vivo non è più necessario all’uomo perché è un ostacolo e un incomodo, devono ammettere che c’è qualcosa d’inesplicabile, un ché d’imperscrutabile, al di fuori della capacità della ragione e della scienza, un ché d’ignoto che pervade il mondo e concerne il corso delle cose!

Le predizioni
La visione intuitiva dell’occhio interiore degli yoghi indiani, occhio altamente sensibile, permise loro di scoprire molti segreti dell’Universo e di sbirciare nel passato e nel futuro, lontano quanto desideravano. Sono ormai più di vent’anni che gli Inglesi hanno lasciato l’India a stessa: ciò fu predetto 5043 anni or sono da uno yoghi indiano, il quale dichiarò che l’India si sarebbe liberata dal dominio di una razza straniera, proveniente dal lontano Occidente, nell’anno Nanda. L’India ottenne l’indipendenza dal governo occidentale proprio nell’anno Nanda!

Come fu possibile scoprirlo e dichiararlo 5043 anni fa? Il terremoto di Bihar fu predetto esattamente due anni prima dagli astrologi di Vârânasî. Su quali basi poggia l’antica scienza astrologica delle Shâstra? Non su basi così scientifiche come pretendono gli scienziati moderni. Essa si basa sull’intuitiva esperienza spirituale.

La giusta metrica dei mantra
Leadbeater afferma che la corretta recitazione del Gâyatrî Mantra (secondo la modulazione ortodossa della voce e degli accenti sillabici udâtta, anudâtta e svarita) può produrre un’autentica e sperimentabile illuminazione, mentre una pronuncia inesatta e un errato accento finiscono per ispessire le tenebre! Perciò, invece di deridere le discipline della recitazione, della meditazione, della preghiera, delle formule d’adorazione e dell’espressione dei mantra, si dovrebbero accettare i loro valori provandone e confermandone i risultati attraverso la pratica e l’esercizio.

Perché “Râma”
La più grande delle formule che possono liberare, purificare ed elevare la mente è il Râmanâma, il nome di Râma. Râma non dev’essere identificato con l’eroe del Râmâyana, col Divino discendente dell’imperatore Dasharatha. Fu il precettore di corte a dargli il nome Râma, perché era un nome già d’uso corrente. Vasishtha, il precettore, disse che aveva scelto quel nome poiché significa “Colui che piace”. Mentre ognuno piace a sé stesso, nulla piace all’io individuale imprigionato più del libero Sé Universale. Perciò, ci si riferisce al Sé col termine Âtma-Râma, il Sé che conferisce gioia eterna.

Due sillabe per i 3 Mondi
Vi è una storia fra i classici che illustra il valore del nome Râma. Una volta, il saggio Pracetas compose un testo di cento crore (un miliardo) di versetti! I tre mondi fecero a gara fra di loro per impadronirsi dell’intero testo. La lotta assunse proporzioni disastrose, tanto che Dio li riunì e li persuase ad accettarne un terzo ognuno, di modo che ogni mondo — il Cielo, la Terra e gli Inferi — ricevette 333.333.333 versi ciascuno; … ma ne rimase ancora uno da dividere, che aveva in tutto 32 sillabe. Così, quando anch’esso fu spartito fra i tre contendenti, a cui furono date dieci sillabe ciascuno, ne rimasero ancora due! Com’è possibile dividere il 2 per 3? Perciò, Dio decise che fossero ugualmente adorate da tutti e tre i mondi. Queste sillabe erano Râ e Ma, che formano l’inestimabile chiave della salvezza: Râma!

Significato metafisico e numerico di Râma
Râma è l’ape che sugge il miele della devozione dal loto del cuore. L’ape divarica i petali del fiore su cui si posa; ma Râma ne aumenta la bellezza e la fragranza. Egli è come il Sole, che con i suoi raggi attira a sé le acque accumulandole in nubi, per poi restituirle in forma di pioggia a placare la sete della terra. Râma, il suono mistico e potente, nasce dall’ombelico, sale fino alla lingua e su di essa vi danza allegramente. La dichiarazione dei Veda, Tat tvam asi, “Quello tu sei”, è racchiusa nella parola Râma, la quale consiste di tre suoni: ra, â e ma. Di questi, “ra” è il simbolo di tat (Quello, Brahman, Dio); “ma” è il simbolo di tvam (tu, il jîvi, l’individuo), e la “â” che unisce i due è il simbolo della loro identità. La parola Râma ha anche un significato numerico: “ra” conta come 2, “â” vale 0, e “ma” conta per 5; per cui, la somma equivalente è 7, numero fausto. Abbiamo le 7 svara (note) della musica e i 7 Saggi celesti; inoltre, recitare continuamente Râma per 7 giorni è ritenuto particolarmente benefico.

Una Conferenza sul nâmasmarana
Tuttavia, dal momento che questa Conferenza discuterà il grande esercizio spirituale del nâmasmarana, lasciate che vi dica che nessun nome particolare può essere elevato ad un rango superiore rispetto agli altri, poiché tutti i nomi sono Suoi, ed Egli risponde a tutti. Propongo di estendere questo punto domani, nelle sessioni della Conferenza, perché è una disciplina benefica non solo per questo Paese, ma per tutti i Paesi del mondo.

Concluderò esprimendo la mia soddisfazione che la Conferenza si sia tenuta nel campus del Bharatiya Vidyâ Bhavan; non si può certamente trovare a Bombay un luogo migliore di questo, per una conferenza che cerca di portare il messaggio della Sapienza Indiana a tutta l’umanità.

Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
Bombay, giovedì. 16 Maggio 1968 Inaugurazione della I° Conferenza Mondiale
delle Bhagavân Shrî Sathya Sai Seva Organizations, Bharatiya Vidyâ Bhavan Campus