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646. Comunione con il Divino di Sri Sathya Sai Baba

Venerdì 15 Gennaio 2016 00:00 Rosario Castello
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Non esiste malattia peggiore del desiderio, nemico più feroce dell’attaccamento, fuoco più distruttivo dell’ira, alleato più affidabile della saggezza.

Negli antichi āshram dell’India, il Maestro era solito prendere per mano il discepolo e, con il precetto e l’esempio, estirpava dal suo cuore le erbacce infestanti e piantava i semi della virtù e dell’equanimità che si sviluppavano in amore e saggezza. In tal modo il discepolo prendeva coscienza della sua essenziale Divinità e ricavava costante beatitudine da tale consapevolezza. Oggi invece l’uomo, poiché si compiace d’ideare progetti ambigui ed esperimenti tortuosi, si sta trasformando in un demone. È la sua mente che ha tramato e provocato una simile sciagura. Se cede alla mente e alle sue bizzarrie, se la mente è schiava dei sensi e delle loro bramosie, l’uomo non potrà evitare il disastro.

La mente lo spinge a cercare la felicità e a evitare la sofferenza, crea distinzioni e trae in inganno; così lo sballotta qua e là, avanti e indietro per tutta la vita. L’idea di felicità, che spesso è solo una forma di agio, sorge nella mente e trova concretizzazione negli oggetti creati dalla mano e dal cervello dell’uomo, come l’aeroplano, la radio, e persino la bomba che porta devastazione ma rallegra una mente colma di odio.

Idee, desideri, voglie, brame – tutto ciò prende una forma e si concretizza; in tal modo il mondo è solo il prodotto della mente. Infatti, l’universo stesso è la manifestazione della Mente Divina che decretò:

Ekoham bahusyām
Sono Uno, siano i molti

L’universo sorse dalla mente di Dio, germinò e si espanse e da allora la mente è diventata potente e pervasiva.

Per tutti voi, è la mente che dà colore al mondo. Se la mente è pura il mondo è piacevole, se è impura il mondo è pieno di pericoli. I saggi dell’India prescrissero una serie di esercizi e discipline in modo da purificare la mente affinché potesse allontanarsi dai sensi e orientarsi verso buddhi, l’intelletto. Questi esercizi e discipline sono inclusi nella ‘via della meditazione’.

Secondo numerosi sostenitori, la meditazione è un processo di alcuni minuti in cui si cerca di assumere una certa posizione, di controllare la respirazione, di fissare l’attenzione su un’immagine o un ideale, escludendo tutto il resto. Durante la meditazione la gente si esalta, si eleva e sperimenta gioia e pace, ma non appena termina, ricade nella normale routine fatta di scandali, separazioni, invidie e paure. Perciò la meditazione è diventata una moda, un passatempo o un’abitudine, una droga o un tonico, invece di essere il vero nutrimento dello spirito.

La meditazione non deve essere praticata e interrotta a determinate ore del giorno, deve essere una disciplina continua che colma la personalità umana di divina dolcezza. La mente deve essere priva di amarezza e satura del nettare dell’amore universale. Quell’amore vi deve rivelare che Jiva è Deva, che l’individuo è Dio che ha assunto quell’abito. Anche voi non siete questa veste temporanea che avete indossato, ma la Divinità eterna, incorporea.

I limiti del tempo e dello spazio che vi fanno affermare di essere nati in un anno particolare e che il vostro luogo di nascita è un certo punto sulla carta geografica del mondo, sono soltanto fatti artificiali, temporanei e secondari, niente affatto fondamentali.

I desideri che la mente tesse senza sosta non termineranno mai; sono come numeri che si sommano all’infinito, e ad ogni somma l’onere totale aumenta. Se siete preda delle spire di Kāma (desiderio) non potrete certo giungere a Rāma (Dio)!

Lo studio dei testi sacri, il consiglio dei saggi, la compagnia degli illuminati rimangono sterili se non li tramutate in consapevolezza e beatitudine. Versate la vostra mente nello stampo di Dio, della Sua Gloria, Maestà e Bellezza. La sostanza mentale diverrà così uno strumento di liberazione, invece di essere una catena che vi lega.

Quando venite da Me gravati da bisogni, desideri materiali e preghiere per ottenere grazie, correte il rischio di perdere la fiducia e l’equilibrio, poiché la vostra fede è fragile. Sviluppate quell’amore che non chiede nulla in cambio e, su quella base, edificate la vostra fede. In tal modo vi salverete dalla dualità dell’esultanza e della disperazione.

Il sentiero dell’amore non conosce alti e bassi, è ben livellato e uniforme, dritto e sicuro e vi conduce al trono del Re dei re, che è insediato nel vostro cuore. Nulla potrà ritardare il vostro viaggio o trovare ostacoli per bloccarvi.

I desideri? Qual è la loro natura? Se il gatto uccide il vostro pappagallo v’infuriate, ma se uccide un topo, siete contenti. Nonostante il comportamento del gatto sia il medesimo, in un caso provate avversione, nell’altro sentite simpatia, secondo i vostri attaccamenti. I desideri sono determinati dai pregiudizi personali e dalle fantasie. Una volta appagati, perdono l’attrattiva e spesso sono soltanto stimoli momentanei che pretendono di essere soddisfatti subito. Dopo un ricco pasto, il cibo perde d’interesse ne non è addirittura nauseante. Una volta sazi, quello che si è desiderato diventa poi disgustante!

Ci sono due atteggiamenti mentali: separativo e unitario. Presi dall’idea di essere una ‘comunità separata’, vi attaccate ad alcuni considerandoli amici, mentre vi tenete alla larga da altri. Quest’attitudine non potrà conquistare la Grazia dell’Uno. Solo chi vede l’unità ottiene la Grazia dell’Uno, e una scintilla di quella Grazia distrugge, nella conflagrazione che causa, la fama e il biasimo, la gioia e il dolore che il mondo accumula nella vostra mente.

Non preoccupatevi delle piccolezze e delle tribolazioni temporanee, non ingigantite i fastidi che vi causano, sopportatele con coraggio e con un sorriso. Puntate alla meta più alta, cacciate la tigre reale, non la misera volpe! Anche se non riuscite ad abbattere la tigre, c’è una certa dignità nell’essere sconfitti, ma nel caso della volpe, che gloria c’è se alla fine portate a casa il suo cadavere?

Perché preoccuparsi tanto del corpo, del suo stato di salute, dei possedimenti materiali? Preoccupatevi invece di acquisire, come vostro sostegno, l’Incarnazione della Verità. Siate ansiosi di ottenere lo stato d’immortalità! Lottate per raggiungere la verità eterna, anche se la vittoria può sembrare distante e difficile. Per realizzare quella verità troverete l’opportunità e l’incentivo ovunque. L’accesso a quella gloria è disponibile ovunque: aprite gli occhi e siate testimoni della Sua compassione, maestà e bellezza che si manifestano davanti a voi.

Anche se vi sedete a meditare per tre ore, non riuscite a concentrarvi su questi attributi di Dio neanche per tre secondi! La schiena comincia a farvi male, le gambe vi dolgono, in un’ora cambiate posizione almeno una dozzina di volte! Ma dinanzi a voi, sopra la testa e sotto i piedi, l’operato dell’Onnipotente vi sollecita ad adorare la Sua infinita abilità artistica.

Perché passate così tanto tempo nel tentativo di controllare la mente? Praticate un’altra disciplina, quella di vedere il Divino tutt’attorno a voi. Abbiate fede nel fatto che il medesimo che anima voi è lo stesso Sé che attiva ogni altro essere, lo fa vivere e amare, soffrire e gioire.

La meditazione non è una società a responsabilità limitata, non ci devono essere limiti nella sua pratica. La meditazione è una disciplina a tempo pieno, perciò impegnatevi totalmente ed otterrete ottimi risultati; in tal modo diverrete consapevoli di essere il tempio di Dio, che il vostro corpo è consacrato al servizio, che le azioni sono i frutti, i pensieri sono i fiori, le parole sono la musica con cui in ogni momento rendete culto al Divino; offrite voi stessi con il cuore colmo di fede, così chiunque vi si presenti risplenderà davanti a voi come Dio stesso.

Tutti i discorsi sociali, culturali, spirituali e morali sono solo sfaccettature di questa visione. Il servizio sociale e il senso di appartenenza alla società non sono altro che l’espressione della Divinità presente in tutti i membri della comunità umana. Cos’è la ‘cultura’ se non la ‘coltivazione’ della mente per ottenere questo raccolto? Quando sboccia, lo spirito trova affinità ovunque, e per quanto riguarda la moralità, la sua espressione più elevata è la verità, e la verità è unità!

Quando parlate con la lingua, vedete con gli occhi o progettate con la mente, chi è colui che parla, vede, giudica e decide? È l’intelligenza dell’Uno, quell’Uno che, come la corrente elettrica, opera attraverso gli uomini e la materia: Dio. Quando siete immersi nel canto dei bhajan, notate come l’Uno vi anima! La lingua pronuncia le parole nel tono corretto, le mani battono il tempo, lento o veloce, la testa si muove all’unisono con i sentimenti che le parole esprimono, la mente sprizza gioia per la bellezza delle immagini che il canto evoca. Allo stesso modo, una danzatrice esprime melodia e armonia attraverso ogni gesto e movimento del corpo.

Ma tutte le attività traggono origine da una sorgente comune: Dio, che risiede come Presidente nel cuore. Se Dio è ignorato, trascurato o negato, non ci sarà alcuna gioia per voi né riuscirete a trasmetterla agli altri.

Voi siete tamasici (ottusi, pigni) o rajasici (passionali, fanatici), ma non siete sattvici (puri, equilibrati, sereni). Dio è tutto, Egli è tutte le forme, tutti i nomi sono Suoi. Non esiste luogo dove Egli non sia, né momento in cui non sia; persino la parola ‘devil’ (diavolo) contiene la sillaba ‘dev’ (Divino) per indicarne l’affinità. Il tuono è il messaggio di Dio, la pioggia è la Sua grazia.

Non lasciate passare neanche un secondo senza essere consapevoli di Dio, non permettete che un evento trascorra senza rammentarvi che Egli ne è l’artefice. Nella stanza che avete riservato all’adorazione del Signore c’è un’immagine davanti alla quale accendete una lampada ad olio, quindi affermate: “Ho acceso la lampada”; ma siete veramente voi ad averlo fatto? Chi ha dato all’olio, allo stoppino e alla lampada la particolare proprietà di produrre una fiamma? Chi vi ha spronato a venerare l’immagine con quella forma? Chi ha deposto la lampada, l’ha accesa e si è inchinato davanti all’immagine? Tutto è Dio, Dio, Dio! Per l’uomo che sa e intuisce non c’è nessun altro, nient’altro!

Questa mattina ho chiamato qualcuno per un colloquio privato per dargli l’opportunità di parlare con Me, il quale mi ha chiesto: “Baba, il mondo sta dimenticando velocemente la potenza del Nome di Dio. La gente non lo ripete e non si sostiene con la sua dolcezza e santità. Benedicimi e benedici un progetto che ho in mente per rendere le persone consapevoli del prezioso tesoro che stanno perdendo. Propongo di stampare dei manifesti con colori brillanti con il nome di ‘Rama’ e di attaccarli su tutti i muri disponibili, sui pilastri e nei punti di passaggio, in modo che gli occhi possano ammonire e risvegliare la mente dell’uomo”.

Ho osservato che questi poster verrebbero subito occultati da annunci licenziosi e da pubblicità scandalose da parte dei produttori cinematografici e che poi avrebbero lasciato il posto a scarabocchi pieni d’odio; perciò non vale la pena d’imbarcarsi in un simile progetto, gli dissi. Pertanto l’ho consigliato d’incollare i manifesti alle pareti del suo cuore: “Riforma te stesso, vivi nella consapevolezza di Rama e del Suo messaggio di Dharma, che Egli personificò in tutta la Sua carriera terrena. Una pubblicità e un incitamento del genere sono più che sufficienti, ed è il meglio che tu possa fare per promuovere la fedeltà al Nome. In tal modo la gente comprenderà che il Nome ti ha trasformato e ti ha reso più gioioso e più sereno e si domanderà come abbia potuto verificarsi. Poi comprendendone la ragione, tutti cominceranno a riverire il Nome, come fai tu.”

Non lasciatevi condizionare da simboli di pietra o di metallo; elevatevi agli stadi superiori di realizzazione, non invischiatevi in rituali e cerimoniali.

L’ego gioca ogni tipo di scherzo pur di procurarsi piaceri empi. Durante la costruzione del ponte, che serviva a far passare l’esercito per portarlo a Lanka (Ceylon), Hanuman lanciò un masso sulle onde impetuose del mare per continuare la costruzione del ponte, ed esso rimase a galla! Rama ne gettò un altro, ma il Suo affondò! Naturalmente l’ego di Hanuman fu solleticato ed egli rise con un atteggiamento di scherno; in quello stesso istante il suo masso s’inabissò, mentre quello che aveva gettato Rama riaffiorò dal fondo del mare e galleggiò! Così l’ego di Hanuman si sgonfiò e finì in una bolla. Quello era il motivo per cui Rama aveva voluto far affondare il Suo masso.

Abbiate l’anelito di colmare il vostro cuore di Lui, non di ‘voi’. Il vostro fervore deve essere tanto ‘ardente’ da essere definito Tapas (calore). Diventate ferventi ‘calorosi’ perché per ora il vostro anelito è soltanto ‘tiepido’ e superficiale. Esaminate voi stessi e chiedetevi se avete colmato i vostri cuori di Lui. Misurate le altezze da voi raggiunte con il metro della virtù, della serenità, della forza d’animo e dell’equanimità. Voi siete facili prede della lussuria, della rabbia, della cattiveria, dell’invidia e di tutte le altre qualità malvagie, poiché i sentimenti del vostro cuore sono inquinati dalle nocive esalazioni del vostro ego.

La conoscenza che ottenete attraverso la mente con l’ausilio dei sensi è sempre incompleta e incoerente, mentre la conoscenza acquisita mediante buddhi, l’intelletto illuminato dal divino Sé, è pienamente liberatoria e rivela la verità. La prima è detta Manojnana, la seconda Atmajnana. La prima vi trasmette l’informazione che voi siete distinti dagli altri, che Dio risiede sul Kailash, a Tirupati, a Kashi o a Prashanti Nilayam e che Dio del Kailash è differente da quello di Kashi o di Prashanti Nilayam; ma i nomi, le forme, i templi servono soltanto durante la fase preliminare ‘dell’asilo’. Affinché il bambino apprenda più velocemente le lettere dell’alfabeto, voi gli mostrate l’immagine di un oggetto mentre ne pronunciate il nome. Una volta che ha imparato le lettere, l’immagine non serve più.

Kshara (il temporaneo) può essere abbandonato quando si realizza Akshara (il permanente): l’immagine è solo una stampella. Il temporaneo è unicamente una raffigurazione della verità che esso riflette. Kshara potrà essere cancellato dalla lavagna quando Akshara sarà fissato nella mente.

Una volta sperimentata la presenza di Dio, la struttura di mattoni e cemento dove si crede che Dio risieda, potrà essere cancellata dalla lavagna della vostra mente.

Se nella vostra casa cambiate l’ubicazione della stanza delle preghiere, non significa che anche Dio si sarà spostato da una stanza all’altra, che non è più dov’era prima e che ora è in un luogo nuovo; non è un mobile che potete spostare di qui e di là. In realtà, Dio è qui e là, è dentro e fuori, è in alto, in basso e attorno, è ovunque!

Accogliete nel vostro cuore tutte le forme di Dio; non escludetene alcune ed accettatene altre. Tollerate chi lo adora con una forma diversa, con un nome differente e lo glorifica in un’altra lingua.

Una volta, in un piccolo villaggio ci fu un violento temporale. Un monaco solitario fu colto di sorpresa e corse a cercare un riparo per proteggersi dalla pioggia battente e dal vento freddo. Trovò un piccolo spazio asciutto sotto la veranda rialzata di una casa i cui proprietari stavano dormendo al suo interno. Essendo uno Yogi senza alcuna zavorra nella mente, si addormentò subito e s’immerse in sé stesso. Poco dopo, un altro uomo desolato e in cerca di riparo scorse la veranda e vi si rifugiò. Lo Yogi si svegliò e vedendo che aveva bisogno di un po’ di spazio, si mise a sedere e disse: “C’è spazio per due, accomodati resteremo seduti qui per tutta la notte”. Dopo pochi minuti arrivò un altro uomo disperato che voleva ripararsi. I due che erano seduti concordarono che se fossero rimasti in piedi c’era posto per tre, e così decisero di stare in piedi sino all’alba.

Questo è lo spirito di tolleranza che deve essere coltivato dai figli di Dio verso i fratelli in difficoltà. Dio è amore, perciò voi dovete diventare amore per fondervi in Lui. Egli è bellezza, quindi siate bellezza, senza tracce di bruttezza, così potrete essere uno con Lui; Egli è compassione, dunque siate compassionevoli. L’acqua si miscela bene con l’acqua, non con l’olio; l’olio si miscela solo con l’olio.

Dio è dolcezza, le Sue parole sono dolci, la Sua visione è dolce, è più dolce della dolcezza stessa, ma se la vostra lingua è colpita dalla malattia, Egli sembrerà amaro. Curate la malattia coltivando amore verso tutti. Non c’è bisogno di cercare rifugio in una foresta o nella solitudine, voi non potete abbandonare ogni attività; dovete percorrere la strada per cui siete portati, non potete condurre una vita di rinuncia sull’impulso del momento, perché questo richiede molti anni di preparazione.

Una volta un monaco vide Arjuna camminare nella foresta in modo fiacco e svogliato, mentre cercava qualcosa. Il monaco gliene chiese il motivo e Arjuna rispose: “Sto cercando tuberi e radici commestibili poiché mio fratello sarà invitato certamente a fare una partita a dadi non appena questo esilio avrà termine; dato che scommetterà sicuramente su di noi e ancora una volta perderà, noi saremo destinati ad un altro lungo esilio nella foresta, così è meglio abituarsi a uno scarso e misero cibo sattvico fin d’ora.” Il monaco gli rispose: “Ma tu sei uno Kshatriya, un guerriero, nato e cresciuto per fare la guerra contro il male e la perversione, come puoi gettare via tutta questa inclinazione all’impegno? Perché vuoi mendicare per poi scoprire che la tua vera essenza è Dio? È Dio che ti fa muovere, ti ammonisce e ti governa! Un solo minuto d’introspezione ti convincerà di questa verità. Sappi che tu sei soltanto uno strumento, quindi a cosa devi prepararti? Tutto è la Sua volontà, il Suo piano!”

Satatam yoginah
Sempre immerso nell’unione con Dio

Siate calmi, sereni, imperturbabili, non lasciatevi turbare dalla buona o dalla cattiva sorte poiché siete burattini che si muovono e si contorcono secondo come Egli tira i fili!

Abbiate buone maniere e un modo di parlare gradevole, non fate del male agli altri, non insultateli, e non lasciatevi influenzare se qualcuno compie azioni ostili contro di voi o fa critiche avverse. Siate felici perché per tutti e per tutto è voluto così da Dio: è il Suo gioco, il Suo divertimento!

Siate pieni di zelo nel consolare e nell’incoraggiare e siate sempre entusiasti nell’aiutare il prossimo. Cogliete ogni opportunità di espandervi attraverso la solidarietà, di ampliare l’orizzonte del vostro amore con la comprensione e la preghiera.

Non tenete gli altri a distanza asserendo che il vostro Dio è differente o è opposto al loro. Non è mai così! Paramatma, il Nome di Dio, non significa un Dio estraneo, ma il Dio Supremo. Chi può garantirvi che l’immagine che ora adorate come Rama o Krishna sia corretta? Il poeta descrive e il pittore raffigura, ma entrambi fanno affidamento sulla loro immaginazione più che su una visione realmente autentica.

Un giorno un giovane pastore ascoltò il discorso di un bramino in cui descriveva Dio come un Essere di colore blu scuro in forma umana che cavalcava un’aquila bianca. Il ragazzo pregò per molti giorni incessantemente, rinunciando a mangiare e a bere, affinché Dio scendesse dove lui stava pascolando il gregge e accettasse di condividere la sua farinata di cereali.

Al decimo giorno, il ragazzo era disperato e minacciava di togliersi la vita, allora Dio si presentò davanti a lui nella forma di un vecchio e chiese di condividere il suo cibo. Il vecchio dichiarò di essere Dio, ma il pastorello non accettò le sue credenziali poiché non vedeva la carnagione blu né l’aquila bianca! Pertanto si rifiutò di offrirgli il cibo a meno che il bramino non garantisse che quel vecchio fosse veramente Dio.

Il bramino fu portato sul posto in gran fretta, ma che cosa poteva dichiarare? Egli aveva esposto gli argomenti tratti solo dai libri scritti da persone ugualmente cieche e da immagini dipinte da pittori altrettanto fantasiosi! Chi può mettere limiti alla libertà di Dio di assumere qualsiasi forma gli piaccia o qualsiasi forma amata dal devoto? Per il pastorello, Dio era vero, pieno di vita e molto vicino; per il bramino che esponeva i testi, Dio rimaneva un mistero, una possibilità remota, un’immagine avvolta dalla fantasia.

Siate convinti del fatto che Dio può apparire in qualsiasi forma, quindi tutte le forme sono Sue. Non rifiutate di riconoscere la Divinità nella forma a voi sgradita o inaspettata. Egli può apparire come una volpe, un cane, un mendicante, in qualsiasi forma. Quando invocate Dio, qualunque forma vi appaia, trattatela come Dio stesso.

Thotapuri insegnò a Ramakrishna che la Divina Madre Kali era Vishvasvarupini, ovvero la Forma Universale onnicomprensiva dell’energia che pervade il cosmo e non la statua a otto braccia collocata nel tempio di Dhakshineshvar; era la forma che gli appariva fra le sopracciglia quando cercava d’immergersi in sé stesso e scoprire l’unità che è alla base di tutte le molteplici manifestazioni. Gli insegnò che la Divina Madre era Uno senza secondo, senza nome, senza forma, corpo, sesso o età, al di là del tempo, dello spazio e della relazione di causa-effetto; era tutte le forme e quindi senza alcuna forma; era tutti gli attributi e quindi al di là degli stessi; era saguna come pure nirguna e l’aspetto nirguna era la base su cui il saguna era concepito.

Noi dividiamo l’Uno in due e giochiamo la partita della dualità supponendo che una metà sia colui che dà e l’altra metà sia colui che riceve, una metà sia il ‘Vedente’ e l’altra metà sia il ‘Visto’, una sia il Soggetto e l’altra sia l’Oggetto.

Noi affermiamo ‘Sarvam Brahma Mayam’ – ‘Tutto è Brahman’, come se ci fosse un Tutto che va identificato con un’altra cosa di nome Brahman. Sarvam e Brahman sono Uno, non due! Ecco perché noi parliamo di Advaita, nonostante l’apparenza del due.

Nello stato di sonno profondo voi siete uno con voi stessi, sebbene in quel momento non abbiate Cit, Consapevolezza, né Ananda, Beatitudine; realizzare che voi non siete due ma Uno vi conferirà sia la Consapevolezza sia la Beatitudine.

Per acquisire questa consapevolezza non duale, l’amore è la sola via. Prema, il puro amore, significa seva, servizio, il quale significa disciplina, che a sua volta vuol dire espansione, sviluppo di sé: ovvero riuscire a raggiungere l’orizzonte dell’essere e del divenire fino a che tutto sia ‘Io’.

Praticando la disciplina, il puro amore deve espandersi in ogni istante, e ogni vostra parola, azione e pensiero devono addolcirsi. Dopo la meditazione, siate più colmi d’amore; al termine dei bhajan, abbiate una maggiore carica di amore! Ritornate dalla processione cantata del Nagarasankirtan con la convinzione ancor più salda che tutto trabocca della medesima Divinità che è alla base di ogni vostra attività. Invece vedo che queste discipline sono diventate semplici procedure di routine, una sorta di tabella di marcia, una presenza che va segnata nei registri e nei rapporti. L’emozione, la gioia e l’entusiasmo sono assenti e il vostro canto comincia come un lamento, privo di forza e di gioia.

Il canto ‘Oh Bhagavan’ è molto lento e fioco per dare inizio ai Bhajan, e voi non ci mettete neanche un po’ di spirito, quindi suona piatto e scialbo all’orecchio. Da oggi non cantatelo più, iniziate la sessione dei bhajan con un canto brioso dedicato a Ganesha. Al mattino, al pomeriggio e in ogni altra occasione, cantate il bhajanJai Jagadisha Hare’ quando viene offerta l’Arati; non cantate più il Pavana Purusha, un canto in lingua Kannada che è stato storpiato e ha perso di significato e attrattiva a causa delle innumerevoli revisioni e correzioni fatte nelle lingue delle diverse regioni.

Se cantate senza l’emozione dell’estasi, Io non ne provo alcuna gioia e neppure l’”Io” che risiede in ognuno di voi. I bhajan devono diffondere un sentimento di benevolenza, amore ed estasi, devono ripulire l’atmosfera inquinata, ed invitare tutti a condividere la gioia e la pace.

Il Nagarasankirtan deve ispirare e irradiare devozione e amore. Da niente altro ricavo beatitudine quanto dai bhajan, ed è la ragione per cui attribuisco grande importanza a queste pratiche. Siate sinceri, sentite nel cuore quello che cantate con la voce. Il motivo musicale si esprimerà attraverso il raga, la melodia di fondo e il tala, il ritmo, perciò non preoccupatevi che siano appropriati; se Rama v’incita a cantare, raga e tala non potranno essere sbagliati. Rama è la penna, Rama è il pensiero, Rama è la parola, Rama è lo stile, Rama è la composizione. Come può l’errore insinuarsi?

Colmate ogni momento di energia, entusiasmo e impegno; i poemi epici v’insegnano in che modo avere successo. Il Mahabharata racconta che quando tutti gli altri Kaurava erano morti, Duryodhana, il maggiore di loro, fu sfidato da Bhima in duello; quando alla fine cadde a terra, Bhima gli calpestò la testa per aggiungere beffa al danno. L’orgoglio di Duryodhana ne rimase ferito, uno kshatriya come lui non poteva tollerare un insulto simile e, persino mentre stava morendo, ribatté: “Non esultare pensando di aver fatto un grande atto d’eroismo nel calpestarmi la testa! Fra pochi istanti lo faranno anche gli avvoltoi e i cani; non occorre un eroe per mettere i piedi su di un moribondo! Tu però non hai osato farlo quando ero in grado di renderti il colpo, oh codardo!”

Una simile consapevolezza delle proprie potenzialità e una rapida risposta a tutti gli eventi deve essere presente anche in voi. L’eroismo uscì dalle labbra di Duryodhana anche mentre stava morendo!

Oggi è il primo giorno del mese di Shravan, è il mese in cui gli studi vedici sono considerati più fruttuosi, perché i Veda sono gli Shruti e vengono tramandati all’uomo tramite Shravan, che è il primo stadio del progresso spirituale; perciò oggi è un giorno favorevole per iniziare lo studio della spiritualità e la sua messa in pratica. Fondamentalmente, Shravan conduce ad Atmanivedanam, la completa resa del sé individuale al Sé Universale. Vi benedico affinché possiate raggiungere questo traguardo.

Sri Sathya  Sai Baba  (1926-2011)
Prashanti Nilayam, 23 Luglio 1971
da “Raggi di Beatitudine Divina”
Discorsi 1971-1972 Volume 11