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650. Sulle Religioni in Sintesi – Unità delle Religioni

Domenica 31 Gennaio 2016 00:00 Rosario Castello
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Presentiamo, di seguito, l’Introduzione dello Studio 6Sulle Religioni in Sintesi – Unità delle Religioni” scaricabile (Pdf) gratuitamente dal sito www.centroparadesha.

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Introduzione

Il presente Lavoro, denominato “Studio” 6, vuole essere una sollecitazione per quanti avviati ormai a percorrere una accettata Sadhana. Una vera Sadhana non è un pensiero romantico da coltivare né una bella “fioriera”, da mostrare sul balcone più esposto ai passanti. La Sadhana è un campo d’azione, è una disciplina che deve essere seguita con ardore e perseveranza,  per i migliori sforzi indirizzati all’ottenimento di un autentico sviluppo evolutivo, per un’avanzata vigorosa sulla “Via” di reintegrazione degli esseri.
Chi segue una sadhana? Un sadhaka naturalmente. E chi è un sadhaka veramente sincero? È colui che si è fatto, in cuor suo, discepolo per un’ascesi, ovvero uno sforzo spirituale al quale sottoporsi per condurre stesso al Divino.

Ogni autentico sadhaka-discepolo dovrebbe, ogni giorno, vivere nello stato d’animo-coscienza del seguente versetto:

“Dall’irreale conducimi al Reale,
dalle tenebre conducimi alla Luce,
dalla morte conducimi all’Immortalità”.
Brhadanyaka Upanisad:
I–III, 27


La cultura dominante dell’umanità attuale (identificata esclusivamente nel mondo dell’apparenza, ipnotizzata dalla “Filosofia del divenire” ignorando l’“Essere”) è immersa completamente nel Kaliyuga (l’età del ferro, cioè l’età dell’oscurità intellettuale e spirituale) rigettando, con i pensieri, con le parole e con le azioni, ogni elevato “Principio” a cui riferirsi.

La maggior parte degli enti planetari non usufruiscono di dharmabala, cioè di quella forza che proviene dal dharma: la vigoria intellettuale data dalla Rettitudine.
Vivendo nel declino del dharma (dharmaglani), si rende inevitabile il graduale oscuramento della consapevolezza dell’Ordine cosmico, con la consequenziale degenerazione della capacità di conformarsi al dharma (alla Legge Divina universale – Rettitudine naturale – ).
Nell’oscurità coscienziale si perde la conoscenza del dharma non comprendendo più la necessità, ed il gran bene che se ne può derivare, dell’applicazione dell’Equilibrio, dell’Armonia e della Commensura.
Tutto ciò che si riferisce ad una condotta empirica conforme al dharma (ai principi etici, religiosi, filosofici), sembra evaporato e tutti inseguono la follia di un mondo in preda ai demoni (agli asura) che influenzano, che possiedono occultamente gli enti planetari, manipolando i loro “ego” (tengono sotto influenza i loro “ahamkara”, gli “ego”, gli “io-mio”), mediante l’orgoglio, la vanità, il narcisismo, la gelosia, l’invidia, la cupidigia, la brama di potere, il sentimento appropriativo, l’illusione di doti spirituali (mediante “sensazioni” indefinibili a livello fisico, sottile, emotivo-mentale, ecc.).
In questo mondo nessuno segue più il sentiero del dharma (dharmamarga), la via della Rettitudine e dell’osservanza dei Doveri, tutti pretendono Diritti, anche quando non gli spettano. Cadono in tale breccia anche coloro che pretendono di stare effettuando un percorso spirituale, attraverso un sentiero religioso.
Vivere il dharma è un modo di “essere”, un vivere avendo una visione interiore del Dovere-Rettitudine dove sono contemplate naturalmente, come consuetudine, delle virtù.
Il dharma espresso manifesta Giustizia e Pace, colonne portanti per un’Armonia-Equilibrio della Manifestazione.

Il dharma è “ciò che tiene unito”, “ciò che sostiene”, quella Legge Divina universale che è la Norma trascendente.
Non si può ignorare il Fondamento dell’Ordine cosmico che è in grado di risolvere tutti gli apparenti squilibri e disordini (nel micro e nel macrocosmico).
In mancanza di una via di Conoscenza (Vidya, Sanatanavidya, la “Conoscenza Perenne”, “Philophia Perennis”), che in pochissimi sono in grado di percorrere veramente, esistono ancora le Religioni mediante le quali potersi conformare al “Principio” secondo la propria posizione coscienziale: fondamentale, però, è vivere la religiosità con un profondo senso di unità di tutte le cose (senso di unità nella religione scelta e sentimento di unità delle religioni): tutte dovrebbero essere viste come facenti riferimento ad un solo unico “Principio”.

Chi sente l’incalzante prossimità del risveglio, o si è risvegliato, in tale epoca dovrebbe ergersi coraggiosamente a difensore del sanatanadharma, la Dottrina della Tradizione Primordiale.


“(Il Principio Supremo) Ciò che non ha origine non ha principio; era prima che fosse ogni e qualunque cosa; nulla lo precede. Per questa stessa ragione non ha principio. Si espande come vuole, progredisce con la diversità che crede e, con la Sua Pienezza, riempie anche l’Universo. La conoscenza di questo Principio Supremo ha nome Vidya, Conoscenza, Sapienza, Saggezza, Consapevolezza”.

Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)

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Sommario dello Studio 6
Introduzione                                                                    
L’Umanità è divisa (per mancanza di cultura dell’unità)
Per cominciare                                                                 
Induismo
Buddhismo
Sikhismo
Confucianesimo
Taoismo
Ebraismo
Cristianesimo
Islamismo
Unità delle Religioni
Appendice
Conclusione per cominciare
Consigliati

Rosario Castello
tratto da Studio 6
Sulle Religioni in Sintesi – Unità delle Religioni

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“L’ora presente è grave: non è un’espressione retorica, questa. Chi conosce come realmente stiano le cose, sa che quei pochi che hanno una qualunque responsabilità interiore non dovrebbero ormai perdere più un minuto di tempo, non dovrebbero più rimandare di un attimo la loro decisione per quei superamenti che in segreto essi veramente conoscono di quale natura debbano essere. Si è alla vigilia di eventi che possono essere gravemente distruttivi per l’uomo o preludere a una rinascita nel segno dello Spirito”.

Massimo Scaligero
da Iniziazione e Tradizione

 

La società umana ha un grande problema: ha perso di vista l’unità del tutto. L’essere umano deve riconquistare la visione dell’unità del tutto.
La specializzazione e la frammentazione del sapere ha fatto smarrire “qualcosa” di spirituale molto importante: la visione spirituale dell’unità del tutto. Il velo materialista calato sulla società di oggi è responsabile dei molti disastri nel mondo.
Sono riusciti a costruire una società malata e cercano di far adeguare l’individuo alla società malata anziché curarla. Anzi, per non farla guarire hanno sottratto, a più non posso, ogni possibilità di risposte spirituali.
L’individuo è lasciato solo e in balia dei suoi tanti malesseri esistenziali, con la porta aperta alla follia epocale.
Per il “potere nascosto” la normalizzazione dell’individuo significa sottrargli la sua vera spirituale natura individuale per renderlo un membro consenziente-addomesticato alle volontà del potere.
Risvegliarsi e cambiare le cose è ancora possibile.

Se “Dio è amore” come sostengono tutte le Religioni allora queste non possono combattersi le une contro le altre: è un non-senso.
Ama il prossimo tuo come te stesso” è la chiave con la quale i fedeli di ogni Religione possono realizzare concretamente l’Unità di tutte le Religioni.
Se ciò accadesse veramente significherebbe aver dato  l’avvio, sul piano del Principio, ad una “Religione Unica Universale” basata sull’amore di cui è privata la società moderna. Il funzionamento delle istituzioni, della politica, dei governi non è basato sull’amore: per questo siamo arrivati all’attuale crisi economica-esistenziale mondiale, una crisi pericolosissima per l’alba di un futuro luminoso possibile.

Ogni individuo nella società eventuale risvegliatasi all’amore dovrebbe ispirarsi alla saggezza, alla comprensione, alla gentilezza, alla tolleranza, alla pace, alla giustizia, all’amore.

La differenza tra le Religioni è solo apparente, differiscono nello strumento (preghiera, mantra, contemplazione, meditazione, esercizi spirituali – posture-concentrazione-respiro-preghiera –) proposto per “unire l’uomo a Dio”.
A fare le guerre di Religione sono le interpretazioni di “ciò che deve essere l’unione con Dio” e la “strada da percorrere”. Le interpretazioni vanno sempre in una direzione diversa da quella indicata dall’iniziatore di un Insegnamento (Religione, in questo caso).

La “Religione Unica Universale” se proclamata non significherebbe l’annullamento delle caratteristiche, delle cerimonie e delle regole delle singole religioni che la costituirebbero, ma una vera “Unione di fedeli di Dio” pervasi d’amore e protesi alla concordia, perché tutti siano liberi di scegliere la via, gli strumenti e gli usi a sé più consoni.
Tutte le Religioni unite sotto questo spirito comune formerebbero davvero una Fratellanza Universale.

 

“A ognuno di voi abbiamo assegnato una via e un percorso, ma se Dio avesse voluto avrebbe fatto un’unica comunità e se non l’ha fatto è per mettervi alla prova in quel che vi ha dato. Fate a gara nelle cose buone, tutti ritornerete a Dio ed egli vi informerà su ciò di cui discordate”.

dal Corano
Sura Al-Ma’ida 5,48

 

Esiste una Verità Unica Immortale per tutti gli esseri viventi e per tutte le Religioni esistenti.

 

 Da leggere anche:
Studio 2: Sulla Vidya (pdf scaricabile gratuitamente);
Studio 6: Sulle Religioni in Sintesi - Unità delle Religioni (pdf scaricabile gratuitamente);
Articolo 662.: Vedanta e Buddhismo: qualche riflessione;
Articolo 639.: Il Cristianesimo Esoterico di Giancarlo Mazzasette