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651. Tradizione Arcaica dell’Iniziazione Teosofica di Romeo Bulletti

Giovedì 04 Febbraio 2016 00:00 Rosario Castello
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La Teosofia è la conoscenza della sapienza Antica, e la stessa parola la sta a significare.
Quando ci accingiamo a studiare tale Sapienza scopriamo che non è solo conoscenza ma è Scienza dei principi e quindi è soprattutto Saggezza arcaica.
Essa non è soltanto filosofia dell’origine e il fine dell’uomo e del Cosmo di cui fa parte, essa è soprattutto metodo sperimentale, è conoscenza profonda di noi stessi (gnosi), della natura e di Dio, è contatto reale e vivo con i mondi soprasensibili per l’attuazione di un’ascesi graduale.
Gli esponenti della Teosofia osservando regimi di vita ascetica, hanno esposto quanto è stato in loro potere e gli è stato consentito di esporre constatando con i loro propri occhi e sensi, che l’uomo non muore con la dissoluzione della carne, ma continua le sue infinite esperienze in altri mondi più sottili per ritornare quando è necessario sulla terra in altri corpi in diverse epoche storiche. È la legge della reincarnazione in cui si paga in base alla legge di Giustizia cosmica cooperando secondo la capacità della propria evoluzione e dei regni inferiori: minerale, vegetale, animale.
La Teosofia è quindi esperienza che fa risalire ai primi principi attraverso la pratica di numerosi ascesi, ognuna con caratteristiche diverse, ma con finalità convergenti verso l’Assoluto.
La tradizione primordiale è la Conoscenza integrale che doveva essere concessa all’uomo dell’Eden, e che Mosè, già istruito nella tradizione dagli Egiziani, in un certo qual modo indica simbolicamente nell’Albero della Vita, difeso dalla spada infuocata del Cherubino. Troviamo tracce di questa tradizione sia nei “Misteri Minori” sia in quelli maggiori del paganesimo e in quelli della Chiesa Cristiana dei primi secoli, nell’Islamismo, nel Vedanta, ecc.
Le religioni costituite sarebbero semplicemente una degradazione della vera tradizione, e per questo esse sono un aspetto popolare e esteriore, una volgarizzazione, una esteriorizzazione di una conoscenza esoterica o iniziatica, riservata per necessità a un gruppo incaricato di trasmettere agli uomini che nel corso dei tempi avrebbero dimenticato e in parte falsato.
Tuttavia in Teosofia, o meglio il Teosofo attraverso lo studio dei testi, della liturgia, dei dogmi ad uso popolare, si renderà conto che alle origini Gesù Cristo aveva dato ai suoi discepoli le Chiavi della Tradizione Arcaica e perciò dell’Ascesi fisica, mistica e iniziatica. egli parlò un linguaggio exoterico popolare e un linguaggio esoterico, eroico-iniziatico per quelli che erano pronti. Realtà confermata da una vasta letteratura e una trasmissione orale, le cui radici si affondano nella buona terra dei primi Padri del I, II, III, IV secolo, quando ancora viva e fresca era la fonte della tradizione apostolica con san Giovanni Evangelista, Giacomo, Pietro, Paolo, Giustino, Panteno, Clemente Alessandrino, Origene, San Basilio, il quale ultimo, Padre della Chiesa Greca, vissuto a stretto contatto coi Monaci iniziati di oriente, nell’anno 374 in Cesarea di Cappadocia, disse: “Noi riceviamo i dogmi che si sono trasmessi per diritto e quelli che ci sono venuti dagli Apostoli sotto il velo e sotto il mistero di una tradizione orale. Come potrebbe venir diffuso pubblicamente quel che ai non iniziati è vietato contemplare? …” (Trattato del Santo Spirito, XVII).
E Clemente in Stromata I, cap. XII, specifica: “Poiché la tradizione sacra non potrebbe essere cosa comune e pubblica, almeno se ci si rende conto della grandezza del suo insegnamento, è necessario nascondere ‘questa saggezza espressa nel mistero’, che il Figlio di dio ci ha insegnato”. Dopo aver ricordato che esisteva presso gli Ebrei degli insegnamenti orali, e dopo aver passato in rassegna la filosofia greca: “La Gnosi è un deposito pervenuto per trasmissione a pochissimi uomini: essa è la Saggezza – e fu comunicata oralmente ad alcuni Apostoli che l’avevano ricevuta dalla bocca stessa del Figlio di Dio“ (Stromata VI, 7).
Clemente fu sostituito dal suo discepolo Origene nell’anno 203, per continuare l’opera del Maestro. Origene, nella sua opera polemica Contra Celsum conferma l’esistenza di una dottrina segreta dentro la Chiesa Cristiana, divisa in sezione essoterica o esterna e sezione esoterica o interna. Nel V, 19 della sua opera, così si esprime: “Bisogna tenere in serbo il Reale Segreto per fare intendere la dottrina della discesa delle anime nei corpi (non voglio dire si badi, il passaggio da un corpo ad un altro) non può essere messa in mano alla gente comune. Basta rappresentare, nella forma di un racconto storico, ciò che è destinato ad offrire sotto il velo della storia , un senso segreto”.
L’esoterismo cristiano è nella sua essenza la messa in luce della Tradizione Arcaica, ed è sempre esistito da Cristo ad oggi, per quanto la Chiesa di Roma non abbia mai acconsentito a riconoscerlo.
L’exoterismo della religione ha la funzione di trasmettere esteriormente un complesso di verità, simboli e riti diventati incomprensibili e misteriosi agli stessi ecclesiastici che ne hanno perduto il significato, lungo la strada percorsa per ammaestrare le genti dall’intelletto addormentato. È compito della scienza sacra, della metafisica degli Iniziati, il tradurre il senso nascosto del simbolo, liberare il seme dalla gramigna e condurre l’uomo, oltre allo stato superiore della reintegrazione edenica, ovvero alla realizzazione di se stesso come Figlio di Dio, a conferma di quanto dissero le Scritture: “Siete Dei e Figli di Dio”.
La Teosofia è ferma nel distinguere esoterismo da esoterismo, e ritiene questi due aspetti della verità, complementari uno dell’altro. La grande via comune a chiunque è la religione exoterica; al gruppo più evoluto spetta il diritto di conoscere e realizzare ben altro, secondo la gerarchia dei valori spirituali.
Per giungere alla Conoscenza non tutti hanno le attitudini o le qualificazioni più idonee, ma l’uomo man mano che avanza ha bisogno della conoscenza pura offerta dall’esoterismo, perché oltre a dare la conoscenza pura, offre i mezzi, le tecniche più adatte per conoscere e salvarsi.
Quando parlo di mezzi per raggiungere la conoscenza pura, intendo riferirmi alla Via che dalla religione ci conduce verso una conoscenza nuova, veramente completa. La Via è il raggio che va dalla periferia al centro, dall’umano al divino. Sulla circonferenza vi possono essere innumerevoli raggi quanti sono i punti, ma sempre convergenti al centro. Tutti questi raggi sono altrettante vie o metodi esoterici adatti agli esseri piazzati nei differenti punti della circonferenza coerentemente con la diversità delle loro nature individuali. Per questo si trova scritto nella Bibbia e il Corano che le vie verso Dio sono numerose quanto le anime degli uomini. Però il centro, cioè la Verità, Dio, è uno solo come uno è lo scopo degli aspiranti della Verità.
L’iniziato se vuole partecipare alla vita spirituale dell’assoluto, deve accordare le sue corde con quelle dell’altissimo.
La risonanza ha le sue leggi tassative, e per realizzarla devono scomparire in certo qual modo gli attributi creaturali, onde lasciar sussistere soltanto quelli permanenti di Dio, con i quali l’uomo libero troverà la sua vera origine dell’essere. A tanto condurrà la catarsi o purificazione teosofica.
Il cerchio è grande, il centro è uno solo, e dal centro la Tradizione Arcaica è arrivata agli uomini e alle donne inclini e maturi per accoglierla attraverso numerosi raggi: Ram, Abraham, Mosè, Elia, Pitagora, Ermete Trismegisto, Platone, Origene e altri.
Poi vi sono le trasmissioni filtrate attraverso i più idonei dell’India, della Grecia, della Cina, della Palestina, dell’Italia.
Ora, malgrado si siano avuti parecchi intermediari e vie iniziatiche, si tratta in tutti i casi di adattamenti e di centri che risalgono la stessa fonte. Ciò è valido per le Sacre Scritture dei Veda, le Upanisad, la Bibbia, il Corpus Hermeicum, il Corano, ecc.
Le Sacre Scritture anno gli esegeti, cioè gli interpreti esterni e quelli interni. Vi sono i competenti per il solo aspetto exoterico che si affidano ai procedimenti linguistici, teologici, logici, letterali, ma vi sono altri competenti o esperti per decifrare il lato nascosto, i dottori esoterici. In Teosofia possiamo citare H.P.Blawatski, P. Sinnet, V. Olcott, Leadbeater, Besant, Judge, Krisnamurti, ecc. si tratta di due campi d’azione nettamente differenti tra i quali non dovrebbero esserci dei conflitti, ma cooperazione e integrazione. Nel cattolicesimo manca questa cooperazione. Negare l’altra faccia della religione, o combattere il messaggio degli iniziati che da secoli avvertono sulla necessità dell’esoterismo, è un dividere i fratelli cristiani, piuttosto che riunirli.
L’ultimo messia, il Cristo, non ha negato i principi fondamentali degli antichi Misteri grandi e piccoli, celebrati nei Templi dell’Alta Iniziazione, non ha tolto il valore alle purificazioni e alle spaventose prove che sperimentarono Orfeo, Socrate, Apuleio, Virgilio, Omero, Plutarco, e altri ancora, perché Gesù ha ripresentati gli analoghi Misteri Orfici, di Mithra, ecc., le medesime celebrazioni, le consimili esperienze dell’antico Egitto, ma secondo una tecnica nuova.
I tempi chiedono la cooperazione di tutti, e la Teosofia offre una via sicura, rapida, diretta, verso il superamento del proprio stato morale, psichico, spirituale e biologico.
È compito della Teosofia additare ai suoi aderenti l’itinerario per intraprendere il cammino della perfezione; itinerario che deve occuparsi dell’essere umano completo.
La Chiesa Cattolica senza smentirsi, se volesse, potrebbe iniziare nei tempi moderni la seconda parte della missione, quella di presentare l’altro volto del cristianesimo, il suo esoterismo. Se un tempo il grande Clemente Alessandrino affermò: “Io passo sotto silenzio certe cose, secondo una scelta premeditata, nel timore di scrivere ciò che ho evitato anche di dire … non vorrei dare … una spada a un bambino …”. (Stromata – I, 1, 14, 3).
Ebbene, oggi la Chiesa potrebbe rompere, sia pure cautamente, questo inutile e dannoso silenzio.
Gesù adottava ai suoi tempi il doppio linguaggio: un parlare in pubblico e un dialogare in privato, e diceva: “Non date ciò che è santo ai cani, e non gettate le vostre perle ai porci, perché non le calpestino coi piedi, e rivoltandosi, non vi sbranino” (Matteo, VII, 6).
In duemila anni molte cose sono cambiate, per cui non crediamo di essere tutti, indistintamente tutti, dei cani e dei porci.
“Per ogni cosa, dice l’Ecclesiaste (III, 1-7), c’è il suo momento e di ogni faccenda viene la sua ora sotto il cielo … tempo di tacere e tempo di parlare”. Oggi, a noi sembra, sia il momento di parlare, per lo meno secondo una cera misura.
Ma non è lontano il tempo in cui i teologi di avanguardia dovranno spiegare che la famosa formula “Io sono la Via, la Verità e la Vita”, va pronunciata positivamente come una affermazione di ciò che l’uomo è veramente, perché questo “io” è il vero Io, il di tutta l’umanità.
È indispensabile allontanare la nebbia per scoprire il Sentiero, quel Sentiero che è Vita Eterna. Prepariamoci in tempo utile, prima che l’Angelo della Morte venga a bussare alla nostra porta, sarebbe una grande sciagura non essere già diventati Figli dell’Altissimo, dotati di tutti i poteri dell’Adepto.
Il Potere Vivente della Teosofia deve diventare il potere attraverso il quale viviamo, in modo che il nostro corpo non sia un campo di piaceri ma il Tempio del Dio Vivente.

Romeo Bulletti
tratto da Conoscenza (Anno XXII – n° 1 Gennaio-Febbraio 1986)
Rassegna bimestrale dell’Accademia di Studi e Orientamenti Tradizionali