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744. Criminologia esoterica di Giulio Perrotta

Lunedì 20 Febbraio 2017 00:00 Rosario Castello
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La criminologia esoterica è la scienza che studia il fenomeno “crimine”, sotto tutti gli aspetti analitici: dal contesto storico e temporale (c.d. scena del crimine) all’autore dell’azione o dell’omissione (c.d. autore del crimine); dalle condizioni soggettive alle rappresentazioni oggettive del fatto; dai fattori ambientali a quelli situazionali; dal corpo del reato (inteso come cose sulle quali o mediante le quali il reato è stato commesso, comprese le cose che né costituiscono il prodotto, il profitto e il prezzo) al risultato dell’azione criminosa.
È una materia multidisciplinare che si occupa di valutare il fenomeno in esame sotto tutti gli aspetti tecnici del sapere umano: da quello sociale e antropologico a quello psicologico e pedagogico; da quello giuridico a quello economico; da quello scientifico a quello strettamente clinico; da quello investigativo a quello statistico.
Tutte espressioni di una stessa unitaria rappresentazione: il crimine, inteso come qualunque fatto avente rilevanza giuridica, sotto l’aspetto del diritto penale. Se allora la prospettiva è la seguente, quale potrebbe essere il legame che unisce la criminologia “classica” con lo studio delle scienze occulte?
Facciamo un passo indietro e riprendiamo il concetto di “fenomeno”: dal greco, [fainòmenon], cioè “ciò che è manifesto”, “ciò che può essere osservato”. Il termine “fenomeno” rappresenta la categoria generale che abbraccia tutti quegli eventi che possono essere osservati con l’ausilio dei 5 sensi o comunque percepibili con l’utilizzo di tecnologia umana.
Se ciò è vero, la criminologia, studiando qualunque “fenomeno” connesso al crimine (e quindi un fatto ritenuto penalmente rilevante), dovrebbe studiare anche tutti quegli eventi fenomenologici che rientrano nella sfera di conoscenza dell’uomo, compresi i c.d. “fenomeni paranormali”.
È un termine improprio quello che nel gergo comune si usa; invero, non esistono fenomeni “paranormali”, in quanto la realtà fenomenologica è identica per tutti gli esseri umani.
Dobbiamo imparare a pensare il concetto di “paranormale” come “non ancora conosciuto”; d’altronde, fino a pochi secoli fa, immaginare di curare le infezioni batteriche con la penicillina sarebbe stata un’eresia, una bestemmia a Dio, degna di essere punita con la pena capitale e il rogo, per uso di “magia”.
Dobbiamo imparare necessariamente ad utilizzare l’esatta terminologia. Non esiste per tanto il concetto di “paranormale”: esiste invece il concetto di “pregiudizio” e di “non ancora conosciuto”.
L’indagine criminologica sui fenomeni “paranormali” non può prescindere dai 7 principi cardine dello studio scientifico, ovvero: 1) la risposta corretta è solitamente quella più logica (c.d. principio logico o Rasoio di Occam); 2) il fenomeno osservato dev’essere riproducibile, secondo profili tecnici (c.d. principio scientifico); 3) il soggetto che osserva il fenomeno da indagare dev’essere scevro da patologie o condizioni psichiatriche, tali da compromettere il giudizio (c.d. principio socio-psicologico); 4) l’evento dev’essere frutto di una condotta precisa, logicamente collegata causalmente all’azione od omissione posta in essere (c.d. principio giuridico o condizionalistico o condicio sine qua non); 5) l’evento realizzato dev’essere frutto di un’azione od omissione da parte di un’entità “tangibile”, quindi una presenza che possieda un corpo fisico o che possa interagire con le forze fisiche e chimiche provocando uno spostamento (c.d. principio chimico-fisico o materialistico); 6) l’evento realizzato deve lasciare conseguenze rilevanti nel gruppo di appartenenza del soggetto passivo (c.d. principio antropologico); 7) il fenomeno realizzato dev’essere spiegato utilizzando il metodo analitico tipico dell’indagine investigativa (c.d. principio investigativo).
Prima di compiere dunque qualunque indagine investigativa, occorre confrontarsi con gli elementi che compongono l’analisi logica, magari utilizzando lo schema mentale ideato e ragionato dal filosofo Hegel: in esso, possiamo trovare molti passaggi utili nella comprensione dei fenomeni che legano l’individuo al pensiero e alla manifestazione fenomenica dello stesso.
In estrema sintesi, adoperando qualche accorgimento necessario per adattare i profili logici al tema in esame, occorre tener presente che: a) l’oggetto della logica, in quanto scienza dell’idea pura astratta, è l’insieme di “concetti” (intesi come espressione della realtà oggettivi e non pensieri soggettivi) e “categorie” (intese come funzioni mentali frutto di determinazioni del pensiero e della realtà); b) la causa della logica è lo studio del pensiero, distinto dalla “metafisica” inteso come studio dell’essere; c) la logica è distinta in 3 fasi, ovvero Tesi (cioè la logica dell’essere), AntiTesi (cioè la logica dell’essenza) e SinTesi (cioè la logica del concetto); d) dai concetti più poveri ed astratti si passerà all’uso della ragione e dei concetti più ricchi e concreti, quali la quantità, la qualità e la misura, fino a formare l’Idea, cioè l’insieme di categorie.
Potrebbe sembrare complesso: in realtà, ogni ragionamento deve passare sempre per il meccanismo della tesi, dell’antitesi e della sintesi.
Anche in campo investigativo, e ancora di più nella criminologia esoterica, questi passaggi sono obbligati:
a) nella fase tesi, ci poniamo il pensiero;
b) nella fase di antitesi, mediamo il pensiero, facendolo passare da una fase di astrattezza ad una fase di concretezza, provando a cercare elementi e prove che possano in qualche modo confutare o sconfessare il pensiero originario;
c) nella fase della sintesi, troviamo l’idea fatta concreata, frutto della mediazione tra la tesi e l’antitesi, tra il pensiero originario e il frutto della ricerca e analisi.
Un viaggio affascinante nei meandri del mistero, utilizzando però la lente scientifica!
È su questa base che si innestano tutta una serie di studi incentrati sulla ricerca della verità, lasciando da parte i personalismi e le visioni soggettive: il dato che conta è soltanto la prova scientifica e l’elemento oggettivo della ricerca.
Il “Manuale di Criminologia Esoterica” (Primiceri Editore, 2016) affronta lo studio analitico di 50 casi misterici, utilizzando questo orientamento: dal mondo ufologico a quello spiritico, passando alle indagini storiche legate alle figure più inquietanti del panorama culturale mondiale.
Dinanzi ad una scena del crimine con sfondo misterico, dobbiamo prima di tutto distinguere: a) i ruoli dei protagonisti principali e secondari, indagando la loro connessione sociale, le abitudini, i caratteri e le peculiarità; b) il tipo di scena; c) gli elementi insistenti nella scena e quelli esterni.
Dobbiamo imparare a distinguere, tra le varie situazioni, quali siano veramente legate all’utilizzo di mezzi idonei finalizzati alla pratica esoterica.
Se dobbiamo partire dal concetto che l’esoteria è scienza distinta dalle pratiche occulte moderne, il problema si risolve facilmente: basterà applicare le leggi scientifiche conosciute dall’uomo al momento del ritrovamento.
Discorso diverso nel caso in cui i soggetti agenti abbiano utilizzato metodologie occultistiche legate alla tradizione moderna. Qui nasce la necessità di conoscerle, studiarle e analizzarle, per poter comprendere meglio il fenomeno empirico, compresa l’ipotesi di apparizione spiritica (eventualmente o meno confermata) e di uso di mezzi “magici”.
Cosa fa quindi di un determinato atto delittuoso, un crimine di stampo occultistico o satanico? Il quesito non è di facile soluzione e sono molti gli elementi che entrano in gioco nell’analisi della “scena del crimine”, intesa come luogo in cui è avvenuto un crimine o un altro luogo in cui si possono trovare prove di un delitto già commesso o in esecuzione.
Partiamo dagli “elementi indiziari minori”, non fondanti della certezza di trovarci dinanzi ad un atto satanico. La matrice pseudo-religiosa, la presenza di simboli ed oggetti legati alla simbologia satanica (come pentacoli, croci rovesciate e simboli numeri tipo 666), la crudeltà e la bizzarria nell’esecuzione del piano criminoso (mutilazione, ingestione di interiora e sangue, utilizzo di escrementi e urina) e l’abbandono della carne ai piaceri sessuali sfrenati (incontri sessuali orgiastici e sacrificali di vergini) sono solo alcuni degli indizi che potrebbero farci propendere per la radice satanica dell’agire criminale; in verità si corre il rischio di commettere sistematicamente errori di valutazione nella scena del crimine, scambiando autori di crimini bizzarri, di matrice sessuale perversa, sadismo, atti di vampirismo e cannibalismo, urofilia e coprofilia e quant’altro, per satanisti dediti alla ritualità di matrice occultista.
Vediamone alcuni esempi eclatanti:
a) l’utilizzo di strumentazione non idonea;
b) la “mattanza” senza alcun richiamo ritualistico.
È la conseguenza di maldestri tentativi di criminali che utilizzano i culti religiosi per giustificare efferati crimini, come quello ai danni di Sharon Tate e dei suoi amici per opera dei componenti della “famiglia” di strada di Charles Manson. Manca tutta una serie di simbologie e le motivazioni sono spesso confuse con richiami parziali e sconnessi da un rito religioso preciso.
Chi opera tale azioni non ha conoscenza originaria dei culti e rievoca solo erroneamente alcuni aspetti più religiosi o comunque settari;
c) la somiglianza ad altre ritualità.
Questi elementi non escludono affatto l’orientamento satanico nella scelta criminosa ma sicuramente devono essere confrontati, tenendo sempre presente se il fatto commesso è penalmente rilevante e se ci sono prove  attendibili o indizi chiari, precisi e concordanti circa una responsabilità penale dell’indagato. Questi ulteriori indici sono i c.d. “elementi indiziari maggiori” e si riconoscono dai “minori” per il fatto che si basano su conoscenze avanzate di esoterismo originale, cioè quello fondato integralmente sul culto delle origini.
In primis, occorre confrontare la data del delitto con il calendario occultista o satanico, per vedere se c’è qualche correlazione temporale, ovvero secondo i calendari specifici di ogni culto religioso eventualmente richiamato dagli elementi presenti nella scena del crimine.
Sempre riguardo ai calendari, ogni rituale di magia prevede la rigorosa osservanza delle fasi lunari, dei giorni della settimana e delle ore, in quanto ognuna di esse ha un preciso significato e una precisa funzione. Ad ogni ciclo, la Luna attraversa 4 fasi e la durata complessiva del ciclo è di 29,5 giorni.
In secundis, tornando agli elementi maggiori, occorre confutare l’uso degli strumenti esoterici e satanici, come la numerologia, la simbologia rituale grafica tipica (cerchio magico, pentagramma dritto o rovesciato, sigilli di potere, sigilli demoniaci, sigilli di trappola, athamé, candele del colore specifico), l’uso di sostanze erboristiche legate al culto esoterico (la verbena legata a Venere, …) e l’utilizzo di manuali e testi sacri antichi, con l’utilizzo di riti e rituali tipici del culto esoterico e satanico (invocazioni, evocazioni, simbologia di liberazione dalle possessioni …). In particolare, gli oggetti rituali utilizzati rappresentano i 4 elementi: fuoco, terra, aria e acqua. In ordine: L’Athamé o “pugnale rituale” viene usato per puntare i 4 punti cardinali e invocare le forze demoniache.
È usato per dirigere energia ed è per questo associato all’elemento “aria”, simboleggiando l’energia maschile.
La Campana è usata per segnalare l’inizio e la fine del rituale, purifica l’aria con il suo suono ed è anch’esso legato all’”aria”. Viene suonata in apertura girando su se stessi in senso antiorario ed alla fine girando in senso orario.
Il Grimorio o Libro delle Ombre è il libro privato nel quale vengono appuntati tutti i riti, le scoperte, gli incantesimi, le operazioni magiche e il loro risultato.
È legato all’elemento “terra”.
Il Contenitore (c.d. Ciotola) dove bruciare gli elementi necessari per rito (erbe, piante, carta sul quale si riportano rituali, foto, oggetti personali), fatta di argento. È legata all’elemento del fuoco.
Le Candele rappresentano l’elemento “fuoco” e se ne utilizzano di diversi colori in base alla necessità. Il Bruciatore di Incenso si usa per profumare l’aria e creare  un’atmosfera favorevole per il rituale ed i lavori magici.
L’incenso è sia dell’elemento “fuoco” che “aria”.
Le Corde rituali, necessarie per nodi e fatture di magia oscura.
Esse sono legate all’”aria”. Il Calice rituale rappresenta l’elemento “acqua” ed è fondamentale per completare il rito formale. Dev’essere d’argento.
Il Sale, l’Acqua e l’Olio, benedetti secondo il rituale della Chiesa, rappresentano gli strumenti per risvegliare le entità demoniache.
I Pentacoli, il Bastone e lo Specchio completano il quadro generale. In terzis, occorre ricercare idiomi diversi dalla lingua di appartenenza dei partecipanti all’evento contestato: l’uso del sanscrito, del greco, del latino, dell’assiro, del babilonese, del fenicio, del gaelico e dell’enochiano potrebbero essere tutti indici di una ritualità cabalistica o comunque di stampo esoterico. Merita una particolare menzione la lingua “enochiana”, utilizzata spesso nei riti occultistici e satanici e denominata la lingua degli Dei e degli Angeli. Ma cos’è veramente?
Questa lingua non appartiene alla tradizione esoterica del culto delle origini o per lo meno è stata scoperta soltanto nel 1581. Gli occultisti John Dee e Edward Kelley affermarono di aver ricevuto comunicazioni dagli “angeli” di Dio, fornendogli le basi per comunicare con loro: questo linguaggio “angelico” conteneva un alfabeto, una grammatica essenziale e la sintassi. Venne rinominata “Enochiano” in onore del patriarca Enoch che era stato l’ultimo umano a conoscere la lingua. Venne scelto come consulente scientifico e confidente della Regina Elisabetta I e fu lui il primo a coniare il termine “Impero Britannico”. Uomo di scienza, cominciò a padroneggiare l’arte magica, interessandosi al Libro di Enoch, dopo la delusione del metodo scientifico e della sua inesattezza circa i misteri irrisolti della vita. L’”Enochian Alphabet” è stata rivelata al dottor John Dee e Edward Kelley durante “sessioni di divinazione” con gli “angeli”, utilizzando la tecnica chiamata “Scrying”, utilizzata tra l’altro dai veggenti, sensitivi e stregoni per predire il futuro, insieme agli specchi neri d’ossidiana e alle sfere di cristallo per aumentare le percezioni.
Ci sono 2 versioni diverse dell’alfabeto enochiano: a) la prima versione si trova nel Manoscritto di Dee, i primi cinque libri dei Misteri; b) la seconda (la versione tra l’altro più accettata), nel Liber Loagaeth, questi ultimi disegni originali di Kelley.
Essi sono stati ricevuti attraverso Edward Kelley nel 1584, a Cracovia (Polonia). Quell’anno scrisse nei suoi diari una serie di 19 incantesimi magici, composte da “chiavi” di 48 versi poetici. Il linguaggio enochiano è stato ripreso e diffuso da occultisti, come la Golden Dawn, Aleister Crowley, Israel Regardie e Anton LaVey (fondatore della Chiesa di Satana), spesso adattandolo e modificandolo a loro piacimento, in ritualità spesso frutto di insieme eterogenei di componenti arcaiche, medievali e moderne, lontano dai culti religiosi delle origini, comunque specchio delle culture sumero-accadiche, persiane ed egiziane.
Tornando al nostro originario discorso, è palese, dunque, che non esista un preciso iter logico unitario da seguire o un protocollo standard e tutti gli indizi debbano essere valutati nella loro globalità, in modo tale, qualora siano gravi, precisi e concordanti, possano portare ad un capo di imputazione chiaro, aggravato dalla matrice occultistica o satanica nelle modalità di attuazione del disegno criminoso; infatti:
a) accade sovente di imbattersi in pseudo-esperti dell’occulto che confondono la punta del pentacolo (se verso l’alto, la tradizione vuole che indichi protezione; se verso il basso, indica l’apertura verso il regno degli spiriti);
b) accade non di rado di assistere a messe in scena di rituali che presentano modalità esecutive diverse dai testi di riferimento (diciamo pure “adattati”), facendo venire meno la reale funzione dell’esercizio praticato (es. immaginiamo che il rito si svolga  in 3 fasi precise e il soggetto agente modifichi la consecutio temporum, per evitare inutili perdite di tempo; in tal caso, è chiaro che l’impronta occultista viene meno, non essendo perfettamente calibrata sul prototipo esecutivo e religioso predeterminato);
c) accade raramente di imbattersi in genuini riti ancestrali, che trovano l’esatta espressione in veri e propri testi sacri di magia cerimoniale e di invocazione.
Parola d’ordine, quindi, è valutare l’esatta collocazione di tutti gli elementi facenti parte della scena del crimine, senza pregiudizio, ed analizzarli secondo la ricostruzione più verosimile, anche se questa potrebbe indurvi a pensare che il percorso che state effettuando presenti connotati misterici assai preponderanti.   

Giulio Perrotta
Articolo tratto da Hera (Magazine) – Bimestrale Gennaio 2017


Libri dell’autore

Giulio Perrotta
Criminologia esoterica – manuale teorico-pratico
L’indagine investigativa. Manuale teorico-pratico
Primiceri Editore, 2016

Stefano Pais, Giulio Perrotta
L’indagine investigativa. Manuale teorico-pratico
Primiceri Editore, 2015

Giulio Perrotta
Exorcizamus te. Il vero volto di Dio. Tutte le verità occultate dalla teologia cristiana
Primiceri Editore, 2016