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819. Qual è la vera e giusta politica?

Giovedì 01 Febbraio 2018 00:00 Rosario Castello
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Qual è la vera e giusta politica?
Forse quella che si irrigidisce per il raggiungimento dei propri programmi, qualsiasi imprevisto sopraggiunga, perché deve servire il potere a tutti i costi, al di là dei bisogni dei cittadini?
Oppure è giusta politica quella che è in grado di modificare la propria linea di condotta, da un momento all’altro, secondo le emergenze del momento e i gravi bisogni dei cittadini in difficoltà, fermo restando alcune azioni programmatiche intraprese? Quella che valuta quotidianamente è certamente la migliore delle politiche, la più saggia perché mantiene alto il livello di attenzione verso le necessità, le priorità e gli imprevisti che subentrano, guardando sempre nella direzione del cittadino e dell’elevazione della nazione. La buona politica, che inspira ed espira democrazia vera, non divide mai i cittadini in ricchi (utili) e poveri (trascurabili), ma opera per ridurre, fino a cercare di eliminare, le disuguaglianze.

Un programma politico di necessità, per il momento attuale, dovrebbe far intravedere un “percorso” per l’intera nazione. Dovrebbe trattarsi di un percorso in cui tutte le azioni di governo dovrebbero essere motivate dall’intento di riequilibrare, riarmonizzare, ripristinare la commensura nei vari domini della società in crisi. Bisognerebbe far buon viso all’impresa etica e spingerla ad assumere risorse umane sgravandola del costo del lavoro; adottare il giusto dosaggio di vitamine per rafforzare il “debole” senza togliere il sangue al “forte”; supportare concretamente l’effettivo povero per portarlo ad essere meno povero, ma senza impoverire il ricco; aumentare i salari ai sottopagati per far circolare il denaro senza sfruttamento, facendoli spendere senza preoccupazioni e far riprendere l’economia, senza disastrare i “datori di Lavoro” che investendo possono guadagnare, continuare a crescere e assumere nuove risorse; far crescere l’uguaglianza facendo diminuire le divisioni sociali e i semi del razzismo; facendo così crescere la consapevolezza dei cittadini possono integrarsi perfettamente solidarietà, iniziativa d’impresa e indipendenza e sviluppare una società migliore.
La posizione coscienziale dei cittadini può essere stimolata e ispirata dagli esempi di vita quotidiana di tutti “i migliori” che vivono concretamente la loro filosofia dell’essere.
“I migliori” sono tali perché hanno in , spontaneamente, la pietra di paragone dell’equità, dell’uguaglianza, della giustizia e per questo sono in grado di redigere, senza l’interferenza dell’insidia del potere, un “programma di governo” giusto, a misura degli effettivi bisogni dei cittadini.
I migliori” sanno della necessità di riportare certi equilibri per far ridurre l’odio e aumentare la fiducia sociale; sanno che l’iniziativa d’impresa e l’indipendenza non significano sfruttamento delle risorse, né speculazione a danno dei risparmiatori e che in una situazione estrema si salvano prima i cittadini-risparmiatori-contribuenti (membri del popolo sovrano) e, in ultimo, se possibile le banche (impedendo, a monte, al loro egoismo di usufruire di un salvataggio di Stato per poi fare esuberi e licenziamenti). Sanno che il “profitto” non può passare sopra a tutto (l’individuo, l’etica, la morale, l’affetto, la cultura, la politica, la religione, la spiritualità, ecc.) sostenendo che “gli affari sono affari”, oppure “niente di personale”, licenziando brutalmente, inumanamente, gettando all’improvviso nel lastrico un’infinità di famiglie (i destini delle persone).

Guadagnare e arricchirsi non costituiscono delle colpe e non hanno nulla di illegittimo o di illegale.
Guadagnare e arricchirsi calpestando i diritti altrui è invece inaccettabile, come è inaccettabile sentir dire ai politici (che guadagnano stipendi immeritati) che “il Lavoro non è un diritto ma un privilegio” o che “il posto fisso non esiste più”, quando il loro è più di un posto fisso … il più delle volte immeritato.
Il denaro, sottoforma di tangenti ammorbidenti, non può fare la buona politica; il denaro dei ricchi e dei potenti (specie di certi editori) non deve influenzare la politica nella direzione dello sfruttamento degli individui-cittadini; quando la politica favorisce questo significa che i politici si sono fatti corrompere e tutto l’apparato sociale ne paga le conseguenze.

Il capitalismo dovendo esistere dovrebbe seguire rigorosamente i cartelli dell’etica e della morale, essere al servizio dell’uomo, della sua qualità di vita e dello sviluppo della sua coscienza.
Il capitalismo monopolistico (la concentrazione di aziende in grandi imprese industriali, Trust, Holding) e il capitalismo finanziario (creazione di grandi banche, borsa, alta finanza) possono benissimo seguire la strada tracciata dai Valori Universali senza dimenticare che al centro delle società umane deve esserci sempre l’uomo e tutto il resto per aiutarlo a migliorarsi.

I ricchi e i potenti, in questo momento, invece di inventarsi attività filantropiche per gli sgravi fiscali e qualche raggiro per le Entrate, dovrebbero essere incoraggiati, da una buona politica, ad essere più creativi anziché più egoisti e creare così una moltitudine di posti di lavoro a “tempo indeterminato” (contro-tendenza), per ridare fiducia ai cittadini (l’anello debole della società di quest’epoca) e far riprendere sul serio l’economia del paese. Si fa sempre più urgente creare posti di lavoro senza alcun retro-pensiero di sfruttamento delle risorse, ma per ridare dignità morale e dignità economica alle persone e ciò farà crescere certamente anche i loro profitti.
Non si tratta di eliminare i ricchi che hanno intraprendenza d’impresa, ma di convincerli ad una fondamentale cooperazione tra tutte le “parti” del mondo del Lavoro: “non di solo pane vive l’uomo” (specie chi di pane ne ha quanto ne vuole).

Tra “i migliori” alcuni imprenditori illuminati dovrebbero ripartire dando un esempio pratico di leadership etica per ridare fiducia ai cittadini e per innalzare nuovamente il livello di consapevolezza del mondo dei lavoratori.

Purtroppo l’unica politica che ancora si vede, nonostante il disastro fatto finora dagli stessi politici, è quella dalle mille maschere, la quale perpetua sempre la stessa situazione: favorire lo sfruttamento del lavoro umano, la manipolazione delle principali risorse planetarie, il ricorso alla guerra delle armi e della finanza (per un maggiore profitto e maggiore dominio), il terrorismo per diffondere la paura e facilitare la cancellazione delle democrazie. Queste sono le caratteristiche dei metodi dei politici asserviti al potere dell’élite occulta e queste caratteristiche appaiono chiarissime ad una attenta, lucida e distaccata osservazione-riflessione.
L’élite occulta (i padroni occulti del mondo) ha uomini e organizzazioni in ogni nazione perché questi uomini stanno all’interno della politica e delle istituzioni oltre che in ogni settore della vita sociale.

Noi sappiamo, però, che anche “i migliori” stanno all’interno del capitalismo, pochi ma esistono e ben motivati lavorano per il miglioramento delle condizioni di vita dei loro dipendenti e della società umana, non sfruttano, non cercano di impoverire nessuno ma utilizzano le loro posizioni di potere per contrastare, per quanto possono al momento, l’oscura opera de “i peggiori”.

Per comprendere bene: quelli che intendiamo “i migliori” e “i peggiori” si trovano in tutti gli strati della società umana, anche in piccole misure, ovvero nel negoziante, nel supermercato, nel centro commerciale, nell’idraulico, nel ristorante, nel tabaccaio, nel pub, nel centro benessere, nel call center, eccetera.

Il modo di pensare egoista e il movente separativo distinguono “i peggiori”; il moto altruistico, l’atto istintivo alla cooperazione, il gesto solidale e il movente unitivo distinguono “i migliori”.

La miccia di tutti “i migliori” può riaccendere un Nuovo Umanesimo, far risvegliare la coscienza della gente di ogni paese per la libertà e i propri diritti sottratti, per poter svolgere i propri doveri ostacolati, con una consapevolezza maggiore rispetto al passato.

Perché “i peggiori” hanno ridotto la fornitura del Lavoro e lo hanno trasformato in privilegio anziché in diritto come è giusto che sia? Semplicemente perché il lavoro e la giusta retribuzione danno dignità e questa dà fiducia, speranza e possibilità che danno forza e coraggio e questi, a loro volta, sollecitano la consapevolezza che dà potere (di scegliere) alla persona.
Hanno voluto indebolire il potere e la fiducia nella maggior parte della popolazione, con meno lavoro, meno retribuzioni, meno pensioni, più regole, più ristrettezze, meno possibilità di scelte, meno diritti, meno libertà, più dipendenza e più sottomissione al potere che vuole dare solo il minimo per la sopravvivenza.
La dignità essenziale (il Lavoro) dell’uomo è stata umiliata togliendo il lavoro dal suo giusto posto.

Non è stata svolta una vera e giusta politica per contrastare tutto questo dilagare dell’ingiustizia sociale e dell’aumento delle disuguaglianze. E chi avrebbe dovuto farla questa giusta politica se non i politici anziché asservirsi al potere dell’èlite occulta? Non dovrebbero essere i politici a creare le giuste condizioni per la politica di un buon governo?

Un buon Governo dovrebbe creare le migliori condizioni perché tutti, uomini e donne, possano avere un Lavoro dignitoso (giustamente salariato) perché loro rappresentano il fondamento dell’economia salutare per la società. Il giusto e dignitoso salario per chi lavora deve essere considerato un fatto ovvio, sia da parte del datore di Lavoro sia da parte del Lavoratore, un’acquisizione nella cultura generale dominante come una normale conseguenza di giustizia ordinaria, in quanto “il lavoratore è innanzitutto un essere umano”.

Un buon Governo dovrebbe fare in modo che le mani malvagie non vengano messe su tutte le aziende del paese che sono responsabili dell’economia pubblica: esso dovrebbe essere guida e garanzia, vigilante dell’innocuità della classe dirigente, dell’onestà di tutti gli uomini (politici, imprenditori, manager, ecc.) che la costituiscono e dirigono.

Un buon Governo dovrebbe vigilare sul ricco ma anche proteggerlo, perché egli è un amministratore della ricchezza accumulata ma anche un benefattore del popolo ridistribuendo parte della ricchezza nella società.

Un buon Governo dovrebbe facilitare la politica della compartecipazione degli operai, degli impiegati, dei dirigenti agli utili delle Imprese, delle Industrie: un leale sistema di “scala mobile” che aumenta o diminuisce i guadagni secondo quelli dell’azienda. Questo significherebbe avversare veramente le disuguaglianze e contribuire al benessere di tutti nella società.

Un buon Governo dovrebbe dimostrare particolare attenzione verso i deboli, ovunque essi si trovino. Soprattutto dovrebbe essere attenzionato nei confronti dei giovani, per essi sviluppare politiche importanti in modo tale da non sottrarre più il loro futuro. Nell’attuale gli è stato rottamato il futuro, ignobilmente e ingannevolmente, proprio da un politico (premier) giovane che prometteva mari e monti in campagna elettorale, senza poi risolvere davvero alcunché, se non ridurre la situazione a peggio di prima per tutti, giovani e meno giovani.

Un buon Governo dovrebbe sviluppare politiche di contrasto alla speculazione finanziaria: i cittadini-risparmiatori dovrebbero essere protetti, tutelati davvero, non soltanto a parole. La Borsa (con tutti gli sciacalli che con essa imperano) è un “gioco d’azzardo” legalizzato anche se oggi lo fanno passare come una normale attività dalle grandi possibilità per le Imprese. Non è mai etica.

Un buon Governo non dovrebbe dividere ma unire la nazione, non dovrebbe emarginare nessuno, ma offrire a tutti la stessa possibilità di poter utilizzare le proprie qualità, dovrebbe essere esempio di una umanità che è venuta a mancare in tutti questi anni nella politica; esempio anche di umiltà, di tolleranza, di distacco dagli interessi privati che non contribuiscono al benessere della società umana di tutti.

Un buon Governo dovrebbe lavorare per un auspicabile benessere per tutti che non è il lusso inutile dei pochi che formano la casta.

Un buon Governo dovrebbe contenere nei suoi “programmi” la salvaguardia della pace mondiale, la tutela dei diritti e delle libertà, l’equiparazione giuridica di tutti i popoli e il miglioramento del tenore di vita in tutto il mondo.

Un buon Governo dovrebbe, allo stato attuale delle cose, improntare una seria politica, non a favore o contro qualche particolare dottrina (di centro, di destra o di sinistra) bensì contro la disoccupazione, la precarietà, la povertà, la disperazione della fascia più debole della società, la corruzione, la criminalità, la speculazione finanziaria, il caos generale. Dovrebbe azionarsi come guida per la ricostruzione di un’economia funzionante per la ripresa e per creare i presupposti politici e sociali che consentano l’esistenza delle Istituzioni libere dalle influenze corruttive di qualsiasi provenienza.

Così, e molto di più, dovrebbe essere un vero buon Governo.

 

 

In prossima uscita il nostro libro:
L’Italia occulta