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877. Meditazione sulla Dignità Spirituale di Laura Boggio Gilot

Martedì 18 Settembre 2018 00:00 Rosario Castello
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Ne La Triplice Via del Fuoco Raphael afferma: «Nella frammentazione egoica non c’è Dignità; nel soggiacere all’istinto, all’emozione, alla passione e all’ideazione non c’è Dignità; nel renderti “coscienza di massa” non c’è Dignità; nell’essere debole non c’è Dignità; nell’essere violenti non c’è Dignità; nell’essere fanatici non c’è Dignità; nella credulità non c’è Dignità; nel disprezzare gli altri non c’è Dignità; nella dipendenza fisica o psichica non c’è Dignità; nell’odiare non c’è Dignità; nella paura non c’è Dignità; nell’essere carichi di irrequietezza e di desideri non c’è Dignità. Per vivere con Dignità occorre avere un preciso orientamento interiore. Non sono le parole in se stesse che penetrano e incidono, ma l’effluvio della Dignità interiore e sulfurea. Occorre svegliare in una qualità invisibile, ma penetrante, che richiami le Potenze sovrasensibili».

La dignità spirituale è uno stato di coscienza trans personale che sintetizza le più alte qualità dell’Anima, dall’umiltà, all’armonia, alla saggezza discriminante, all’amore incondizionato e alla dedizione al Dharma. È uno stato di onnipresenza sattvica, e corrisponde ad una condizione interiore di tranquillità, ordine, consapevolezza, apertura, profonda pace ed equanimità, in cui si può realizzare una chiarezza di percezione capace di trascendere l’avidyā. Risultato del percorso di trasformazione del sādhaka, la dignità spirituale comincia ad apparire quando l’operare della sādhanā porta come dono l’alba della discriminazione e la corrispondente perdita dell’immagine illusoria di se stessi. Da questo può partire quel processo di purificazione profonda che dona armonia alle forme dell’individualità: sicché si è sciavi di un’immagine illusoria di sé, prodotta dalla distorsione dei filtri percettivi intrisi di meccanismi difensivi e sistemi selettivi di identificazione, non può cominciare il processo profondo della purificazione mentale: infatti, a purificare ciò che non si vede ancora, ed è nascosto dal velante e tamasico torpore?

Per il sādhaka che sta superando l’illusorietà egocentrica, la purificazione investe tutte le aree della sua individualità, a cominciare dal corpo.

Un corpo purificato mostra armonia nelle sue forme esteriori e usa i sensi con discernimento. Il corpo dignitoso è pulito, ordinato e vestito con modalità non sgargianti. I sensi agiti con dignità sono usati con rispetto alla loro natura e si appuntano a forme armoniose nella consapevolezza che tutto ciò che essi colgono viene interiorizzato e compone le forme mentali. Così la vista, rispettata nella sua dignità, si appunta sulla bellezza, le orecchie sul suono della musica sacra, l’olfatto sugli odori della natura o sui profumi di incenso e il gusto sui cibi vegetali delicati e naturali.

La purificazione si estende dal corpo alla mente, quando si cominciano a trasformare non solo i pensieri ostili e sciocchi, ma anche quelli inutili, e si è in grado di sostare nel silenzio accogliente e vigilante che dissolve il chiacchiericcio mentale e il suo disturbo sulla possibilità di chiarezza percettiva e calma mentale.

Per rendere dignitosa la mente bisogna avere acquisito l’arte della centralità della coscienza e il dominio sul flusso del pensiero, che è il risultato della pratica incessante della Coscienza osservante e della sua inclusiva potenza testimoniante.

Osservare e rettificare il pensiero, come ci ha insegnato Raphael, è il retto incedere del vedantino; così si arriva al pensiero dignitoso per eccellenza che è quello non-dualistico, che include gli opposti ed ha superato ogni divisione, nella comprensione che tutto ciò che esiste nello schema della realtà fenomenica è al suo giusto posto e non merita né rifiuto, né antagonismo, né contrapposizione, né sdegno, né paura.

Dimorante nel distacco e nell’equanimità di una coscienza vuota, la mente dignitosa e non-dualistica, perché resa veramente pura, non è incapace di distinguere il male dal bene, ma, diversamente dalla mente impura, è capace di comprendere le ragioni profonde delle cose così come sono, e in questa divina comprensione perde verso di esse desiderio, reattività e avversione.

Come diceva Maslow: «Se pensassimo come Dei, non criticheremmo né biasimeremmo mai nessuno, non saremmo mai né delusi né scandalizzati».

Nell’incedere verso lo sviluppo di un pensiero non-dualistico il rischio è la pre-trans-confusione che confonde la comprensione con l’iperindulgenza e l’equanimità con la passività: questa confusione arresta naturalmente il processo di autorealizzazione e di liberazione dall’ignoranza e dall’egoismo che richiede pronta discriminazione e trasformazione.

Oltre il corpo e il pensiero, la purificazione mentale comprende il sentimento. Il sentimento puro è ricco di generosità, compassione e pazienza, capacità di perdono ed empatia, mentre è incapace di indifferenza, di risentimento e di invidia.

Per rendere il sentimento puro è vano reprimere le pulsioni e le emozioni negative, ciò che occorre è il riconoscimento umile di queste ultime, onde risalire alla loro causa ed alle connessioni con il pensiero negativo. Per lo più è il pensiero illusorio e ostile a generare le emozioni negative, e senza una modificazione del pensiero, non è possibile modificare le emozioni.

Se la sostituzione del pensiero non basta, occorre trovare il giusto e temperato modo per una elaborazione delle energie emotive: quivi, spesso, è proprio la psicoterapia transpersonale che può andare in aiuto al sādhaka in difficoltà.

Corpo, pensiero e sentimenti resi dignitosi perché splendenti di purezza costruiscono uno stato di armonia e di perfetta unità con la vita, liberando le qualità sattviche dell’Anima ed i suoi archetipi che hanno potere risanante sulle afflizioni della personalità e sulla sua fragilità.

Le qualità che compongono un’individualità pura e informano la dignità spirituale, nonché l’itinerario atto a realizzarle, rispondono alla domanda presente nell’Imitazione di Cristo: «Chi è colui che ama il bene e la pace?».

Colui che ama il bene e la pace è lo stesso che s’incammina con coraggio sul sentiero della non-dualità, ne acquisisce la virtù e la visione, e ne sviluppa la forza e la pazienza, risvegliandosi e risvegliando l’eterna dignità dell’Anima e, con essa, quella sua divina potenza creativa che è l’Amore.

La ricerca transpersonale, che procede accostando alla tradizione scientifica i principi della Tradizione meditativa, ci lascia comprendere che le discipline per raggiungere la dignità spirituale sono le stesse che costruiscono gli alti gradi di salute mentale e di sviluppo della coscienza: la via della dignità spirituale è la stessa via della pace del cuore e di un vivere sereni con pienezza e significato.

Tali discipline sono: la pratica della Coscienza osservante, lo studio applicato della Saggezza tradizionale, la ricerca del silenzio e della solitudine, le discipline di austerità estese al corpo, alla parola, al pensiero ed al comportamento e, infine, la retta azione donata alla vita senza attaccamento ai frutti.

Meditazione creativa sulla Dignità spirituale

-          Rilasciamento.

-          Attenzione concentrata sul respiro nello anāhata-cakra, il cakra del cuore.

-          Osservazione del corpo: tensione dei muscoli, pulizia, armonia della forma esteriore.

-          Investigazione: cosa posso purificare del corpo per renderlo dignitoso?

-          Osservazione del pensiero: il pensiero violento, ostile, svalutativo, insofferente, superficiale.

-          Investigazione: cosa posso purificare del pensiero per renderlo più dignitoso?

-          Osservazione delle emozioni: ostilità, paura, collera, indifferenza.

-          Investigazione: cosa posso purificare del sentimento per renderlo più dignitoso?

-          Visualizzazione della personalità dotata di dignità spirituale. Identificazione con essa.

-          Fare un progetto di purificazione verso la dignità spirituale.

-          Affermare con decisione il progetto.

-          Scrivere il progetto e renderlo oggetto di pratica e verifica giornaliera.

OM Śānti OM

Laura Boggio Gilot
tratto da Vidya
Periodico di Metafisica Tradizionale,
Anno XXVIII n.10, ottobre 2000