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917. Axel Pyro e l’Associazione Arcana di Alessandro Vitullo

Martedì 16 Aprile 2019 00:00 Rosario Castello
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Presentiamo, di seguito, 112 pagine ben scritte dal giovanissimo Alessandro Vitullo, provetto scrittore del libro “Axel Pyro e l’Associazione Arcana”, una realizzazione editoriale a cura di “La Biblioteca di Elisa”, evidenziandone il Capitolo I.
Alessandro Vitullo è un ragazzo che sa mettere le ali alle parole che concretizza in scritti appassionati e questo sin dagli esordi in prima media, destando l’attenzione di persone intelligenti che lo circondavano. Alessandro sin da bambino ha mostrato una grande sensibilità alla lettura: ama leggere e scrivere e la sua fervida immaginazione cavalca il genere fantasy (come la saga di Harry Potter, ma anche testi impegnati per adulti). La sua passione lo fa trovare all’interno di un progetto nell’ambito dell’ottava edizione dell’iniziativa nazionale di promozione della lettura Il maggio dei libri. Il progetto nasce all’interno della “Biblioteca Elisa”, situata nei locali della Scuola Media Statale “Istituto Comprensivo Elisa Scala” (Via Roccaforte del Greco, quartiere Finocchio della Capitale).
La biblioteca nasce alla fine del 2015 (con la prematura scomparsa di Elisa Scala) diventando un interessante riferimento non solo per la comunità scolastica ma anche per il territorio. Il servizio di prestito e le attività di studio e ricerca formano un variegato patrimonio bibliografico. Le attività di promozione della lettura e di stimolo alla creatività vengono a costituire un prezioso percorso formativo per i ragazzi (scrittura di racconti, poesie, disegno, ecc.). Il 2018 ha previsto la possibilità di veder pubblicato uno scritto dei ragazzi della scuola e la scelta è ricaduta proprio su Alessandro Vitullo, già conosciuto come scrittore all’interno della Biblioteca, che lo ha visto vincitore del premio della critica durante uno dei concorsi indetti. Un premio ben meritato.
Perché stiamo recensendo questo libro del giovanissimo Alessandro? Il libro, come tutti i suoi scritti, parlano di magia, di soprannaturale, di luoghi misteriosi, di lotta tra il bene e il male, esattamente il genere di argomenti che tratta il nostro sito (www.centroparadesha.it). Egli mostra una spiccata profondità-sensibilità, così rara al giorno d’oggi, che abbiamo voluto premiare, sperando che egli possa proseguire lungo la maturità con questa passione dello scrivere.

In Divina Amicizia … il Centro Paradesha

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Capitolo I
Lui lo sapeva, aveva in qualcosa di speciale

I signori Pyro da sempre erano orgogliosi delle proprie origini.
Jessica Pyro discendeva da una famiglia di ricchi avvocati, mentre Alfred Pyro da una di medici. Lei era cardiologa al San Cristoforo, lui avvocato alla Nursery & Co.
La signora Pyro era una donna alta, dagli occhi verdi e i capelli biondi. Non una volta le sue labbra si erano schiuse per formare un sorriso.
Il signor Pyro, quarant’anni come sua moglie, aveva gli occhi marroni e i capelli castano scuro. Era più basso di Jessica e, diversamente da lei, era sempre allegro.
Vivevano a New York ed entrambi avevano sperato in una vita serena e in figli prodigi; proprio per questo erano molto delusi dal loro unico figlio, Axel.
Axel aveva i capelli castano scuro come suo padre, gli occhi verdi come sua madre e indossava sempre una semplice maglietta e un paio di jeans.
«Ma come ti sei vestito?» chiese Jessica quando Axel entrò in cucina, quella mattina.
«Mamma mi sono messo solo una maglietta e un jeans»
«I jeans grigi e la t-shirt verde! Che combinazione assurda».
Awel si sedette e sua madre gli porse sgarbatamente i toast, troppo cotti e dai quali scrostò le parti bruciate, e il latte, troppo freddo.
«Axel, vieni subito qui!» urlò all’improvviso suo padre.
Il giovane raggiunse la sua stanza e dive il padre rosso in viso per la rabbia.
«Prepara lo zaino mentre ti sistemo il letto», esclamò Alfred.
Axel quindi prese lo zaino e iniziò a sistemarci dentro i libri di antologia, geografia, epica e poi, colpa di una dimenticanza, andò a guardare l’orario scolastico della settimana che la madre gli aveva appeso sulla porta.
«È mai possibile che un ragazzo di prima media non ricordi l’orario scolastico?!» sbraitò il padre.
Axel, a testa bassa, continuò a preparare lo zaino, poi uscì dalla sua stanza. Odiava la sua stanza. Il colore delle pareti era verde, aveva una scrivania con sopra il computer, una libreria piena di classici della letteratura che i genitori gli avevano comprato per trasmettergli un po’ di amore per la cultura. Non aveva nessun gioco elettronico, a parte il computer e il cellulare, entrambi però protetti per evitare che Axel scaricasse giochi.
Axel non aveva mai ascoltato i suoi genitori leggergli La Bella e la Bestia, Biancaneve o altre fiabe, perché già da neonato preferivano leggergli I promessi Sposi o La Divina Commedia.
Ma Axel, invece di apprezzare quelle storie, le iniziava ad odiare, così da quando i genitori lo avevano obbligato a leggerle lui aveva iniziato a scoprire e ad appassionarsi ai racconti fantasy. Jessica e Alfred credevano che il figlio leggesse Cuore, Guerra e pace e altri classici, ma in realtà Axel aveva voglia di conoscere storie come Maze Runner, Le cronache di Narnia e simili.
Aveva provato a leggere qualche libro riposto nella libreria, ma senza successo. Era entrato nella sua stanza, aveva afferrato con fatica il libro più grande e lo aveva disposto sulla scrivania con un tonfo. Il libro era vecchio e logoro, ma si poteva ancora scorgere la copertina dorata. Lo aveva aperto: si intitolava Il Milione. Aveva provato a leggerlo, ma arrivato alla centesima pagina aveva lasciato perdere perché quel libro non suscitava in lui nessuna emozione.
I suoi tentativi continuarono nel tempo; per esempio, scelse dalla libreria un’opera di Italo Calvino intitolata Il Visconte dimezzato. Scese sotto casa e alla tiepida luce del sole si mise a leggere chiedendosi: “I miei non vogliono che legga i fantasy o che veda film fantastici e poi mettono nella libreria un libro che parla di un uomo che, diviso a metà da un cannone, continua a vivere e una parte del suo corpo è malvagia mentre l’altra è buona!”.
Mentre era immerso nella lettura, vide in lontananza un ragazzo alto come lui corrergli incontro. Le scarpe erano delle Nike blu, aveva una felpa nera e per colpa del cappuccio non gli si vedeva il volto. Axel aveva paura, era bloccato e le sue gambe tremavano talmente forte che si meravigliava di come riuscisse a stare in piedi. Il ragazzo, correndo, si levò il cappuccio mostrando il proprio volto: era Max, il migliore amico di Axel.
«Ciao Axel, come va?» disse mentre si fermava vicino all’amico ancora pallido e tremante.
«Bene! Direi …» rispose Axel più tranquillo.
«Che leggi, Mister A?». Max aveva l’abitudine di chiamare così Axel.
«Un classico proposto da mia madre».
«Che noia!» sbuffò Max. «Ma guarda cosa ho qui?» ed estrasse un libro dalla tasca della tuta. La copertina era blu con lo sfondo dorato e una scritta gialla: Harry Potter e la Pietra Filosofale.
«Cos’è?» chiese Axel incuriosito.
«Un fantasy su dei maghi. Leggilo!» disse Max entusiasta.
Quella fu la prima volta che Axel tenne in mano un fantasy e così, anche dopo altri tentativi, rinunciò a leggere i classici e si dedicò soltanto ai suoi libri.

Era passato quasi un mese da quel giorno. Axel, come ogni mattina, prese lo zaino e si diresse verso la porta, quando l’urlo di suo padre lo fece tremare di spavento.
«Spiegami cos’è questo!» gridò suo padre mostrando un libro che Axel conosceva fin troppo bene.
«Un libro!».
«No, ragazzo, questo è uno sputo sulla cultura!» affermò il signor Pyro.
«E poi che titolo ha? La camera dei segreti … non ha senso!», aggiunse la signora Pyro.
«Invece Il visconte dimezzato ha senso» replicò Axel amareggiato.
«Sai dove va a finire questo? Nel camino!» disse il padre lanciando il libro nel fuoco ardente.

Axel uscì di casa sbattendo la porta, arrivando nel cortile della scuola proprio al suono della campanella.
«Abiti a trenta passi da qui e arrivi giusto in tempo!» esclamò Max.
«Lasciami stare. I miei hanno trovato Harry Potter e lo hanno gettato nel fuoco. Fortunatamente lo avevo già finito!» raccontò Axel.
«Fa niente, tanto te lo avrei regalato. Il secondo non mi è mai piaciuto» concluse Max.
Entrarono in classe e si sedettero ai propri posti: Axel vicino a Virginia, Max vicino a Steve, il nerd della classe che non faceva altro che deridere Max quando prendeva un brutto voto.
Virginia, invece, era la cotta segreta di Axel. Capelli rossi, occhi marroni, viso lentigginoso, faceva danza e per questo bacchettava sempre Axel quando si sedeva storto. Era fidanzata con Nick, un ragazzo della classe accanto, biondo, occhi azzurri, astuto e forte.
Nella classe di Axel c’era anche una banda di bulli, tutti muscolo e niente cervello. Molte volte lo avevano preso di mira, ma Axel riusciva a cavarsela perché frequentava un utile corso di difesa personale.
Axel iniziò a pensare alla sua cotta segreta quando i suoi pensieri furono dissolti dalla stessa Virginia.
«Pyro, schiena dritta!» lo rimproverò la ragazzina.
«Mi fa male!».
«Ho detto schiena dritta».
Così senza controbattere, Axel Pyro si raddrizzò.

Inizia la ricreazione, Axel cominciò ad avere strane fitte allo stomaco, piano piano iniziò a sentire caldo, e una sensazione strana lo invase; sentiva di doversi muovere, di dover fare qualcosa.
Quel malessere divenne sempre più forte e Axel si abbandonò a esso, si girò di scatto e alzò la mano bloccando una mela, lanciata verso di lui da Frank.
«Beccati questa Frank! Tu e la tua banda siete delle pappe molli, non riesci neanche a colpire Mister A in testa» disse Max che aveva assistito alla scena.
«Adesso ti faccio diventare polvere, Max» replicò Frank.
«Voi due, ora basta!» sbraitò la professoressa di Latino. «Tutti gli altri, ai propri posti».
Tutti si sedettero e Axel vide lo sguardo torvo di Frank squadrarlo.

Fine Capitolo I

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Noi vorremmo che la lettura venisse incrementata in questa società, dai bambini fino all’età della vecchiaia, poiché la cultura dominante si è degradata, corrotta, oscurata offrendo spazi solo agli ignoranti che costituiscono la larga fascia de “i peggiori” e penalizzando tutti “i migliori”. Una sana cultura dominante significa possibilità per una cultura della coscienza, la sola in grado di poter tracciare le basi per una società migliore, più giusta e più felice.
Ben vengano a centinaia ragazzi come Alessandro che oltre a leggere sentono la spinta a scrivere per esprimere il lato spirituale dell’esistenza.