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934. Tim: occulti processi decisionali

Lunedì 08 Luglio 2019 00:00 Rosario Castello
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Tim continua a sottrarre ai propri dipendenti, che con il loro lavoro danno ancora certezza all’azienda, e a versare invece milioni di buonuscita a manager incapaci e sospetti che non hanno raggiunto gli obiettivi prefissati: 4,2 milioni ad Amos Genish, ad dal 28 settembre 2017 al 13 novembre 2018 per un anno di problemi, di contrasti, di indebolimento dell’azienda. Ai dipendenti, quelli che meriterebbero di ricevere “qualcosa” per le difficoltà in cui sono stati costretti a lavorare in questi anni, hanno tolto e continuano a togliere molto, senza farlo apparire, senza far fare troppo rumore, e con la complicità del sindacato che non ha ostacolato lo smantellamento dei diritti dei lavoratori, ma anche con la diffusione, in tutta l’azienda, di oscuri personaggi dal profilo di “capi bastone” mascherati da manager, mediante l’esercizio sfrontato dello strillare, dell’offendere, del minacciare e del ricattare. È in atto una trasformazione antropologica della società, in negativo ovviamente, in cui si aprono spazi per l’instabilità, la precarietà, la dequalificazione strategica per rendere debole il lavoratore nel rapporto di forza della contrattazione, costringendolo al servilismo rinunciando al merito e guardare come privilegio il poco ricevuto.

Nell’attuale due opzioni per Tim?
Significano due “gruppi di potere” dietro di queste. Una opzione è l’acquisto di Open Fiber; l’altra è la fusione di Open Fiber con Flash Fiber.
Chi ci guadagna con l’una e chi con l’altra? Quale “gruppo di potere” conquista una posizione maggioritaria rispetto all’altro sul prevalere di una opzione o dell’altra?
I “poteri forti” e i “poteri occulti” non hanno mai mollato Tim-Telecom-Sip.
Tim-Telecom-Sip è sempre stata al centro degli interessi di predatori occulti come la storia di superficie, raccontata dalla cronaca lungo gli anni, hanno sempre fatto sospettare. Gli occulti predatori, manifestatisi in una forma o nell’altra ne hanno sempre approfittato, rispettando il piano sovranazionale di massima ordinato dall’elite di vertice, ma facendo man bassa delle risorse e monopolizzando tutti i gradi del potere riducendo l’azienda all’attuale stato di indebitamento: una assurdità averla indebolita con la complicità di politici, finanzieri sciacalli e banchieri; averla destabilizzata, smantellata, depredata, indebitata.
A pagarne le spese maggiori sono stati finora i lavoratori-dipendenti e i cittadini-clienti: chi in un verso chi in un altro. I dipendenti inoltre abbandonati dai sindacati e minacciati e ricattati da quei “capi bastoni” accennati, mascherati da supermanager, che si sono avvicendati per fare il lavoro sporco in cambio di guadagni stratosferici immeritati. Manager che hanno raggiunto i loro obiettivi con il trucchetto della sottrazione di quanto dovuto ai lavoratori (livelli, aumenti di merito, premi di produttività, una tantum, ferie, permessi, corsi di formazione, percorsi di qualificazione, dignitosi spazi lavorativi perché trasformati in open space disumani): una prestidigitazione occulta poco onorevole.

Open Fiber è partecipata da Cdp ed Enel; Flash Fiber è la società creata con Fastweb per il cablaggio in fibra ottica in 29 città italiane.
Quale scelta prevarrà?
Ad esaminare le ipotesi è il comitato costituito dal presidente Fulvio Conti, dall’ad Gubitosi, da Sabelli, da Ferrari e de Puyfontaine.
UniCredit e JP Morgan sono con Cdp e Mediobanca di Enel. È ovvio che il ruolo dei consulenti assoldati, per prezzi e modalità, sarà determinante sui rapporti di forza occulti.

La creazione di una rete unica nazionale ci sarà e se sì in che modo? La scelta sostenuta in modo occulto a chi gioverà realmente?
Open Fiber è valutata da Tim 2 miliardi; Flash Fiber circa 1 miliardo. Enel vuole valorizzare Open Fiber per 7 miliardi circa.
Il debito di 25 miliardi condiziona Tim nelle varie operazioni necessarie.
Se avvenisse un eventuale acquisto di Open Fiber da parte di Tim avverrebbe attraverso un aumento di capitale dedicato.

La fusione Open Fiber-Flash Fiber, semplice e complicata nello stesso tempo, procederebbe molto lentamente, perché in campo c’è anche l’avanzamento della trattativa fra Tim e Vodafone per l’unione delle rispettive Torri di trasmissione del segnale telefonico mobile e la condivisione degli investimenti sulla rete 5G. Tim ha già lanciato le prime offerte a Roma e Torino.

La presenza in Tim di Rothschild da un lato e JP Morgan dall’altro lato prova l’azionamento occulto che non è mai venuto meno: potenti sono le forze che si muovono dietro queste due icone che entrambi lavorano da tempo per la Mondializzazione, cioè per una dittatura planetaria mediante un Unico Governo Mondiale.
Ricordiamo che JP Morgan è l’artefice responsabile del documento “Aggiustamenti nell’area euro”(di 16 pagine) reso pubblico il 28 maggio 2013, dove si indicavano i problemi che, secondo loro, rendevano difficili le politiche di austerity nei Paesi dell’Europa meridionale, necessarie per far ripartire la crescita fino ad influenzare l’azionamento di certe forze politiche al governo. JP Morgan ha colpevolizzato le Costituzioni europee perche troppo socialiste e troppo a vantaggio e difesa dei lavoratori, pensiero che Matteo Renzi ha abbracciato in pieno sia con il Referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, cercando di smantellare la Costituzione italiana, sia con l’eliminazione dell’Art. 18 e l’imposto Jobs Act (una strada in discesa per un moderno istituto della schiavitù).
È stata sempre JP Morgan nel settembre 2007 con i suoi progetti di finanza creativa a creare la crisi dei mutui subprime, la causa scatenante della crisi economica che si è estesa in tutti i paesi industrializzati a partire dal mese di settembre 2008. Crisi che non è mai cessata per davvero e ha destabilizzato innumerevoli Paesi che non si sono mai ripresi, come il nostro di Paese. Una crisi economica che si è trasformata in crisi politica, sociale, esistenziale con cui sono aumentate le disuguaglianze e la povertà.
Non bisogna dimenticare nemmeno chi sono i Rothschild, la famiglia che ha costruito un impero economico mondiale alimentando il punto di vista del come fare indebitare tutti, cittadini, aziende, paesi, una visione sostenuta a lungo e concretizzata nella realtà. La visione interiore che perseguono i membri di questa famiglia è definita in quanto espresso, a suo tempo, dal loro capostipite:

La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa avere benefici. Le guerre devono essere dirette in modo tale che entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere”.

Amschel Mayer Rothschild (1773)

Hanno di ben sperare i lavoratori-dipendenti Tim?

I capitali sono controllati dai membri di queste elite al “Vertice della piramide mondiale del potere: creano le crisi, indebitano i Paesi, distruggono le aziende che vanno bene per acquisirle. Un gioco diabolico che continua da secoli fino all’oggi.

Sul tavolo Tim ci sono più progetti: l’accordo di network sharing con Vodafone; l’accordo di confidenzialità siglato con gli azionisti di Open Fiber e i conseguenti possibili sviluppi; l’evoluzione di Tim Brasil; il lancio e le prospettive della tecnologia 5G; la nuova strategia sui contenuti.
Tim comprende, nel suo nuovo piano industriale, il “Progetto Donna” (Mind the gap) volto a valutare lo stato di parità di genere e gli eventuali interventi correttivi da adottare per promuovere efficientemente le pari opportunità all’interno di Tim. D’altronde lo sostiene fortemente anche il giudice della Corte Costituzionale, Daria de Pretis, dicendo che “la parità di genere è un atto di giustizia”. In Tim il 32% dei dipendenti del gruppo in Italia è donna, la percentuale femminile dei dirigenti è del 17%, cioè meno di un dirigente su cinque è donna. Ci sono sempre progetti “specchio per le allodole” per distrarre l’attenzione della pubblica opinione e investire in immagine, nel gioco dell’apparire.

Tutti mettono i fari, questi giorni, su queste due opzioni in ballo ma nessuno parla più di Telecom Sparkle, di cosa sia veramente, di cosa significhi eventualmente svenderla e del pericolo che ciò comporterebbe nel mettere i big data in “mani altre” (non italiane). Fitta è la matassa che vede gli intrecci geopolitici fra Usa, Francia, Germania e Italia. Nel silenzio e nell’invisibilità si sta combattendo una incredibile guerra occulta.