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955. La necessaria “Visione” dello Scopo fondamentale della Vita

Sabato 23 Novembre 2019 00:00 Rosario Castello
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Il magistero non va oltre questo limite, di additare cioè la via e il viaggio: ma la visione è già tutta un’opera personale di colui che ha voluto contemplare”.

Plotino

 

Cominciamo col dire che c’è un Potere che non vuole che l’uomo sappia e si risvegli, non vuole che esca dal sonno della coscienza, in cui è alienato, rendendosi libero.

In quest’epoca di acceso materialismo, di decadenza dei valori fondamentali, di degrado della cultura e diffusione dell’ignoranza, sono molti a credere che l’uomo sia il frutto di un caso, di un accidente o che davvero provenga dalla scimmia. Un Pensiero svilito a tal punto è ovvio che non riesca, che non possa vedere come sia invece il prodotto di uno “Scopo” perfettamente inserito nello schema di una Realtà suprema. È questione di osservare bene l’uomo inserito nella manifestazione universale. L’uomo, in quanto “Essere”, non deve fare altro che ritrovarsi e riconoscersi per ciò che realmente è. Tutta la realtà universale aiuta in questo processo di riconoscimento offrendo strumenti di misura per l’ordine necessario: esperienze sufficienti nella manifestazione grossolana e sottile per dare uno strumento di misura.
Il mondo dall’Ordine è caduto nel Caos perché l’umanità è stata sottratta al vero “Scopo” dell’esistenza, facendole inseguire un falso scopo.
Una vera Civiltà non può essere quella costruita sulla base di una visione materialistica che non “consegna” risposte esaustive sui tanti perché dell’esistenza. L’uomo non ha bisogno solo di risposte alle richieste contingenti-materiali della politica sociale ma soprattutto di risposte alle proprie intime e profonde richieste psico-spirituali. L’uomo si ritrova a vivere ma ha bisogno di sapere perché vive. Le domande fondamentali che vengono spesso ripetute non sono affatto banali ma corrispondono ad uno stato dell’essere: “chi sono?, da dove vengo?, dove sto andando?, qual è lo scopo della mia vita?, c’è vita oltre la vita materiale, oltre la morte?”. Tali domande rivelano il bisogno innato dell’uomo di trovare un senso, un significato alla propria esistenza.
Come si può pensare, diciamo noi, di poter dare alla vita una direzione, di fare una scelta sul come volerla impiegare, se l’individuo non sa cos’è, se non ne riconosce il senso profondo non comprendendola? Farsi domande come queste spinge naturalmente ad una consapevolezza più alta accendendo una motivazione inarrestabile verso un necessario cambiamento migliorativo.
La società umana attuale, purtroppo materialista, è stata trasformata non in un “centro esperienziale”, per dare risposte esistenziali, ma in un grande “Mercato delle cose inutili” (si potrebbe dire anche in “una grande fiera” o in un “immenso Carnevale”) solo per dare profitto e potere a pochi. I più sono stati trasformati in obbligati foraggiatori dei governanti che li sottomettono senza mai risolvere i loro problemi, in soggetti per la produzione che fa arricchire i pochi, in clienti senza diritti, in consumatori compulsivi di qualsiasi cosa superflua sempre per il profitto dei pochi e sempre meno esseri pensanti responsabili dei propri atti. Pedine utilizzate alla bisogna dal potere. Individui che non si pongono più le domande esistenziali fondamentali.
La visione dell’esistenza diffusa dalla cultura dominante è costituita di elementi frivoli, insignificanti, da valori universali sostituiti da valori superficiali: una visione materialistica che incrementa egoismo, narcisismo, indifferenza, confusione, corruzione, brame di guadagno, privilegi e potere per la supremazia sugli altri. Una visione che coltiva personalismi e individualismi, senza quasi mai prendere in considerazione l’impersonalità e l’universalità, non può che produrre e collezionare problemi, come infatti accade ogni giorno inesorabilmente.
Una società umana educata soltanto agli egoismi non può che essere una società decaduta, degradata, falsamente civile, una società eternamente in conflitto (“io-ego contro altri io-ego”).
Una società che non propone valori elevanti vuol dire che ha fini oscuri e per questo fa poco e niente per i valori morali, etici e spirituali. Una società che viaggia senza lo scopo principale di ricercare la Verità esistenziale è una società di cui sospettare. Una politica che non ha costruito un sistema al centro del quale vige la ricerca della Verità esistenziale, con tutto il resto che vi fa da supporto (qualità della vita, diritti-doveri, libertà fondamentali, dignità morale ed economica, ecc.), è una politica menzognera, fatta di egoisti-materialisti che servono un padrone occulto sovranazionale, una politica che non persegue veramente gli interessi dei cittadini.
La società materialista attuale concepisce solo il nome, la forma, la quantità, la misura, il dominio, il possesso, l’utilitarismo, lo sfruttamento, il superprofitto.
La filosofia materialista, che è filosofia del divenire, vede l’uomo solo come un corpo animale con determinati bisogni (cibo, sesso, oggetti e condizioni di gratificazione per la soddisfazione, ecc.). è con questa prospettiva materialista che si sono sviluppate ideologie che pensano che gli individui vadano disciplinati, educati, irreggimentati per essere guidati da pochi cervelli umani (e nel futuro prossimo dall’Intelligenza Artificiale).
Tutte le filosofie materialiste non guardano all’individuo come a un essere da rendere libero ma da sfruttare, nel bene e nel male, e da mettere necessariamente sotto un “padrone” (“Principe”, “Potere”, “Sistema”, ecc.).
La mente empirica, di chi protende alla filosofia materialista, è avida di “sistemi” da costruire (filosofici, teologici, scientifici, politici, ecc.), per questo pensa sempre come incapsulare la vita degli individui in quadri logici. Il materialista ha bisogno della logica che programma altrimenti si sente frustrato per mancanza di sostegno.

Occorrerebbe una politica (una filosofia politica) veramente elevata in grado di avviare un processo di rettifica del decadimento in atto, stimolando ed innalzando non l’individualismo (che ha prodotto solo egoismo distruttivo) ma la coscienza dormiente dell’umanità. Non si tratta di filosofia astratta ma di filosofia politica per realizzare un piano concreto che modifichi lo stato attuale delle cose. Si tratta di fare in modo di far percepire tale importanza e tale urgenza a più persone possibili. Non solo filosofia ma soprattutto una filosofia politica realizzativa. Una politica che abbia il coraggio di rettificare quanto ha deviato l’esistenza umana dallo “Scopo” principale. Non si tratta di contemplare soltanto ma di costruire anche quanto è utile all’uomo, in questa società umana, per avere delle risposte esistenziali che possano toglierlo dallo stato di alienazione in cui si trova e che non riesce nemmeno a riconoscere, scambiandolo per emancipazione, per progresso. Non è vita quella dello stare sempre connessi alla Rete, del mettersi in vetrina sui social, del farsi selfie dalla mattina alla sera per condividerli con mezzo mondo, perché tutto ciò non è vero comunicare ma l’essere prigionieri di un “isolazionismo” di cui non ci si rende conto.
Si tratta di lavorare tutti insieme per integrare i diversi “punti di vista”, senza critiche, senza polemiche, senza imposizione da parte di qualcuno, ridando “Dignità” a tutti gli individui della società, superando ogni forma di conflitto nel nome del bene supremo di tutti.
Basta una “Visione” semplice da proporre, senza eccessiva quantità di parole, parlate e scritte, che denota l’intenzione sincera di rettificare, migliorare, illuminare e rendere più felice la società umana, rendendola un organo universale priva di individualismo e di interessi particolari. Tutti possono partecipare secondo i propri gradi di maturità, ogni individuo-cittadino può svolgere il proprio compito coscientemente nel grande contesto della “Visione” universale.

Bisogna rendersi conto, urgentemente, che in quest’epoca del più oscuro materialismo, necessita una profonda trasformazione e un rinnovamento delle coscienze. Serve, più che mai, una rettifica alla direzione intrapresa dall’umanità che presta fede al “falso” al posto della “Verità”, facendosi devota dell’ignoranza.
L’uomo di quest’epoca degrada e trasforma le conoscenze della religione, della filosofia e della scienza in superstizioni. L’ignoranza, grazie al materialismo imperante, fa vedere dell’uomo solo ciò che in lui è mortale, trascurando ciò che invece è di natura divina. Ogni realtà metafisica viene del tutto ignorata dai più, anche dalle persone più erudite.
La contemplazione di una “Visione” offre comprensione e conoscenza libera da disquisizioni e discussioni inutili, poiché l’erudizione che si sostanzia in un accumulo di nozioni confonde, distorce, non fornisce risposte esaustive e non realizza alcunché. Necessita una “Visione” che contempli la conoscenza del che può risolvere tutti i problemi umani, o quelli creduti tali.
Ogni “Visione”, espressa secondo il grado e il livello della propria “posizione coscienziale”, si eleva e si espande disciplinando la contemplazione quotidiana su di essa. Ogni uomo dovrebbe sviluppare la propria visione, alimentandola ogni giorno attraverso la riflessione e le intuizioni che ne derivano, osservando il grado di risveglio coscienziale che ne emerge. Ogni uomo dovrebbe, quindi, porsi delle domande sul senso della Vita e sul suo Scopo ed elaborare, su tali interrogativi, una propria “visione” personale che contempli le “parti” di verità che, mano a mano, il proprio livello e grado di coscienza, crescendo, riesce a percepire riguardo all’Unica Vera Realtà Universale.
La propria visione personale deve essere il riferimento-direzione per giungere alla vera Realtà Universale. Senza una “Visione” cui riferirsi gli uomini sono dei ciechi, che non sanno di esserlo, mentre pretendono di guidare altri ciechi.
La società umana di oggi mostra l’uomo contemporaneo ridotto ad un homo oeconomicus, un individuo poco umano e per niente divino: iperattivo, iperconnesso, multitasking, ma sempre più instabile, insicuro, disattento, smemorato, smarrito, negligente, tutto preso dall’utilitarismo, dal consumismo, dall’egoismo, dal narcisismo; un uomo sempre più vuoto, solo, annoiato, alienato.

L’uomo di oggi, guardando ai miti e alle filosofie delle varie culture antiche, può rendersi conto che in entrambi coesistono profonde analogie: ciò sta a significare che “la Verità è una e una sola”. Questa Verità non è, quindi, di ordine individuale ma sovraindividuale.
Non esistono verità a sé stanti, ogni individuo non ha in sé una verità diversa da quella che ha in sé un altro individuo: esiste, invece, tra gli uni e gli altri, un legame che accomuna idee affini, analoghe.
Gli individui portano in sé opinioni non conoscenza-verità: solo quando abbandonano la soggettività, l’individualità, lanciandosi nell’universalità, si connettono al dominio della Verità-Realtà. La Verità-Realtà espressa dall’individuo è solo una forma rappresentativa perché la Verità-Realtà suprema non può essere concettualizzata né dimostrata empiricamente.

La Vita non è altro che un percorso per conoscere la Verità-Realtà, della quale durante le varie tappe evolutive della ricerca non serve parlarne o scriverne troppo, mentre è fondamentale cercare di captare, di intuire attraverso la contemplazione della “Visione” di riferimento scelta: la risposta coscienziale si innalza lungo i vari gradi della contemplazione. È attraverso questo processo che si sperimentano vari stati di essere capaci di penetrare la Verità-Realtà gradualmente. La conoscenza ottenuta non è affatto comunicabile ma semplicemente “vivibile”.
Esistono vari gradi di verità ed ogni grado è percepibile dalla “posizione coscienziale” che vi corrisponde: tutti i gradi si annullano nell’Uno-senza-secondo, condizione percepibile da chi è riuscito a trascendere la maya-illusione (della dualità, della molteplicità). La coscienza che trascende e risolve tutte le distinzioni può dirsi “Realizzata”.

Il materialismo imperante ha fatto perdere, invece, all’occhio dei più la dignità e l’autorità dei Valori universali, ha fatto perdere l’importanza per le cose spirituali che nutrivano l’individuo ponendolo sulla possibilità di ricevere risposte esistenziali.
Oggi la società umana è malata, piena di afflitti da problemi psicologici, di disadattati, di incapaci a comunicare o esprimere i più elementari concetti, di frustrati di ogni tipo tutto il giorno sprofondati nello smartphone, di alterati da droga, alcol, farmaci, dispositivi per la realtà aumentata, ecc.. Anche tra i membri della classe dirigente la situazione è piuttosto pietosa e preoccupante: responsabili di risorse umane che non sanno essere responsabili di sé stessi.
La disperazione e l’abbattimento si leggono sui volti delle persone. Con il materialismo imperante sono sempre di meno coloro che sono in grado di sentire la chiamata dell’Anima, che sentono un senso di responsabilità verso sé stessi e verso gli altri. La sofferenza dei più deriva dal non sapersi definire, unificare e integrare.

L’Educazione-Istruzione dovrebbe, in una vera società civile, educare sin dall’infanzia ad una “Visione” dello Scopo fondamentale della Vita. Educare a porsi le domande esistenziali fondamentali, funzionali queste a ricercare le “risposte” necessarie, a protendere l’essere psico-spirituale a guardare, prima di tutto, alla realtà spirituale alla quale appartiene e, subito dopo, alla necessità di costruire condizioni materiali idonee a sostenere la realizzazione dello Scopo della Vita individuato. Senza una riforma globale della società umana verso tale direzione tutto è destinato a peggiorare. Non c’è speranza senza una necessaria riforma responsabile che rimetta al “centro” l’uomo, anziché la produzione, il consumo, il profitto, la dominazione, il Mercato, i “poteri forti”, i “poteri occulti, la globalizzazione che aliena gli individui, ecc.. La Logica del profitto non può, e non deve, prevalere sempre sui bisogni e sulla vita degli individui-cittadini.
Continuare ad incrementare la cultura materialista che induce l’individuo a pensare, di sé stesso, di essere solo un ente corporale mortale, trascurando del tutto quanto nell’uomo appartiene alla realtà spirituale, significa far sprofondare sempre di più l’individuo in uno stato di alienazione senza possibilità di una presa di consapevolezza del vero sé stesso e della vera Realtà delle cose.
L’uomo deve sapere, poiché è un suo diritto, di essere senz’altro nato in un piano della generazione, con un corpo limitato che lo condiziona, ma che parimenti egli è, in realtà, un’Anima. Si è ritrovato in un mondo delle esperienze duali ma la sua nascita nel mondo ha una finalità, uno “Scopo” (dell’Anima): riprendersi la libertà e la pienezza della propria vera natura spirituale. L’uomo deve sapere che ciò che egli è veramente; questi difatti appartiene all’Assoluto che non ha nascita, evoluzione, né morte. Ciò che è, l’Essere, non appartiene all’ordine dell’io empirico. L’Essere non nasce né muore, non è soggetto ad evoluzionismo.

Il materialismo guarda all’accumulo di nozioni che chiama conoscenza, erudizione, ma tutta la conoscenza mnemonica che si acquisisce nel divenire non estingue l’ignoranza e i conflitti.
Quello che proponiamo come visione è che tutti i “punti di vista” possono essere validi. Chi la pensa diversamente da un altro ha semplicemente un diverso “punto di vista” ma non va necessariamente considerato come “contrapposto”.
L’uomo che sceglie la Filosofia dell’Essere, per Realizzarsi-Liberare, percorre una via in “salita” per realizzare l’Assoluto (il Brahman), una via dove ogni cosa gli appare in contrapposizione con un’altra. Una volta Realizzato percorre una via in “discesa”, una via dove manifesta la Realizzazione ottenuta abbracciando il Tutto, in cui vede tutte le cose come Uno-senza-secondo. Il Realizzato-Liberato è oltre ogni rumorosa contrapposizione, mentre egli è ormai “Silenzio”. Non ha nulla da dimostrare, nulla da difendere. Il Realizzato-Liberato è la stessa Legge dell’Assoluto (il Brahman).

La “Visione” dello Scopo fondamentale della Vita serve ad aiutare l’uomo a ritrovare la propria origine sovrasensibile e a comprendere come è meglio vivere, nel frattempo, senza soffrire, senza commettere errori che finirebbero per ingabbiare, limitare ulteriormente.
Il vero Scopo dell’esistenza è di natura spirituale, il vivere sul piano della generazione (dove si nasce, si vive e si muore) è solo attività contingente senza un vero scopo importante, è funzionale alla possibile presa di consapevolezza della Verità-Realtà. Significa prendersi la responsabilità della propria Anima e dell’eventuale influenza esercitata sugli altri.
Sul piano della generazione la cultura materialista fa sembrare importante il presente, il passato e il futuro ma ciò che è veramente importante è la possibilità, attraverso tali esperienze, di educarsi, conoscersi, essere.

Contemplare una “Visione” significa anche specchiarsi, manifestarsi, esprimersi, cioè “conoscere”. Una “Visione” è specchio di conoscenza. Nell’antichità, infatti, lo specchio era anche simbolo della conoscenza. Contemplare la conoscenza della “Visione” aiuta ad avere una norma di condotta per non sbagliare, per sapere esattamente quali siano le strade da poter seguire e quali da evitare.

La “Visione” a cui facciamo riferimento non è un’evasione dai problemi contingenti e un distacco-disinteresse dalle problematiche sociali e politiche, bensì il contrario, un modo per averne una chiara prospettiva per poterli risolvere davvero.

 

E certamente non furono degli sciocchi coloro che istituirono i Misteri: e in verità già dai tempi antichi ci hanno velatamente rivelato che colui il quale arriva all’Ade senza essersi iniziato e senza essersi purificato, giacerà in mezzo al fango; invece, colui che si è iniziato e si è purificato, giungendo colà, abiterà con gli Dei. Infatti, gli interpreti dei Misteri dicono che i ‘portatori di ferule sono molti, ma i Bacchi sono pochi’. E questi, io penso, non sono se non coloro che praticarono rettamente filosofia”.

Platone
(Fedone)