gototopgototop

1026. La “Crisi”: una medaglia a due facce

Martedì 15 Dicembre 2020 00:00 Rosario Castello
Stampa

Tutti coloro che nascono in questo mondo non possono assolutamente sottrarsi all’esperienza della sofferenza, della malattia e, prima o poi, della morte. Tutto ciò è normale per la realtà di questo mondo. È normale che, prima o poi, un individuo si ritrovi con la propria esistenza solcata da una “crisi”, determinata da un evento spiacevole.
La maggior parte degli individui soccombe alle “crisi”, identificandosi erroneamente a tutti gli aspetti di conseguenze immaginate che magari non si manifesteranno. Così reagiscono tutti coloro che non si sono dedicati, insieme al semplice vivere, allo sviluppo dei livelli di consapevolezza possibili: sono coloro che svolgono una vita da uomini comuni, ordinari, addormentati nella coscienza.
Le “crisi” precipitano, senza preavviso, nella vita di tutti, si tratti di un addormentato nella coscienza o di un risvegliato.
Qual è la differenza tra loro? L’uomo comune, il dormiente, sarà più predisposto-esposto a molte più “crisi”, e le sue saranno tutte piuttosto dolorose. Il risvegliato-saggio quando gli capita una “crisi” la sa affrontare sempre, riducendo al minimo il disagio e la sofferenza e la utilizza per un ulteriore acquisizione coscienziale. Ne esce sempre rafforzato e maggiormente illuminato.
Il vero problema di una “crisi” è come un individuo reagisce nell’immediatezza: con una reazione automatica (scomposta, illogica, senza lucidità, troppo emozionale) che comporta l’esplosione di una paura irrazionale e un alto livello di sofferenza (psichica e fisica); senza una particolare reazione, restando lucidi grazie ad un buon autocontrollo e piena consapevolezza della reale situazione, senza che le proiezioni mentali abbiano il sopravvento scatenando l’immaginario.

Cos’è e cosa fa una “crisi”?

Una crisi divide, separa, frammenta l’unità psichica dell’individuo che la subisce (infatti la parola crisi deriva dal parola greca krisis, che proviene dal verbo krino che significa “separare”) e dà adito alla sofferenza ma, in realtà, la crisi ha già in la “risoluzione” perché spinge l’individuo ad essere sé stesso, responsabile di una scelta che farà la differenza.
Come ogni cambiamento anche la crisi ha due facce: da un lato la minaccia, il disastro che rompe l’equilibrio e l’armonia; dall’altro una opportunità, una possibilità di crescita, un vero input ad un maggiore risveglio della coscienza.
Nell’individuo che reagisce in modo negativo alla crisi l’energia-prana si blocca e il suo essere psico-fisico prova il senso della fuga. Tutta la sua chimica si trasforma in veleni circolanti nocivi. Invece in una reazione positiva l’energia-prana circola ancora più vigorosamente perché l’essere psichico è subito proteso alla “risoluzione”.

Lo scopo della vita è quello della Realizzazione spirituale, anche per quelli che non lo sanno o non ne sono consapevoli, e non può essere una “crisi” ad impedirlo.
Sono proprio le esperienze più diverse della vita (disgrazie, sfortune, fallimenti, malattie, lutti, ecc.) che spingono alla maturazione psichica e spirituale.