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1007. Libero arbitrio, Libertà, Liberazione: temi per discepoli avanzati confusi

Lunedì 21 Settembre 2020 00:00 Rosario Castello
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È necessaria, in questo scritto, una premessa: ci rivolgiamo a coloro che, per forza di cose, sono abituati a riflettere, ragionare e meditare sui temi trattati, indipendentemente da quale livello e posizione coscienziale si trovino. Avere dimestichezza con un linguaggio specifico, di tipo tradizionale, è fondamentale per tentare di comprendere la “parte” o l’“intero” di quanto si affronta.

Tema centrale è il “Libero arbitrio” che tentiamo di affrontare non per dare sentenze ma per indurre gli interessati a riflettere ponendosi le giuste domande. Tale argomento, da sempre, ha confuso i migliori discepoli.

Presentiamo, tra i nostri tentativi di accompagnamento alla riflessione, le “parole” sia di Sri Sathya Sai Baba (1926-2011) sia di Raphael.
Le “parole” di Sri Sathya Sai Baba sono tratte da un Video del 1990 in cui si è svolto, in tema, un apposito colloquio con gli studenti presso Chennai (presenti Sai Baba, gli studenti, il professor Rao, il professor Bhaskar, il professor Anil Kumar traduttore). Le “parole” di Raphael sono tratte dai suoi illuminanti libri.

Ecco, di seguito, il testo del Video sul “Libero arbitrio”.

Swami: Se avete qualche dubbio, potete fare delle domande
Swami invita il prof. Rao a porre una domanda

Prof. Rao: Che cos’è il libero arbitrio, Swami?

Swami: Innanzitutto, se comprendiamo che cos’è l’arbitrio in seguito capiremo che cos’è il libero arbitrio.
Che cosa si intende per arbitrio? (Arbitrio: piena facoltà di scelta; sinonimo di volontà) (N.d.T). Se non si conosce il significato di Volontà (arbitrio), come si può comprendere il libero arbitrio? La gente crede che l’arbitrio sia solo libertà di pensiero (pensare ciò che si vuole). Ma i pensieri non sono indipendenti. I pensieri sono reazioni di pensieri avuti precedentemente (esperienze avute prima). Quando desiderate pensare a qualcosa, ciò a cui volete pensare svanisce, e continuano ad emergere pensieri nuovi. Swami disse ad Abbotsbury (Chennai) che la mente non è né fisica né materiale. È la forza di volontà dell’Atma, essa è la forza di volontà dell’Atma o libero arbitrio. Essa segue la sua strada senza seguire nessun altro. L’arbitrio (volontà) non cambia a causa delle circostanze o sotto la pressione di altre persone ma emerge in modo naturale. Un piccolo esempio: Qui potete vedere due tipi di arbitrio. Secondo voi che cos’è l’arbitrio? Che idea vi siete fatti su di esso?
Qualche ragazzo? Swami guarda gli studenti aspettando delle risposte.
Che cosa si intende per arbitrio, Rao?

Prof. Rao: può essere la Volontà Divina o la determinazione individuale.

Swami chiarisce: prima di tutto, che cosa si intende per Volontà, o arbitrio?
Swami guarda verso il prof Bhaskar aspettando una sua risposta.

Bhaskar: è la determinazione, Swami.

Swami: che cosa intendi per “determinazione”?

Non si riferisce alla determinazione, la determinazione riguarda solo le questioni mondane. Si può usare la parola “determinazione” per la vita quotidiana e la vita materiale. Ma per le questioni spirituali, non si può definire “Volontà” la determinazione. La parola determinazione è limitata solo alle faccende mondane. Le parole “determinazione, discriminazione” sono limitate alle questioni mondane (al mondo fisico). Per ciò che concerne le questioni spirituali, vi è discriminazione solo in presenza degli opposti. Si usa il termine “discriminazione” solo quando si è nella dualità, ad esempio bene o male, buono o cattivo … Infatti nella spiritualità, c’è solo una cosa Ekam Eva Adviteheeyam Brahma: Tutto ciò che esiste è l’Uno senza secondo. In quel caso, che scopo ha parlare di determinazione? Determinazione per cosa? Persino in quel caso dovrebbero esserci due cose: colui che determina e una meta da raggiungere. Quindi, anche in questo caso, persino là non c’è dualità. Quindi non vi è scopo di usare il temine determinazione. Non è né determinazione né volontà, è soltanto un desiderio (del cuore). Quando il desiderio del cuore aumenta, esso conduce all’espansione del (Atma Tattva). (Atma Tattva è la vera natura del sé, Atma, N.d.T.). Quando parlo del cuore, non si intende il cuore fisico. Il cuore fisico riguarda solo le questioni materiali, le cose relative al corpo. Questo cuore (fisico) e questa mente non sono connesse in alcun modo. La mente riguarda sempre lo spirito.  (la mente è di natura spirituale, N.d.T.). Quindi, se vogliamo contraddire la parola “determinazione”, non c’è una parola appropriata. Invece, la parola “determinazione” può essere definita lo “spirito al lavoro”. “Spirito al lavoro” si intende che è una reazione al potere del tuo Atma (Spirito). Per cui, esso non può essere definito “determinazione”, ma spirito al lavoro. In questo “spirito al lavoro”, è il lavoro che segue lo spirito ma lo spirito non segue il lavoro. (è lo Spirito che guida il lavoro N.d.T). Qui, c’è una grande differenza:  siamo soliti pensare che lo spirito segue il lavoro ma non è così; è il lavoro che deve seguire lo Spirito. Qui ci sono due considerazioni da fare: ovunque, (è possibile) trovare del fango, ma non si troveranno recipienti nel fango, tuttavia troveremo il fango nei recipienti. Ciò significa che le qualità riguardano solamente il lavoro. Si dice che Dio sia al di là degli attributi, ma Dio è presente negli attributi, tuttavia non si trovano attributi in Dio.  Il significato (di tutto questo) è che nel fango non ci sono affatto contenitori seppur essi siano fatti di terra (fango). Ma nei contenitori c’è fango. Qui possiamo fare un altro piccolo esempio: Può esserci l’acqua senza i pesci ma non possono esserci pesci senza acqua, (ovvero), l’acqua può esistere anche senza i pesci, tuttavia i pesci non possono esistere senza acqua. Può esserci un padre senza un figlio ma non può esserci un figlio senza un padre. Questa, è la Volontà (il Volere) spirituale. Se c’è un figlio, questo significa che c’è anche un padre. Tuttavia, può esserci un padre senza figlio. Allo stesso modo, può esserci un creatore senza la creazione, ma, senza un creatore, non può esserci alcuna creazione. Per tanto, la forza di volontà è qualcosa che emerge dalla divinità, alcuni la chiamano libero arbitrio. Quando Sriram (uno studente) parlava di “libero arbitrio” intendeva dire che poteva raggiungere qualsiasi cosa grazie alla propria perseveranza e determinazione e tutto il resto. Ma questa non è la sua determinazione, è semplicemente il potere dell’Atma che ci aiuta a raggiungere qualsiasi cosa. Egli crede che sia il suo libero arbitrio, la sua forza di volontà; non è il suo libero arbitrio, è il libero arbitrio dell’Atma. Voi pensate a molte cose: ottenete successo in tutte quante? Certamente no. Quindi, è soltanto il potere che viene dall’Atma che vi fa ottenere tutto. Qui ci sono delle bolle d’acqua, da dove vengono? Esse emergono dall’acqua. In assenza di acqua non possono esserci bolle. Le bolle che emergono dall’acqua, fluttuano nell’acqua, permangono nell’acqua e infine si fondono nell’acqua. Non si originano in un luogo per poi fondersi in un altro luogo. Si usa la parola “libero arbitrio” ma ciò che si intende dire non è libero arbitrio. “Libero” significa ciò che è indipendente. Solo l’Atma è indipendente, nessun’altra cosa ha questa indipendenza. “Swa” sta per Atma l’essenza di questo Swa contiene ogni cosa.
Saarupyam (uniformità, avere la visione di Dio), Saamepyam (avvicinarsi a Dio attraverso le attività), Saalokvam (ritirare la mente verso l’interno) e Saayujyam (fondersi in Dio).
In questa parola “Samaapti” (termine, fine, conclusione): “Sa” sta per “Brahma Tattva” (il principio del Sé). Si racconta che Sapthaaham (la settimana) andò avanti per sette giorni e l’ultimo giorno è stato chiamato Samaapti, che significa Brahmaprapti, la realizzazione di Brahman. “Swa”, il quale contiene “Sa-kara” (letteralmente “pensieri che diventano cose”), significa che tutto si origina dalla volontà del cuore (Hridaya) ed è soltanto a causa della volontà dell’Atma. Ci sono certi pensieri che, a volte, quando guardi un oggetto, senti che devi comprarlo. Questa sensazione non viene dall’Atma ma dalla visione dell’oggetto. Un’altra cosa: quando sentite una musica particolare vi sentite come se foste in un film. Quel pensiero (sentimento) è sorto a causa dei sensi. Quindi, i pensieri che emergono dai cinque sensi vengono mal interpretati e sono stati scambiati per libero arbitrio. Non si tratta di libero arbitrio, infatti solo ciò che origina dal cuore è libero arbitrio. Noi continuiamo a ricevere alcuni pensieri per il fatto di pensare qualcosa e di fare qualcosa. Come ci si può aspettare cose buone da ciò che origina dai sensi, dal momento che essi sono malati e non veritieri? Guardate, qui c’è la lingua. Quando essa è sana è in grado di distinguere il dolce come dolce, il piccante come piccante e l’amaro come amaro. Tuttavia quando si è affetti da malaria la lingua sentirà persino che il gusto dolce sembra amaro. Quindi, anche la lingua ha una malattia associata ad essa. Accade la stessa cosa anche con gli occhi: quando si gode di buona salute gli occhi distinguono i colori appropriatamente.  Ma quando si è affetti da ittero tutto appare giallo, ciò significa che tutti i sensi sono inclini alla malattia. Quindi, come può essere vero e affidabile tutto ciò che origina da questi sensi malati? Essi subiscono continui cambiamenti. Per cui, oggi giorno, tutti i pensieri sono dovuti ai sensi. Il desiderio di vedere, ascoltare, mangiare, tutte queste azioni sono dovute ai segnali, alla percezione del mondo materiale. Non sono collegati al libero arbitrio. Tuttavia tutto ciò che origina dal cuore può essere raggiunto con certezza. Qui si può distinguere chiaramente un aspetto. Se un pensiero origina dal cuore, non vi sarà alcuno spazio per fare discriminazione tra bene e male, giusto e sbagliato. Non dovrebbe esserci spazio per alcun dubbio. Quando hai dubbi su ciò che è bene e male, giusto o sbagliato, allora significa che quei pensieri non stanno scaturendo dal cuore. (il cuore non sbaglia mai N.d.T.). Infatti questa assenza di dubbi è un buon segnale. Quando piove a dirotto, tutta la terra dovrebbe essere bagnata. In effetti, chi ti crederà quando dici che ha piovuto a dirotto ma la terra non è bagnata? In modo simile, quando vuoi assicurarti se un pensiero proviene dal cuore o dall’esterno, non avrai dubbi su quello che proviene dal cuore. Per cui non vi è spazio per la discriminazione.
Tutta questa discriminazione è limitata solo alle questioni mondane.

Sri Sathya Sai Baba (1926-2011)
Colloqui con gli studenti presso Chennai 1990
tratto dal video https://www.youtube.com/watch?v=zKI9D-2KSSg
reso disponibile su YouTube da Cristina Chandradevi Zorzi

 

L’uomo è un essere caduto nell’”oblio” della sua vera origine, un “decaduto”, significa che ha dimenticato la sua reale natura, è per questo un ignorante, cioè sopraffatto dall’ignoranza metafisica (un’Anima condizionata). La condizione in cui è caduto lo mette di fronte a molti ostacoli che gli impediscono il “risveglio”. È proprio questa ignoranza che gli fa commettere errori di percezione, lo fa perdere in errati punti di vista e quindi di mancanza di conoscenza. Egli resta bloccato al semplice mondo del divenire, al mondo dei fenomeni che appaiono e scompaiono, resta ipnotizzato da ciò che non è anziché risvegliarsi all’Essere, al sempre esistente. L’unica possibilità che egli ha è quella di “risvegliarsi”, superando tutti gli ostacoli che glielo impediscono mediante la scelta di un sentiero spirituale (il Sadhana). Non è un percorso facile per chi ha compreso che è necessario percorrerlo.
Un buon motivo su cui meditare è quello che riguarda l’Essere che ha già in sé determinate potenzialità (non altre, sembrerebbe apparentemente). Ecco, allora, l’importanza di tirare in ballo il “libero arbitrio”.
I vari enti planetari hanno libertà, sono davvero liberi di pensare, parlare e agire secondo il proprio volere?
Se l’ente planetario, immerso nella manifestazione universale (prakrti), è come un seme già stabilito, determinato, qualificato, in che modo si può affrancare dalla schiavitù del divenire?
Ogni ente planetario gode di una libertà relativa (di costume, di morale, di etica sociale) ma lo riguarda anche una libertà dello stato ontologico dell’ente.
Sembrerebbe, apparentemente, che gli enti planetari non possano sfuggire dalla legge della necessità. È proprio così?
L’Essere è determinato, ovvero limitato, e per questo ha bisogno di un suo sviluppo quantitativo e qualitativo limitato e relativo.
In molti amano pensare, senza esserne sicuri e senza avere riscontri certi, che l’ente planetario è libero e vive, quindi, della e nella sua libertà. Prevale, comunque, un pensiero confuso tra la libertà relativa e la libertà assoluta. È possibile uscire da tale stallo?
Se si riflette attentamente sulla questione si può cogliere un aspetto del problema poco considerato. Cosa intendiamo? Intendiamo che la determinazione, la limitazione non è una linea-possibilità che procede a senso unico. Questa è una osservazione importante da fare. Basta rendersi conto che la determinazione contempla non una ma una molteplicità di linee-possibilità, quindi non esiste alcun senso unico. Le linee-possibilità sono protese verso infinite direzioni e su parabole diverse. Significa, in poche parole, che l’Essere ha indefinite possibilità espressive. L’ente planetario pur essendo stazionato nel vasto campo della determinazione dell’Essere è libero di muoversi lungo infinite linee-possibilità.
Non bisogna cadere nell’inganno che può esercitare, sul meditante, la vita materialistica (meccanicismo, fatalismo, nichilismo): basta osservare-capire ciò che è determinazione causale sul piano fenomenico e ciò che invece è libera scelta dell’ente nel suo stato ontologico. Molti cadono nell’errore di fronte a ciò che è polare e ciò che è duale: non sono la stessa cosa.
La realtà si distingue in due poli: quello della coscienza (essenza) e quello della sostanza, tradizionalmente purusa-coscienza e prakrti-sostanza. Il purusa (macro e micro-cosmico) è la pura  coscienza ma si svela mediante la sostanza-prakrti. Per non avere fraintendimenti: lo Spirito si svela per mezzo della Materia. Questa Materia è bene comprendere che nel suo divenire (nella manifestazione) segue leggi che però non appartengono allo Spirito-purusa. Questo perché quello della Materia è il mondo della necessità mentre quello dello Spirito è il mondo della libertà.
Quando viene promossa una “causa”, sul piano della prakrti-materia-divenire, si entra in un meccanismo determinato che opera mediante una rigida concatenazione. Guardando, infatti, sulla sfera delle “cause” si possono osservare la “causa prima” che riguarda solo l’Essere e le “cause seconde” dove non esiste libertà.
Lo Spirito-purusa-atman, di là dal tempo-spazio, causa-effetto, è libero nelle scelte e dal produrre scelte.
Un processo di scelta si divide sempre in tre momenti: quello della libera decisione (della scelta o non-scelta); quello della libera possibilità di optare per l’oggetto; quello del compimento finale della decisione. Con il terzo momento si soggiace alla necessità della generazione causale (l’espletamento dell’oggetto avviene solo nell’ambito della prakrti-sostanza-divenire).
Si può tranquillamente affermare che lo sviluppo della manifestazione universale (prakrti) è stato già scritto in quello che è chiamato il “seme principiale causale” e ogni individuo ne può liberamente sfogliare e interpretare le diverse pagine. Non si può cambiare, nessuno può farlo, l’”Archetipo Originario”, lo stampo del Mondo delle Idee. Tutti possono incarnarlo e svelarlo.
Un buon sadhaka, avanzato sul sentiero, non può dimenticare che l’Essere ha indefinite “parti”, che sono molteplici i suoi stati e che ogni sadhaka può scegliere la “parte” che più gli è consona, che più gli aggrada (lo stato esistenziale che più gli piace).
Stiamo parlando di qualcosa che non va capito soltanto intellettualmente ma che va compreso consapevolmente.
Ritornando a bomba ripetiamo: “si può uscire dalle stesse determinazioni dell’Essere?”. Ricordiamo che l’Essere qualificato non è l’Assoluto (non è l’Infinito metafisico), è, cioè, solo la prima determinazione del Brahman nirguna del Vedanta (nirguna significa “privo di guna”, ovvero di qualità, di determinazione). L’Essere, in quanto tale, è saguna (con qualità, con attributi). Il saguna è nel nirguna che trova la sua ragion d’essere.

 

“(…) I Filosofi tradizionali che nel passato, e anche nel presente, si sono posti il problema dell’integrale Realizzazione erano pressati da domande del genere:

1 Si può uscire dalla determinazione individuata umana? (Tempo-spazio o mondo della generazione e del corruttibile).
2 Si può uscire dalla determinazione universale della vita? (Mondo del sottile o intelligibile).
3 Si può trascendere la stessa determinazione dell’Essere principiale? (Causa prima).
4 (Se la risposta è affermativa). In che modo si potrà uscirne e con quali mezzi?”

Raphael

Ciò che permette, al momento giusto, l’accesso all’Iniziazione è quando si è divenuti consapevoli del fatto che o ci si determina oppure si è determinati dalla prakrti.

 

“Or ecco, gli impedimenti (per lo svelamento) della conoscenza: in verità l’origine della rete di smarrimento è che colui il quale è destinato al cielo ha rapporti con coloro che non sono adatti al cielo: questa è l’origine. Anche se (a questi ultimi) venisse indicato un grande albero dai rami ampiamente distesi, essi andrebbero a ripararsi sotto un vile cespuglio”.

Maitry Upanisad (VII, 8)

 

Possiamo dire, sempre con Raphael, che:

“La Libertà assoluta è Uno metafisico – Uno-Uno platonico-Brahman nirguna – Coscienza assoluta. La Libertà determinata (ma nell’illimitata possibilità espressiva) è Mondo dell’essere qualificato e determinato (saguna) – Mondo delle idee. Il Mondo della necessità è Manifestazione – Mondo della generazione e del divenire formale”.

Raphael

 

“La Verità è inseparabile dalla libertà; essa si ricerca e si svela attraverso la libertà. La schiavitù e la volontà di potenza sono negazioni della Verità, quindi della libertà. L’amore per la libertà, prima o poi, sconfigge il fantasma deformante e patologico della paura, del dubbio, del potere coercitivo, del passato che si perpetua nel presente”.

Raphael

 

 

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