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1015. Via di Risveglio di Raphael

Martedì 20 Ottobre 2020 00:00 Rosario Castello
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105. Ogni epoca ha il suo richiamo: l’imperativo dell’oggi è “trasformazione”. Che cosa aspetti per trasformarti?
I più classificano i fatti, gli avvenimenti. Prospettano i cicli cosmici, fanno anche congetture per il futuro; sono degli storici, dei cronisti, a volte dei pronosticatori. Sono nel tempo.
Se la freccia della Parca ti ha fatto sanguinare, impugna la spada solare e fendi il tempo.
L’Iniziazione non è per gli adoratori del tempo.

106. Può darsi che stai disperdendo le tue energie, può darsi che vai di qua e di là in cerca di mistero, di qualcuno in cui porre la tua malferma speranza.
Possiedi di certo una mente irrequieta e i tuoi occhi vedono incertezze.
Ricordati che il volo è di chi dispiana le ali nell’etere della certezza, della decisione e dello slancio univoco.
Se pensi che qualcuno ti possa togliere la spina conficcata nelle carni, sappi che ancora non sei pronto.
Il medico prescrive solo la ricetta, al resto deve pensare il paziente.
Se l’irrequietezza emotiva del mondo ti sovrasta, devi serrare le mascelle e rieducare i tuoi fuochi interni. Chi barcolla non è degno di abbracciare la morte dei Filosofi.

107. Stai studiando i processi del pensiero? Stai erudendoti per comprendere quella mente che vuoi fermare? Vai vagabondando per carpire dogmi e messaggi sulla mente?
Svegliati. Chi vuole veramente fermarsi deve solo … fermarsi.
Hai costruito fantasmi che ti negano la certezza della Beatitudine e adesso che cosa fai? Ti lasci colpire dal martello della tua incauta inquietudine? Ti ferisci ancora con le punte del tuo mortale pensiero?
Ardisci. Con l’arte dell’accordo solleva il velo e con lo Sguardo incenerisci il drago imprigionante.
In verità ti dico: sei nato per strappare il Fuoco del superno Mondo. Ma se questo lo cerchi in contrade inusitate ti sbagli. Rivolgi entro te stesso lo sguardo indagatore e lasciati bruciare dal Fuoco onnipervadente.
Trascendi la tua epoca, svilisci il tuo mortale destino, fai che i tre diventino uno, poi segui le fasi dello spegnersi dell’unico Fuoco.
Se hai ardire saprai uscire dal mondo della necessità, ma ricordati che l’Opera richiede Dignità.

108. Se ami la Qabbalah ti grido: o tu che dimori in Yesod, prendi il sentiero della freccia, ardi nel Fuoco di Tiphereth e saetta con decisione verso lo splendore di Kether senza voltarti né a destra né a sinistra.
Gli Eroi amano le cime nevose di Ain Soph.
‘Ehjeh = Io sono; Ahamsi = Io sono: sii Essere e lascia gli “attributi” a coloro che seguono la via di Mani.
Kether è il Padre, Tiphereth è il Figlio e Yesod è lo Spirito Santo.
Se pensi di operare con la luna di Yesod senza il sole di Tiphereth sei sulla via dei morti. Alcuni ci hanno provato, altri ci provano, ma la loro epoca è segnata.
Se hai Dignità e la spada risolvente, incarnati Figlio; poi folgora il Padre.
La “Via del Fuoco” è la via diritta di susumna, non quella di ida né quella di pingala né ancora quella dello svadhisthanacakra.
Ti avvicini al nebuloso triplice mondo di maya e non ti accorgi che lo splendore della Beatitudine ti attende nel Quarto o Turiya (Essenza assoluta).
O tu che aneli al Polo, trascendi il moto pensativo, fendi il filo dell’avidya e sprofonda nell’Abisso senza nome. Ai deboli lascia le briciole del sostegno e il trastullo ingannatore.

109. Ama gli impavidi, esalta i magnanimi, ma difendi i deboli e gli insicuri. È debole chi non domina la propria irrequietezza, chi risponde con la reazione, chi usa la violenza, chi si balocca con le forze dell’avidya, chi depaupera le proprie energie, chi vive di vanità e di ambizione.
Gli Eroi vivono e marciano con compostezza, con commensura, con il silenzio nel cuore.
Se cadi, non trastullarti con le lacrime della commiserazione. I Forti possono cadere, ma non è dato loro di compiangersi miseramente. La dignità s’impone anche nella caduta.

110. Fòggiati al Fuoco del Silenzio e sarai robusta fiamma plasmatrice di eventi. La sostanza ignea si modella nel Silenzio del tuo incedere volitivo.
Se pensi che la Volontà sia autoaffermazione sei ancora nell’avidya.
Il mondo dei Compiuti non è fatto di debolezze e di vanità. Se fai silenzio nel tuo Tempio di carne, prima o poi riceverai la consapevolezza diretta del Fuoco onnipervadente che illumina i simboli della bellezza.

111. Ad atti reattivi rispondi con il magico lampeggiare di mansuete note.
Cavaliere è colui che ha domato il proprio cavallo.

112. Se hai decisione, dissolvi il dirupato divenire che hai promosso; se osi, conquisterai il tuo Centro polare immortale; se infrangi la tua torre, sarai Silenzio di compiutezza.
Prima osserva, poi dissolvi, poi congela il rimanente, infine abbandonati alla Beatitudine del senza tempo. I veri Filosofi sovrastano la storia.
L’Opera si compie tramite i fuochi del Volere e della Conoscenza. La Conoscenza che non svela l’Essere rimane semplice nozione imprigionante. Il Volere senza Conoscenza diviene forza cieca, bruta.

113. Capire è una cosa, comprendere è un’altra, realizzare è ancora altra cosa. I molti capiscono e discettano, i pochi comprendono e meditano, i pochissimi realizzano e sono.

114. Hai tutto in mano e ancora tergiversi? Domandati che cosa stai cercando. Spesso per realizzazione s’intende l’acquisire qualcosa.
Oppure fantastichi su che cosa potrai essere fra cinque eoni? Oso dirti che sarai l’incompiuto di oggi se non poni mano all’Opera e non spegni subitamente il fuoco del divenire.
Non cullarti pensando che gli altri ti traghettino all’altra sponda. Affidarsi agli “altri” costituisce il balocco dei deboli. Sappi che gli altri ti forniscono solo la zattera.
Osserva, ardisci, sferra il colpo folgorante e fermati.
Dopo la bufera viene sempre l’ora del ristoro.

115. Vai in giro per mendicare vanità, autoaffermazione e orgoglio separativo? Mio caro dissennato, a che cosa vuoi giocare? Non vedi che le termiti rodono la tua forza vitale e l’avidya ti offre briciole di artificioso piacere? Pensi di crearti una casa, una famiglia, un lavoro? Ma è solo per nascondere la tua incompiutezza e la tua solitudine.

116. La mente che si rifugia nella superstizione, nella passione politica, nell’abilità di un mestiere, nella vanità di relazioni mondane, scivola, prima o poi, nel conflitto e nella sofferenza. Una mente che tenta di crearsi porti tranquilli sul piano dell’irrequietezza è una mente che non ha compreso.
Il pensiero è processo, è produzione, è evento, è tempo e anche spazio. Chi crede di costruire la salvezza sul pensiero discorsivo e distintivo, presto o tardi non potrà non vedersi crollare l’intera costruzione.
Il pensiero costruisce immagini con cui baloccarsi. Costruisce l’immagine del bene, del male e dell’ideale politico; l’immagine della propria famiglia, del proprio lavoro e del proprio silenzio: ma tutte queste immagini non hanno niente a che fare con la Realtà.
La Bellezza non accetta la contaminazione del pensiero.
L’atto creativo è frutto d’illuminazione, di folgorazione che non sono pensiero. L’attenzione del Filosofo tradizionale non riposa sulla mente distintiva.
Chi aspira al Silenzio, che è Beatitudine senza oggetto, deve trascendere il pensiero.
La Beatitudine si svela solo quando il pensiero svanisce.
La più illusoria esperienza di silenzio si ha quando il pensiero stesso tenta di creare l’immagine del Silenzio.
Il pensiero costruisce immagini, formule, proiezioni e sogni, ma la Realtà non è proiezione, non è sogno, non è semplice immagine né rappresentazione concettuale.
La virtù e ogni etica costruite dal pensiero distintivo egoico sono strade che portano all’autogratificazione.
La virtù dell’io è sempre gratificazione edonistica. Spesso la donazione di è la virtù edonistica di un io avido di mendicità.
Nella virtù dell’io non c’è amore ma un semplice pitoccare per potersi perpetuare.
L’amore sboccia in una mente che si è pacificata.

Raphael
tratto dal Capitolo Via di Risveglio del libro Alle Fonti della Vita
Edizioni Asram Vidya

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