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69. Iniziazione e Tradizione di Raphael

Lunedì 15 Agosto 2011 00:00 Rosario Castello
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Iniziazione deriva dal latino in (dentro, interno), e ire (andare); dunque andare dentro se stessi, entrare in qualche cosa.

Nell’accezione più specifica significa: entrare in una nuova dimensione di coscienza. In Grecia la teleté era l’Iniziazione ai Misteri, dal verbo teleo (τελέω, rendere perfetto, iniziare ai Misteri).

L’iniziazione ha lo scopo di superare lo stato individuato umano, considerato nella sua integralità extracorporea, e di permettere il passaggio agli stati superiori.

Ogni realizzazione iniziatica è un fattore essenzialmente interiore che trasforma l’’essere interno’, penetrando e influenzando la causa più che l’effetto.

L’iniziazione conduce alla vetta dalla quale è possibile avere la Visione, quella dell’’eterno ora’, in cui passato, presente e futuro si concretizzano simultaneamente.

L’iniziazione conduce a quella caverna silenziosa, e pur ricca di suoni, entro cui vengono compresi gli opposti, o la molteplicità, e svelato il segreto dell’Unità.

L’iniziazione porta alla liberazione, e la liberazione è frutto di realizzazione; questa, a sua volta, è l’effetto del fuoco purificatore e unificatore.

La Via iniziatica è diversa da quella mistica, ma non opposta. In quest’ultima l’individuo si limita a ricevere semplicemente ciò che gli si presenta e come gli si presenta, senza che egli stesso vi entri per nulla; nella prima l’iniziativa della Realizzazione è perseguita in modo consapevole e persistente.

Il misticismo è passivo, l’iniziazione è attiva; ne primo vi sono abbandono, un lasciarsi prendere, nella seconda c’è consapevolezza attiva di essere, di determinarsi e trascendersi.

La Via mistica appartiene alla religione, la Via iniziatica ai ‘Misteri’, alla ‘Gnosi’ realizzativa; l’una è exoterica, l’altra esoterica.

Molti seguono la prima, pochi la seconda, e di questi ultimi un’esigua percentuale sa affrontare la ‘morte’ e ‘rinascere’ in modo consapevole.

L’iniziazione non riguarda lo ‘psichico’, anche perché gli stati psichici non hanno niente di trascendente, facendo essi parte dello stato semplicemente individuato.

L’iniziazione non ha niente che fare con la chiaroveggenza, la chiarudienza o con l’esercizio di qualche altra facoltà psichica dello stesso genere ugualmente secondaria, anche se spettacolare.

L’iniziazione potrebbe accidentalmente produrre l’emergenza di qualche ‘facoltà’ psichica, ma occorre saper distinguere.

Le oche capitoline erano chiarudienti …

I produttori di fenomeni, apparentemente straordinari, possono essere anche individui poco dotati sul piano intellettivo-emotivo e spirituale, e spesse volte possono presentare tratti patologici, condizioni isteriche.

Quando un individuo si esercita esclusivamente nella produzione di un ‘fenomeno’ può divenire incapace di giusta visione e precludersi la possibilità di riconoscere verità di un ordine diverso da quello in cui suole operare. Il ‘fenomenico’ può persino disintegrare l’essere senziente e renderlo incapace di ulteriore, autentico sviluppo spirituale. L’Iniziato trascende le forze psichiche o quella sfera ove esse avvengono o si originano.

Per l’Iniziato non c’è niente di ‘occulto’ e di ‘magico’; egli opera dall’alto verso il basso, mentre lo psichico procede in senso inverso.

L’Iniziato dimora in quella sfera non-agente che è, d’altronde, precisamente per il suo carattere di non-manifestazione. La pienezza stessa dell’attività.

Chi rimane nel dominio psichico non potrà pervenire alla consapevolezza di quello spirituale. A chi appartiene al mondo della grande illusione è preclusa l’autentica Autoconoscenza che, sola, sa svelare la realtà dell’Essere. L’iniziazione conduce alla conoscenza-gnosi, alla saggezza, al cuore della divinità, alla perfezione e compiutezza., alla Pax profunda, alla beatitudine senza oggetto; lo psichismo, invece, conduce alla semplice estensione orizzontale delle facoltà conscie dell’individuo in quanto animalis species.

L’iniziazione appartiene alla Metafisica sacra o Scienza dei Princìpi. Essa va di là dal corporeo, sede delle cristallizzazioni deformanti, dal sottile psichico, sede dell’illusione e dell’annebbiamento, e dal causale, sede dell’ignoranza-avidya-inscienza metafisica.

L’uomo è assetato di ‘poter’ appartenenti a qualunque sfera o dimensione più che di verità, trascendenza e compiutezza.

Nel simbolismo iniziatico si sostiene che il candidato ‘viaggia’ sul grande oceano (e questo rappresenta la sfera psichica che egli deve attraversare) evitandone tutti i pericoli, per giungere vittorioso alla mèta. Però, può anche tuffarvisi dentro con la sola possibilità di annegare. Occorre distinguere tra Acque superiori e Acque inferiori.

Si può andare verso l’iniziazione, la pseudo-iniziazione o la contro-iniziazione: bisogna essere vigilanti; basta un attimo di disattenzione perché sopraggiunga il deviamento o la morte.

L’iniziazione concede al neofita un’’influenza dall’Alto’ attivando il seme nel segreto del suo cuore; tocca all’iniziando portare dalla potenza all’atto quella geometria in germe.

La potenza del Fuoco ha inciso e stimolato un complesso di possibilità, tocca ora al discepolo farle fruttificare, dirigerle ed espanderle.

Per agire bisogna essere, per donare bisogna avere, per amare bisogna possedere l’amore; l’iniziazione conduce alla porta della giusta azione, della giusta direzione, del giusto rapporto.

L’iniziazione implica tre condizioni:

a) Possedere la qualificazione, costituita da certe possibilità richieste al neofita; in altri termini, occorre avere quella materia prima su cui il lavoro iniziatico dovrà compiersi.

b) Ricevere la trasmissione di un’Influenza spirituale che venga dall’Alto e comunque di là dalla sfera corporea e psicologica; essa dà la possibilità di attivare convenientemente quelle condizioni che sono latenti.

c) Procedere al lavoro interno, sostenuto anche ed eventualmente da appoggi esterni, per cui lo sviluppo sarà realizzato gradualmente e persistentemente, passando per gradi da un riconoscimento all’altro fino a raggiungere la finale Liberazione o l’Identità suprema.

Un’espansione di coscienza stabilizzata significa iniziazione. La sincronizzazione con l’Alto è la chiave dell’iniziazione. Il moto iniziatico sprigiona il Fuoco che lentamente consuma l’intera incompiutezza.

L’iniziazione porta alla Sintesi; la conoscenza profana o l’erudizione, e certe dottrine anche spiritualiste, al sincretismo.

Che cosa significano sintesi iniziatica e sincretismo profano?

Il sincretismo rappresenta una differenziata sovrapposizione di elementi eterogenei di diversa origine riuniti, possiamo dire, dall’esterno, senza che alcun principio o elemento di ordine più profondo venga a unificarli. Un tale accumulo disordinato di elementi non può costituire un’intera dottrina o un Insegnamento iniziatico. Vi sono anche teorie filosofiche ed esoteriche formulate con frammenti di altre teorie. Il sincretismo, partendo dall’esteriore, si contrappone alla sintesi (che parte invece dai princìpi, vale a dire da ciò che vi è di più interiore, dal centro per dirigersi verso la periferia) e rimane sulla circonferenza o periferia assommando e comparando semplicemente. Il sincretismo è più analitico e, come tale, non entra nel piano causante; la sintesi è armonia noumenica. La vera Dottrina iniziatica tradizionale è, ovviamente, sintetica; essa ha necessariamente come punto di partenza e come centro essenziale la conoscenza dei princìpi metafisici o primi, e il suo relativo sviluppo comporta l’applicazione ai differenti domìni, il che implica sempre sintesi sottostante.

Dietro gli Insegnamenti tradizionali occidentali e orientali vige l’unità che può scorgersi con il Fiat Lux iniziatico. Chi perviene a tale unità scoprirà che vi è sempre stata una sola Tradizione iniziatica con differenti sviluppi adattati al tempo-spazio.

Il sincretismo non conduce all’unità e alla sintesi, ma alla generalizzazione e all’eclettismo, possiamo dunque smarrirci nella sua caotica frammentarietà nozionistica; esso può portarci alle tenebre o a un vicolo cieco, anziché alla Luce unificatrice.

Secondo la tradizione indù vi sono due modi contrapposti per trovarsi fuori delle caste: l’uno inferiore e l’altro superiore. Si può essere ‘senza casta’ (avarna), cioè al di sotto di essa, e ‘al di là delle caste’ (ativarna) perché completamente trascese. Similmente si può essere al di qua e al di là delle varie tradizioni e della stessa Tradizione. Le forme tradizionali sono sentieri che conducono tutti allo stesso scopo: l’Identità suprema. Iniziato un sentiero, sarebbe bene perseguirlo, a meno che non si scopra che esso appartiene all’insegnamento comparato eclettico o sincretico.

La dottrina iniziatica pura riceve l’Influsso dall’alto, mentre quella sincretica non può riceverlo per la sua intrinseca natura profana.

L’iniziazione porta all’attuazione effettiva degli stati ‘sovrumani’, mentre la pseudo-iniziazione lascia l’individuo nell’infraumano sotto la rigida e lusinghiera guida degli agenti samsarici.

“ Il sincretismo consiste nel mettere insieme, dal di fuori, elementi più o meno diversi che, visti sotto questo aspetto, non hanno possibilità alcuna di essere veramente unificati; si tratta in definitiva di una specie di eclettismo con tutto ciò che sempre vi è implicito di frammentato e di incoerente; cioè di qualcosa di puramente esteriore e superficiale i cui elementi, raccolti qua e là e riuniti in modo del tutto artificioso, non possono che avere il carattere delle cose improvvisate, incapaci di integrarsi effettivamente in una dottrina degna di questo nome.

La sintesi, al contrario, si effettua essenzialmente dall’interno: vogliamo dire che essa consiste appunto nel considerare le cose nell’unità del loro stesso principio, nel senso della derivazione e della dipendenza da questo principio, e pertanto nell’unirle, o meglio, nel prendere coscienza della loro unione reale che è tale in virtù di un legame del tutto interiore, inerenti a ciò che di più profondo vi è nella loro natura. Per applicare queste cose al nostro argomento, possiamo dire che si avrà sincretismo ogni qualvolta si accozzeranno elementi presi da forme tradizionali diverse e si cercherà di saldarli in un certo qual modo dall’esterno gli uni agli altri, ignorando che quelle forme non sono che espressioni diverse di un’unica dottrina, quindi altrettanti adattamenti di essa a condizioni mentali particolari in relazione a determinate circostanze di tempo e luogo. Da una congerie di questo genere, non può evidentemente provenire niente di valido; e invece di un insieme organizzato (per fare un paragone facilmente comprensibile) si avrà un informe ammasso di frammenti, inutilizzabili per la mancanza di quel qualcosa che potrebbe dar loro un’unità analoga a quella di un essere vivente o di un edificio armonioso; è cioè caratteristica del sincretismo, proprio per la sua esteriorità, l’impossibilità di realizzare una simile unità. Per contro, si avrà sintesi se si partirà dall’unità stessa, senza mai perderla di vista attraverso la molteplicità delle sue manifestazioni, il che implica che, al di fuori e al di là delle forme, si sia raggiunta la coscienza della verità principiale che di queste si riveste per esprimersi e comunicare nella misura del possibile. Da quel momento si potrà impiegare una qualunque di queste forme, a seconda che si avrà interesse a farlo, proprio come, per tradurre uno stesso pensiero, si potranno usare idiomi diversi per farsi intendere dagli interlocutori cui ci si rivolge: è questo, d’altronde, ciò che certe tradizioni definiscono il ‘dono delle lingue’.

Si può dire che le concordanze tra le varie forme tradizionali rappresentano delle sinonimie reali: è a questo titolo che le prendiamo in considerazione e, come la spiegazione di certe cose può risultare più facile in una lingua che non in un’altra, così una di queste forme potrà convenire maggiormente all’esposizione di certe verità, nonché renderle di più facile comprensione. È dunque più che legittimo servirsi di volta in volta della forma che appare più appropriata per quel che ci si propone: nessun inconveniente a passare dall’una all’altra, a condizione che se ne conosca realmente l’equivalenza, il che è possibile soltanto partendo dal loro principio comune. Così non vi è sincretismo alcuno, anzi, essendo quest’ultimo un punto di vista del tutto profano, è incompatibile con la nozione stessa di ‘Scienza Sacra’ cui questi studi si riferiscono esclusivamente ”. (Guénon, Il simbolismo della croce)

Benché lo scopo sia sempre il medesimo (la Realizzazione iniziatica), sono diverse le vie per pervenirvi, ma arrivati nella sfera trascendente della metafisica pura ogni differenziazione cessa, scompare. All’inizio, qualunque concetto dottrinario può servire come supporto e di occasione, ma lentamente, se si vuole vera iniziazione, occorre entrare nel filone tradizionale.

Chi possiede l’amore per la Verità-conoscenza non può non passare all’azione interiore trasformante la quale porta, senza dubbio, fuori di ogni quadro dialettico e teoretico. La Verità-conoscenza è una dimostrazione dello Spirito che, realizzata, conduce all’abbandono di ogni rappresentazione mentale della stessa conoscenza. La Tradizione s’incarna, non si razionalizza, si vive e non si concettualizza in schemi teoretici e filosofici chiusi. Molti parlano della Tradizione, pochi la vivono e la svelano come una modalità di Essere.

Come l’interno non può essere prodotto dall’esterno, l’esoterico non può essere formato dall’exoterico, il centro non può essere originato dalla circonferenza, né il superiore generato dall’inferiore, così l’Influenza che scorre lungo il Canale tradizionale va sempre discendendo, s’irradia dal Punto o Asse centrale e mai dalla periferia.

“ Le beghe del mondo esteriore “, scrive R. Guénon, “ perdono molta importanza allorché le si considera da un punto donde sono conciliate tutte le opposizioni che le suscitano, come è il caso quando ci si pone dal punto di vista strettamente esoterico ed iniziatico; ma precisamente per tal motivo il mischiarsi in tali beghe o, come si dice comunemente, il ‘prendervi parte’ non può essere in alcun modo la condizione delle organizzazioni iniziatiche, mentre le varie ‘sette’ vi si trovano invece ingaggiate inevitabilmente per la loro natura, ed è forse appunto ciò che in fondo fa tutta la ragion d’essere di queste ‘sette’ “. (Guénon, Considerazioni sulla via iniziatica)

La lettura e lo studio dei Testi tradizionali possono, comunque, costituire un potente stimolo ad aprire certe porte nella nostra psiche che precedentemente erano chiuse. E di ciò occorre tener conto; per aprire la porta dell’intuizione superconscia occorre esercitare il veicolo corrispondente.

L’Iniziato-realizzato può anche non scrivere niente; grandi Realizzati come il Buddha e il Cristo non hanno lasciato scritti; altri hanno solo cercato, per i loro discepoli, di dilucidare, con commenti e note, i Testi tradizionali (Sruti o Rivelazione).

L’Iniziato non si misura in riferimento alla quantità delle parole che scrive o dice. La quantità appartiene all’erudito e al saggista le cui menti sono troppo imbevute di rajas.

La quantità di nozioni può anche nuocere al processo iniziatico perché potenzia la mente distintiva, empirica e rappresentativa (manas). Il manas, si sa, va sempre in cerca di cibo nozionistico, ma non è sul piano della sua espansione e della quantizzazione che l’ente può trovare la ‘morte dei filosofi’.

Così, anche il sentimento egoico va in cerca del suo cibo, ma se si vuole pervenire alla vera iniziazione occorre saper morire al manas e al kama.

È difficile far comprendere all’erudito che per trovare vera iniziazione occorre morire a se stessi. Spesso l’erudito è litigioso, orgoglioso, separativo, incentivato da un senso di superiorità velato da una falsa umiltà, esclusivo, vanitoso, e fa anche pesare il suo “potere” psichico.

La facoltà del manas è un potere psichico, come il potere del sentimento (kama); l’erudito si serve del potere del manas, mentre il mistico si serve di quello del kama. Anche il desiderio-sentimento è esclusivista e fanatico; occorre un grande sforzo per liberarsi dei poteri che appartengono all’individualità.

L’amore, la conoscenza, la beatitudine sgorgano da un Cuore privo di ogni sovrapposizione, da un Cuore puro, innocente (da non confondere con lo sprovveduto).

Un manipolatore di semplici parole, un ‘mago’ di concetti, di termini verbali a effetto non può conoscere la semplicità e la bellezza dell’essenziale Verità.

Chi tende all’iniziazione deve sapere che dal molteplice si avvia verso l’unità, dalla quantità verso la qualità, e dal potere psichico verso la comprensione del Cuore, che è sintesi onnipervadente.

da “Fuoco dei Filosofi” di Raphael