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303. Yoga e Bhagavad-Gita

Mercoledì 21 Novembre 2012 00:00 Rosario Castello
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La Bhagavad-gita è il nettare della vita, rilasciato dal Signore stesso nella sua illimitata grazia.

raja-vidya raja-guhyam pavitram idam uttamam
pratyaksavagamam dharmyam su-sukham kartum avyayam

Questo sapere è il re di tutte le scienze, il più segreto dei segreti. È la conoscenza più pura,
e poiché permette di realizzare con percezione diretta la propria vera identità,
è la perfezione della religione. Tale conoscenza è eterna e si applica con gioia
.”
(Bhagavad-gita 9.2)

La Bhagavad-Gita si compone dei Canti-Capitoli XXV-XLII del libro VI del Mahabharata (in verità nel Bhisma-parvan – Cap. 23-40 – ). Espone il dialogo del dio Krishna con il guerriero Arjuna, in prossimità dello scontro, sul terreno del Kuruksetra (nei pressi dell’odierna Delhi), tra i cugini Pandava e Kaurava.
Gli insegnamenti della Bhagavad-Gita, lungi dal rappresentare un sistema codificato di metafisica, vogliono offrire la possibilità di cogliere la gloria della Tradizione sgorgante dalle Origini. La Bhagavad-Gita canta della Scienza del reale e dell’Unione del reale: fonde nell’uguaglianza del contenuto sapienziale diverse correnti di pensiero.
Nella Bhagavad-Gita il mondo viene configurato quale lo scenario violento della lotta tra il Bene e il Male (Luce e Tenebre) in cui Dio partecipa per ristabilire la Legge-Ordine Universale (Dharma).
Il Jiva, nel caos del mondo, deve ascendere al Brahman superando Maya (l’illusione cosmica). C’è da affrontare l’incessante gioco del Karma (la legge di causa ed effetto), dalla quale in realtà il è libero, vincendo le incatenanti forze dell’identificazione, le leggi qualitative della natura, i Guna: Sattva (equilibrio), Rajas (attività, accelerazione) e Tamas (passività, inerzia). La Bhagavad-Gita si pone, quindi, come un metodo, un sentiero liberatorio, illuminante, di amore ma anche di azione: praticamente offre lo Yoga (Karma, Bhakti, Jnana, Dhyana, Brahma, Purusottama).
La Divina Canzone offre, mediante il distacco dai frutti dell’azione, la condizione fondamentale per una vera e reale liberazione dell’Anima. I vari aspetti dello Yoga, come tutte le facoltà dell’essere, offrono la conciliazione di tutte le possibilità esistenti e la riunificazione di tutti i principi diversi (a volte opposti) in uno Yoga Unico Supremo che conduce direttamente a Dio.

Sul Capitolo (“Canto”) Quarto
del “Canto del Beato” o della “Divina Canzone”
(Natura e Funzioni dell’Avatara)

La Trasmissione della Conoscenza
La conoscenza spirituale dell’anima, di Dio e della loro reciproca relazione – ha il potere di purificare e di liberare. Tale conoscenza è il frutto dell’azione devozionale disinteressata (karma-yoga). Il Signore spiega dalle origini la storia della Gita, rivela la finalità e il significato delle Sue periodiche discese nel mondo materiale, e la necessità di avvicinare un guru, un maestro realizzato.
Spiega la natura e la funzione dell’Avatara nonché l’opera che questi svolge nel mondo.

1
Il Signore Supremo Sri Krishna disse: Ho insegnato questa Scienza immortale dello Yoga a Vivasvan, il dio del sole o l’Eroe solare, e Vivasvan l’ha insegnata a Manu, il padre del genere umano (il primo Re divino della dinastia solare); Manu a sua volta, l’ha insegnata a Iksvaku.

2
Questa scienza suprema fu così trasmessa in successione da maestro a discepolo, e i re santi la ricevettero in questo modo; nel corso del tempo, tuttavia la catena di maestri si è interrotta e questa scienza così com’è sembra perduta, caduta nell’oblio.

3
Oggi, questa antichissima scienza della relazione col Supremo la espongo a te, perché tu sei Mio devoto e Mio amico e puoi quindi capirne il mistero trascendentale.

4
Arjuna disse: Vivasvan, il dio del sole, è nato molto prima di Te. Come concepire dunque che sia stato Tu all’inizio a impartirgli questa scienza?

5
Il Signore Supremo disse: Entrambi, tu ed Io, abbiamo attraversato innumerevoli nascite. Io posso ricordarle tutte, ma tu non puoi, o vincitore del nemico.

6
Anche se Io sono il non-nato e il Mio corpo trascendentale non si deteriora mai, anche se sono il Signore di tutti gli esseri viventi, discendo in ogni era nella Mia forma originale e trascendentale.

7
Ogni volta che in un luogo dell’Universo la religione declina e l’irreligione avanza, o discendente di Bharata, Io vengo in persona (mi manifesto, appaio).

8
Discendo di era in era per liberare le persone pie, per annientare i miscredenti e ristabilire i princìpi della Legge (Dharma).

9
Colui che conosce la natura trascendentale della Mia apparizione e delle Mie attività, o Arjuna, non dovrà più nascere in questo mondo materiale quando avrà lasciato il corpo, ma raggiungerà la Mia eterna dimora.

10
Liberi dall’attaccamento, dalla paura e dalla collera, pienamente assorti in Me e cercando rifugio in Me, numerosi furono coloro che nel passato si purificarono imparando a conoscerMi, e tutti svilupparono così un amore trascendentale per la Mia Persona.

11
Tutti seguono la Mia via in un modo o nell’altro, o figlio di Pritha, e nella misura in cui si abbandonano a Me, Io li ricompenso.

12
In questo mondo gli uomini aspirano al successo nel compimento dell’attività interessata, perciò adorano gli esseri celesti; certamente quaggiù raccolgono in breve tempo il frutto del loro lavoro.

13
Io ho creato le quattro divisioni della società umana (Brahmana-Autorità spirituale; Ksatriya-Detentore del potere temporale; Vaisya-Produttori di ricchezza; Sudra-Prestatori d’opera in genere) sulla base delle tre influenze della natura materiale (i Guna) e delle attività-azioni (karma) ad esse collegate; sappi però che sebbene Io sia il creatore di questo sistema, non agisco all’interno di esso perché sono immutabile.

14
Non c’è azione che Mi contamini né Io aspiro ai frutti dell’azione. Comprendendo questa verità sulla Mia Persona, nessuno si vincola più nelle reazioni dell’attività interessata.

15
Tutte le anime liberate del passato agirono nella comprensione della Mia natura trascendentale. Compi dunque il tuo dovere seguendo il loro esempio.

16
Anche l’uomo intelligente resta perplesso nel determinare ciò che è l’azione e ciò che è l’inazione (agire e/o non-agire). Ora ti spiegherò che cos’é l’azione e con questa conoscenza ti libererai da ogni avversità.

17
La natura intricata dell’azione è molto difficile da capire; si deve quindi determinare in modo appropriato che cosa sono l’azione proibita (non-retto agire) e l’inazione (il non-agire).

18
L’uomo che vede l’inazione (akarma) nell’azione (karma) e l’azione nell’inazione si distingue per la sua intelligenza e sebbene s’impegni in attività di ogni genere è situato sul piano trascendentale. (È uno che ha realizzato lo Yoga).

19
L’uomo che agisce libero da ogni desiderio di gratificazione dei sensi è da considerarsi situato nella piena conoscenza. Di lui i saggi affermano che il fuoco della perfetta conoscenza ha ridotto in cenere le conseguenze dei suoi atti.

20
Abbandonando ogni attaccamento ai risultati (frutti) dell’azione, sempre soddisfatto, indipendente e in pace, egli non compie atti interessati, benché (in effetti) sia impegnato in ogni genere di attività. (L’azione è inerente alla prakrtinatura, energia attiva ed esecutiva in correlazione a Purusa – , il Purusa è non-agente, osserva e sostiene senza prendervi parte).

21
Un uomo dotato di tale comprensione agisce con mente e intelligenza perfettamente controllate, abbandona ogni desiderio di possesso e agisce solo per provvedere alle sue strette necessità vitali (prarabdhakarma). Così facendo non è colpito dalle reazioni del peccato.

22
Chi è soddisfatto di ciò che giunge spontaneamente, chi è libero dalle paia degli opposti, senza invidia, ed è equanime nel successo e nel fallimento, benché agisca non rimane mai legato dalle sue attività (né rimane vincolato ai frutti).

23
Le azioni dell’uomo che non subisce le influenze della natura materiale ed è pienamente situato nella conoscenza trascendentale si fondono completamente nella Trascendenza.

24
La persona pienamente assorta nella coscienza di Krishna è sicura di raggiungere il regno spirituale, perché le sue azioni sono tutte spirituali: sia con la consumazione che con l’offerta esse partecipano dell’Assoluto.

25
Alcuni yogi adorano perfettamente gli esseri celesti (Deva) con l’offerta di sacrifici, altri offrono sacrifici nel fuoco di Brahma il sé con il Sé.

26
Alcuni [i puri brahmacari] sacrificano l’udito e gli altri sensi nel fuoco della mente controllata, e altri [i grhastha] sacrificano gli oggetti dei sensi nel fuoco dei sensi.

27
Altri ancora, interessati a raggiungere la realizzazione spirituale controllando la mente e i sensi, offrono le funzioni dei sensi e del soffio vitale come oblazione nel fuoco della mente controllata (nel fuoco dello yoga)..

28
Seguendo rigidi voti, alcuni sono illuminati dal sacrificio dei beni materiali e altri dal compimento di severe austerità, altri ancora dalla pratica dello yoga mistico in otto fasi, oppure dallo studio dei Veda al fine di acquisire la conoscenza trascendentale.

29
Alcuni, inoltre, cercano l’estasi col controllo del respiro e si esercitano a fondere il soffio espirato nel soffio inspirato, e il soffio inspirato in quello espirato, giungendo così a sospendere ogni respirazione e a conoscere l’estasi. Altri ancora, limitando il nutrimento, sacrificano il soffio espirato in se stesso.

30
Tutti coloro che conoscono lo scopo del sacrificio si purificano dalle reazioni del peccato, e avendo gustato il nettare dei frutti del sacrificio avanzano verso la suprema ed eterna atmosfera.

31
O migliore della dinastia Kuru, consumando l’ambrosia costituita dai resti del sacrificio, essi vanno verso l’eterno Brahman. Senza compiere sacrifici non si può vivere felici in questa vita, e che dire della prossima?

32
Tutti questi differenti sacrifici sono approvati dai Veda e sono concepiti secondo le diverse forme di attività. Sapendo questo, sarai liberato. (Tutte le azioni che mirano allo scopo realizzativo sono considerate mezzi di ascesi).

33
O vincitore dei nemici, il sacrificio nella conoscenza è superiore al sacrificio dei beni materiali, poiché il sacrificio dell’azione culmina nella conoscenza trascendentale, o figlio di Pritha. (Ogni azione, senza eccezione, è contenuta nella conoscenza).

34
Cerca di conoscere la verità avvicinando un maestro spirituale (i piedi del Guru), ponigli delle domande con sottomissione e servilo. L’anima realizzata può rivelarti la conoscenza perché ha visto la verità.

35
E quando avrai acquisito la vera conoscenza da un’anima realizzata non cadrai mai più nell’illusione perché grazie a questa conoscenza capirai che tutti gli esseri sono parte del Supremo; in altre parole, essi Mi appartengono (vedrai tutti gli esseri, tutti, senza eccezione, nel Sé, cioè in me).

36
Anche se tu fossi considerato il peggiore dei peccatori, una volta salito sul vascello della conoscenza trascendentale riuscirai a superare l’oceano della sofferenza.

37
Come il fuoco ardente riduce in cenere il legno, o Arjuna, così il fuoco della conoscenza riduce in cenere tutte le reazioni delle attività materiali.

38
In questo mondo, niente è così puro e così sublime come la conoscenza trascendentale. Tale conoscenza è il frutto maturo di ogni misticismo. Colui che è diventato perfetto nella pratica dello yoga gode in se stesso di questa conoscenza nel corso del tempo.

39
L’uomo di fede, che è votato alla conoscenza trascendentale e domina i sensi, è idoneo a ottenere tale conoscenza, e dopo averla raggiunta conquista presto la suprema pace spirituale.

40
Ma gli uomini ignoranti e privi di fede, che dubitano delle Scritture rivelate, non possono diventare coscienti di Dio e si degradano. Per colui che dubita non c’è felicità né in questa vita né nella prossima.

41
Chi mediante la pratica dello yoga ha rinunciato all’azione, chi mediante la conoscenza ha risolto i suoi dubbi, chi si è fermamente stabilito nel Sé, non è incatenato dagli atti (dalle conseguenze dell’azione).

42
I dubbi che sono sorti nel tuo cuore a causa dell’ignoranza (Avidya) devono dunque essere troncati con l’arma della conoscenza. Armato dello yoga, o Bharata, alzati e combatti.

 

*****

Lo Yoga espresso in questo capitolo della Bhagavad-Gita viene detto Sanatana-Yoga, la funzione eterna dell’essere vivente.
Lo Yoga è un’attività completamente spirituale nella quale viene sacrificato interiormente il bene materiale in vista della ricerca del Sé.
Per lo Yoga, se un sacrificio dei beni non è motivato dal desiderio di realizzazione spirituale è da considerarsi un atto materiale.
Lo Yoga può condurre alla Conoscenza-Liberazione ma la scelta deve essere fatta dall’individuo, in piena consapevolezza e libertà con tutto il sacrificio che tale scelta comporta.
Lo Yogasastra appartiene alla “Tradizione” e questa, non bisogna dimenticarlo, è di origine non umana. Lungo le età lo Yoga è stato tradito, è stato “trasmesso” in modo non conforme ma esso, essendo l’essenziale, la Tradizione che rappresenta la Scienza Sacra, è pronto a “trasmettere”, sul piano dell’Unità (nel metafisico e trascendente), quanto è in grado di fare.

*****

Offriamo, per terminare questo escursus, quanto è chiamato “Mahatmya Gita” (La Grandezza della Gita) a tutti coloro che, lungi dal cercare eventuali vie di fuga, con consapevolezza e responsabilità hanno deciso di rispondere a quell’antico richiamo interiore e seguirlo con serena obbedienza (imprescindibile Dharma), per comprendere, trasformare e trascendere sé stessi.

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Mahatmya Gita
La Grandezza della Gita
(dal Varaha Purana)

 

Omaggi a Sri Ganesha! (Dio della Saggezza e Colui che rimuove gli ostacoli);
Omaggi a Sri Radharamana! (Amata di Krishna, incarnazione dell’Energia Divina);
Dhara (lo spirito della Terra) disse:

1. “O benedetto Signore, O Supremo Sovrano, come può uno trattenuto dal suo Prarabdhakarma (destino maturato in questa vita), conseguire devozione irremovibile?”.
Il Signore Visnu rispose:

2. Se uno è devoto alla pratica costante della Gita, anche se è frenato dal Prarabdhakarma, tuttavia è liberato in questo stesso mondo. Egli non è vincolato dal Karma.

3. Nessun male, per quanto grande, può colpire colui che medita sulla Gita. Egli è come la foglia del loto intoccata dall’acqua.

4. 5. Dove c’è il testo della Gita, dove esso viene studiato, sono presenti tutti i luoghi sacri, là in verità c’è il Prayag (confluenza dei fiumi sacri) e tutto il resto. Là ci sono tutti i deva (Dei), i Rishi, gli Yogi e i pannaga (semidei), così pure i gopala e le gopika (compagni e compagne di Krishna), con Radha (amata di Krishna), Uddhava (devoto di Krishna) e tutti i loro compagni.

6. Dove viene letta la Gita, là giunge l’aiuto. Dove la Gita viene discussa, recitata, insegnata o dita, là o Terra, senza alcun dubbio, Io risiedo infallibilmente.

7. Io dimoro nel rifugio della Gita; la Gita è la Mia dimora principale. ErgendoMi sulla saggezza della Gita, Io mantengo i tre mondi.

8. 9. La Gita è la Mia Suprema Conoscenza; è indubbiamente inseparabile dal Brahman – questa conoscenza è Assoluta, Imperitura, Eterna, l’Essenza del Mio inesprimibile stato – la Conoscenza che comprende la totalità dei tre Veda, supremamente beatifica e che consiste della realizzazione della vera natura del Sé, dichiarata dall’Onniscente e Beato Krishna, attraverso le Sue stesse labbra ad Arjuna.

10. Quell’uomo che con mente stabile recita ogni giorno i diciotto capitoli, consegue la perfezione della Conoscenza e così raggiunge la Meta più Alta.

11. Se non può essere recitata completamente, allora può esserne letta metà; e colui che fa questo acquisisce il merito uguale al dono di una mucca. Non c’è dubbio su questo.

12. Con la recitazione di una terza parte, egli ottiene lo stesso merito del bagnarsi nel Gange. Con la ripetizione di un sesto, egli ottiene il frutto del sacrificio Soma.

13. Colui che legge, pieno di devozione, anche un solo capitolo giornalmente, consegue il Rudra Loka (il mondo di Siva) e vive laggiù a lungo, essendo divenuto uno che serve Siva.

14. Un uomo che legge giornalmente un quarto di capitolo, o di uno sloka (verso), o Terra, consegue la nascita umana per tutta la durata di un Manu (un Manvantara71 Maha Yuga – ).

15. 16. L’uomo che recita dieci, sette, cinque, quattro, tre, o due sloka e mezzo della Gita, certamente vive nel Candra Loka (mondo lunare) per diecimila anni. Colui che abbandona il corpo leggendo la Gita, ottiene il mondo dell'uomo (rinasce favorevolmente).

17. Ancora praticando la Gita, egli conseguirà la Suprema Liberazione. L’uomo morente che pronuncia la parola “Gita” conseguirà la Meta.

18. Colui che ama ascoltare il significato della Gita, anche se ha commesso tremendi peccati, conseguirà il cielo e vivrà in beatitudine con Visnu.

19. Colui che medita costantemente sul significato della Gita, anche se agisce incessantemente, deve essere considerato un Jivan Mukta (un Liberato) e dopo la distruzione del suo corpo egli consegue il più alto piano della Conoscenza.

20. Con l’aiuto di questa Gita molti re, come Janaka, vennero liberati dalle loro impurità e conseguirono la Meta più alta. Così è cantato.

21. Colui che avendo finito la lettura della Gita non legge il suo Mahatmya come dichiarato qui, la sua lettura è inefficace, tutto lavoro sprecato.

22. Colui che studia la Gita insieme con questo discorso del suo Mahatmya, consegue il frutto qui affermato e raggiunge quella Meta “difficile da conseguire”.
Suta disse:

23. “Colui che leggerà questa eterna grandezza della Gita, dichiarata da Me, dopo aver terminato la lettura della Gita stessa, ne conseguirà il frutto”.

Così termina nel Varaha Purana il discorso chiamato: “La Grandezza della Gita”.

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Così termina questa nostra “trasmissione” sapendo che, in nome della Superiore e Trascendente Realtà, alcuni “semi” sono in opera per realizzare una “rivoluzione di coscienza” perché nella coscienza ordinaria del mondo, anche se solo mentalmente, è stata riconosciuta l’Unità dell’Umanità, quindi si può procedere verso una Cultura Umana della Coscienza che non può che aprire alla Universale Tradizione Spirituale: ciò di cui hanno bisogno gli enti planetari di questo sistema-mondo.