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304. Sri Sathya Sai Baba e i devoti

Venerdì 23 Novembre 2012 00:00 Rosario Castello
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I devoti di Sai Baba, o almeno coloro che tali si considerano, non dovrebbero credere nella Sua morte ma nella Sua Vita. Alla Vita Vera sono infatti rivolti tutti i Suoi insegnamenti.
Se i devoti facessero ciò, sinceramente e realmente, realizzerebbero quel miracolo che Egli auspicava per ogni vero devoto. In molti lo hanno incontrato ma solo i sinceri e gli onesti lo hanno realmente conosciuto. Egli resta ancora un mezzo potente per i veri devoti. Chi pensa che solo se fosse ancora presente fisicamente potrebbe avere una maggiore crescita spirituale, sbaglia. Per quanti non l’avessero capito Sai Baba è stato ed è ancora un Maestro interiore, di quelli che vivono nell’eterno presente. Se un Maestro ha preso realmente residenza dentro il cuore di un devoto non potrà mai morire. Quando il devoto-discepolo vive realmente il Maestro nel proprio cuore si libera delle proprie idee personali erronee permettendoGli finalmente di purificarlo e illuminarlo.
Ma con l’assenza fisica del Maestro i devoti vanno in crisi, conoscono le incertezze, l’assenza di “parole” apre, in alcuni, la dimensione della paura nella sfera emozionale. In tanti si disperdono alla ricerca di altre voci-suono, di altri sguardi, di altri gesti, di altri riti. Molti non si sentono protetti, altri vivono uno stato di insicurezza come per la perdita di una reale “sicurezza”. Una certa parte di devoti sembra sentirsi più insicura.
Ma lo stato di insicurezza percepito oggi, è sicuro che non fosse presente anche prima?
Non può essere che l’esperienza della scomparsa fisica del Maestro abbia fatto prendere consapevolezza di un “qualcosa” che c’era anche prima, anche se non percepito consciamente? La ricerca spirituale, sincera e dharmica, non può dare instabilità, qualunque cosa accada. Buon motivo questo per riflettere sui pensieri, sulle parole, sulle azioni investite nella propria Sadhana.
Sai Baba ha insegnato che le risposte profonde non appartengono alla sfera dei desideri (“mettete un tetto ai vostri desideri”) e alle proiezioni di ciò che non è il (cioè del piccolo “io” nella realtà transitoria).
Sai Baba ha insegnato la pratica quotidiana di una dimensione etica per una società più illuminata e felice, cogliendo il respiro profondo della Vita. Non ha insegnato a basarsi sulla speranza di un premio sulle azioni svolte. Ha insegnato, invece, ad amare senza riserve, lontano dagli interessi. Ha insegnato come uscire dai propri limiti e far fiorire, nella propria Sadhana quotidiana, il Bello, il Buono, il Vero e soprattutto quell’Amore che tutto pervade e tutto illumina. Ha insegnato come vedere in tutti i luoghi dello spazio il tempo per fare il bene. Ha insegnato come far nascere il principio spirituale al centro dell’individualità umana (“centro” rappresentato dal cuore). L’influenza spirituale trasmessa da Sai Baba è in grado di risvegliare (molti) dal torpore spirituale e di condurre (alcuni) a quell’iniziazione identificata nei Grandi Misteri (Paravidya). In coloro nei quali si sono depositati le parole-suono-semi, se innaffiati con l’Acqua di Vita del cuore, possono dar vita a quella rinascita spirituale ambita da tutti i viandanti spirituali di tutte le vie di tutti i tempi.
Ma dov’è, invece, il risultato del Suo insegnamento in coloro che, con l’ombra dell’inganno di un “segreto” inesistente, corrompono gli ingenui sulle fantomatiche strade del Prema Sai che deve venire, chiedendo denaro che striscia come il serpente?
L’Avatara, quando si manifesta (cioè nasce tra gli uomini), in effetti non scende nel mondo ma nel cuore di chi è pronto ad accoglierlo: ecco perché non può morire se non soltanto per coloro che non lo hanno riconosciuto veramente. Ogni Avatara incarna sempre il principio stesso di tutti gli Avatara e per questo porta quel “Germe” in grado di accendere la scintilla permanente ed indistruttibile nascosta in ogni essere. L’Avatara è sempre la grande opportunità che sfida tutte le “Età”.
L’influenza del Maestro sul suo devoto-discepolo, però, dipende sempre dal devoto-discepolo.

il Centro Paradesha

*****

Sono venuto – Egli dice – a svegliare tutti voi,
voi che dormite un sonno di lunghe ere
mentre, una ad una, le pagine del registro
delle azioni e dei pensieri meschini
si accumulano in pigne gravose
che vi escludono dalla terra felice
lassù, oltre il sonno ed il sogno,
lassù, oltre la veglia,
il regno della pace ristoratrice.

Sono venuto – Egli dice – a salvare tutti voi,
voi che vi perdete nel vano orgoglio,
rincorrendo fantasie in mezzo ai rovi,
con gli occhi bendati, nel buio più nero,
ed inciampate tra nascite e morti,
fallimenti, fratture, contrasti e vampate di fanatismi.

Sono venuto – Egli dice – a guarire tutti voi
dalle grette vacuità egoistiche,
dagli orpelli futili e perituri,
dalle vostre novità sempre uguali,
dai piccoli amori, dagli odii piccini,
dalle rivalità per pochi soldi
sul confine tra ‘mio’ e ‘tuo’!
il fratello colpisce il fratello,
la sorella se la prende col figlio della sorella
per il peccato di quel muro tra voi!

Sono venuto – Egli dice – per mostrare a tutti voi la Via:
una Forma, un Nome, un modo di vita
che rinfresca e calma la mente febbricitante,
che plaga le onde, che colma ed appaga,
che vi conduce a quel Lui da voi scordato,
che vi riporta a Colui da cui provenite.

Qui, in ogni pagina, trovate
le parole che Egli ha pronunciato per voi;
solo alcune, quelle che osai tradurre
in un inglese senza vanità,
quelle parole che, seduto ai Suoi piedi,
ho raccolto dalle Sue labbra,
dalla Sua voce così dolce, così carica di Grazia!

I raggi del sole fanno sbocciare
i fiori di loto che ne anelano il calore!
Possano le parole di Baba, la loro calda carezza
far aprire i petali
del loto del vostro cuore!

tratto da “Sri Sathya Sai Discorsi Vol.3” introduzione poetica di N. Kasturi

“… Che fortuna: tu l’hai sentito parlare! …”.
(conclusione poetica di Kasturi in “Sri Sathya Sai Vol.1”)