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315. La Chiave dei Misteri di Widmer Lanzoni

Sabato 15 Dicembre 2012 00:00 Rosario Castello
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dalla Rivista Italiana di Teosofia ANNO LXVIII N.7, Luglio 2012 (www.teosofica.org)
Widmer Lanzoni è socio indipendente della Società Teosofica Italiana

 

La Verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli e immagini” (Vangelo di Filippo, 67).
Nelle massime riportate dai Vangeli, oltre al senso di ciò che è detto per i fedeli, bisogna distinguere anche il significato nascosto, occulto.
Voi siete il sale della terra; ora, se il sale diventa insipido, con che lo si salerà?” (Matteo, V-13). Chi si fa sale deve salare. Se perde il sapore diventa inutile e dannoso.
A chi ha, sarà dato, ma a chi non ha sarà tolto pure quello che possedeva”. Il concetto fa il paio con il detto del ricercatore alchimista: “Per fare dell’oro ci vuole dell’oro”.
Poveri di spirito”, in senso profano sono i comuni fedeli, coloro che seguono ciecamente la parola del maestro, dell’istruttore (Matteo, V-3). In senso iniziatico sono invece coloro che sono rimasti poveri per amore dello spirito, che hanno rinunciato alle ambizioni terrene, alle pseudo glorie profane, per trovare nella propria intimità il interiore o scintilla divina. Il concetto è esseno e probabilmente indica uno dei gradi della loro scala iniziatica.
Cordoglio: è per l’iniziato il riconoscere la follia delle ambizioni umane, la stoltezza e l’inutilità dei poteri profani. È una presa di coscienza che porta al risveglio del sé interiore.
Mansueto: l’iniziato che, con calma e dignitosa accettazione del potere dello Spirito interiore, rifiuta fermamente l’ipocrisia delle illusioni esteriori e vuole accedere al Regno dei Cieli che è in lui ed in ciascuno di noi, elevandosi al di sopra delle cose temporali e profane.
Il puro di cuore è l’iniziato che giunge alla consapevolezza del proprio sé interiore, attraverso cui riconosce l’immagine e la somiglianza con il proprio Principio Creatore. Questa presa di coscienza personale della propria divinità interiore porta alla percezione della presenza divina in tutte le anime e in tutte le cose del creato. E anche in se stessi. Per il puro di cuore tutte le cose sono pure.
Pacifico. Al di là delle forme, dei riti, delle cerimonie, qualunque sia il loro nome, al di là dei dogmi c’è una sola Potenza divina da cui discendono tutte le forme di energia ed a cui salgono tutte le forme di culto. L’iniziato che sta completando il proprio cammino è il Figlio dell’Uomo che si prepara a crocifiggere la propria personalità individuale sulla Croce Cosmica, per entrare nella Coscienza dell’Umanità, iniziando un nuovo cammino verso la Coscienza Cosmica universale. È forse una auto divinizzazione?
Chi comincia a cercarmi mi ha già trovato”.
L’iniziato non può voler illuminare per forza chi è ancora nelle tenebre, perché gli occhi del profano potrebbero non essere pronti. Ma la luce interiore deve poter trapelare ed esprimersi fuori di lui, in modo da lasciar intravedere e consentire a chi può vedere, di farlo e a chi non è ancora in grado di vedere, di non avere alcun danno agli occhi.
Il concetto dell’importanza degli uomini di buona volontà e la considerazione per i poveri sono punti caratteristici, probabilmente mutuati dall’essenismo e dall’ebionismo.
Poiché avete in Paradiso cinque alberi che non mutano né estate né inverno, e le loro foglie non cadono mai, chi li conosce non gusterà la morte” (Vangelo di Tommaso, 22).
Spirito, pensiero, riflessione, intelletto, ragione. Saper usare la ragione con la coscienza di arrivare solo fino ad un certo punto. Usare l’intelligenza razionale ma sopra tutto quella intuitiva, che si manifesta e si sviluppa per mezzo di quanto si riceve dalle iniziazioni. Saper riflettere (speculazioni interiori), saper usare lo strumento del pensiero, tutto questo ci porta nel dominio dello Spirito. Ma prima bisogna aver addomesticato il cavallo.
Secondo i Mandei e il Vangelo di Giuda i cinque alberi rappresentano i Quattro Elementi fondamentali e lo Spirito. Il tutto è il simbolo interiore dei cinque sensi esteriori.
I semplici, ritenendo che i fatti straordinari siano realmente avvenuti, non possono comprenderne il vero significato. Gli scettici ugualmente non possono comprenderlo, perché ritengono che i fatti narrati siano opere di fantasia.
Il simbolo della Conoscenza è spesso rappresentato da un albero; mangiandone i frutti si acquisisce Conoscenza. In Genesi (3, 2-5): “… ma del frutto dell’albero ch’è in mezzo al giardino Iddio ha detto: non ne mangiate e non lo toccate, che non abbiate a morire. E il serpente disse alla donna: ‘No, non morrete affatto; ma Iddio sa che nel giorno che ne mangerete, gli occhi vostri s’apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male’”.
Questo dovrebbe farci aprire gli occhi e saper leggere i testi sacri che, dietro la forma esteriore, nascondono verità non sempre esprimibili con il linguaggio umano.
Il simbolo del Cristo non è il rabbi ebreo Gesù. Il simbolo è dovuto alla spiritualità di Paolo: la sua importanza non è tanto nella Passione, quanto nei suoi insegnamenti. L’idea di un dio che muore e risorge è un concetto frequente nel politeismo. Infatti gli gnostici, che considerano il Cristo come Demiurgo o Logos, non credono nella sua morte ma nella sua vita.
L’acqua e il sangue che escono dal corpo del Maestro crocifisso sono il simbolo della Conoscenza che scende dal corpo del Maestro stesso.
Cristoforo, mentre guada la corrente portando sulle spalle il Maestro, ne sente il peso aumentare man mano che avanza. Questo è il  della conoscenza che diventa sempre più consistente man mano che si va avanti.
Tre sono le forze cosmiche che derivano dalla Forza prima o unica, o ne sono aspetti diversi: 1 forza-creativa (Brahma, Padre); 2 forza-conservatrice, riproduttiva e distruttiva (Siva, Madre o Spirito Santo); 3 forza solare rigeneratrice ed evolutiva (Visnu, Figlio, Cristo).
La presa di coscienza dell’esistenza di queste forze e dei loro rapporti è l’inizio della propria evoluzione. Chi sa vivere questo inizio, e non lo lascia interrompere, sa cos’è il principio e quindi anche la fine e non sperimenterà mai più le morti (Vangelo di Tommaso, 22).
Nelle tombe cristiane dei primi secoli c’era il crisma, costituito dalle lettere maiuscole greche chi e ro. Esse rappresentavano anche l’assemblaggio di due rune nordiche, simbolo di vittoria … Il crisma non è il simbolo della crocifissione. Croce latina, ankh e svastica sono segni grafici con valenza iniziatica.
Se un seme non passa attraverso la morte non sarà mai albero”. L’albero in genere, e i frutti in particolare, sono simboli di conoscenza. Per questo fatto il fico (Mt XXI 18-22 e Mc XI 12-14) che non dà frutti viene disseccato, anche se non è la stagione dei frutti. Infatti la Conoscenza non ha stagione. Senza frutti esso è il simbolo di un modo di credere che ha perso valore, è una dottrina superata. La fame e la sete di Conoscenza fanno compiere un passo in avanti.
Aprire gli occhi” (Mt XX 29-34; Mc X 46-52 e Lc XVIII 35-43). Vedere è acquisire la conoscenza, uscire dall’ignoranza spirituale, dalla cecità.
I miracoli delle Scritture possono essere le rappresentazioni di una eventuale e simbolica progressione spirituale sulla via della conoscenza.
Gesù e la samaritana (Gv IV 1-42). L’offerta di acqua è l’offerta di Conoscenza per placare la sete spirituale. I cinque mariti avuti dalla donna sono le cinque tribù che in origine hanno formato l’etnia samaritana, ognuna con il proprio modo di credere. Successivamente i samaritani avevano abbandonato i primitivi culti tribali per abbracciare la fede in JHVH, la stessa divinità degli ebrei (“E quello che hai ora non è tuo marito”).
Ma anche il culto di JHVH è da superare per onorare la suprema divinità che è puro Spirito.
Camminare sulle acque” (Mt XIV 28-31): padronanza dell’autodisciplina, unita alla padronanza dei propri sentimenti. Questo permette di non affondare quando il vento è violento e di salvare il discepolo incerto per la fragilità della sua fede (poca fede).
Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Il pane della vita (Gv VI 32-35) è il pane che Mosè ha dato al popolo nel deserto, nutrimento del corpo e anche dell’anima, ma il vero pane che scende dal cielo (Gv VI 49-51) ci dice che il pane evangelico è verità spirituale.
V’è qui un ragazzo che ha 5 pani d’orzo e due pesci” (Gv VI 9-11): i pani rappresentano i 5 libri della Torah mentre i due pesci sono i due messia, spirituale e regale, della comunità di Qumram. Il ragazzo è il popolo d’Israele che non sa far tesoro dei 5 libri e dei 2 messia, che, correttamente interpretati, sono il cibo spirituale del popolo d’Israele.
Prima ancora era scesa la manna dal cielo, ora dal cielo discende il pane di Gesù: la religione di Mosè non è abolita ma viene superata per mezzo della parola di Gesù.

Widmer Lanzoni