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519. Continuo Infinito Presente di Valeria Locatelli

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Continuo Infinito Presente
9/1/2014 = 17 = 1 + 7 = 8 =

 

È proprio vero che tutto è un continuo?
Continuamente le stesse cose con nomi diversi, con storie diverse, ma che hanno in comune le caratteristiche della trasformazione e del cambiamento.
Continuamente lo stesso cielo, che ci guarda da milioni di anni, in cui si esprime una vita in movimento.
Continuamente le stesse situazioni, con abiti diversi, cose diverse, abitazioni diverse, ma che hanno continuamente lo stesso protagonista da migliaia di anni: l’uomo e i suoi pensieri.
Continuamente la stessa Anima che cambia personalità, come le modelle coi vestiti. Continuamente dà l’idea di movimento.
Continuamente cosa? Ma soprattutto chi?
Che cos’è ciò che è sempre? Lo Spazio, l’Eterno Anupadaka. (La Dottrina Segreta vol. I Cosmogenesi E.T.I., pag. 68).
L’Infinito, ci viene risposto.
Per noi che non siamo capaci di abbracciare l’Infinito, ma che possiamo a mala pena immaginarlo, è come vita non senziente, priva di morte poiché nell’Infinito, per quanti giri si possano compiere, per quante ronde, catene, intrecci e svolazzi, tutto si riduce alla sua essenza evanescente, impalpabile, in un qualche stato in cui “le parole recedono”; nessuna parola, nessuna mente per dire “Ah-hi” (Stanze di Dzyan).
Riflettendo sull’Infinito, di cui percepiamo a mala pena qualche effervescenza intuitiva, possiamo dire che è tutta illusione?
Illusione di che? Ma soprattutto illusione di chi?
Tutto è Maya.
Dalla Mandukya Upanisad (ed. Asram Vidya): “È per virtù di Maya-illusione con l’esclusione di ogni altra possibilità che questo NON-NATO (Brahma senza secondo) può differenziarsi. Se la differenziazione dovesse essere reale allora l’Immortale diventerebbe mortale”.
Dobbiamo pensare che Maya è illusione di Maya?
La mente vacilla ma, per fortuna mia e nostra, c’è il presente, la durata.
Sto scrivendo, ho in mano una penna che scrive diligentemente i miei pensieri, la lampada illumina il foglio su cui scrivo, la piantina di erica mi sorride, la gatta Luisella mi guarda con amore, la luna e le stelle sono al loro posto. Tutto questo, e altro, è il presente, l’unico che mi è dato vivere, che esiste, che È.
È un susseguirsi di presenti, che riconosco come esistenti, in cui un Ente spirituale-mentale-sensorio-fisico opera per portarmi la consapevolezza del presente.

Il Continuamente Immortale è così velato dalla Realtà.
L’Immortalità (Infinito) è velata dalla Realtà (Presente), nel senso che il reale o la verità è ciò che vela l’Immortalità. Non dico che il mondo delle forme sia irreale e che solo l’Atman sottostante sia reale, ma affermo che l’Immortalità è coperta dalla Realtà, che il reale è il velo dell’assenza di morte (l’ottenimento dell’immortalità si raggiunge al prezzo di lasciarsi dietro la realtà) o, in altre parole, che la Verità è l’involucro esterno di un nucleo ETERNO, Infinito. Ma che cos’è questo Nucleo senza la sua manifestazione reale? Il nucleo non è coperto da un velo illusorio, ma dalla Verità stessa.
La Verità è la copertura che nasconde e allo stesso tempo svela il nucleo immortale nascosto in tutte le cose. La struttura della Realtà si presenta triplice: nome, forma e karma.
Quello che è l’elemento più sottile, l’intero mondo ha come proprio . Quella è la verità, quello è l’Atman, questo sei tu Svetaketu”. (Chandogya Upanisad VI, 6-3).
Il ricordo di Bernardino del Boca non è il passato, così come il futuro idealizzato è ancora il presente, poiché parte dal “qui e ora” e non arriva in alcun luogo, poiché non esistente; appena venuto alla luce già non è, il presente non dura neanche un attimo, il tempo di pensarlo e non c’è più, lasciando posto all’Infinito, ricco di possibilità, tante quante sono le stelle in cielo e molto di più.
Il grande gioco (Lila) può così continuare. Ma allora, come fanno le cose ad essere? Quale corso di leggi fa sì che una cosa sia, oppure, chi sa per quali vie gerarchiche divine (Lipika) vengano raccolti i nostri pensieri e quale, come e dove la legge del Karma operi la sua presenza? Come orientarci in questo intricato Yantra di possibili possibilità?
Ancora una volta ci viene offerto un suggerimento: “… non ci sono direzioni e misure del genere, né sopra né sotto, ma un ETERNO DENTRO, DENTRO ALTRI DUE DENTRO …” (Cosmogenesi vol. III La Dottrina Segreta, pag. 262).
Dentro a chi, o a che cosa? E soprattutto chi entra? Con generosità ci viene fornita una risposta: dentro i canali dei nostri pensieri, del nostro cuore e del nostro vivere. È molto complesso ma non complicato. È sufficiente aver compreso la nostra mente e, per analogia, ne conquisteremo altri, come in una radice quadrata esponenziale. Ma anche tutto questo è superficie, perché ciò che conta deve essere purificato dagli inutili e ingombranti pensieri; anche dopo di ciò non ci è dato di compiacerci del nostro risultato, ma di condividerlo con altri.
La felicità dello scopritore-ricercatore d’oro non è quello di possederlo. La sua felicità consiste nel poter dire: “Io ho trovato una pepita d’oro, ora scendo in città e la baratto con case, auto, ecc. …”.
Viceversa, chi compra oro trova la sua felicità non nell’oggetto in sé, ma nel suo possesso e, per garantire con sicurezza questo possesso, è disposto a tutto, guerra compresa. Chi ha orecchi per intendere, intenda!
Alla fine, lo scopritore d’oro e il suo possessore lasciano la loro “felicità” ad altri, per continuare il loro infinito viaggio.
Condividere il nostro “oro” ci permette di alleggerire la mente-zavorra, di sviluppare l’azione senza ricompensa, ci impedisce la stagnazione delle energie e consente di far circolare nel nostro sistema energie rinnvate.
Vi voglio raccontare una storia.
Quale differenza esiste tra Deva e Asura? Ambedue i gruppi erano disposti in cerchi distinti.
Prajapati doveva elargire loro il Soma, poiché avevano entrambi partecipato alla zangolatura del Cosmo. Soma concede e celebra la forza, il coraggio, la loquacità e l’eloquenza. Toccò per primi agli Asura e, quando Prajapati arrivò, vi fu rissa per chi dovesse prendere per primo la sacra bevanda. Tutti bevvero in un grande caos. Toccò poi al gruppo dei Deva. Non vi fu rissa, ma compostezza serena. Prajapati individuò il primo Deva che doveva ricevere il Soma e glielo porse, ma questi lo prese e lo passò al suo vicino che, a sua volta, lo passò al vicino ecc. …, così che l’ultimo divenne il primo e il primo l’ultimo. Alla fine tutti, Deva e Asura, bevvero la sacra bevanda, ma il Soma bevuto dai Deva con altruismo, generosità e rispetto ebbe un effetto ben più potente e duraturo.
Spero che questa storia possa essere illuminante per le nostre menti e il nostro cuore.
Noi rinunciamo al frutto delle nostre azioni perché abbiamo compreso che né il frutto né le azioni sono i nostri. Senza amore il cosmo cesserebbe di esistere e la vita umana sarebbe priva di significato, insopportabile.
Perciò, come dice la Bhagavad Gita: “Compi sempre con distacco l’opera tua che devi compiere. Solo con l’opera compiuta con distacco l’uomo raggiunge il Sé Supremo”. La Gita riconosce che ci sono azioni che devono essere fatte e che il non farle sarebbe sbagliato.
Il distacco non deve essere confuso con il non attaccamento, come se i valori potessero esistere isolati, come se l’impegno fosse un male in se stesso.
Bernardino del Boca scrive: “l’Eterno Presente è lo stato peculiare del Sé … l’umanità, conquistato il terzo livello mentale, ha scoperto la Bellezza, la Bontà, una relativa Verità, nonostante le censure del secondo piano mentale e le pazzie della prima mente. Quando buona parte dell’umanità avrà imparato a vivere nelle libertà dello Spirito e superato così le censure del quarto livello mentale, conquisterà il quinto livello mentale e s’affaccerà coscientemente nella Realtà del Continuo Infinito Presente. Non c’è veramente un passato, come non c’è un futuro, c’è soltanto il momento, il punto di coscienza che ci lega al Continuo Infinito Presente. Ma nell’illusione del Trimundio, il Tempo e lo Spazio sottendono il Desiderio, l’Inerzia e dalla loro frizione nasce l’energia vitale”. (Singapore-Milano-Kano, ed. Età dell’Acquario).
Così il Continuo Infinito Presente appare semplice per le nostre menti finite.
Noi non possiamo, né dobbiamo, sostituirci all’Ideatore del Piano. Ci resta un’unica consapevolezza e questa ci dovrà bastare, volenti o nolenti, la sola che resiste tra le numerose che si dimostrano fallaci: la nostra Monade, la nostra scintilla Divina, sa quello che fa.
Bernardino del Boca: “La vera natura dell’uomo è eterna, felice, poiché l’anima non muore mai; al di là delle illusioni effimere, l’anima è felice e manifesta tutto ciò che la coscienza umana ‘crea’ con i sogni, ma l’uomo crede più nella mente e alle sue illusioni materiali che nell’anima”.
Nulla di male può accadere a colui che si affida saldamente alla Realtà dell’Anima, trasformando così ogni “presente” (viaggio infinito) in un atto carico di Amore e di riconoscenza per la pienezza, la gioia e la pace del nostro vivere.

Om mani padme hum

Valeria Locatelli
tratto da Rivista Italiana di Teosofia
ANNO LXX n. 5, Maggio 2014

 

Valeria Locatelli è vicepresidente del
Gruppo Teosofico “Villaggio Verde” di Novara

 

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