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503. La via del Simbolo

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Il termine “simbolo” (dal latino symbolum o dal greco súmbolon) è nato per indicare il “mettere insieme” le due parti di un “intero”, oggetto fisico o soggetto astratto che sia, e ritrovarne, riconoscerne l’identità, delle parti distinte, nell’interezza. Ad esempio le due metà di una chiave; in grado di “aprire” quando riunite insieme.
Il “simbolo” è diventato un elemento della comunicazione esprimente contenuti di significato ideale dei quali infatti diventa il significante.

Il “simbolo” fa convergere vasti territori di conoscenze in un’unica grande area: dal singolo “simbolo” alla “simbologia”, che è lo studio dei simboli, alla “semiologia” che è lo studio dei segni. Spesso i due termini vengono confusi ma un esoterico non può e non deve confonderli.
È in tale ambito che bisogna tenere ben presente l’importanza dei due emisferi, di destra e di sinistra, del cervello. Il “simbolo” è quanto riguarda l’opera di significazione dell’emisfero destro (analogico) mentre il “segno” si riferisce all’opera di significazione dell’emisfero sinistro (logico).
Il termine “significazione” è un concetto semiotico importante che indica la relazione tra un significante (il supporto che esprime il concetto-idea) e un significato (il concetto-idea da esprimere).
Il concetto di significazione non è quello di comunicazione perché quando ci si riferisce alla comunicazione (al processo comunicativo) è implicita l’esistenza di un emittente, cioè il qualcuno che comunica, trasmette (“tradere”), consegna qualcosa (il messaggio) ad un destinatario, che è qualcun’altro.
Ogni cosa, nel mondo del divenire, appare, all’ente planetario, dotata di determinate caratteristiche (con una ricchezza di senso).
Nel caso del processo di significazione non esiste un emittente ma solo un destinatario che, come risultato di un processo interpretativo, percepisce-considera un determinato elemento della realtà (preso in considerazione rispetto agli innumerevoli aspetti che essa presenta) come messaggio, il quale per l’appunto è un segno quale rappresentazione della relazione fra un significante (la sua espresione formale) e un significato (il senso che ad esso viene attribuito).
In un “segno”, il più delle volte, il significante viene creato grazie ad una convenzione (arbitrariamente) mentre un “simbolo” è un elemento che, grazie al riconoscimento di analogie e corrispondenze esistenti, gli si può intuire-attribuire un significato.
Il “segno” (logico e orizzontale) guarda, quindi, al mondo delle cause e degli effetti mentre il “simbolo” (analogico e verticale) guarda ai Principi sincronici.

L’esoterico sa benissimo che la funzione simbolica è necessaria per stabilire una relazione tra il sensibile e il sovrasensibile, senza per questo scadere in nebbiosi voli pindarici. La comprensione, l’interpretazione e l’uso dei simboli ha sempre diviso gli esseri umani.
L’uomo ordinario, dall’intelletto non illuminato, tende a dare significati ai simboli anche quando questi non ne hanno.
Un “simbolo”, però, può contemplare molteplici evocazioni simboliche, sovrapposizioni gerarchiche in grado di catturare significati di uno stesso Principio della realtà applicati ad ordini diversi.
Il simbolismo, non a caso, è il veicolo per eccellenza di un autentico insegnamento tradizionale, ovvero il linguaggio iniziatico per la “consegna” (il “tradere”) di certe verità.
Il linguaggio umano comune, ordinario è troppo limitato, non adatto per comunicare espressioni sovrasensibili.

Il simbolismo segue principi e leggi che emanano dal mondo degli Archetipi, cioè il prototipo ideale delle cose.
Per chi segue un sentiero di ricerca un simbolo può manifestarsi come una specie di rivelazione, può trovarsi di fronte a un “contenuto” che lo mette in risonanza con un determinato centro della coscienza ed il corrispettivo archetipo (funzione cosmica).
La via dei simboli può offrire le sacre chiavi per le porte dell’Infinito, per quel passaggio fondamentale dal sensibile all’intelligibile: stadio necessario di ogni autentico “sentiero realizzativo”.
Il probando o il neofita deve prendere piena consapevolezza dell’esistenza delle corrispondenze fra i diversi ordini, sia della Natura quale realtà del mondo del divenire sia del Soprannaturale quale realtà del mondo sovrasensibile. La Natura è ricca di simboli delle realtà superiori. Per questo, nell’esoterismo, i riti e le iniziazioni si poggiano sulla forza dei simboli.

Tra i simboli più utilizzati, a livello planetario, c’è l’Albero quale rappresentazione dell’Intera Realtà: in esso risiede la Divina Coscienza Unitaria, gli Archetipi e tutti i “derivati” (pensieri, parole, azioni, forme, colori, suoni quali componenti di tutta l’esistenza).
Per comprendere uno dei livelli della questione affrontata è quello del bisogno di un “emblema” da parte di un Paese che rende chiaro, ai cittadini e non, su cosa si riconosce. Possiamo, come esempio, osservare l’Emblema della Repubblica Italiana. L’Emblema viene posto sullo stendardo del Presidente, sulle pagelle scolastiche, sulle targhe poste all’ingresso dei numerosi musei, ecc. L’Emblema della Repubblica Italiana è composto di:

  • una stella bianca, bordata di rosso, a cinque raggi;
  • è accollata agli assi di una ruota (di acciaio dentata);
  • sta tra due rami di ulivo e di quercia, legati da un nastro rosso, con la scritta in carattere bianco “Repubblica Italiana”.

La stella è tra i più antichi simboli adottati dall’Italia. Gli antichi Greci vedevano sorgere, al loro occidente (il Paese Italia che chiamavano Esperia, cioè la terra del tramonto) il pianeta Venere, la stella della sera (ma Venere è anche la stella del mattino, dell’inizio). Quindi la stella è sempre stata utilizzata su quanto raffigurava l’Italia. La ruota dentata (ingranaggio di una macchina) vuole rappresentare il Lavoro (su cui la Repubblica si fonda), in quanto è il Lavoro che rende i cittadini eguali, liberi e forti. Il ramo di quercia vuole essere la forza e la fermezza dello Stato (la quercia dovrebbe ricordare, al popolo italiano, come dovrebbe essere). Il ramo d’ulivo a simbolo di una Repubblica pacifica, che ripudia la guerra. Un emblema, con l’abitudine a vederlo, finisce per apparire caro ed oltre che far risuonare significati evoca sentimenti, valori, ecc.
Cosi un emblema, una bandiera (con forme e colori) risvegliano un identico sentimento patriottico (pensiero e volontà), su quanti affini al significato di quell’emblema, di quella bandiera.
Avviene così anche con la Croce per il Cristiano, la Mezzaluna per l’Islam, lo scudo di David o la Menorah per gli ebraici, la Manji per i buddhisti giapponesi, ecc.

In effetti tutto è simbolo nel creato, una realtà stratificata in molti piani e molti livelli: … Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso

La Tavola Smeraldina
(tabula smaragdina)

“Il vero senza menzogna, è certo e verissimo.
Ciò che è in basso è come ciò che è in alto e ciò che è in alto è come ciò che è in basso per fare i miracoli della cosa una. E poiché tutte le cose sono e provengono da una, per la mediazione di una, così tutte le cose sono nate da questa cosa unica mediante adattamento. Il Sole è suo padre, la Luna è sua madre, il Vento l’ha portata nel suo grembo, la Terra è la sua nutrice. Il padre di tutto, il fine di tutto il mondo è qui. La sua forza o potenza è intera se essa è convertita in terra. Separerai la Terra dal Fuoco, il sottile dallo spesso dolcemente e con grande industria. Sale dalla Terra al Cielo e nuovamente discende in Terra e riceve la forza delle cose superiori e inferiori. Con questo mezzo avrai la gloria di tutto il mondo e per mezzo di ciò l’oscurità fuggirà da te. È la forza forte di ogni forza: perché vincerà ogni cosa sottile e penetrerà ogni cosa solida. Così è stato creato il mondo. Da ciò saranno e deriveranno meravigliosi adattamenti, il cui metodo è qui. È perciò che sono stato chiamato Ermete Trismegisto, avendo le tre parti della filosofia di tutto il mondo. Completo è quello che ho detto dell’operazione del Sole”.

Ermete Trismegisto
testo sapienziale apparso per la prima volta nel:
De Alchemia di Johannes Patricius (1541).

 

La Sadhana è il campo d’azione dove separare la Mescolanza, la Luce dalle Tenebre e lo scopo, quindi, del Sadhaka è quello di riconoscere ed integrare tutti gli archetipi fondamentali della realtà ed i simboli corrispondenti.
La via del vero ricercatore, dell’autentico Sadhaka, dell’esoterico che segue la bussola del cuore è il Sentiero dell’Unione e della reintegrazione degli esseri: il “Simbolo” è questo “mettere insieme” quanto si era smarrito e non perduto.
La via del profano, di colui che segue la confusione, il caos è il sentiero della separazione, della frammentazione, della “caduta”.

 

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