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588. Le ragioni del Silenzio di Vico di Varo

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Perché seguire la Via del Silenzio?
L’Iniziazione aspetta il pellegrino sulla Via del Silenzio.
Nel Silenzio s’incontra la Voce della Saggezza che apre le porte dei regni Immateriali.
Salga il pellegrino tutti i gradini necessari, dal più basso al più alto, per raggiungere il Silenzio entro la quale i sussurri del Mondo dello Spirito indicano qual è l’ora di varcare la soglia che varcano le “Fiamme della Salvezza”.
Le scuole delle Strade Alte si trovano sugli altopiani della vastità del Silenzio perché in esso emerge la potenza del pensiero che si fa parola nel servizio al Mondo.

il Centro Paradesha

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Le ragioni del silenzio

L’uomo di natura espansiva, abituato alla più cordiale comunicativa con il mondo esterno, aperto con i propri simili, si chiede: Perché tacere? Non si deve essere comunicativi? Come può effettuarsi il contatto con gli altri se non con le parole? Perché essere chiusi?
Quando si dice di parlare di meno, di parlare poco, di tacere del tutto, di dominare la lingua, non si vuole affatto consigliare a divenire tipi chiusi, non comunicativi, solitari, o, peggio, complessi, contorti, reticenti, complicati, pieni di equivoci o di sottintesi. No, davvero. Allora sarebbe meglio essere chiacchieroni, istintivi, con tutte le penose conseguenze che l’esperienza porta con , ma, certo meno negative delle altre.
Quando si consiglia di tacere, si consiglia la via migliore, si dice di mettere un giusto freno al parlare indiscriminato, un freno sensato come chiunque adoperi l’auto in maniera che nella discesa non vada a fracassarsi al primo burrone, tirando diritto. Vi sono ragioni fondamentali per cui è meglio il tacere che il parlare. Quando si sarà compreso a che serva il silenzio allora si comincerà ad amarlo.
Il silenzio ha le sue ragioni che vanno ben penetrate. Il tacere non è fine a se stesso, che, anzi, sarebbe allora sicuramente un regresso rispetto al dono sublime della parola, ma è soltanto un mezzo per realizzazioni più elevate. Si tace solo per motivi più alti, non per altro.
Il silenzio non sarebbe affatto nulla più della parola se fosse soltanto il mutismo idiota, l’incapacità di parlare, il tacere per pigrizia, per viltà, o per altro poco nobile movente, anzi sarebbe al contrario un gradino più basso, una posizione inferiore nella manifestazione umana.
Scopo fondamentale del silenzio è quello di favorire l’attività interiore dell’uomo. Si rinuncia al poco per avere il molto: è un cambio vantaggioso. La fonte vera da cui l’uomo attinge e trae le migliori energie è il lavoro interiore fatto di pensiero e di meditazione. Questa è attività ritenuta preminente da tutti coloro che si sono elevati dalla massa, uomini d’ingegno, eccellenti in ogni settore, uomini che sentono e vivono la vita stessa nella più alta maniera. L’agitazione esteriore può appagare ancora soltanto gli illusi che cercano spesso disordinatamente, fuori di sé, nel rumore delle cose, ciò che non possono trovare.. ma chi ha finalmente compreso che solo nel santuario del proprio Io è la vera fonte dell’energia e della vita, nel silenzio, solo col proprio Io divino che porta in sé, allora, amerà e ricercherà la quiete che favorisce il colloquio interiore, espressione più pura della vita.
C’è chi ha riassunto in due punti ciò che si raggiunge con la conquista della capacità di tacere:
1 si realizza, si afferma e si consolida il dominio degli istinti, raffrenando l’impeto delle parole, vane, oziose, inopportune o dannose.
È più difficile frenare una parola che un cavallo imbizzarrito. La gioia di aver trattenuta una parola insensata è superiore alla piccola soddisfazione di chi ha lanciata la freccia , il motto di spirito, la battuta che ha ferito e che lascia traccia. Dominare la lingua fa parte di un più ampio dominio di sé al quale ogni uomo deve lavorare. Se non si realizza questo dominio sugli istinti e sul mondo inferiore, si sarà sempre in balìa di forze che faranno del povero essere ciò che vogliono, proprio perché comandano invece comandate, dominano invece di essere dominate. È la sola alternativa possibile;
2 solo con la conquista della capacità di tacere si evitano tutti gli inconvenienti causati dallo sfogo egoistico e violento delle passioni mediante la parola incontrollata. Il colpo di ritorno per tutto il male che si produce è una legge che ha la stessa ferrea fatalità delle leggi fisiche. Chi riesce a mettere le briglie alla propria lingua elimina le maggiori cause di contrasti fra uomini, di malintesi, di lotte, di agitazioni con le appendici di risentimenti, di rancori, di vendette, tutti prodotti deteriori delle intemperanze verbali.
Credo non ci sia nessuno che non possa dire col vecchio re Dario di Persia:
– Non mi è mai capitato di pentirmi per aver taciuto, e invece mi sono pentito tante volte di essermi lasciato sfuggire cose che non dovevo dire.
Le ragioni del silenzio sono pure in questa massima di Lanza del Vasto:
“Taci molto per aver qualche cosa da dire che valga la pena di essere sentita. Ma ancora, taci, per ascoltare te stesso”.
Cose tanto importanti e preziose che, per ottenerle, il silenzio è il mezzo necessario. Il silenzio fa nascere e matura la parola. Nel silenzio l’uomo si carica, per così dire, di pensiero sostanzioso che, poi, potrà, essere espresso con le parole. Se invece è vuoto, dirà cose vane perché escono dal vuoto, cioè sciocchezze. Per questo è vera la massima “non saprà parlare chi non sa tacere”.
La bontà di ogni parola detta è proporzionata alla maturazione avvenuta nel silenzio meditativo.
Il tacere, dunque non è fine a se stesso, ha uno scopo, anzi più scopi, perché non è neppure limitato solo alle ragioni di dominio sul proprio mondo inferiore o al vantaggio di evitare mali a sé e agli altri. Il tacere ha la sua ragione più alta nel fatto di preparare l’uomo a sentire le voci di un mondo più elevato. E solo nel silenzio ciò è possibile.
Questa ragione è il vero stimolo a tacere per coloro che vogliono realizzare qualcosa di positivamente grande nella vita: chiudendo la comunicazione col mondo inferiore istintivo, si apre quella dell’ascolto nei santi, nei saggi, nei grandi artisti e scienziati, intuitivi o pensatori, in tutti coloro che sono le vere antenne riceventi della terra, che poi ritrasmettono agli uomini ciò che hanno ricevuto.
Soltanto l’uomo vuoto e superficiale non sente il bisogno di silenzio, né ne comprende le ragioni; egli ha il solo bisogno di rumore perché dentro non ha nulla. È sordo per giunta. Chi è convinto della bontà delle ragioni del tacere abbraccerà risolutamente il partito del silenzio e, allora, farà un balzo avanti nel cammino verso il proprio miglioramento.

Vico di Varo
L’Arte del Silenzio e l’Uso della Parola
tratto dal Capitolo 2 Il controllo della lingua
Editore Amedeo Rotondi

 

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