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690. Il Governo dell’apparenza

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I Governi attuali sono governi dell’apparenza: manifestano una superattività per far credere di fare chissà cosa per non fare, alla fine, nulla di buono, di veramente utile, rispetto a prima, per i cittadini-contribuenti; apparenza, annunciazioni, fiumi di parole inflazionate, battute demenziali, tweet ignoranti, ecc., caratterizzano questi governi attuali.

Questa attuale non è una società libera, ma una società che tiene legati i cittadini senza lacci visibili. Domina l’apparenza e l’inganno: ciò che sembra non è.
Questa società vuole tutti produttivi in senso consumistico. Se non produci stai fuggendo dalle tue responsabilità sociali, non stai partecipando.
Chi sembra tanto attivo è sicuro che è veramente utile agli altri? Ma non sarà che essere superattivi non è altro che un modo per fuggire da stessi, in questa società che ha sposato la filosofia del divenire?
Questa società ha reso gli individui iperattivi, ma inconsapevoli di aver superato i limiti della spontaneità, dell'essere naturali, e di aver abdicato all’automatismo e alla meccanicità del cervello, a danno del sistema nervoso.
Osservando bene gli additati, quale esempio positivo dell’attività moderna, possiamo vedere, in realtà, operai, impiegati, quadri, dirigenti, sindacalisti, imprenditori, politici che fuggono da sé stessi con la scusa di avere sempre tanto da fare. Questi soggetti possono veramente aiutare la società a progredire, ad evolversi sotto il costante impulso di uno stato psico-nervoso accelerato o, forse, la condannano ad una caduta irreversibile?
Una società fatta di individui che vivono una base psico-bio-fisica costantemente alterata da un ritmo innaturale è una società di disadattati che fanno finta, grazie alla filosofia dell’apparire, di essere sani, forti, potenti, imbattibili, utili, produttivi, i migliori di tutti gli altri, supereroi (basta vedere alcuni idioti che recitano sul palcoscenico della politica e di nascosto si riferiscono ai cittadini come a dei "trascurabili", dei "perdenti", degli "ignoranti non aventi diritto di voto").
La società è piena di coloro che sembrano molto presi dai problemi sociali, professionali, ecc., in realtà stanno solo fuggendo da sé stessi, drogandosi di attivismo (aiutandosi con i farmaci, con il fumo, con l’alcool, con le droghe, con la nevrotica chiacchiera persuasiva, ecc.).
Chi appare così dedito al servizio verso gli altri, come i politici, i sindacalisti, gli operatori sociali, i tecnici della solidarietà nelle grandi aziende, ecc., non è detto che sia spinto dall’amore disinteressato: tutto fa pensare il contrario.
Non sono molti coloro che, nella società, danno prova evidente di mettere sinceramente sé stessi al servizio disinteressato dell’uomo, per il suo innalzamento e per la sua compiutezza.
Le tre colonne fondamentali della società umana, la scienza, la filosofia e la religione, hanno fallito miseramente la loro missione per un totale degrado delle proprie fila: hanno sempre mancato, oltretutto, un confronto libero e fruttuoso tra loro.
Così come ha fallito anche la politica prostituendosi, allevando politici gonfi di ego, incapaci mediocri servitori del “potere nascosto”, dei veri paranoici corrotti e corruttori, mercanti di parole inflazionate bravi ad accumulare ricchezze, preservare privilegi ed accaparrarsi potere personale.
I politici governanti si sono appropriati della cultura demenziale sempre per quel senso dell’apparenza che fa evitare molte parole (che non sanno dire), mentre, invece, dietro i gesti plateali, recitati da scarsi attori da circo improvvisato, con l’incertezza della parola che convenga pronunziare scadono sempre in battute da dopo doglie.

Il Governo dell’apparenza attuale offre tante possibilità di espressione, tante espressioni, potremmo dire, egoiche ma senza mentale, perché sembra proprio mancare l’essenza del mentale naturale: questi esponenti fanno una vergognosa mostra di sé ostentando avidità, vanità, un ridicolo senso dell’esclusivismo, una competizione immaginaria, una marcata e disdicevole autoaffermazione di sé (del tipo: “Il Parlamento sono io”), una spiacevole indifferenza verso i conflitti, la sofferenza e la povertà, uno sciacallo sfruttamento del dolore ai fini elettorali, un cretino ottimismo alla new age di fronte ai disastri italiani giornalieri, ecc..
Per i cittadini è stata edificata una Torre di Babele di norme su norme, ma i legislatori non sembrano sottoporsi all’etica nel formularle e così hanno sempre più alimentato una confusione dove le norme non aiutano più chi ha bisogno, ma proteggono i disonesti e i truffatori (individui, imprenditori, gruppi, aziende, istituzioni, consorterie, ecc., quelli che malavitano).

Quello che chiamiamo “Governo dell’apparenza” trova riscontro nelle varie recite che si inscenano sul palcoscenico dell’opinione pubblica: troviamo indegna l’indifferenza di un premier che spende vergognosamente, in un momento così critico per tanti italiani che non arrivano a fine mese, senza contare i precari ancora esistenti e i tantissimi disoccupati che non trovano lavoro, 150.000 euro per andare a vedere una partita di tennis in America, solo perché l’avrebbe messo in mostra a livello mondiale, su tutti i giornali e i telegiornali. Quante famiglie in difficoltà avrebbe potuto aiutare, in modo puntuale, se avesse avuto un sincero spirito di solidarietà nazionale? Oppure avrebbe potuto aiutare gli ordini di polizia che mancano di carburante, per i mezzi con cui dovrebbero correre per contrastare le mafie che stanno corrodendo il Paese.

Apparenza è invocare, anche, quando fa comodo, la Carta Costituzionale e poi, di fatto, giorno dopo giorno, farne scempio con minacce, ricatti, forzature con il tentativo, invece, di distruggere quanto a caro prezzo è stato conquistato e che, nonostante tutto, ha unito oltre i contrasti ideologici, politici e sociali. Violazione dopo violazione la carta della Libertà verrà distrutta. Nessuno si accorge veramente del verso che le cose hanno preso: aihmè, popolo sovrano italiano che non è più!
Ecco perché votare "NO" al referendum costituzionale di ottobre: stanno giocando molto sporco per strappare ai cittadini, confusi e preoccupati, un "SI" ingannevole che elimina l'ultimo appiglio per il cittadino che ha diritto a dire la sua.

Apparenza è fare finta di interessarsi dei rifugiati e di nascosto fare affari sulla loro pelle, spendendo parole buoniste e carta stampata, mentendo, ingannando, truffando (tutti: quelli di destra; quelli di centro; quelli di sinistra).

Il politico, oggi, anche quello tra i migliori ha perso di vista il principio della Rettitudine e scade facilmente in una demagogia auto-affermativa, auto-celebrativa. Si trascina, per cedimento alla devianza dal mandato ricevuto, per le vie dell’espansione dell’io (l’“io-mio”) affamandosi, sempre di più, di una fame istintiva di potenza, si fa demone della politica: cerca, come il vampiro cerca il sangue, i “poteri” della ricchezza, dei privilegi, della notorietà, della sottomissione altrui, l’ebbrezza di poter influire sui molti. Il politico è ormai un “politico dell’apparenza” che si motiva e si impulsa all’attivismo, ma di quello che produce “quantità” nel suo affarismo e gli procura un grande senso di auto-espansione e lo inebria di autocompiacimento.
L’attivismo del politico è irrequietezza, perché è vittima di un movimento egoico che lo imprigiona, lo ammala di sé, lo annebbia: egli crede di manipolare ma è un perfetto “manipolato” del "potere nascosto".

Un governo dell’apparenza che gioca sporco nei confronti dei cittadini è molto disdicevole: significa, anche, offendere i cittadini cercando di influenzarli a tutti i costi nella loro opinione personale sul referendum di ottobre, sfruttando i loro punti nevralgici da far manipolare a degli assoldati di regime per l’occasione: il calcio che è nel cuore degli italiani con Gianluigi Buffon; la canzone che gli italiani amano con Lorenzo Jovanotti; il cinema e la comicità che diverte tanto gli italiani con Roberto Benigni. È vergognoso che tutti e tre si siano prestati a dover fare i pifferai per quest’opera indecorosa: personaggi amati dagli italiani messi in tale situazione per sfruttare la loro natura emozionale, da far prevalere sul senso critico che necessita in una fondamentale scelta come quella del referendum di ottobre. Un governo non votato dagli italiani che ricorre ancora a simili sistemi, dopo aver salvato le banche anziché i cittadini, è un governo improprio da cacciare via perché illegittimo; che ogni giorno, sfrontatamente, si permette un abuso di potere.

Il politico dell’apparenza di oggi è un ignorante (coscienzialmente parlando), vittima dell’io-mio, che governa più con la pancia (affamato di tutto ciò che c’è nel divenire) che con la testa-cuore, e guidare un Paese, in tali patologiche condizioni, è molto pericoloso.

 

“(…) Noi diciamo: non fate torto alla vostra intelligenza. Come non capire che si può essere in disaccordo, anche in disaccordo profondo, sulle politiche d’ogni giorno, ma concordare sulle regole costituzionali che devono garantire il corretto confronto tra le posizioni, cioè sulla democrazia?
In verità, chi pensa di vedere in questa concordanza un motivo di divertimento, e non una seria ragione per dubitare circa il valore dei cambiamenti costituzionali in atto, non fa che confessare candidamente un suo retro-pensiero. Questo: che tra una Costituzione e una legge qualunque non c’è nessuna differenza essenziale; che, quindi, se sei in disaccordo politico con qualcuno, non puoi essere in accordo costituzionale con lui, perché tutto è politica e nulla è Costituzione. A noi, questo, non sembra un modo di pensare rassicurante”.

tratto da Loro diranno, noi diciamo
di Gustavo Zagrebelsky, con Francesco Pallante
Edizioni Laterza
vademecum sulle riforme istituzionali
Le ragioni del NO al referendum costituzionale

 

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Referendum costituzionale - 20 domande 20 risposte
A. Pace e A. Aurelio Di Todaro
Edizioni Ediesse

La scienza del popolo libero: Dialogo sulla costituzione e i suoi lavori
Lorena Crlassare e Silvia Chimienti
Edizioni Imprimatur

Lavoro
Stefano Massini
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