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41. Risvegliarsi

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L’essere umano è impegnato in lotte che non risolvono mai nulla e in vane attese di salvezza che bloccano il risveglio della sua coscienza.
L’essere umano ancora oggi per riferirsi a se stesso addita il proprio corpo (Deha – questo corpo) ma egli non è quel corpo che indica. Egli è colui che lo abita (Dehi) e del quale essere cosciente. Egli è l’Atman.
L’Atman non conosce né nascita, né morte, né dolore, né sofferenza.
L’Atman è lontanissimo dal significato che si da a ciò che ha una forma eppure in un qualche modo l’Atman è ciò che incarna Dio stesso.
Si dice dell’Atman, nella Verità Eterna (la Conoscenza di origine non umana):
“è il , lo Spirito, la pura Coscienza. È l’Assoluto in noi, completamente fuori del tempo-spazio-causa. È identico al Brahman, Assoluto in sé. L’Atman, con la sua sola presenza dà vita a tutto e tutto si riassorbe nell’Atman.”

Risvegliarsi significa nascere di nuovo, finalmente, all’Eterna Realtà e divenire auto-coscienti. Risvegliarsi significa accorgersi improvvisamente delle tante “porte” disponibili ad essere varcate e della comunicazione che c’è sempre stata tra tutti gli infiniti mondi visibili e invisibili.
Risvegliarsi significa “sentire” realmente la “Forte Forza di tutte le Forze” (che comprende tutte le frequenze possibili), per nulla simile alle forze conosciute con i cinque sensi dall’uomo.
La “Forza” consente, dopo le giuste predisposizioni conseguite, il “risveglio” e la piena incarnazione del vero .

Un risvegliato completo è cosciente della sua condizione e vive nella consapevolezza del suo compito.
La pantomima del risvegliato può ingannare soltanto tutti coloro che stanno cercando una scorciatoia lungo il sentiero della ricerca della verità.
Pullulano in ogni dove ormai i canalizzatori di messaggi provenienti dal trascendente: chi “vede” e chi “sente” si trovano ormai anche al mercatino sotto casa. L’ostentazione dei loro messaggi e l’esibizione della loro falsa umiltà rivelano la loro cattiva fede. Il risveglio della coscienza riflette naturalmente alcune caratteristiche nella vita del risvegliato che non si riscontrano affatto in tutti questi portatori di messaggi. All’occhio attento di un autentico ricercatore non può sfuggire la mascherata voglia di apparire di questi personaggi.
La mancanza di coraggio di questi personaggi, di esercitare direttamente il potere che vorrebbero far credere di possedere, dovrebbe insospettire coloro che vi si imbattono.
Una buona, corretta, onesta e determinata Sadhana non può che dare soddisfacenti risultati senza il bisogno di pendere dalle labbra di queste sirene della spiritualità.
Chi nasce già risvegliato è un naturale “emissario” della Realtà Spirituale che ha il compito di attrarre gli uomini verso il lato spirituale della vita ed elevare il loro livello di coscienza.
Il processo di risveglio consta di una scala infinita di livelli e gradi di risveglio raggiungibili ad ognuno secondo le proprie predisposizioni, la corretta Sadhana praticata e il superamento di certi limiti umani.
Chi si risveglia partecipa al risveglio degli altri: eleva di un “quanto” l’intera umanità.


“Se il mondo moderno, in se stesso rappresenta un’anomalia, o meglio una specie di mostruosità, è altrettanto vero che esso corrisponde esattamente alle condizioni di una certa fase di questo ciclo, quella cioè che la tradizione indù definisce come il periodo estremo del Kali Yuga.”
da Il regno della quantità e i segni dei tempidi   di René Guénon
 
Risvegliarsi è accorgersi dell’Unità di tutte le cose.

Cos’è l’UNITA’ ?

Come la si intende, o la si dovrebbe intendere, nelle questioni affrontate dai ricercatori della verità? L’Unità reale non è un fatto fisico da riscontrare in ciò che si può misurare, pesare, riceverne sensazioni tattili.
L’UNITA’ reale è una questione di “Visione”, di percezione coscienziale: “vedere” il legame intrinseco fra tutte le cose (visibili e invisibili; attuali e potenziali).
Nella molteplicità, derivata dall’UNITA’, non esiste una vera separazione: ogni “parte” della molteplicità resta sempre UNITA’ (UNO).
Ogni “Parte” sembra differire in qualcosa secondo la legge della Quantità ma non differisce dalle altre “Parti” in natura profonda.
Come le dita di una mano la completano così le varie “Parti” della molteplicità completano l’UNO (l’Unità secondo la Legge dell’UNO).
L’UNITA’ deve essere concepita nella sua dimensione spirituale. Qualunque forma di emanazione deve essere vista come un atto puramente spirituale, che avviene al di fuori del regno del tempo e dello spazio e non può esistere alcun linguaggio umano atto a descriverlo.
Se si guardano il singolo “Seme” e il singolo “Albero” possono essere visti veramente separati?

Alcuni dei segni evidenti, nel Sadhaka, sul lungo processo di risveglio della coscienza:
si comincia a distinguere come ad uno stato che differisce tanto dal sonno quanto dalla veglia e tutte le facoltà sembrano accrescersi in modo incredibile. Si ha come la sensazione piuttosto chiara del manifestarsi di un senso nuovo; l’intelligenza si fa più sveglia; l’immaginazione diventa una continua sorpresa perché si vivacizza incredibilmente; la memoria si fa più netta; il senso della percezione del legame che unisce tutte le cose si fa sempre più chiaro e ovvio.

Alcune delle manifestazioni che potrebbero verificarsi in coloro che si stanno risvegliando:
a occhi chiusi o aperti qualcosa, nel soggetto, vede cose lontane nello spazio e/o nel tempo; “sente” l’essenza di persone mai conosciute prima e semplicemente ne conosce fatti e storia; vede “eventi” dietro mura solide; “sente” pensieri intimi di persone lontane conosciute o sconosciute; “vede” in anticipo eventi che stanno per verificarsi; negli stadi più avanzati del risveglio il soggetto esce fuori dai limiti imposti dal corpo e fluisce nell’effetto della “Forza” sotto forma di fluido universale; ai vertici dell’esperienza del risveglio consolidato il soggetto vive lo stato che “non c’è un secondo”.

Ad un certo livello del processo di risveglio, più vicino alla vetta che al centro, si vivono esperienze spirituali riguardanti il Regno Divino.
Le esperienze spirituali non sono descrivibili ma è possibile tentare di comunicarle con prudenza mediante l’interpretazione soggettiva di colui che esperisce.
Individui diversi possono fare la stessa esperienza del Regno Divino ma nel comunicarla non potranno fare a meno di ricorrere ognuno alla propria interpretazione soggettiva.
Significa che tutti gli individui che hanno fatto l’esperienza del Regno Divino comunicano la coerenza di fondo dell’esperienza ma ognuno si soffermerà su particolari diversi o un diverso dettaglio rispetto agli altri.
Questa interpretazione soggettiva dell’esperienza del Regno Divino spiega perché siano pervenuti fino a noi testi con la descrizione di questa esperienza ma con notevoli differenze l’uno dagli altri, anche all’interno della stessa cerchia di pensiero.

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