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49. Paradiso Perduto di John Milton

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" Paradiso Perduto "
di John Milton
Edizione Mondadori

Recensione a cura di Rosario Castello

John Milton, vero iniziato, in questo poema epico, il più grande della lingua inglese, descrive la creazione, la caduta e la redenzione dell’uomo. Egli è profondo conoscitore delle “voragini”, all’interno dell’essere umano, che lo fanno sentire “incompleto”. Sa prenderlo per mano e condurlo verso un “percepire” antistorico della mera realtà umana. È in grado di catapultarlo in un Continuo-Infinito-Presente dove il susseguirsi delle parole diventano gradini che fanno esperire, in primis, nel cuore del lettore, la lunga scala di “sentimenti”, di quegli Esseri, che tanto peso hanno ancora nei destini dei singoli individui e, di conseguenza, dell’umanità tutta. Un cuore aperto “sente” le vertigini della caduta dalle Altezze sublimi … ed il morso atroce di un senso di colpa mai riscattato …
Lungo la lettura si evidenziano strati di significato e bellezza che fanno da gradini a graduali risvegli spirituali.

“ … Il Serpente infernale; fu lui che con malizia,
accecato da invidia e vendetta, trasse in inganno la madre
di tutti gli uomini, al tempo che il suo orgoglio
l’aveva esiliato dal cielo con tutte le sue schiere
di angeli ribelli, con il cui aiuto aspirava a levarsi
più in alto della gloria dei suoi pari, convinto
di poter uguagliare l’Altissimo, se gli si fosse opposto;
e in ambizioso disegno un’empia guerra mosse
nei cieli contro il seggio ed il regno di Dio. … “
dal << Libro Primo >>

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