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989. L’uomo comune, senza spiritualità

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Gli esseri umani, non lo si può negare, sono esseri in conflitto e incompiuti. Sono continuamente alla ricerca di ciò che dà loro soddisfazione ma non trovano mai né felicità né pace. Sempre irrequieti finiscono per entrare in situazioni di conflitto che fanno soffrire loro stessi e gli altri con cui si relazionano. Dicono di volere e di cercare una libertà esistenziale ma trovano sempre delle prigioni, delle situazioni condizionanti, dei pesi che li zavorrano. Cercano libertà e felicità e instaurano rapporti con le cose-eventi che li rendono condizionati in ogni aspetto del benessere che ambiscono, restando così sempre incompiuti.
La maggior parte degli esseri umani è vittima dell’ego appropriativo nei rapporti con le cose, con le persone, con gli eventi: percepiscono ogni cosa per il godimento dei sensi. Le loro strade sono tutte rigidamente sensoriali-duali-egoiche.
Pensando che la felicità poggia sugli oggetti che si possono possedere finiscono sempre per essere infelici. Le persone non si possono possedere, così prevalgono rapporti affettivi infelici. Il conflitto impera nei rapporti: di lavoro, di amicizia, di parentela, di amore, ecc.
Tutti cercano la forma di felicità (egoica) che finisce sempre per ingannare, far soffrire, far restare incompiuti e frustrati.
L’irrequietezza diventa fretta e la frustrazione si trasforma in corsa: tutti corrono, si affaccendano ma questa superattività stressante non dà felicità, non dà pax profunda e non fa ottenere mai completamente quello che viene inseguito.
L’uomo comune è limitato, condizionato dall’identificazione con le cose: nel frenetico fluire incessante delle cose che attorno lo riguardano non sa discriminare, discernere e, per questo, ogni prospettata felicità svanisce senza apportare quel cambiamento, mutamento sperato, lasciandolo solo con il suo caos interiore che lo angoscia. Soffre ma non pensa possa esistere una strada oltre la soglia del suo identificarsi con le cose-eventi, una strada più idonea che gli dia un punto di vista verticale, e non più solo orizzontale, con il quale intravedere nuovi mezzi e possibilità. È dura per molti abbandonare la visione materialistica dell’esistenza per una visione spirituale che conduca dall’ignoranza della pesantezza materiale delle cose alla leggerezza di una conoscenza che ti offre i mezzi per una via immortale.
La vita infelice è quella percepita nei movimenti nel mondo del divenire, del relativo, del fenomenico, dell’empirico, dell’illusione che ti fa vedere “lucciole per lanterne”.
Il superamento dell’ignoranza apre alla Via Verticale di una Conoscenza che fa esperire la pax profunda lungo un Insegnamento metafisico che conduce all’Assoluto incondizionato.
L’uomo comune deve morire per far nascere l’essere immortale: l’Iniziato.

 

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