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52. Coltivare il "Silenzio"

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Coltivare il Silenzio è la migliore delle pratiche che il Sadhaka possa svolgere lungo la propria Sadhana (percorso spirituale cosciente).

In quest’epoca del bla-bla-bla un po’ di Silenzio non può che disintossicare l’individuo confuso dal suono delle sue stesse parole.

Pensieri confusi, idee confuse, parole dissonanti caratterizzano la maggior parte degli individui di questo meraviglioso mondo moderno.

La parola degli individui, nella maggior parte dei casi, è avvolta di ansie e paure che fanno perdere qualsiasi buon senso.

L’individuo orientato spiritualmente, e a maggior ragione il Sadhaka, devono ricercare il Silenzio sia esteriore sia interiore.

È nel Silenzio del suo cuore che il Sadhaka può trovare la voce divina che parla all’uomo quando questi si orienta verso l’Anima che ognuno possiede.

Fa parte delle pratiche di un Sadhaka rendere i propri sensi opachi al richiamo del mondo, far tacere la mente e riscoprire il potere sul Silenzio.

Cambiamenti e trasformazioni profonde avvengono con l’uso sacro del Silenzio.

I corpi Interiori, l’Aura, i Chakras beneficiano grandemente dell’uso cosciente del Silenzio e nuove possibilità si affacciano nella vita del Sadhaka.

Nel Silenzio vengono conosciuti i molti significati nascosti delle cose dell’esistenza. L’individuo che produce frastuono si priva delle percezioni che può cogliere dalla realtà parallela, invisibile.

Le sirene dell’illusione usano il suono per turbare la silenziosa realtà eterica e limitare l’uomo, privandolo delle Strade Alte.

I rumori dei pensieri disarmonici, delle parole sovraeccitate e delle azioni incoscienti inducono l’individuo alle inevitabili azioni karmiche.

Il Sadhaka che vuole sviluppare la visione eterica deve assolutamente imparare, oltre a far tacere la mente, a ritrovare quel Silenzio dell’Anima, oltre il quale sta la realtà eterica.

Nel Silenzio stanno tutte le possibilità delle elevate facoltà intuitive e chiaroudienti.

 

“ O Maestro,

che mi insegnasti in silenzio e

comunicasti a me la parola salutare

nella tranquillità gioiosa,

a te mi offro,

Signore di tutto. “

Tayumana Svami – mistico saiva

 

A Siva, il dio-Maestro degli Yogi, è gradito lo stato della persona in “Mauna” (Silenzio in sanscrito), uno stato di pace cosciente e trascendente.

La forma di Siva amata dagli Yogi è quella di Daksinamurti, che impartisce i suoi insegnamenti attraverso il Silenzio, circondato da rsi (saggi, veggenti) e asceti (praticanti spirituali) che appaiono ai suoi piedi nell’atteggiamento di adorazione. Daksinamurti è il sommo Yogin, il Maestro di conoscenza, il Guru dei Guru. Egli viene rappresentato rivolto a sud, seduto su un alto seggio posto sotto l’ampia chioma di un albero, il piede destro appoggiato a terra, l’altra gamba piegata con il piede appoggiato sul ginocchio opposto. La figura emana grande serenità, il volto radioso trasmette la luce della Coscienza, una mano è nella posizione di trasmettere Jnana (Conoscenza; dal sanscrito jna = conoscere).

La Verità, nel Silenzio, non viene corrotta dalle parole. La Verità trascende le parole. Naturalmente questa forma di comunicazione avviene solo se chi ascolta è in grado di comprendere questa sottile e profonda emanazione.

Il Silenzio è il vero, perfetto insegnamento, ma è adatto solamente al Sadhaka avanzato. Il Silenzio è un “parlare” senza fine. Il Silenzio è il vero upadesa (istruzione spirituale, iniziazione), per questo è accessibile solamente a pochi.

Il Silenzio sacro elimina tutto ciò che si frappone fra il Sadhaka e Dio stesso. Il Silenzio è strumento di trasformazione e di elevazione.

 

“ Ogni anima è potenzialmente divina.
Scopo della vita è rendere manifesta questa nostra divinità interiore, col conquistare il controllo sulla natura:
su quella esterna e su quella interiore.
Realizzate ciò, o con il lavoro disinteressato, o attraverso la devozione, o attraverso l'educazione e sviluppo dei vostri mezzi psichici,
o con la conoscenza filosofica.
Seguite una, o più, o tutte queste vie, e diverrete liberi.
Questa è l'essenza delle religione.
Le dottrine, i dogmi, i rituali, i libri, i templi, le chiese e le forme non ne sono che accessori di secondaria importanza. "

(Raja Yoga, da Yoga Pratici di Swami Vivekananda)

 

“ La Conoscenza rende umili e ciò rende qualificati.

Colui che è qualificato compie atti spirituali, quali la

Carità e il sacrificio, che portano alla gioia. “

Saggezza Indù

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