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1009. Antifascismo Quotidiano (Introduzione) a cura di Carlo Smuraglia

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Presentiamo, di seguito, degli stralci dell’Introduzione dell’interessante libro, Antifascismo Quotidiano, pubblicato dalla Bordeaux 2020, a cura di Carlo Smuraglia, partigiano, avvocato, docente dell’Università di Milano, componente del CSM e senatore (è stato anche Presidente nazionale dell’Anpi dal 2011 al 2017, attualmente Presidente emerito dell’Associazione). Un libro che consiglierei di far leggere ai giovani alle scuole superiori. Un grazie, intanto, a Carlo Smuraglia e a coloro che hanno contribuito alla stesura del libro, un prezioso documento (Massimo Amodio, Carlo Brusco, Massimo Corradi, Vito D’Ambrosio, Michele Di Lecce, Alessandra Galluccio, Francesca Paruzzo, Valerio Strinati).

in Divina Amicizia … il Centro Paradesha

 

*****

Antifascismo Quotidiano
Introduzione
Carlo Smuraglia

 

Sembra doveroso premettere un chiarimento, al fine di eliminare ogni possibile equivoco. Questo non è un libro dedicato o riservato agli esperti di diritto. L’obiettivo è quello di dimostrare che oltre alle più note modalità di contrasto al neofascismo e al razzismo (le prese di posizione, le contromanifestazioni, i presìdi, e così via) ci sono altri strumenti molto importanti al fine del raggiungimento di risultati concreti.
Poiché si tratta di strumenti di tipo istituzionale, è chiaro che si parlerà necessariamente di leggi, di sentenze e di argomenti che, in altre e più adatte sedi, meriterebbero ampie e approfondite discussioni, ma questi strumenti vanno conosciuti e utilizzati non solo dagli esperti, ma dai cittadini che intendono reagire agli atti di arroganza e di violenza, con cui si cerca di riportarci indietro nel tempo, magari riproducendo situazioni che sono costate carissimo al Paese, non solo sul piano economico, ma anche e soprattutto sul piano umano.
Accade di frequente che esponenti di associazioni antifasciste si rechino dal Prefetto e/o dal Questore per chiedere di vietare manifestazioni di tipo fascista e dunque contrarie alla stessa Costituzione, e si sentano rispondere che, purtroppo non ci sono leggi, né strumenti adeguati. Non è vero, e proprio per questo abbiamo posto nella prima parte del libro un piccolo quadro delle leggi esistenti, comprese quelle introdotte nel Codice penale, in una sezione apposita riservata ai “Delitti contro l’eguaglianza”, che è di per una presa di posizione strettamente conforme all’indirizzo generale della Carta costituzionale. Ma allora, perché quella risposta così tranchant, tanto secca quanto infondata?
Se certe risposte sono possibili è perche una cultura non tanto “giuridica”, quanto di livello istituzionale, spesso difetta in diversi organi dello Stato, che pure sarebbero tenuti a conoscere la Costituzione e le leggi. Ma se questi fenomeni sono deprecabili, è spiacevole anche il fatto che chi avanza quelle richieste, non abbia spesso argomenti adeguati (culturali e storici) per contrastare quelle risposte, in modo forte e convincente.
C’è un luogo comune, secondo il quale la Costituzione sarebbe “antifascista” solo nella XII disposizione finale, che vieta la riorganizzazione del “disciolto partito fascista”.
Ci sono, invece, almeno due dati di comune conoscenza: il primo è che non è solo la XII disposizione a essere “antifascista”, ma tutto il complesso della Carta costituzionale, poiché la proclamazione di diritti inviolabili, l’attribuzione al popolo della sovranità, la definizione dell’Italia come Repubblica “democratica” e infine l’intero contesto della Carta, sono tutto il contrario di ciò che significa la parola “fascismo” (e non solo di quello in camicia nera). Così, se è vero – come è indubitabile – che la parola “fascismo” evoca – di per sé – proprio la negazione di questi diritti, di questi poteri attribuiti al popolo sovrano, è altrettanto vero che con l’idea di fascismo contrastano anche l’autonomia e l’indipendenza della Magistratura, il principio d’uguaglianza e di pari dignità sociali, la centralità del Parlamento.
Questo nostro Stato “democratico” purtroppo, non ha realizzato, in questi anni tutto ciò che la Costituzione gli imponeva, nel senso di rendere effettivi e concreti i diritti, di garantire tutele e protezioni da parte della Repubblica di beni fondamentali come la persona, la dignità, l’uguaglianza.
(…) Un libro, quindi, che si rivolge ai cittadini per arricchirli e per dotarli di strumenti nuovi, fondamentali proprio perché la partecipazione sia informata e consapevole. In qualche modo si cerca di rimediare alle carenze informative, che dovrebbero essere la costante preoccupazione di uno Stato veramente democratico, che pretende che il cittadino rispetti la Costituzione e le leggi, ma fornendogli contemporaneamente  gli strumenti necessari per una effettiva comprensione e per una reale formazione.
Aggiungo ancora un riferimento a un tema più volte in discussione, anche pubblica. Mi riferisco ai diritti fondamentali dei cittadini, che si esprimono particolarmente in quello di libera manifestazione del pensiero e in quello di riunione. Si suole dire, quando ci si oppone a manifestazioni fasciste e/o razziste, che non c’è modo di impedirle o limitarle, perché si tratta di diritti fondamentali che non possono essere negati. Non è così. Basterà richiamare l’attenzione su una fondamentale sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, che respingeva il ricorso di una persona che andava in giro manifestando il peggio delle idee, anche razziste, e che era stato condannato dai tribunali francesi per diffamazione e per altri reati di odio. Secondo la Corte dei diritti dell’uomo, non può invocare il diritto alla libertà di manifestazione del pensiero o di riunione colui che abusa di questi diritti, compiendo azioni che in definitiva vanno contro lo stesso sistema democratico. Così facendo, la Corte europea riaffermava il valore dell’art. 17 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, applicabile – per legge – anche in Italia, affermando quindi un principio di enorme portata, proprio per la difesa complessiva della democrazia. Far conoscere questa decisione non solo ai Prefetti e ai Questori che talvolta fanno le obiezioni cui ho accennato, ma anche ai cittadini, non è lavoro tipico dei giuristi, ma risponde a un dovere generale di informazione, di conoscenza e di formazione culturale che è connaturato alla stessa nozione di democrazia. Insomma, e per concludere, contrastare il neofascismo con gli strumenti forniti dal sistema istituzionale presuppone conoscenza, consapevolezza e, in buona sostanza, un livello complessivo e diffuso di cultura politica che non può e non deve essere riservato alle Università, agli studiosi e agli esperti di diritto, ma deve costituire il bagaglio che ogni cittadino può e deve portare con sé, aiutato da quelle istituzioni che altri vorrebbero mettere in pericolo. Noi, infine, con questo lavoro, cerchiamo di metterci dalla parte del cittadino, con una scelta che è di civiltà e di democrazia.

Carlo Smuraglia (a cura di)
tratto dall’Introduzione al libro Antifascismo Quotidiano
Editore Bordeaux 2020

 

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