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1028. Il senso dell’”io sono io”, la radice dei mali della società

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La società umana non riesce a risolvere nessuno dei problemi di cui è afflitta e questo avviene dai tempi più remoti: i conflitti sono perennemente presenti e nessuna pace è stata mai duratura, tutto è sempre senza armonia e senza amore. Le lotte vengono incrementate invece che sedate dalla politica, gli ideali vengono rigettati preferendo il profitto, la superstizione, che significa ignoranza, offre una religione senza spiritualità che non aiuta e non salva nessuno e spesso confonde e disorienta con tutti i suoi scandali.

Eppure sono passati per questo mondo molti saggi che con i loro Insegnamenti, se fossero stati seguiti, avrebbero sviluppato negli individui tutte quelle capacità che sono mancanti, un’intelligenza potenziale inutilizzata, il predominio dell’idiozia sempre di più nell’oggi grazie ad una spiccata oscurità morale, intellettuale e spirituale (nella religione, nella politica, nel sociale).
Ai principi di armonia e di saggezza sono sempre in pochi a riferirvisi, i più sono tutti dediti a sfogare i loro temperamenti egoistici e aggressivi per colpa di una errata interpretazione della vita (interpretazione che vede la vita in termini di lotta, di dominio, di separatività, di sopraffazione). Che si instauri una qualsiasi forma di società, una Repubblica, un Regno, un Impero, la visione predominante è sempre la stessa, in cui non è prevista la pratica dell’armonia, dell’equilibrio, della carità, dell’amore, dell’umiltà.

Noi crediamo che la possibilità di cambiare le cose esiste per un fatto semplicissimo: la maggior parte degli uomini rappresenta la condizione generale (anche se prevalgono gli egoisti e gli aggressivi) ma questa condizione, ci dice l’intelligenza e la buona capacità di osservazione, non è, e non può essere, un dato assoluto: un fattore generale non è una condizione universale.
C’è sempre la possibilità che coloro che sviluppano la tendenza al bene possano aumentare: è una questione della direzione che si dà alle energie psichiche. Che cos’è l’intelligenza se non la capacità di comprendere e discriminare-discernere?
Non tutti sentono il bisogno di esprimere l’armonia, l’equilibrio, l’ordine, la giustizia, ecc., sembrerebbe che qualcosa non va nella struttura mentale dell’uomo. L’umanità rappresenta una moltitudine di rapporti umani basati sull’egoismo, su desideri-interessi egoici difficili da trasformare in qualcosa di più nobile. L’auto-affermazione prevale su tutto (l’“io sono io”).
L’uomo è un individuo affetto da brame acquisitive, spinto continuamente ad appagare il suo “io-ego”, ossessionato dalla quantità delle cose da accaparrare.
La società materialista e consumista è il riflesso dei tanti individui, una grande parte dell’umanità, che hanno costruito i mezzi per soddisfare ogni tipo di desiderio: questo tipo di individuo è quello più incline all’invidia, alla gelosia, all’odio. Molti sono i temperamenti umani ma tutti, in gran parte, con un “io-ego” acquisitivo (appropriativo) spinto da qualificazioni egoistiche fisiche, emotive e mentali.
Gli “io-ego” più prepotenti sono i responsabili della generale tendenza che riempie di l’intero corpo sociale. Ecco perché i più non conoscono la vera libertà ma restano schiavi del proprio complesso energetico (istintivo).
L’uomo comune, che sia supermanager, presidente, amministratore delegato, re o imperatore, che non segue istanze spirituali, è un individuo (“io-ego”) che si auto-afferma estendendo l’amor proprio ai suoi possedimenti e ai suoi attributi personali. La maggior parte degli “io-ego” incarna la “vanità” che in molti casi viene mascherata da strategiche “apparenze” (falsa umiltà, ostentata filantropia, ecc.).
La maggior parte degli “io-ego” vive di “istanze istintive” (il forte legame al regno animale), una minoranza vive di “intelletto” (ciò che può creare retti, giusti ed equi rapporti umani ma raramente avviene), pochissimi vivono di “intuizioni” (ciò che avvicina all’universale, all’unità della vita).

Un “io-ego”, nel bene e nel male, è un creatore e i suoi mezzi potenti sono i “pensieri-parole”: con i “pensieri-parole” egli può produrre trasformazioni e cambiare la realtà. I “pensieri-parole” finiscono con l’esprimere il male se con essi si cerca di manipolare i significati, mediante l’ottenimento della perdita di senso. Con le parole non bisognerebbe utilizzare la “manipolazione” ma praticare una attenta “manutenzione”, ridando ad ogni parola significato, senso e forza originari in modo da farle aderire nuovamente alle cose. Gli “io-ego” che coltivano l’interpretazione della sopraffazione, del dominio degli altri usano i “pensieri-parole” esclusivamente per il potere.

Se coloro che vivono, come dicevamo sopra, di “intelletto” e di “intuizioni” possono offrire una prospettiva nuova per il mondo attraverso l’uso corretto dei “pensieri-parole”, i mezzi creativi a nostra disposizione, questo assumerebbe il significato di un gesto rivoluzionario, così necessario in una umanità decaduta come l’attuale. L’arma della manutenzione delle parole può riconsegnare “parole di verità”, le uniche in grado di effettuare una potente trasformazione globale. Non sono forse importanti le parole quando si avvia un “processo culturale”? Sì, le parole sono indispensabili, ma devono essere quelle giuste per essere strumenti del pensiero, perché sono esse che accendono la comunicazione con la realtà, fino a rendere possibile il cambiamento auspicato. Le “parole di verità” mettono in difficoltà il potere e tutti i suoi tentativi di manipolazione: per questo ogni individuo dovrebbe allenarsi ad esse e percepirne tutta la potenza e le possibilità realizzative. Le “parole di verità” mettono in crisi le “parole di falsità” in tutto il loro abuso.

Molti sono gli “io-ego” che starnazzano dicendo di voler trasformare la società, ma nessuno pensa e dice che prima occorre trasformare sé stessi. La società non è altro che l’insieme di tante singole entità (“io-ego”) sempre in conflitto gli uni con gli altri, perché sono pochissimi quelli che pensano all’autocoscienza e all’autorealizzazione. Ogni individuo, prima di creare modelli sociali (come fanno molti politici e pseudo esperti) per gli altri, dovrebbe preoccuparsi di creare equilibrio ed armonia entro di sé per poterli trasmettere agli altri.
L’autocoscienza e l’autorealizzazione sono fondamentali per inoltrarsi oltre il particolare e l’individuale: chi vi perviene è uno “stato di coscienza” che non ha più nome, forma, storia da raccontare.
L’“io-ego” mascherato da erudito, che fa la pantomima del vero saggio, fa solo rumore con le parole perché interessato soltanto all’apparenza della verità, per fare cronaca mondana. Chi rinuncia all’“io-ego”, particolare e individuale, a favore dell’universale attrae un “Influsso spirituale” che lo porterà a rimuovere ogni tipo di ostacolo, interiore ed esteriore, facendo emergere gradatamente quella illuminante conoscenza che lo formerà Coscienza-Consapevolezza-Conoscenza, la vera Compiutezza immortale.
Gli “io-ego” che si trasformano in discepoli che percorrono la “Via” sotto qualunque Ramo tradizionale sono veramente pochissimi. I più restano ad agitarsi nel mondo del divenire recitando le più incredibili coreografie che non servono a nessuno e non migliorano né sé stessi né gli altri. Come una cupa “Ombra” sul mondo si muove e perpetua il senso dell’“io sono io” che si crede, negli “io-ego” che lo incarnano, un superuomo o perfino un dio.

 

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