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91. “Il Regno di Agarttha” di Alexandre Saint-Yves d’Alveydre

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Granelli di un “Sapere” ritrovato, da comprendere.

Di seguito vengono offerti brevi stralci di un libro, spesso citato in ambito esoterico, il cui titolo originario è “Mission de l’Inde en Europe” e nella traduzione italiana, per l’ampia diffusione che il testo fa del “centro occulto” in questione:

Il Regno di Agarttha” di Alexandre Saint-Yves d’Alveydre (1842-1909).

***

Perché I Pontefici Della Paradesa Hanno Sottratto
La Loro Accademia Agli Sguardi Dell’Umanità

E se mi si domanda perché, senza pietà per i giganteschi sforzi di una grande parte della nostra Razza, i Pontefici della Paradesa abbiano sottratto agli sguardi dell’Umanità la loro Accademia religiosa, io risponderò:

Essi hanno avuto ragione a farlo, giacché le loro formidabili scienze avrebbero, come le nostre, armato contro l’Umanità il Male, l’Anti-Dio, l’Anti-Cristo, il Governo generale dell’Anarchia.

Sì, hanno avuto ragione, dal momento che le condizioni della Sinarchia universale non si erano sufficientemente rinnovate sull’intera faccia del Globo, grazie all’iniziativa degli Abramidi, di Mosè e di Gesù.

Questi nomi benedetti, che io ripeto e che ripeterò sovente, non implicano nel mio pensiero, non più che in quello dei Paradesiani, alcuna delle idee politiche o settarie che l’ignoranza ha attribuito loro.

Essi significano al contrario il ritorno universale dell’Umanità alla Legge divina della sua organizzazione.

Lungi dal gettare l’anatema su questo o quel culto, la Paradesa li benedice tutti, e riserva loro la giustificazione di tutti i loro testi sacri, di tutti i loro Sacramenti, di tutti i loro Misteri.

Io non prenderò a testimone di questo, più avanti, che il nostro stesso Santo Evangelo, che, nel suo testo ebraico, riferisce il nome mistico del Tempio della Paradesa, e le parole significative di Nostro Signore Gesù Cristo: Chiedete e vi sarà dato, bussate e vi verrà aperto, cercate e troverete.

Il nostro Salvatore e, prima di lui, i collegi d’insegnamento esoterico conosciuti sotto il nome di Profeti, di Mosè, di Jethro e dei diversi patriarchi, non hanno affatto parlato invano. Tutti sapevano, altrettanto bene quanto il sottoscritto, in quale Tabernacolo vivente la Provvidenza salvaguardava i germi antichi delle civiltà future.

La Paradesa doveva, fino ai giorni nostri, non imporre, ma subire la legge dei Misteri dettata da Dio in persona a quest’antica Metropoli di Accademie religiose, a partire dal momento in cui l’Anarchia del governo di Nemrod annientò la vita di relazione delle Società umane.

*****

La Legge Dei Misteri Non Sarà Abrogata A Poco A Poco
Se Non A Certe Condizioni

E questa medesima legge dei Misteri non sarà abrogata a poco a poco, se non nella misura in cui le Promesse di Mosè e di Gesù Cristo saranno mantenute dai Giudeo-Cristiani, e l’anarchia del Governo generale dell’Umanità lascerà spazio alla Sinarchia, il giogo mortale dell’Anti-Cristo e dell’Anti-Dio alla Libertà, all’Uguaglianza, alla Fraternità delle Nazioni nel Regno di Dio, grazie all’azione del Cristo.

Quanto a me, dopo aver armato i Giudeo-Cristiani dell’intero significato sociale delle loro tradizioni, è la Paradesa stessa che io prendo a garante della verità di questa mia testimonianza e delle precedenti.

E qualora, trovandomi troppo ben informato sulle più segrete delle loro arti, delle loro scienze e dei loro misteri, questi sapienti iniziati cercassero il mio nome nei loro registri e la mia statua nelle loro città sotterranee, essi non troverebbero che il mio spirito, che vi si è manifestato circa dieci anni or sono (Quindi intorno al 1877, …), con sufficiente chiarezza perché il mio ritratto vi fosse disegnato.

Nondimeno, iniziato spontaneo, io non ho mai prestato ad alcun corpo insegnante, né ad alcun individuo, in qualsivoglia epoca della mia vita, giuramento di non rivelare ciò che avrei eventualmente potuto apprendere o scoprire per fare del bene ai miei simili.

*****

La ragione di Tacere Tutto Quel Che Potrebbe Recare Pregiudizio
Al Tempio Metropolitano Della Paradesa

Una ragione di più, questa, che mi spinge a tacere di tutto ciò che potrebbe recare un reale pregiudizio al tempio metropolitano della Paradesa, allo zero serrato dei ventidue Arcani.

Se i rajah indipendenti che, in Asia, fanno ancora parte del Consiglio degli Déi, se i Pandit e i Guru, i Bagwanda e gli Arsci che, con il Brahatmah e i suoi due assessori, compongono il Consiglio manavico di Dio, rinverranno in ciò che precede e in ciò che seguirà una qualche precisazione suscettibile di metterli in cattiva luce, io solo me ne assumo l’intera responsabilità.

Tutto ciò che sono in procinto di dire non è difatti che lo sviluppo della mia precedente opera letteraria, e nessuno all’infuori di me, tra i vivi, deve essere accusato d’indiscrezione.

*****

I Miei Incontri Con Alcuni Paradesiani

Io mi affretto ad aggiungere a maggior gloria della Paradesa che questi incontri sono sempre stati per me occasione di una gioia austera e santa, oltreché un’inestimabile conferma, e che tutti coloro che tra i suoi mi è stato dato di conoscere hanno sempre accresciuto per effetto della loro saggezza e del loro sapere, della loro santità e di tutte le loro virtù, il rispetto che io professo per L’Antenato di tutti i Templi, di tutte le Accademie e di tutte le Civiltà.

Io affermo e giuro sulla salvezza della mia anima che nessuno al mondo è stato messo al corrente della mia intenzione di scrivere questo libro e che non ho accettato consiglio che da Dio soltanto.

Quelli che mi conoscono sanno che cosa significhi un tal giuramento sulla mia bocca.

Infine, senza che per questo io debba spiegarmi più chiaramente, avverto qui i Paradesiani che la mia audacia religiosa, che essi forse tacceranno di folle temerarietà, non è, per quanto li riguarda, che un atto di preservazione, di prudenza e di salvezza, che un giorno apprezzeranno.

Ciò detto, il lettore mi segua nel Santuario metropolitano del Ciclo di Ram.

*****

Il Santuario Metropolitano Del Ciclo Di Ram; La Sua Esistenza
Attuale, Il Suo Nome Mistico, L’Agarttha

L’Attuale nome mistico di questo Tempio gli fu dato a partire dallo scisma di Irshu, circa cinquantun secoli fa.

Questo nome, Agarttha, significa inafferrabile dalla violenza, inaccessibile all’Anarchia.

Questo solo ierogramma è già sufficiente a dare la chiave della risposta della Sinarchia trinitaria dell’Agnello e dell’Ariete al trionfo del Governo generale della forza bruta, che questa si chiami conquista militare, tirannia politica, intolleranza settaria o rapacità coloniale.

*****

Dov’è L’Agarttha?

Dov’è l’Agarttha? In quale luogo preciso si trova? Per quale strada, attraverso quali popoli occorre procedere per penetrarvi?

A questa domanda, che non mancheranno di porsi i diplomatici e i militari, non conviene che io risponda più di quanto vado a fare, fintantoché non sia realizzata, o non sia stata perlomeno tracciata, l’intesa sinarchica.

Ma, giacché so che nelle loro scambievoli competizioni per l’Asia tutta, certe potenze rasentano, senza accorgersene, questo territorio sacro, come del resto so che, nel momento di un possibile conflitto, le loro truppe dovranno certamente o passarvi, o costeggiarlo, è per un senso di umanità nei confronti di questi popoli europei come per la stessa Agarttha, che non mi faccio scrupolo di proseguire nella divulgazione che ho intrapreso.

Sulla superficie e nelle viscere della terra la reale estensione dell’Agarttha sfida la morsa e la violenza della profanazione e della forza.

Senza parlare dell’America, i cui sconosciuti sottosuoli le appartennero in una lontanissima antichità, soltanto in Asia, pressappoco mezzo miliardo di uomini sono più o meno al corrente della sua esistenza e della sua potenza.

Ma non si troverà tra questi un traditore che indichi la posizione esatta in cui sono rispettivamente il suo Consiglio di Dio e il suo Consiglio degli Déi, la sua testa pontificale e il suo cuore giuridico.

Se ciò nondimeno avvenisse, e se questa fosse invasa malgrado i suoi numerosi e terribili difensori, ogni esercito di conquista, foss’anche di un milione di uomini, vedrebbe rinnovarsi la risposta tonitruante del tempio di Delfi alle innumerevoli orde dei satrapi persiani.

Chiamando in loro soccorso le Potenze cosmiche della Terra e del Cielo, anche se uscissero sconfitti, i Templari e i Confederati dell’Agarttha potrebbero alla bisogna far saltare in aria una parte del Pianeta, e stritolare con un cataclisma e i profanatori armati e le loro patrie d’origine.

È per queste cause scientifiche che la parte centrale di questa santa terra non è mai stata profanata malgrado flussi e riflussi, malgrado lo scontro ed il reciproco inghiottimento degli imperi militari, da Babilonia fino al regno turanico dell’Alta Tartaria, da Susa a Pella, da Alessandria a Roma.

Prima della spedizione di Ram e del predominio della Razza bianca in Asia, la Metropoli manavica aveva per centro Ayodhya, la Città solare.

*****

L’Agarttha Dopo Ram; I Suoi Successivi Trasferimenti; I Ventidue Templi

Più di tremila anni dopo Ram, e a partire dallo scisma di Irshu (Vale a dire il passaggio da una religione uranica, attiva e maschile ad una ctonia, passiva e femminile, il cui colore tipico era il rosso: cfr. Fabio Ragno, Iniziazione ai miti della storia, Ed. Mediterranee, dove si tratta in sintesi del Ciclo di Ram), il centro accademico della Sinarchia, dell’Agnello e dell’Ariete subì un primo spostamento, che non vogliamo anticipare adesso.

Infine, circa quattordici secoli dopo Irshu, nell’epoca di poco successiva a Sakya Muni, un altro cambiamento di sede fu deciso.

Basti ai miei lettori sapere che, in certe regioni dell’Himalaya, tra i ventidue templi rappresentanti dei ventidue Arcani di Ermete e delle ventidue lettere di certi alfabeti sacri, l’Agarttha forma lo Zero mistico, l’introvabile.

Lo Zero, vale a dire Tutto o Niente, tutto mediante l’Unità armonica, niente senza di essa, tutto mediante la Sinarchia, niente mediante l’Anarchia.

*****

Organizzazione Centrale Dell’Agarttha; Gerarchia Agartthiana

Ecco ora l’organizzazione centrale dell’Agarttha, procedendo  dall’alto in basso o dalla periferia al centro.

Milioni di Dwija, i due volte nati, di Yoghi, gli uniti in Dio, formano il grande cerchio o piuttosto l’emiciclo nel quale noi andiamo a penetrare.

Essi abitano intere città: sono i sobborghi interni dell’Agarttha, simmetricamente divisi e ripartiti in costruzioni il più delle volte sotterranee.

Al di sopra di questi e dirigendoci verso il centro, noi troviamo cinquemila Pandit, Pandavan, sapienti, tra i quali alcuni svolgono il servizio dell’insegnamento propriamente detto, gli altri quello locale come soldati della polizia interna o della polizia delle cento porte.

Il loro numero, di cinquemila, corrisponde a quello delle radici ermetiche della lingua vedica.

Ogni radice è essa stessa uno ierogramma magico, legato a una Potenza celeste, con l’approvazione di una Potenza infernale.

L’Agarttha intera è un’immagine fedele del Verbo Eterno attraverso tutta la Creazione.

Dopo i Pandit vengono, ripartite in emicicli sempre meno affollati, le circoscrizioni solari dei trecentosessantacinque Bagwanda, i cardinali.

Il cerchio più elevato e più vicino al centro misterioso si compone di dodici membri.

Questi ultimi rappresentano l’Iniziazione suprema, e corrispondono, fra le altre cose, alla Zona zodiacale.

Nella celebrazione dei loro Misteri magici, essi portano i geroglifici dei segni dello Zodiaco, come certe lettere ieratiche, che si ritrovano in tutti gli ornamenti dei templi e degli oggetti sacri.

Ognuno di questi Bagwanda o guru supremi, maestri, porta sette nomi, ierogrammi o mantram, di Sette Poteri celesti, terrestri e infernali.

Io non rivelerò qui che uno degli oggetti di tale efficacia.

Le biblioteche, che conservano il vero corpus di tutte le arti e di tutte le scienze antiche da cinquecentocinquantasei secoli, sono inaccessibili a ogni sguardo profano e ad ogni attentato.

Non le si può trovare che nelle viscere della terra.

Per ciò che riguarda il Ciclo di Ram, esse occupano certi sottosuoli dell’antico Impero dell’Ariete e delle sue colonie.

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Le Biblioteche Della Paradesa; Esse Occupano Migliaia
Di Chilometri; Loro Descrizione

Le biblioteche dei cicli anteriori si ritrovano fin sotto i mari che hanno inghiottito l’antico Continente australe, fin nelle costruzioni sotterranee dell’antica America pre-diluviana.

Ciò che mi appresto a dire qui e più avanti assomiglierà a un racconto delle Mille e una notte, e tuttavia nulla è più reale.

I veri archivi universitari della Paradesa occupano migliaia di chilometri. Secolo dopo secolo, ogni anno, solitari, alcuni alti iniziati che sono a conoscenza soltanto del segreto di certe regioni, e dello scopo materiale di certi lavori, sono obbligati a passare tre anni a incidere sulle tavole di pietra, in caratteri sconosciuti, tutti i fatti riguardanti le quattro gerarchie delle scienze che formano il corpus totale della Conoscenza.

Ognuno di questi sapienti compie la sua opera nella solitudine, lontano da ogni luce visibile, sotto le città, sotto i deserti, sotto le pianure o sotto le montagne.

Che il lettore si figuri una scacchiera colossale che si estende sottoterra attraverso quasi tutte le regioni del Globo.

In ognuna delle caselle, si trovano i fasti degli anni terrestri dell’Umanità; in certe caselle, le enciclopedie secolari e quelle millenarie; in altre, infine, quelle degli Yug (sta per Yuga) minori e maggiori.

Il giorno in cui l’Europa avrà sostituito con la Sinarchia trinitaria l’anarchia del suo Governo generale, tutte queste meraviglie e molte altre ancora saranno spontaneamente accessibili ai rappresentanti della sua prima Camera anfizionica: quella dell’Insegnamento.

*****

Rinascita Futura Di Tutte Le Civiltà Estinte

E si vedrebbe rinascere l’antico Egitto con i suoi Misteri purificati, la Grecia nello splendore trasfigurato dei suoi tempi orfici, la Giudea nuova, ancor più bella di quella di Davide e di Salomone, la Caldea prima di Nemrod.

Allora, tutto sarebbe rinnovato dal vertice fino alla base dell’organizzazione umana, tutto sarebbe illuminato e conosciuto, dall’alto dei Cieli fino alla fornace centrale della Terra.

Non esistono mali intellettuali, morali o fisici, cui l’approssimarsi delle Facoltà insegnanti e la riunione positiva dell’Uomo con la Divinità non porterebbe rimedio sicuro.

*****

La Morte Stessa Verrà Sconfitta

Le sante vie della Generazione sarebbero ritrovate, quelle della Via santificata, quelle del Trapasso illuminate da ineffabili consolazioni, da adorabili certezze; e l’Umanità tutta intera realizzerebbe la parola del Profeta abbagliato dai Misteri dell’altra Vita: Oh Morte, dov’è il tuo aculeo?

Noi marciamo verso questi tempi sinarchici attraverso le ultime agonie sanguinanti dell’Anarchia del Governo generale inaugurato a Babilonia.

Ecco il motivo per cui scrivo questo libro, e trascino il lettore più oltre ancora, fin nel centro sacro dell’antica Paradesa.

stralci da “Il Regno di Agarttha” di Alexandre Saint-yves d’Alveydre

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