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126. Soffi di “Verità”

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Come spiegare il fatto che tutte le tradizioni sacre conservano il ricordo di mondi distrutti?

Nello Srimad Bhagavatam, cap. II (“La Storia della Creazione”):

La Creazione, Vidura, non ha un inizio assoluto. Il presente universo è solo uno di una serie di mondi che ci sono stati e che ci saranno. L’energia cosmica alterna periodi di assorbimento e di manifestazione”.

Anche nella Qabbàlah viene detto chiaramente:

Il Santissimo, sia benedetto, aveva già creato e distrutto più mondi prima di fermare nel suo pensiero la creazione di quello in cui viviamo”.

Nel Sacro Tempio di Tebe gli Archivi sacerdotali, sia degli Atlantidi sia del culto di Ram, illuminavano il santo scrigno dell’Esoterismo. Tra quelle luminose conoscenze si formarono molti futuri iniziati.

Coloro che misero in salvo gli Archivi di quella razza illuminata hanno lasciato un ricordo-simbolo che parla pur restando in silenzio: la Sfinge.

Mosè è nel tempio di Jetrò (suocero di Mosè e ultimo di quei sacerdoti neri) che apprese i puri Misteri di quella razza, una volta potente.

Nella tradizione orale trasmessa da Mosè ai Settanta Eletti da lui vi era tutto l’insieme di tradizioni occulte precedenti soggiornate sulla Terra.

È questo insieme di conoscenze, quale “Dottrina Segreta” giunta fino ad oggi racchiusa nelle forme della Qabbàlah, che Simone ben Jochai insegnava ai suoi nove discepoli.

Quegli insegnamenti nello Zohar costituiscono un frammento chiamato “Idra Rabà”.

Le conversazioni, di Simone ben Jochai, effettuate dopo la morte di due suoi discepoli, con i sette rimasti, hanno costituito l’”Idra Southa”.

Lo Zohar (il Libro dello Splendore), commento al Pentateuco, affronta tutte le questioni che interessano lo spirito raggiungendo incredibili altezze.


Nello Zohar si legge:

Nel libro di Hammenunà il Vecchio – notate, un libro anteriore allo Zohar stesso – si impara, mercè estese spiegazioni, che la terra gira sopra stessa in forma di circolo; che gli uni sono in alto, gli altri in basso; che tutte le creature cambiano di aspetto secondo i luoghi, rimanendo pur sempre nella stessa posizione; che vi è tale parte della terra che è rischiarata mentre le altre sono nelle tenebre; questi hanno il giorno quando per quelli fa notte, e vi sono paesi ove fa continuamente giorno, ove almeno la notte dura che pochi istanti”.

Nel De Coelo (di Aristotele), lib. II, cap. XIII si legge:

Quasi tutti coloro che affermano avere studiato il cielo nel suo insieme pretendono che la terra è al centro; ma i filosofi della scuola italica, altrimenti chiamati pitagorici, insegnano tutto l’opposto. Secondo la loro opinione, il centro è occupato dal fuoco e la terra non è che una stella di cui il movimento circolare intorno a questo stesso centro produce il giorno e la notte”.

I soffi della Verità alitavano e alitano ancora in qualunque Tempio Essa sia custodita.

L’esoterico autentico non ha bisogno di rivendicare la Verità o sue particole per un “nome” o un “colore” particolari, altrimenti dimostrerebbe di ignorare le mille facce con cui la Verità si mostra.

La Verità si mostra secondo tempi, luoghi e modi di necessità: lo stato di coscienza collettivo dell’umanità non è stabile e quasi mai costante verso l’alto; gli individui si muovono su una scala infinita di livelli e gradi di coscienza, non troppo elevati per la maggior parte.

L’esoterico autentico, il più delle volte ammantato di silenzio, a volte invece, in un contesto di necessità, usa il linguaggio limitato del divenire senza per questo perdere la sua consapevolezza. Pieno di gioia nel cuore parla di Dio quale Essere Infinito, quindi indefinibile, ma che si trova anche nei principi e nelle leggi cui tutto obbedisce; dipinge nella tela del suo discorso Dio che appare come la materia e l’anima dell’Universo e che niente esiste e può esistere all’infuori di Lui; e tutti gli esseri portano la Sua impronta. Il potere del Verbo divino si è manifestato oltre la creazione, nella creatura, nell’Uomo-Intelligenza, nel Adam Kadmon, Adam A’alà.

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