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194. Lo Yogi nel Mondo del Maestro Morya

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Perché la Terra è malata?
Perché i raggi dei pianeti non riescono a penetrarne l’aura contaminata. Che ne sarà dell’uomo, se interrompe il rapporto con la coscienza suprema e affonda nell’ignoranza più crassa? Dal pianeta Raj al microcosmo, la legge è una sola. Dimentichi dei mondi grandi, gli uomini si sono allontanati dalla perfezione, e non la capiscono. Quei mondi sono divenuti per loro il sogno di un folle, e il processo di migliorare stessi un passatempo inutile e pericoloso. Faticando come schiavi per la paga, sperano solo nella fine del passaggio.
Le religioni li hanno atterriti con i loro verdetti, e spogliati del loro coraggio. L’uomo caduto in balia della religione di stato è come un mulo che porta un carico che non conosce. La religione è forse questione da accettare come un’ordinanza di polizia? Come fidarsi dei decreti di estranei pagati per comunicare con il cielo?
La funzione dello Yogi in fatto di religione di stato è di grande importanza. Impavido, avveduto, infaticabile, egli deve aiutare il genere umano a ricordare la legge dell’Unità. Il suo pensiero, come una spada affilata, sfolgora nello spazio. Pronto a mutare le modalità della comunione, pronto alla conquista, pronto a bollare l’ignoranza, invita l’umanità a cercare le cause delle reincarnazioni. Questo pensiero servirà a modificare le qualità del lavoro e della comprensione. Contemplando le possibilità inerenti agli uomini, chi non vorrà osare, con coraggio? La corona della vittoria non spetterà forse a chi insegnerà agli uomini il coraggio? Altrimenti le teste degli uomini, come quelle dei porci, resteranno rivolte ai rifiuti della Terra.

dal Volume “Agni-Yoga”, verso 245, dei testi Agni Yoga


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