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224. La Consapevolezza

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Ogni individuo è un’unità di consapevolezza che è “parte” della consapevolezza UNA della Realtà, di quell’UNO senza secondo di cui diventare coscienti pienamente.
La Sadhana è un lavoro di svelamento: i “veli” impediscono di sperimentare la Realtà di Dio espressa come esistenza (sat), consapevolezza (cit), beatitudine (ananda).
La Sadhana è l’opera alchemica che mediante i “tre fuochi” (quello del corpo fisico denso; quello del corpo sottile; quello del corpo noumenico) riduce in cenere i “limiti” che impediscono di prendere coscienza dell’UNO senza secondo.
L’immortale non può divenire mortale ma può credersi finito, corruttibile e mortale. Il non-reale, se non rimosso, impedisce la coscienza dell’UNO.
Scintilla e Suprema Fiamma Divini sono UNO.
La Monade è quel frammento divino che rivestendosi di involucri si individualizza pagando il prezzo di una consapevolezza limitata: è l’esilio nel corpo fisico grossolano.
Nella materia la consapevolezza limitata è costretta a pensare in termini di tempo, di spazio e di forma: la consapevolezza si sottomette al regno della quantità.
Lo Spirito-Anima è divino ma, esiliato nella densa struttura degli atomi, dimentica le proprie Origini metafisiche e metastoriche tanto da essere avviluppato dalla storia (delle cose, dei personaggi, delle situazioni, degli eventi, delle esperienze).
Nella storia la consapevolezza è soggetta ai cambiamenti (anche vibrazionali della materia). Il guscio della materia (DNA) insieme alle complessità delle esperienze (le innumerevoli interazioni) rivelano una profonda suscettibilità della consapevolezza ai cambiamenti. Cercano le proprie ragioni non solo il guscio materiale grossolano ma anche gli involucri di materia sottile che vengono influenzati più rapidamente del guscio grossolano.
La materia a livello atomico resta più costante ma nella dissociazione in molecole è più o meno densa e instabile. Gli involucri rendono velata la percezione dell’Unità condizionando l’operato della consapevolezza entro il piano particolare in cui è stata costretta a scendere.
L’essere-condizionato costretto a vivere in un mondo limitato ricerca, per vivere meglio, una vita di piaceri che però lo intrappola maggiormente nei limiti.
Il dell’individuo è velato (nascosto) da diverse guaine e così, di ciò che è, manifesta solo una minuscola parte che ignora la perenne Unità di tutte le cose. Il in tali condizioni è costretto ad usare la consapevolezza secondo l’involucro più adatto sui diversi piani.
L’individuo immerso nell’evoluzione della Natura non ha altro scopo che diventare un uomo spirituale, un Jivatma.
L’informazione, del ricordo delle sue Origini, è custodita come un “germe” negli involucri grossolani che asservono la materia.
La discesa (dell’Anima) non è altro che processo di involuzione in cui compaiono, per forza di cose, i diversi involucri.
L’Anima è dal corpo fisico grossolano (il “sistema nervoso”) che deve cominciare il processo di evoluzione che è “processo di risveglio”.
Il sistema nervoso di un corpo fisico, a seconda del grado di evoluzione dell’ente in questione, manifesta una sua velocità di registrazione (livello di sensibilità percettiva) delle informazioni. Moltissime sono le informazioni, del visibile e dell’invisibile, non registrate dal cervello nelle velocità sia troppo basse sia troppo alte.
Per il sistema nervoso è importantissimo il Prana (flusso energetico proprio della struttura sottile dell’essere individuato che si estrinseca in cinque modalità funzionali – panca-prana –) che compenetra il sistema neuronale fin nella sua sostanza eterica.
Il giusto flusso di Prana è fondamentale per la consapevolezza nei suoi aspetti di volontà, sapienza e attività (qui è al livello di funzionamento mentale superiore).
Il Prana esiste a tutti i livelli della manifestazione (rappresenta la totalità delle energie universali): lo troviamo nelle diverse forme di elettromagnetismo, nella gravitazione dei corpi, in piena attività nell’Akasa.
La coscienza per relazionarsi col mondo esterno fenomenico ha gli strumenti giusti: il cervello con il sistema nervoso.
L’attività della coscienza viene accelerata o meno a seconda della natura degli stimoli provenienti dall’interno o dall’esterno.
Il Prana connesso all’attività della Coscienza favorisce o meno lo sviluppo di alcune importanti strutture: ne sono un esempio il talamo, la ghiandola pineale, ecc. . A seguito di un certo tipo di stimoli (come quelli prodotti all’interno di una corretta Sadhana) il talamo finisce per sviluppare il famoso “terzo occhio”.
Atomi e molecole delle varie strutture vengono modificate senza che la cosa venga percepita nello stato di veglia.
La Sadhana è una vera operazione alchemica di trasformazione. La fase di rilievo della Sadhana è il raggiungimento di quel livello di coscienza libero dai ristretti limiti del cervello per poter finalmente agire in un veicolo sottile (corpo astrale). In tale raggiungimento il Sadhaka potrà spostare l’autoconsapevolezza dal corpo fisico grossolano al corpo astrale. Questo tipo di esperienza, abituando ad inattivare il cervello e gli organi di senso, non può non portare all’esperienza del Samadhi.
Il corpo astrale, rispetto al corpo fisico grossolano limitato, risponde molto di più agli impatti del “pensiero”. Su queste conoscenze si basa la pratica dello Yoga: l’azione del “pensiero” sul “Sottile”.
Lo Yogi, una volta giunto ad una pratica evoluta, comincia ad utilizzare il corpo astrale come prima utilizzava con maestria (degli asana) il corpo fisico grossolano.
I sensi come l’udito e la vista subiscono un’espansione (attraversando un periodo di adattamento) come quella della coscienza e lo Yogi, a questo livello di risveglio, può operare in ogni luogo e in ogni momento.
Tale livello d’esperienza si rende possibile perché con una costante ed equilibrata pratica (insieme al vivere secondo la Visione intravista) si viene a stabilizzare il legame tra il cervello e il corpo astrale.
Il successivo livello di risveglio riguarda la possibilità di operare sul piano mentale dove si diventa concretamente consapevoli dell’Unicità della Vita.
Si sta parlando di un viaggio della coscienza attraverso i vari passaggi da un piano esistenziale all’altro. Sono questi passaggi che fanno scoprire realmente l’esistenza dei Chakras dall’interno, insieme all’ascesa di Kundalini che li vitalizza.
Ci riferiamo ad un processo corretto con le preventive pratiche di purificazione all’interno di una sincera Sadhana.
La pratica corretta svolge un sottile collegamento “particellare” dal corpo fisico grossolano al corpo astrale fino al corpo mentale: fino a quando questi due ultimi corpi possono operare in maniera autonoma.
Il corpo astrale e il corpo mentale restano comunque legati al corpo fisico grossolano (altrimenti subentra il processo di morte) senza più condizionamenti limitanti perché, a quel punto, è la coscienza che si sposta liberamente in ciascuno dei corpi.
Con l’aiuto di un Maestro si può accelerare, senza rischi, l’uscita completa dal corpo fisicogrossolano operando dal corpo astrale o dal corpo mentale con un livello di consapevolezza molto elevato.
Lo Yogi-Sadhaka è un alchimista che manifesta le sue trasformazioni fondamentali nel talamo, nella ghiandola pineale e nell’ipofisi: le alchimie liberate dalle “pratiche” sui Chakras e dalle “pratiche” di regolazione di Kundalini fanno si che gli atomi del talamo, della pineale e dell’ipofisi si riaggreghino per realizzare uno stabile collegamento tra il cervello fisico e l’astrale e il mentale. La pineale assume la funzione di trasmettere il pensiero da un cervello all’altro rivelando la verità del pensiero-non locale: il Pensiero è nell’Ovunque.
Lo Yogi-iniziato trascende il piano mentale e sperimenta la consapevolezza sul piano del corpocausale dove incontra le “memorie nascita-morte”: sperimenta concretamente la sconfitta della morte in quanto inesistente perché “nessuno nasce, nessuno muore” veramente.
Una Coscienza risvegliata, illuminata e liberata integralmente non è altro che la coscienza individuale, liberatasi dai “veli” velanti la Verità, vale a dire una Coscienza Universale: si ha così il Maestro, la completezza di un lungo processo per ritornare allo stato primordiale degli “Esseri Luminosi delle Origini”.
Un Maestro è “Fiamma di Salvezza” sia per quanti devono ancora intraprendere il lungo processo di risveglio in modo consapevole sia per quanti lo hanno già intrapreso da una o più vite.
Questo stato di Coscienza Universale realizza quell’Uno senza secondo che significa che l’Ente è diventato UNO con tutto l’Universo (anche UNO con tutti gli altri) e per questo è Maestro (non ha più nulla da imparare ma tutto da insegnare).
Il Ricercatore, il Sadhaka, lo Yogi, il Sufi, lo Sciamano, l’Esoterico devono percorrere la Via (iniziatica) che conduce all’esperienza fondamentale: vedere la propria Anima Immortale ed Eterna riconoscendo il proprio Stato Originario.

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