gototopgototop
Registrazione

Centro Paradesha

SEI QUI: Home / Articoli / 292. “Misteri” da Enciclopedia dell’Esoterismo
A+ R A-

292. “Misteri” da Enciclopedia dell’Esoterismo

E-mail Stampa PDF

Misteri

Forme segrete di interazione col sacro che si basano su in’iniziazione e una serie di pratiche magiche mistiche devozionali che favoriscono il contatto con la divinità e l’evoluzione spirituale e materiale del partecipante.
Poiché i misteri si rivolgono a un pubblico limitato di adepti che devono mantenere necessariamente il segreto su ciò che viene loro insegnato e che essi vedono, risulta estremamente difficile, per non dire impossibile, ricostruire il contenuto simbolico, iniziatico e formativo dei misteri: con la scomparsa dei miti antichi è anche venuta a mancare la trasmissione da maestro a discepolo e da iniziato ad adepto tipica di questo sistema di conoscenza.

Storia

Il termine “mistero” è collegato soprattutto alla civiltà greca antica, che ne ha dato il nome (dal vocabolo mysterion).
I misteri greci sono il frutto della convergenza di tradizioni diverse: autoctone preindoeuropee, indoeuropee (anche iraniche), orientali e africane.
Si è a lungo dibattuto sulla possibile origine egizia di alcune forme misteriche e religiose greche: se non vi sono dubbi riguardo ad alcuni periodi relativamente più recenti (probabilmente dal VII s. a.C. e sicuramente da Talete e Pitagora in poi), è difficile avere conferme per i periodi più antichi. Alcuni autori greci erano tuttavia assolutamente certi di questa discendenza egizia, e alcune usanze tipiche dei misteri greci – come il trasporto delle immagini delle divinità da un tempio all’altro, con la costruzione di vere e proprie vie sacre, costellate di fermate presso cappelle o santuari – ricordano molto da vicino il trasporto delle imbarcazioni sacre degli dèi da un santuario all’altro, tipiche di ogni epoca della civiltà egizia.
Un aspetto caratteristico della religiosità greca era l’importanza del culto degli dèi a livello locale e la specializzazione di alcune famiglie a operare come tramiti (sacerdoti, inservienti, oracoli) tra il fedele e la divinità.
Si formarono in questo modo vere e proprie dinastie familiari che accudirono per secoli i templi e i centri oracolari.
Qualcosa del genere dovette verificarsi anche per i misteri, organizzati da società private (quindi diversi dal culto ufficiale pubblico) spesso collegate a una tradizione iniziale familiare.
Si tratta di fenomeni antichissimi che hanno mantenuto, però, una loro linea di tradizione: ancora non molti anni fa, a Firenze, un greco ricordava di aver assistito da piccolo in famiglia a un culto privato, di tipo misterico, legato alle antiche divinità pagane, che la sua famiglia, nobile e importante da sempre, si tramandava da prima dell’affermazione del cristianesimo, sostenendo che non si trattava di una vivificazione recente di antichi culti, ma di qualcosa che non era mai andato perduto.

I misteri greci si possono suddividere in due tipologie fondamentali.
Vi era una forma di misteri che potremmo definire bacchici o dionisiaci, collegati ad antichi riti della fertilità e della natura: in essi il punto centrale era rappresentato dalla totale dedizione fisica e psichica alla divinità, con conseguenti orge e ubriachezza, oltre a forme rituali come gare di corsa, pantomime, recitazioni drammatiche, danze, e scontri di lotta.
Un secondo tipo di misteri legato all’Orfismo, e per questo chiamati orfici, era rivolto invece all’edificazione spirituale dell’individuo, mediante comportamenti ascetici, canti rituali, recitazione di inni, preghiere.
Entrambe le forme misteriche, contrariamente alle forme più diffuse di religione ufficiale, sostenevano l’immortalità dell’anima e la possibilità di una vita dopo la morte.
La forma di mistero più significativa, per gli sviluppi importanti nell’evoluzione del pensiero religioso ed esoterico del mondo antico (anche per la sua influenza sul pitagorismo) è comunque l’Orfismo.

L’Orfismo

Dell’Orfismo, inteso come forma religiosa misterica, abbiamo purtroppo una documentazione limitata: diversi frammenti (in numero di 363) e alcune indicazioni date da autori antichi (poco più di 260 riferimenti), per un totale di circa 600 versi, la maggior parte dei quali riportati da autori di epoca tardo antica.
Molti documenti a lungo ritenuti originariamente orfici si sono rivelati in seguito solo delle falsificazioni di epoca tarda (in pieno periodo neoplatonico, circa 1000 anni dopo l’Orfismo delle origini): si tratta della raccolta di Inni orfici, 87 componenti poetici dedicati ciascuno a una divinità del panteon greco, insieme con l’indicazione del profumo da abbinare alla lettura dell’inno; del poema Argonautici e del poemetto Litici.
Si è sostenuto che i misteri orfici consistessero fondamentalmente in una iniziazione a cui avrebbe fatto seguito la lettura degli inni, con la diffusione di essenze, a differenza della tradizione dionisiaca che avrebbe richiesto una diretta partecipazione psicofisica al mistero stesso, come si è detto prima.
Ma alcune cose di questa esposizione lasciano perplessi.
Orfeo è divinità associata alla musica, all’incantamento: difficile escludere una dimensione musicale e, forse, di danza all’interno del rito.
Inoltre, una serie di brevi testi incisi su lamine d’oro (v. Opere: Lamine Orfiche), rinvenute accanto a defunti in tombe sparse su tutto il territorio greco antico, fanno esplicito riferimento al viaggio dell’anima nell’aldilà e a quello che essa deve fare e dire per ottenere l’acqua di cui è assetata, che le consentirà di vivere un’esistenza beata.
Come viene accennato altrove (trattando dell’iniziazione egizia e del Libro dei Morti degli antichi Egizi), siamo forse di fronte a testi con duplice valenza, sia magico-funeraria che iniziatica: poiché l’Orfismo prevede un’iniziazione, non è difficile ritenere che ne facesse parte anche la simulazione del viaggio nell’aldilà, come avveniva presso gli Egizi e come si è tramandato in numerose tradizioni iniziatiche posteriori, tra cui quelle massoniche.
Si può quindi ipotizzare che le cerimonie orfiche mantenessero elementi tipici dell’iniziazione, con una lettura accompagnata da musica e, forse, drammatizzata da inni e preghiere, e con una serie di cerimonie che riproducevano aspetti fondamentali del mito di Orfeo.
Questo aspetto verrebbe confermato da Euripide e da Aristofane, che riportano come alla loro epoca fossero diffusi numerosi testi attribuiti a Orfeo, con indicazioni su riti e purificazioni.
Aristotele scriveva che Onomacrito avrebbe messo in versi dottrine orfiche: si tratta di un autore vissuto nel VI secolo a.C., per cui si può ritenere che almeno in quell’epoca esistesse un movimento religioso orfico.
I punti principali dell’Orfismo sono:

  • Immortalità dell’anima: concetto rivoluzionario nel pensiero greco del VI secolo a.C. L’anima è immortale, ha origine divina, e viene imprigionata nel corpo per espiare le colpe commesse in una vita precedente. Da qui una totale rivalutazione della dimensione spirituale dell’uomo, che è veramente uomo in quanto essere spirituale, quindi solo dopo la morte. Il momento dell’esistenza umana più simile alla morte è il sonno: è in questa dimensione che l’anima riesce a staccarsi più facilmente dalle costrizioni del corpo fisico e conoscere il futuro, profetizzare, proprio come profetizza chi è in punto di morte.
  • Metempsicosi (reincarnazione): l’anima torna a incarnarsi per espiare le colpe della vita precedentemente vissuta. Le pene che soffrirà sono identiche a quelle che ha imposto agli altri: chi ha ucciso la propria madre, si incarnerà in una donna, che sarà a sua volta uccisa dal figlio. Il corpo viene quindi inteso come una vera e propria prigione dell’anima, strumento della sua punizione in base a un sistema di valutazione etico e morale.
  • Aldilà: per quanto dipinto in termini fantasiosi che lo rendono simile al mondo fisico, anche se più bello, dà chiare indicazioni del destino dell’anima purificata: l’anima che si è definitivamente liberata dal corpo, rompendo la catena delle morti e delle rinascite, diventa una divinità, che regna insieme agli eroi e agli dèi.
  • Origine degli dèi (teogonia): vi sono tre, probabilmente quattro teogonie differenti, che hanno elementi comuni con la teogonia di Esiodo. Tra le differenze principali vi è la figura che nell’Orfismo assumono gli dèi, visti più come la personificazione di concetti che veri e propri dèi antropomorfi, e la posizione assoluta di Zeus, il dio che si identifica con il Tutto e che tutto contiene e tutto origina.
    Il mito fondamentale è quello di Dioniso e dei Titani: Dioniso, figlio di Zeus, viene ucciso, fatto a pezzi e divorato dai Titani. Egli viene vendicato dal padre Zeus che fulmina i Titani: dalla loro cenere nascerà l’uomo. L’uomo è quindi composto di due elementi: uno, dionisiaco, corrispondente all’anima, che tende al bene; l’altro, titanico, che corrisponde al corpo, che tende al male.
    Occorrerà liberare l’elemento dionisiaco da quello titanico per restituire l’anima alla sua dimensione divina.

I Misteri Eleusini

I Misteri più famosi della Grecia antica, celebrati per numerosi secoli, sono quelli di Eleusi, località situata circa 22 km a ovest di Atene.
La loro antichità sarebbe confermata dal nome della dea Demetra (nella forma Dametra) ritrovato in un iscrizione in lineare B proveniente dalla città di Pilo, e risalente al XIII-XII secolo a.C.
Il culto di Demetra è probabilmente collegato, insieme ad altri culti della fertilità e della terra, a quello della Grande Madre, presente in varie civiltà del Mediterraneo. Esso ha inoltre notevoli somiglianze con il mito di Iside e Osiride (v. Temi: Egitto).
In particolare è interessante notare l’analogia tra la lunga ricerca del corpo di Osiride effettuata da Iside e la ricerca fatta da Demetra della figlia Kore (Proserpina), e tra il travestimento di Demetra, che, trasformatasi in vecchia balia, viene ospitata da una donna che le affida il figlio, e il medesimo stratagemma adottato da Iside che, travestita da balia, si intrufola nella casa del re dove è custodito l’albero nel quale vi è il sarcofago di Osiride.
In entrambi i casi le divinità accudiscono un fanciullo che cercano di rendere immortale mettendolo sul fuoco purificatore.
I misteri di Eleusi mantengono anche notevoli punti di contatto con le tesmoforie, riti celebrati da donne greche verso la fine di ottobre  che tra l’altro, comprendevano, come i Misteri di Eleusi, il sacrificio di un maiale: secondo diversi autori i due riti avrebbero un’origine comune.
Il documento più importante relativo a Eleusi è l’Inno a Demetra, un componimento di poco meno di 500 versi attribuito a Omero ma scritto probabilmente nel VII secolo a.C. I esso si riporta la storia di Demetra e Kore.

I Misteri di Eleusi si tenevano una volta l’anno, alla fine di settembre, e comprendevano una grande processione di fedeli da Atene a Eleusi e nove giorni di purificazioni e riti, in preparazione del momento culminante dell’iniziazione.
Potevano partecipare solo fedeli che conoscevano il greco e che fossero liberi da crimini di sangue (o che ne erano stati purificati).
Ogni postulante, chiamato mystes, veniva istruito da un maestro, chiamato mystagogos.
I riti erano celebrati da più persone di diverso rango: il sacerdote più importante era lo Ierofante, affiancato dall’Alta Principessa di Demetra e da altri personaggi con varie funzioni.
I riti comprendevano lavacri rituali, purificazioni, digiuni, l’assunzione di una particolare bevanda chiamata kykeon, l’ingresso nei sacri recinti recitando formule segrete.
Le testimonianze, tutte piuttosto tarde, parlano di tre momenti dell’iniziazione vera e propria: le cose mostrate, le cose dette e le cose compiute.
Probabilmente i Misteri comprendevano la presentazione di drammatizzazioni della storia di Demetra e Kore e di danze rituali, in ambienti particolarmente suggestivi, alle quali partecipavano in varia misura i presenti.

INNO A DEMETRA

La giovane Kore viene rapita da Ade e portata da questi nel suo regno sotterraneo. La madre, Demetra, piomba nella disperazione e cerca la figlia ovunque nel mondo, finché, grazie a Hekate e Helios viene a sapere dove si trova.
Sprezzante verso gli altri dèi che ritiene complici del rapimento, si trasforma in una vecchia nutrice, si reca a Eleusi e istituisce il proprio culto.
Poi cessa di far crescere le messi: questo causa il diffondersi di una grande carestia, della quale soffrono anche gli dèi ai quali gli umani non possono più fare sacrifici. Per intervento di Zeus, Ade, alla fine, consente a Persefone (Kore) di tornare dalla madre, a condizione di poter passare con lei i mesi invernali.

Venivano poi forse letti dei testi e, infine, mostrati oggetti importanti e segreti collegati alla divinità.

Misteri e Iniziazioni in Egitto

È lecito parlare di vera e propria iniziazione nell’antico Egitto? Molti autori negano che esistesse un fenomeno simile nelle epoche più antiche.
Altri ritengono che forse la cosa fosse possibile ma, proprio a causa della segretezza imposta agli adepti e agli iniziati, nulla è stato tramandato dei grandi segreti e dei misteri iniziatici degli antichi Egizi.
Abbiamo visto come i misteri, e l’iniziazione che questi richiedevano, fossero ben presenti in Grecia, per lo meno dal VII secolo a.C. in poi, e numerosi passi degli autori greci sottolineano come alcuni personaggi importanti del mondo greco, come i filosofi Talete e Pitagora, avessero avuto accesso alle conoscenze esoteriche degli Egizi.
Probabilmente non esiste civiltà al mondo in cui non vi sia una qualche forma di iniziazione: essa è l’evoluzione dei classici riti di passaggio, le difficili prove alle quali si sottoponevano i giovani nei tempi antichi – o anche oggi, nelle società a livello etnologico – passando da una fase della vita a un’altra, per esempio dalla fanciullezza alla pubertà.
L’iniziazione è presente a vari livelli ovunque: nella preparazione alle varie forme di sacerdozio, nel severo apprendistato degli scribi, nelle corporazioni di costruttori, medici o altro, o ancora in gruppi di fedeli devoti a particolari divinità.
Max Guilmot, in un eccellente libro pubblicato di recente in Francia, ha studiato approfonditamente il problema dell’iniziazione nell’antico Egitto, trovando diversi elementi a favore dell’esistenza di riti iniziatici (M. Guilmot, Les initiès et les tites initiatiques en Egypte ancienne, Parigi 1997; ed. italiana, Roma 1999). Queste antiche testimonianze mostrano tuttavia solo dei possibili segni dell’esistenza del fenomeno, e dobbiamo arrivare a un periodo molto più vicino alla nostra era per trovare documenti che confermino l’esistenza dell’iniziazione.
A tale proposito, risalente a epoca romana classica è un documento altamente significativo, il papiro T32, conservato al museo di Leida.
Il papiro riporta la biografia del defunto Horsiensis, sacerdote di Amon, nato intorno al 20 a.C. e morto nel 64 d.C. Nel papiro si narra di numerosi atti di devozione di Horsiensis, che avrebbe visitato un numero enorme di templi.
Uno di questi viaggi, secondo Guilmot, sarebbe importantissimo perché in esso Horsiensins sarebbe stato sottoposto a un rito di iniziazione.
Horsiensis, giunto ad Abido, riceve “i fiori del signore dell’Occidente (Osiride)”, forse la corona di fiori, simbolo di vita eterna, descritta nel capitolo XIX del Libro dei Morti, chiamata “corona di giustificazione”.
Ora, come mai venne conferita a un vivente una corona che era normalmente data a un defunto come simbolo di resurrezione? Probabilmente, il sacerdote si sarebbe trovato, al suo arrivo al tempio, in uno stato di morte rituale, fase iniziale di un processo di iniziazione.
Il papiro fa quindi riferimento a una porta che si schiude, in un luogo chiamato Rawryt (Grande portale), che potrebbe essere identificato con Abido.

UNA COSTRUZIONE MISTERIOSA

Ad Abido vi è uno spazio che collega il Sepolcro a Sud al tempio di Osiride  Nord: è una costruzione all’epoca imponente, voluta da Seti I e in origine sotterranea. Al suo interno vi è un lungo corridoio che conduce a una sala piena d’acqua.
Forse esso fu ideato come tomba di Seti I o forse, più probabilmente, come luogo sacro dedicato a Osiride. Viene spontaneo domandarsi: conteneva qualche sacra reliquia, forse la testa del dio?

Il sacerdote entra simbolicamente nel Regno di Osiride, dove viene accolto dal dio Anubi – un sacerdote con la maschera del dio – che introduce Horsiensins nel regno dei morti.
Horsiensins viene condotto – probabilmente per mano – dal sacerdote attraverso una distesa piena di tombe e santuari.
Horsiensis e il sacerdote con la testa di Anubi si addentrano in un luogo sotterraneo, simile a quello dell’Osireion, le cui pareti sono piene di riferimenti di tipo iniziatico: un lungo percorso sotterraneo, pericoli terribili, la vittoria e la rinascita luminosa.
Al termine del percorso arrivano in una sala circolare piena d’acqua (simboleggiante il caos primordiale), e con, al contro, una zona sopraelevata con un letto funebre e il corpo della divinità. La sala, circondata da pilastri di granito, è ricca di piante, simbolo di resurrezione.
Qui Horsiensis potrebbe essere stato sottoposto a un interrogatorio rituale da altri sacerdoti, quindi proclamato giustificato (“maakheru”): “Allora nel Luogo Santo ti è concesso il titolo: Giustificato, trionfante”.
Se l’interpretazione data dal Guilmot è corretta, siamo di fronte a un’iniziazione basata sulla corrispondenza con i rituali per i defunti: Horsiensins non è effettivamente morto, ma subisce lo stesso processo a cui deve sottostare l’anima del defunto nell’aldilà.
Come nel caso del defunto, anche l’iniziato uscirà alla fine alla luce, avendo già vissuto la futura trasformazione in questa vita. Si tratta di una forma di iniziazione presente ancora oggi in numerosi ordini tradizionali o massonici.
Una corretta comprensione dei Misteri egizi, in particolare di quelli isiaci più tardi, non è comunque possibile senza tenere conto del grande mito di Iside e Osiride (v. Temi: Egitto).

I Misteri Isiaci

I misteri isiaci sono collegati alla trasformazione subita, a partire dal IV-III secolo a.C., dal culto della dea Iside: le sue caratteristiche e il suo culto vengono infatti contaminati da quelli di altre divinità e tradizioni.
Il processo non vale solo per Iside, ma anche per numerosi altri dèi, in base al tipico sistema greco che consisteva nel ritenere che le divinità fossero le stesse ovunque, e che cambiassero solo di nome a seconda delle popolazioni che li veneravano.
Secondo Plutarco, Tolomeo II (283-240 a.C.) avrebbe convocato una commissione di sacerdoti, con a capo lo storico Manetone e l’ateniese Timoteo, per studiare i culti dei due popoli, quello egizio e quello greco, e vedere quali fossero i rapporti tra divinità e miti.
Il frutto di questo lavoro fu un nuovo culto, quello del dio Serapide, che veniva identificato con Osiride (sotto forma del sacro toro Apis) dagli Egizi, e con Plutone e Zeus, dai Greci.
In breve tempo il culto di Serapide si diffuse in tutto il mondo alessandrino e, successivamente, in quello romano.
Serapide – e quindi Osiride – venne associato a Iside, ricostituendo pertanto la triade divina: Serapide, Iside e Horus fanciullo.
Nell’impero romano la suprema divinità era vista come “una e trina”, composta da Zeus, Helios e Serapide.
Il culto di Iside è attestato a Delo fin dal IV secolo a.C., mentre quello degli dèi congiunti a partire dal III secolo a.C. A Roma il culto dovette giungere abbastanza presto: esistevano cappelle isiache fin dal I secolo a.C.
Il massimo splendore della religione isiaca fu comunque durante l’epoca imperiale e il culto di Iside raggiunse un tale successo da poter rivaleggiare, in alcuni periodi, con gli altri grandi culti dell’epoca antica, come quello di Mitra e il cristianesimo.

I Misteri Cristiani

La tradizione cristiana dei primi secoli dopo Cristo utilizza il termine Misteri per indicare quelli che vengono oggi comunemente chiamati i Sacramenti, e in particolare la Comunione.
È assai probabile che questa tradizione abbia assorbito dall’ambiente orientale (per esempio dalla Siria) alcuni elementi formali tipici dei Misteri pagani, cosa che appare anche in alcuni momenti della liturgia antica.
Dimensione misterica aveva l’ingresso nel cristianesimo, ritenuto una vera e propria iniziazione (l’espressione usata è Misteri dell’iniziazione cristiana), così come la liturgia stessa, che era aperta ai catecumeni solo fino al termine della liturgia della Parola: dopo, i catecumeni, non ancora battezzati, dovevano uscire dal tempio, per non partecipare, come recita la liturgia di san Giovanni Crisostomo, ai “divini, santi, intemerati, immortali celesti, vivificanti e tremendi misteri di Cristo”, ai quali potevano accedere soltanto i battezzati.

Altri Misteri

L’antichità ci ha tramandato testimonianze di altri misteri, alcuni dei quali particolarmente importanti, come quelli di Mitra, la divinità di origine indo-iranica, il cui culto si diffuse ampiamente nell’Impero Romano fino a costituire una minaccia per le altre due grandi religioni dei primi secoli della nostra era, il cristianesimo e il culto di Iside.
Del mitraismo abbiamo notevoli resti archeologici, per esempio i mitrei (templi di Mitra) di Duino (Trieste), Vulci, Sutri (Roma), Ostia, Roma, Santa Maria Capua Vetere, dai quali possiamo ricavare diverse notizie sulla religione mitraica.
Le statue e gli affreschi, per esempio, ci restituiscono l’immagine del dio Mitra, rappresentato come un giovane frigio che sacrifica un toro, mentre volge la testa dalla parte opposta, ad ascoltare il messaggio del Sole.
Nei mitrei erano presenti anche le statue di Kronos (il Tempo), con corpo umano, testa leonina e avvolto da un lungo serpente.
Molti elementi del mitraismo sono presenti anche nel cristianesimo (come la nascita il 25 dicembre, festa del Sole, il banchetto sacro, il rinnovamento costituito dall’acqua) al punto tale che molti cristiani dei primi secoli avevano visto nel mitraismo una forma diabolica di imitazione del cristianesimo.

tratto da “Enciclopedia dell’Esoterismo” di Roberto Tresoldi – De Vecchi Editore


Centri Consigliati

centri consigliati

Libri consigliati

Libri consigliati

Riviste consigliate

Riviste consigliate

Link consigliati

Link consigliati