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324. Un Nuovo Ciclo: un’Ottava superiore

Martedì 15 Gennaio 2013 00:00 Rosario Castello
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L’Umanità è immersa in una profonda ignoranza metafisica.
Con l’ignoranza metafisica ha sviluppato una nefasta devozione all’ignoranza planetaria che alimenta orribilmente l’Oblio quale effetto della originaria “caduta”.
I cavalieri dell’Oscuro Signore hanno reso invivibile il percorso planetario, funzionale al risveglio spirituale.
La Presenza del Divino, incarnata mediante i Maestri della Luce, offre da sempre possibilità per mezzo di una sacra “scelta” consapevole e responsabile.
L’illusione, che rende vittime gli enti planetari, può essere utilizzata consapevolmente per invertire l’inclinazione umana a vivere superficialmente (invertire il processo di identificazione da gusci mortali ad Anime immortali).
Quella dei Cicli è una suddivisione dell’età del mondo su basi astronomiche, astrologiche e spirituali.
Un Ciclo è solo un sistema di riferimento nella realtà transitoria dell’impalcatura del mondo visibile. Si tratta del passaggio da un’Ottava precedente ad un’Ottava superiore (su un piano più elevato).
Parlare della fine di un’era (Maya o non Maya) non significa parlare della “fine del mondo” ma della conclusione dell’ultima fase dell’intero sistema di riferimento preso in considerazione (è come aver parlato, in grande anticipo, dell’ultimo giorno dell’ultima fase dell’intero sistema di riferimento su cui ci si basa).
I Cicli, maggiori e minori, si ripetono nel gioco a spirale del Tempo e così l’Universo che appare all’Osservatore è uno Stato di Coscienza. Un Ciclo va visto come una successione di gerarchici stati o livelli di coscienza da sperimentare, per ritrovare la “Coscienza Divina”.

Significato di “Ciclo” sul Dizionario della Lingua Italiana “il Sabatini Coletti”.

Ciclo [cì-clo] s.m.
1 Serie di fenomeni che si ripetono identici a intervalli di tempo regolari; periodo di tempo necessario al loro compiersi: c. delle stagioni || c. lunare, periodo di 19 anni dopo il quale i noviluni tornano a cadere negli stessi giorni del periodo precedente | c. solare, periodo di 28 anni dopo il quale i giorni della settimana si ripresentano nelle stesse date del periodo precedente | c. produttivo, insieme di operazioni che trasformano una materia prima in prodotto finito | c. mestruale (anche assol. il c.), insieme delle modificazioni cicliche dell’organismo femminile, delle quali il flusso mestruale è la manifestazione più evidente | c. al secondo, unità di misura della frequenza pari a 1 hertz
2 Serie di attività, spec. culturali, dedicate a un argomento, a un problema specifico: c. di conferenze, di concerti
3 Nell’ordinamento scolastico italiano, ciascuno dei due raggruppamenti di anni in cui si suddivideva l'insegnamento elementare || primo c., prima e seconda classe | secondo c., terza, quarta e quinta classe
4 Nel l. della critica lett., insieme di opere o leggende aventi un comune argomento, uno stesso personaggio: il c. dei vinti di Verga || c. bretone, carolingio, rispettivamente, quello riguardante re Artù e i cavalieri della Tavola Rotonda e quello riguardante Carlo Magno in lotta con i musulmani

Ciclicità s. f. inv.
Ripetizione periodica di un fenomeno

Ciclico [cì-cli-co] agg. (pl.m. -ci, f. -che)
1 Che si ripete periodicamente SIN periodico: fenomeno c.
2 chim. Relativo a composto organico i cui atomi sono disposti ad anello
• avv. ciclicamente, in modo c., a intervalli regolari
• sec. XVIII

Ciclico e Ciclo secondo René Guénon nel suo interessante Lessico “Pensieri sull’Esoterismo”, vera summa sapienziale in cui espone l’idea di una Verità Assoluta e Primordiale.

CiclicoLeggi C. – Proprio in virtù delle leggi cicliche che governano la manifestazione, il passato e l’avvenire si corrispondono analogicamente (Regno, 1945, 59). – Manifestazione Ciclica – Ciò che rappresenta i risultati negativi della m.c. è “precipitato” sotto forma di “caput mortuum”, mentre i risultati positivi della m.c. sono cristallizzati”, per essere in seguito “trasmutati” in germi delle possibilità del ciclo futuro (Regno, 1945, 202). – Sviluppo Ciclico – Lo s.c. che si compie in senso discendente, dal superiore all’inferiore, è la negazione stessa dell’idea di progresso quale i moderni la intendono (Crisi, 1927, 26). Nel corso dello s.c., la manifestazione e la mentalità umana che vi è inclusa seguono di pari passo uno stesso cammino discendente, nel senso di un graduale allontanamento dal principio, cioè dalla spiritualità primitiva inerente al polo essenziale della manifestazione (Regno, 1945, 138-139).

Ciclo – Un qualsiasi ciclo può essere diviso in due fasi, le quali sono, cronologicamente, le sue due metà successive. Porsi nel mezzo del ciclo significa dunque porsi al punto in cui queste due tendenze si equilibrano (Dante, 1925, 67). La fase di un ciclo è analoga al suo principio ed essa coincide con il principio del ciclo seguente (id., 70).
La dottrina indù insegna che la durata del ciclo dell’umanità terrestre si divide in quattro età, che segnano altrettante fasi di un oscuramento progressivo della spiritualità primordiale (Crisi, 1927, 25). Secondo la Tradizione, caratterizza l’ultima fase del ciclo, lo sfruttamento di quanto era stato trascurato o respinto nel corso delle fasi precedenti (id., 39). A seconda delle diverse fasi del ciclo, serie di avvenimenti tra loro paragonabili non si compiono in durate quantitativamente eguali (Regno, 1945, 57). L’aumento di velocità degli avvenimenti, man mano che ci si approssima alla fine del ciclo, può essere paragonato all’accelerazione cui sono soggetti i corpi pesanti nel loro movimento di caduta (id., 57-58). Poiché lo sviluppo discendente del ciclo si effettua dal polo positivo o essenziale dell’esistenza verso il suo polo negativo o sostanziale, ne consegue che tutte le cose debbono prendere un aspetto sempre meno qualitativo e sempre più quantitativo (id., 58). La fine di un ciclo è intemporale, al pari del suo principio. La fine è effettivamente, per l’umanità del ciclo la restaurazione dello Stato Primordiale. Si tratta del ritorno al Centro del Mondo, il quale si manifesta esteriormente ai due estremi del ciclo, mentre nell’intervallo, cioè lungo il percorso vero e proprio del ciclo, questo centro è, al contrario, nascosto (id., 196). La fine del ciclo, per essere realmente effettiva, comporta che tutto quanto è incluso nel ciclo scompaia interamente in quanto manifestazione (id., 202). La vera e propria fine del ciclo implica che le tendenze “malefiche” siano “trasmutate” in vista di un risultato definitivamente “benefico” (id., 313). Considereremo un ciclo, nell’accezione più ampia del termine, come la rappresentazione del processo di sviluppo di uno stato qualsiasi della manifestazione (Forme, 1970, 11). I cicli presentano un carattere sia cosmico che storico, poiché riguardano particolarmente l’umanità terrestre, pur essendo, nello stesso tempo, collegati a tutti gli eventi che si producono nel nostro mondo al di fuori di essa (id., 12).

Samsara (ciclo perenne del divenire) e Kalpa sul Glossario Sanscrito a cura del Gruppo Kevala, Edizioni Asram Vidya.

Samsara – ciclo perenne del divenire; divenire trasmigratorio quale passaggio continuo per diverse condizioni di coscienza e quindi di esistenza; trasmigrazione; corso dell’indefinita successione di nascita-vita-morte-rinascita al quale pone fine la liberazione (moksa). Spesso questo termine viene usato per designare l’insieme della manifestazione universale, ovvero l’esistenza nella sua totalità. Corrisponde all’ininterrotta catena di causa-effetto, per cui il karma vincola l’essere individuato al divenire; rappresenta così la sovrapposizione illusoria ma consistente di maya al puro Brahman incausato. Nel Buddhismo corrisponde alla “Ruota dell’Esistenza” (Bhavacakra), nella quale si alternano gli stati di vita e di morte con le loro relative “esperienze”.

Kalpa – ciclo di tempo di quattordici manvantara che si estende tra due pralaya (dissoluzione cosmica); un precetto sacro, un comando, una legge; un rituale.

La Sadhana è il percorso per ritrovare l’intera “Coscienza Divina” dimenticata; i livelli di risveglio sono, a seconda della posizione coscienziale di ognuno, il ritrovamento parziale dell’Interostato di coscienza divina”.

Per comprendere l’importanza dei “riferimenti” in questa realtà transitoria bisogna comprendere l’Uovo Cosmico (Hiranyagarbha, il Germe d’Oro, il Primogenito che emise il primo suono bhu e creò poi la forma bhuradhi – il mondo originato – ): l’Uovo risuonante che attraverso le giuste note si apre e dà vita alle infinite cose, agli infiniti mondi, agli infiniti esseri, alla metrica precessionale.

Nei Purana Indù l’evoluzione della vita è divisa in quattro ere, o Yuga (era o periodo di tempo del mondo). Queste quatto ere formano 1 Mahayuga o Manvantara (una serie di Mahayuga forma 1 Kalpa):


La somma di queste quattro ere formano 1 Mahayuga di 4.230.000 anni. Mancherebbero ai tradizionali anni previsti (4.320.000) 90.000 anni ma ciò non è un errore perché tale differenza temporale è data dal complessivo insieme di periodi intermedi, le cosiddette “albe” e “crepuscoli”, chiamati sandhi. Sommando le prime tre ere (1.728.000+1.296.000+864.000=3.888.000) si ottiene, con l’eliminazione degli zero, il riferimento numerico di 3888 che rivela la presenza delle Tre Ottave perfettamente conosciute dagli antichi Rsi.
Nei sistemi di riferimento utilizzati sin dall’antichità è sempre stata nascosta, alla visione dei più, la “Scienza degli Dèi” (inserita o nascosta nella concezione delle ere del tempo, ma non solo).

Nella vita umana la Precessione degli Equinozi è sempre stata parte integrante. È impensabile vivere, in questa realtà transitoria, senza utili sistemi di riferimento.
Come non considerare che l’Asse terrestre, nel suo lento viaggio millenario, impiega quasi settantadue anni per spostarsi di “1 grado” dei 360 che formano l’Ellisse celeste?

L’intero movimento Precessionale degli Equinozi avviene in 25.920 anni. Il movimento è assiale e quindi suddiviso in 360° gradi celesti. Ogni 30° gradi di spostamento, che corrispondono a 2.160 anni, il Sole riceve dietro di la compagnia, nel giorno dell’Equinozio di Primavera, di una nuova costellazione zodiacale.
Nell’antichità questa informazione, perfettamente conosciuta, è stata tradotta in splendide forme architettoniche, in accattivanti racconti mitici, in raffinate espressioni artistiche e in suggestive allegorie religiose.

I Maya, quindi, non hanno mai parlato di fine del mondo ma neanche di fine di un ciclo perché non ritenevano ce ne fosse bisogno per chi si rapportava al loro Calendario, il loro sistema di riferimento. Per loro la fine di un ciclo di lunga durata era semmai una “rigenerazione”, l’inizio di un nuovo ciclo, di un nuovo tempo che scorre (il ritorno delle divinità della creazione).

I vari linguaggi del passato hanno sempre coinciso nel voler rappresentare una “Realtà” (“Quella spirituale”), che nel suo dispiegarsi, si allontana dal Principio per poi ritornarvi … e nel fare questo tutto si conciliava con l’intero Movimento Precessionale … con l’inizio di un Nuovo Ciclo.

Il “ricercatore della verità”, che si ritrova al centro di molte “informazioni”, senza emotività e senza speculazione intellettiva, deve mettersi nella condizione di saper “vedere” la connessione tra le varie “parti” (informazioni ricevute) per cogliere l’Intero (dall’osservazione distaccata all’intuizione pura).
Per il Sadhaka è la “messa a punto” della propria antenna spirituale (l’Antahkarana, l’Organo interno: buddhi-intelletto; ahamkara-senso dell’io; citta-memoria proiettiva; manas-mente empirica selettiva).

Di tutti i sistemi di riferimento presi in considerazione il ricercatore deve trovare-intuire la propria sintesi di comprensione.
Nessun sistema di riferimento è errato; ogni sistema racchiude in sé una “visione”, delle “conoscenze” trovate e della “verità” cercata.
Realtà e simbolo possono incontrarsi per un nuovo salto di coscienza superiore.
Diverse sono state le scuole di pensiero sul tempo, sullo spazio, sui Cicli.

Il ricercatore della verità dovrebbe assumere, nella sua “cerca”, una attitudine multidisciplinare ed utilizzare orientamenti di ricerca differenti, cosa che gli darebbe capacità di analisi, di sintesi e di applicazione non indifferenti.

Osservando con consapevolezza il cielo di dicembre 2012:
1 dal 29 novembre al 17 dicembre impera la costellazione dell’Ofiuco (il “tredicesimo” – il Serpentario – segno zodiacale; il suo simbolo: l’Uomo a cavallo del serpente – associato nell’antichità ad Asclepio e alla guarigione – il Sole transita nella costellazione di Ofiuco solo per 19 giorni)
2 il giorno 18 dicembre 2012 passaggio dalla costellazione dell’Ofiuco alla costellazione del Sagittario
3 il giorno 21 dicembre 2012 ore 11:12 il Solstizio d’Inverno apre a quella che è stata preannunciata da molto tempo ed è l’Età dell’Acquario (senza dimenticare che in realtà ci si trova nella fase di transizionesandhi – tra la vecchia Era dei Pesci e la nuova Età dell’Acquario).

Qualunque sia il Ciclo che è subentrato il 21 dicembre 2012 si è realmente nell’Era del proprio stato di coscienza.

L’uomo trascendendo la creazione delle Tenebre (o Maya) può ritornare ad essere divino.