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352. Cos’è che cerchi? di Sri Nisargadatta Maharaj

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Non c’è alcuna percezione della personalità quando si diventa il principio divino [lett. ‘di Isvara’]. Non preoccuparti di perdere la tua identità personale venendo a contatto con questa conoscenza, perché l’identità personale è sempre stata illusoria. Per avere anche soltanto una comprensione intellettuale di ciò che dico, l’identità personale deve essere assente. Sei la conoscenza e non hai alcun aspetto o forma. Sei impersonale. Includi ogni cosa. Sei la coscienza universale non manifesta. Cosa accadrebbe se tu cercassi quella coscienza? Chi cerca sparirebbe nella ricerca, perché l’io-sono è l’unica cosa che c’è.
A questo proposito vorrei fare una domanda.
Non concentrarti sulla domanda, ma su ciò che sto dicendo. Non dire nulla, ascolta e basta.
Sono contento di ascoltare ed è per questo che parlo.
Lascia perdere la domanda, coraggio!
Usi un tono duro … mi ferisce.
Lascia perdere, non guardare in quella direzione, ma concentrati soltanto su ciò che ti dico.
Qualcosa è cambiato tra prima che facessi la domanda e adesso.
Cerca di vedere cosa c’era prima che nascesse la domanda. Non parlare di ciò che è accaduto dopo la domanda.
Ma la mia realtà è che non so chi sono.
Finché continui a venire qui la tua ricerca non è conclusa. Ti trovi qui perché la ricerca non è ancora finita. Cerca di scoprirne il perché. Cos’è ciò che stai cercando? Non c’è niente, c’è solo il processo della ricerca.
Chiunque tu sia, a questo mondo, anche Brahma o Visnu, non hai il potere di fare nulla. La tua vita non è altro che il tuo esistere, che è costituito dai cinque elementi e dipende da essi.
La coscienza è un orfano senza genitori e senza luogo d’origine, e non ha bisogno di nessuno. Quello che comprendi del mondo oggettivo è tutto dualità: il tuo mondo oggettivo è fatto di relazioni; hai costantemente bisogno di qualcun altro, di un amico, di un marito, di una moglie, eccetera. Nel mondo oggettivo c’è soltanto dipendenza, mentre nello stato autentico c’è sempre indipendenza. In questo momento sono le undici e trenta e non può essere mezzogiorno. Sarà mezzogiorno più tardi. È una cosa su cui non abbiamo alcun controllo: il tempo deve passare. Ciò significa che dipendi sempre da qualcosa e non puoi vivere senza dipendere dallo spazio, dal tempo e dagli elementi. Siamo impotenti. Solo la coscienza è indipendente.
Lo stato di beatitudine o gioia è detto purnabrahman o nirvana. Chi non ha bisogno di nessuno per star bene è puro (niranjana). Ciò che è sempre presente è permanente (nitya), ovvero quello stato che non cambia mai. Finché sei cosciente del corpo e dei suoi bisogni non puoi essere totalmente indipendente. La coscienza non ha bisogno di luce o di buio, né di riposo. È la verità, e in essa non c’è cambiamento.
Quando ero giovane riuscivo a piegare un pezzo di metallo e poi lo facevo tornare alla forma iniziale, mentre ora che sono vecchio ho bisogno di aiuto per camminare. Dov’è la forza che avevo? Non è rimasta con me. Tutte le cose del mondo oggettivo sono inseparabili dai loro attributi, e questi per loro natura dipendono da qualcosa. Anche la conoscenza ‘io sono’ è un attributo, dunque l’io-sono deve dipendere anch’esso da qualcosa.
Cos’è il concetto di maya o illusione?
Il concetto della maya nasce dall’io-sono. L’esistenza della maya e del mondo intorno a te nasce quando sei cosciente di te stesso. È uno stato di oscurità e ignoranza, che è lontano dallo stato della conoscenza, nel quale la maya non esiste.
Cos’è l’atma prem o ‘amore del ?
Anche l’amore per il Sé dipende dall’io-sono. Se parti dall’amore per il Sé, dall’atma prem, può costituire piuttosto una distrazione, e non vedrai più altro che l’illusione, che è uno stato di ignoranza. Se invece raggiungi uno stato di conoscenza, a quel punto persino l’amore per il Sé risulterà inesistente. In questo caso uso il termine ‘illusione’ (maya) con un significato diverso, perché ciò che chiami ‘amore’ è esso stesso illusione. L’amore svolge molti ruoli: le case sono state create grazie all’illusione; l’amore, o l’illusione, ha creato tutta Bombay. Questo amore prende molte forme: l’illusione fondamentale (mulamaya) ha creato Visnu e Sankara, ma cosa c’era prima di loro?
È colpa dell’illusione: l’uomo si è intrappolato da sé in questo concetto di maya e nell’illusione dell’amore, e a causa di ciò rimane imprigionato nel ciclo di nascita e morte. Il sentimento dell’amore è un grosso errore se vi si rimane impigliati. Si amano tantissime cose, e nel momento in cui si crea l’illusione incomincia la trappola: ad esempio ti immagini il binomio uomo/donna, e subito quell’immagine illusoria ti irretisce e rimani intrappolato in essa.
“Tu sei il Sé trascendente (paramatman) è stato ciò che il mio guru mi ha detto prima di entrare nel mahasamadhi.
Le sue parole avevano una tale forza che si sono impresse e radicate dentro di me, e io sono diventato Quello. C’era un tale potere nelle sue parole che qualsiasi cosa dicesse si avverava.
Recitavi costantemente il mantra sacro che il tuo maestro ti aveva dato?
Non lo recitavo. Lo ascoltavo costantemente. Il potere del mantra dipende dall’intensità della tua fede.
Questa fede ha una causa?
Sì. C’è una causa prima, la grande causa, che è la conoscenza ‘io sono’; questa è la causa della fede. La consapevolezza del mio essere è avvenuta automaticamente. Accade, e basta. Il germogliare della conoscenza ‘io sono’ precede la formazione dei cinque elementi. La coscienza ultima, l’assoluto, non è neppure cosciente di s’è o di qualsivoglia evento. La coscienza era una, ma furono creati due individui di sesso diverso e l’amore nato tra loro ha generato questo modo. Il suono che produco e la consapevolezza di cui parlo non sono uno ma due. La coscienza è solo un minuscolo granello, ma tutto questo mondo illusorio nasce da essa.
L’amore è diviso in due sessi e il mondo si è sviluppato a partire da essi, ma non appena avviene la realizzazione questa separazione scompare. Quando comprenderai che ‘tu sei’, che tutto è il gioco di Siva e Sakti, saprai che tutto ciò che abbiamo davanti è un’illusione, e sarai libero dal dolore e dalla gioia. La realizzazione del Sé è un dono di Siva (sivadatta, lett. ‘donata da Siva’). Nel momento in cui raggiungi quel livello non proverai più sentimenti di felicità, tristezza o sofferenza. Quando otterrai quello stato di conoscenza del Sé, ci sarà pace e quiete, ed è tale conoscenza che si definisce Sivadatta. Se ti rendi conto che questo è tutta un’illusione, non c’è bisogno di conseguire il Sé.
La realizzazione del Sé non comprende anche l’amore?
Lo trascende. L’amore è uno stato terreno. La percezione stessa della realizzazione non ti raggiungerà finché non comprenderai cosa sei. Se capisci la risposta che ti sto dando cesserà di sorgere la tua domanda sulla realizzazione del Sé. Sorgerà l’ananda, il piacere e la beatitudine della coscienza, e sarà come un’esplosione atomica; a quel punto vedrai come il mondo intero sia una manifestazione di Quello. Il termine cinmayananda significa ‘particella di beatitudine’, mentre svamin significa ‘la spontanea consapevolezza del proprio essere’. Attraverso l’io-sono, svami Cinmayananda ha creato un grande asram visitato da un gran numero di persone. Tutti gli dèi vanno e vengono all’interno di questa coscienza. Anche solo il fatto che tu sei è spontanea consapevolezza del tuo essere, è come pura ambrosia, è la prova dell’esistenza dell’assoluto. È sempre con te ed è nata da sé spontaneamente, senza bisogno di chiederla. Tale è la consapevolezza spontanea del proprio essere (svamin).
E cosa ne è di tutte le altre cose dell’universo?
Perché preoccuparsene? Lasciale stare dove sono. Preoccupati dell’io-sono e dimentica il resto. Quello che fanno o dicono gli svamin è immateriale. Se sei giunto alla sorgente, perché vuoi tornare sulle sponde del fiume?

tratto da “Oltre la Libertà” di Sri Nisargadatta Maharaj – Editrice Astrolabio

 

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