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376. L’Ordine del Serpente di Dino Vitagliano

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Il simbolo più antico del mondo è il serpente, animale affascinante e misterioso che popola da sempre i nostri sogni. La sua storia ha origini molto remote come il culto, tramandato nei millenni da un gruppo ristretto di iniziati.
Ogni popolo venerava il rettile con riti complessi, legati a un sapere ancestrale confluito poi nell`arte sacra e nei miti, sorta di multiformi capsule temporali.
Un raffronto a livello cronologico e antropologico tra lontane civiltà penetra in parte il messaggio che lasciarono, evidenziando numerose somiglianze e ricostruendo la genealogia di un simbolo immortale.

La Vibrazione delle Sette Teste
Gli scritti sacri e ispirati della civiltà Mu, fiorita oltre 50.000 anni prima nell’Oceano Pacifico, erano tavolette di argilla effigiate dalla stirpe dei Nacaal, i Santi Fratelli.
James Churchward, ufficiale britannico di stanza in India nel 1868, entrò in contatto con un Rishi del monastero di Brahmaputra, in Tibet, che gli mostrò le numerose iscrizioni e il giovane dedicò la sua vita a decifrarne i caratteri, visitando il mondo alla ricerca di conferme archeologiche che avvalorassero l’esistenza di Mu.
La Genesi dei Nacaal tramanda che la Potenza Autoesistente, il Serpente dalle Sette Teste, modulò sette ordini per creare i mondi. I gas plasmarono la Terra nello spazio, l’atmosfera e le acque, infine la luce solare dardeggiò nelle liquide profondità e il fango partorì le uova cosmiche.
Il glifo corrispondente mostra, infatti, il disco del Sole percorso da un piccolo serpente piumato sinuoso, che secondo Cotterell ne Le profezie di Tutankhamon esprime l’attività delle macchie undecennali nella regione dell’equatore solare.
Interessante la sua affermazione in proposito: “… la leggenda del serpente piumato raccontava la storia di come il Sole influenza la vita sulla Terra. Il serpente piumato era il Sole”.
Questa rappresentazione, una costante nel nostro studio, assurgerà a fulcro della vita presso i Maya.

Il regno dei Naga
Nei miti cosmogonici indiani ricompare inalterato il medesimo credo. Vishnu riposa sul Serpente dalle Sette Teste Sesha (“Durata”) o Ananda (“Infinito”) mentre sogna la creazione dell’Universo, e in un gesto di consapevolezza sparge il suo seme nelle acque cosmiche, che si muta in un uovo d’oro “uguale per splendore al Sole”, germe di ogni creatura vivente.
Il sanscrito bija, seme, ha dato origine al termine egizio bja, di identico significato, che richiama il ferro meteorico rappresentato dalla Fenice che torna ciclicamente sulla Terra per inumare il padre dentro un uovo.
Anche Sesha incarna lo scorrere delle epoche e un suo sbadiglio provoca un fuoco rigeneratore che si abbatte sulla Terra, i meteoriti, serpenti delle profondità siderali.
Allo stesso modo di Takasaka, uno dei naga, che incendia col solo respiro. I naga erano divinità serpentiformi, re-cobra detentori della supremazia celeste, dimoranti a Nagaloka. Come i Maya e gli Egizi, il pantheon indù prevede nove deità, definite i “Nove Cobra di Brahma”.
L`origine dei naga si perde nel tempo, dato che i più antichi poemi epici indiani quali il Ramayana li collocano in un’epoca risalente a 870.000 anni fa e il libro tibetano Le stanze di Dzyan parla di loro come “I serpenti, che ridiscesero, che fecero pace con la quinta razza, che l’ammaestrarono e l’istruirono”.
Un rilievo in pietra di Orissa, del X sec. d.C., ritrae le divinità Naga e Nagini con lunghe code intrecciate sotto la vita, come più tardi avverrà per Iside e Osiride tra i Frigi, scolpiti in forma di cobra.
È ad Angkor Wat che la simbologia del rettile è magistralmente rappresentata da innumerevoli sculture di cobra che sormontano il disco solare ed esprimono, secondo Hancock, la costellazione del Dragone, adagiata come un cobra in atto di sfida.
La corta piramide Phimeanakas puntava verso il Draco e al suo interno avveniva “l’unione” del sovrano con una donna-serpente, rito iniziatico di carattere astronomico.
Particolare rilievo assume, infine, la Frullatura dell`Oceano di Latte, istoriata sui muri dei templi, ove il naga Vasuki, tirato alle estremità, incarna il tragitto solare nella precessione degli equinozi entro le vastità della Via Lattea e la nascita di un nuovo mondo.

La serpe della vita
Il rettile richiama altresì le forze latenti nell’uomo. Un sigillo in terracotta di 3.000 anni fa ritrae un personaggio assiso in posizione yogica, con due cobra ai lati e due fedeli in adorazione.
La dottrina dello yoga, diffusa nel globo intero, descrive numerosi centri vitali del corpo, i cakra, piccole ruote che corrispondono a precisi organi interni connessi a importantissime funzioni.
Adeguatamente attivati, producono una frequenza elettromagnetica che interagisce con i condotti vitali e l’energia kundalini alla base della colonna vertebrale. Questa preme all’interno e sale sotto forma di serpente elettrico sino alla ghiandola pineale, donando una sensazione di completezza nell’uomo.
Il caduceo di Thot/Hermes, derivazione del bastone brahmanico, è avvolto dai serpenti, il flusso energetico spiraliforme, mentre la sommità sferica rappresenta il cervello con i ventricoli, due ali, segno di purezza spirituale.
Il Buddha, nona incarnazione di Vishnu, divenne l’illuminato quando il re-cobra a sette teste Mucalinda gli porse riparo durante una tempesta, metafora di elevatezza nel caos della vita. Ancor oggi, i monaci tibetani utilizzano trombe ricurve decorate da serpenti attorcigliati per i loro riti.

Il vecchio serpente
La Persia nel 588 a.C. vide fiorire la predicazione del profeta Zarathustra, che espose la sua dottrina enucleandola dal più antico culto dei Magi.
A capo del pantheon divino stava Ahura Mazda, la luce, con il figlio Mithra e una schiera di entità splendenti, i Daeva. Alcuni di essi disobbedirono all’ordine cosmico influenzati da Angra Maynu, il principio oscuro, definito come “il vecchio serpente con due piedi”.
Anche le tribù degli yezidi in Kurdistan credono in Lasifarus, angelo splendente che formò il mondo dall’Uovo Cosmico e il sepolcro dello sceicco Adi, a Lalish, presenta sulle pareti glifi stellari attorno a un serpente nero, oggetto di culto profondo. Alcuni yezidi, poi, sono in grado di addomesticare i serpenti e immuni dal loro veleno, al pari degli incantatori indiani.
Un legame tra le due culture parve trovarlo E. S. Drower, che nel 1940 esplorò una grotta yezida ornata da statue con copricapi conici nella posizione meditativa del Buddha.
Il popolo yaresan, affine per molti versi agli yezidi, è devoto al sultano Azhi Dahaka, re-serpente della schiera di daeva vicini ad Angra Maynu. Gli iraniani definivano i sovrani Medi mar, serpente, e Astiage di Media (584-550 a.C.) aveva anche l’appellativo di Rshti-vega Azhi Dahaka. In persiano moderno azdaha è ancora il rettile, segno di una sopravvivenza duratura degli antichi miti.
Gli Armeni, dal canto loro, ricordano la “dinastia dei draghi (vishap) di Media”, come in Cina, adorati presso antichi megaliti.
La discendenza si propagò sino al valoroso re Tigrane il Grande, vissuto nel secondo secolo a.C., fondatore della metropoli Tigranavand in Kurdistan, centro di adorazione di un serpente antropomorfo.
Il culto quasi ossessivo personifica, in realtà, l’attenzione per la parte ombra insita nell’uomo che lo voterà gradualmente alla luce, concetto personificato dalla triade indissolubile Angra Maynu, Ahura Mazda e Mithra.

Le spire del Kosmokrator
Il dio Mithra compare nei Veda con il significato di “amico per mezzo del patto”, e invariato rimarrà in persiano antico.
Le caratteristiche precipue dei misteri del dio emergono chiaramente dallo studio approfondito dei mitrei romani, in particolare quello delle Sette Sfere ad Ostia antica.
Il rituale prevedeva sette gradi, strettamente legati ai pianeti ed espressi da simboli, che culminano in quello finale di Pater, rappresentato da Mithra stesso.
Il primo grado era sotto la tutela di Mercurio, effigiato con il caduceo in mano. Il secondo grado, invece, simboleggiato dal serpente, legato a Venere, che ringiovanisce con la muta stagionale delle pelle.
Il rettile domina la componente architettonica mithraica, ne costituisce anzi il fulcro. La scena più diffusa è il dio che taglia la gola al toro bianco stellare, scaturigine della vita, mentre al di sotto appaiono vari animali, tra cui il serpente che si nutre del seme del toro.
Il serpente assume l’identità della maestosa costellazione dell’Hydra sulla volta celeste attraversata da Mithra in veste di governatore delle stelle. Il rettile da solo compare lateralmente in un altare nella chiesa di San Clemente a Roma, come la stele di arenaria rossa nel Kalasasaya dedicata a Viracocha.
Spunta, poi, da un albero, come nel racconto della Genesi; se Mithra nasce dalla roccia, che in persiano significa anche cielo, l’animale la circonda maestoso.
La raffigurazione più potente del dio è incarnata dal Kosmokrator (potere creatore e reggitore del Cosmo), statua alata a grandezza naturale dal volto di leone, avviluppata dalle spire di un serpente che si erge sopra l’Uovo Primigenio.
Il quarto grado dei misteri era riservato al Leone, personificazione di Angra Maynu, mentre il rettile descrive il percorso spiraliforme del Sole intorno alla Terra nel corso dell`anno. Infatti, se assegniamo il corrispondente valore numerico alle lettere del nome greco di Mithra, Méitras, sommandole avremo 365.

L’accecante guerra di Ra
Riferimenti specifici al superbo animale, in Egitto, troviamo nei primevi miti della creazione, densi di profonde simbologie. Nei Testi delle Piramidi il dio Ra dà vita a “Gli Inerti” nell’”Oceano Primordiale”, serpenti cosmici relati forse alle orbite di pianeti ancor privi di movimento, formati da gas inerti.
In altri racconti lo stesso dio, nel pieno del suo fulgore, plasma un “primo Universo” popolato da individui che si alleano contro di lui quando in seguito diventa vecchio.
Indignato, decide di sterminarli con l’aiuto del suo Occhio, poi, stanco e deluso il sommo dio sale in alto nel cielo e nasce l’attuale mondo.
Per garantire la vita sulla Terra, Ra e la sua progenie solcano la volta splendente della Galassia sulla “Barca dei Milioni di Anni”, costantemente in lotta con l’antico serpente Apep. Rivalità espressa nei combattimenti tra Horus e Seth, quest`ultimo associato variamente alla dissoluzione in forma di serpente.
I testi del tempio di Horus a Edfu ricordano, infatti, un grande serpente fiammeggiante che visitò la Terra in epoca remota.
La scena della battaglia solare è illustrata in molte pitture parietali all’interno di tombe e templi egizi, mentre la formula 332 dei Testi delle Piramidi, un corpus di sapere esoterico, recita: “Sono colui che è fuggito dal serpente attorcigliato, sono asceso in un’esplosione di fuoco dopo essermi girato all’intorno. I due cieli vengono a me”.
L’intero mito di Ra andrebbe forse ascritto al confuso ricordo di una catastrofe cosmica di una stella centrale della Galassia, che ha interessato diversi pianeti.
Murry Hope nota con acume che il processo di contrazione (la dipartita di Ra) da una stella gialla a una nana bianca prevede una spettacolare espansione in una rossa supergigante e l’eiezione dell’involucro in una nebulosa planetaria.
L’effetto è simile a un enorme serpente che racchiude l’astro, l’Apep, destino che toccherà in sorte ai corpi celesti dopo svariati milioni di anni.

Rivivere tra le stelle
La stele del re serpente, della tomba di re Djet ad Abydos (3.100 a.C.), ricorda la suprema identificazione dell’uomo con il rettile.
Gli Egizi descrivevano l`Universo come un serpente “Ouroboros” che si morde la coda, con scaglie simboleggianti gli innumerevoli astri.
Il rettile era anche segno di rinascita, prezioso alleato che conduce alla comprensione di , come mostrano affreschi del Libro di ciò che è nel Duat, effigiati nelle tombe della Valle dei Re.
Il Duat era un regione celeste che abbracciava Orione, il Leone e l’Orsa Maggiore, dimora imperitura cui aspiravano i monarchi egizi al termine della loro vita.
Le complesse cerimonie descritte sulle pareti riecheggiano l’antica lotta del Sole per risorgere di nuovo all’orizzonte nelle acque della vita e l’ascesa dell’anima verso i lontani pianeti.
Il simbolico viaggio, di dodici ore, comincia nell’equinozio primaverile quando il cielo muta configurazione, con l’iniziato che prende posto nel medesimo vascello solare accompagnato dalle divinità. Interessante la I Ora che descrive l’invocazione a Ra: “… i serpenti cantano e ti esaltano. I divini serpenti illuminano le tenebre per te. Le tue due ‘figlie-serpenti’ ti trainano nella tua forma … Le dee serpenti dell’Uranos ti acclamano, le dee serpenti ti rendono lodi …”.
Incontro al gruppo si para il Sigillatore della Terra, in veste di guida, che impugna una sorta di caduceo.
Interessante, poi, il parallelo tra le serpi lucenti e i dispositivi dal complesso significato della cripta di Dendera che ricordano lampadine elettriche.
Il viaggio prosegue in regni sconosciuti, pieni di oscuri anfratti, dominati da serpi alate davanti alla croce della vita ankh e a stelle particolari, a rimarcare il loro carattere di rinascita siderale, oppure con il globo solare sul capo.
Il candidato, salito alle sfere stellari, alla fine esclama: “Io prendo possesso del cielo, dei suoi pilastri e delle sue stelle … Io sono un serpente pieno di spire …”.

Lo sguardo del Cobra
Per gli Egizi, significative erano le costellazioni circumpolari. Sappiamo, infatti, che le piramidi a Giza rispecchiano gli astri della cintura di Orione, con il Nilo che striscia verso Nord a imitazione della Via Lattea, mentre il condotto settentrionale della Camera della Regina, nella piramide di Cheope, guarda la stella Thuban nel Draco.
I riti astrali della rinascita in epoche remote prevedevano l’utilizzo di un oggetto di bronzo simile alla lingua biforcuta di un rettile per la cerimonia dell’apertura della bocca; copia è stata rinvenuta proprio nel canale nord della Grande Piramide dai fratelli Dixon, nel 1872.
A conferma di un culto per il serpente celeste spicca la magnifica piramide a gradini di Zoser, a Saqqara, che guarda una serie di strutture sacre contornate da file di cobra in pietra, animale che rispecchia la forma della dea-cobra Edjo. Osiride stesso, divenuto serpente nel Duat, aveva una dimora di “cobra vivi” nell’acqua.
Ogni tempio egizio portava scolpito sul frontone il simbolo del disco solare alato vigilato da cobra ritti. In antico egizio, il segno per il cobra, ara, incorporava anche il significato di “dea” e il rettile, segno distintivo di molte divinità, andò ad ornare il magnifico copricapo del giovane Tutankhamen, accanto all’avvoltoio, con il nome di uraeus (femmina del cobra).
Posto sul copricapo di Osiride, dono di Ra, emanava strane radiazioni in base al Libro dei Morti e in veste di arma lanciava raggi infuocati (“il respiro del serpente divino”), al pari dell’Arca dell’Alleanza.
Notevole, infine, il diadema di Tutankhamen con il cobra che si erge come linea divisoria fra gli emisferi cerebrali, mentre il secondo santuario del giovane faraone raffigura diversi uomini di fronte a un cobra gigante colpiti dai raggi promananti da luminosi astri …

Dino Vitagliano
tratto da www.libriperevolvere.it

Bibliografia

Alford, Alan
Il mistero della genesi delle antiche civiltà, Newton & Compton, 2004

Dalle piramidi ad Atlantide, Newton & Compton, 2005
Autori vari
Le arti dell’estremo Oriente, Fabbri, 1962
Bauval, Robert G.
Il mistero di Orione, Corbaccio, 1997
Bonifacio, Antonio
Egitto dono di Atlantide, Agpha Press, 1998
Churchward, James
Mu: il continente perduto, Armenia, 1999
Campbell, Joseph
Le distese interiori del Cosmo, TEA, 1996
Collins, Andrew
Gli ultimi dèi, Sperling & Kupfer, 1997
Le porte di Atlantide, Sperling & Kupfer, 2000
Compassi, Valentino
Dizionario dell’Universo sconosciuto, SugarCo, 1989
Cotterell, Maurice M.
Le profezie di Tutankhamon, Corbaccio, 2000
Feuerstein, George - Subash, Kak - Frawley, David
Antica India la culla della civiltà, Sperling & Kupfer, 1999
Guénon, René
Studi sull`Induismo, Luni, 1996
Hancock, Graham
Impronte degli Dèi. Alla ricerca dell`inizio e della fine, Corbaccio, 2003
Lo specchio del cielo, Corbaccio, 1998
Hope, Murry
Il segreto di Sirio, Corbaccio, 1998
Merkelbach, Reinold
Mitra. Il signore delle grotte, ECIG, 1988
Moore, Patrick
Il guinness dell’astronomia, Rizzoli, 1990
Prabhupada, Bhaktivedanta Swami
La Bhagavad-Gita così com`è, Bhaktivedanta Book Trust Italia, 1990
West, John Anthony
Il Serpente Celeste, Corbaccio, 1999

 

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