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701. L’inganno sulla Cannabis?

Lunedì 05 Settembre 2016 00:00 Rosario Castello
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Non vogliamo dare lezioni a nessuno, né presentiamo argomentazioni dotte ma solo argomentazioni di buon senso, quel buon senso a cui dovrebbero ritornare tutti coloro che stanno spingendo con troppa solerzia per far legalizzare la disponibilità della cannabis.

La cannabis esiste come pianta sotto molte varietà e la canapa è la pianta denominata “cannabis sativa”. La marijuana è la pianta di cui si essiccano le foglie mentre l’hashish è la resina dei fiori pressata.

Molti degli studi che sostengono che la cannabis non fa male sono piuttosto sospetti, dubbi e aggiungeremmo ingannevoli e disonesti, motivati da un chiaro ed evidente interesse di parte, il vile servizio reso al “potere nascosto”.

In questo momento così critico, sia per l’Italia sia per il resto dei Paesi del mondo, dal punto di vista della crisi economica-finanziaria-esistenziale, ci si va a preoccupare di rendere libera la cannabis? Rendessero ai cittadini le libertà e i tanti diritti sottratti invece che regalare loro l’ottundimento della coscienza, dessero ai giovani i posti di lavoro, tanto promessi e mai dati, invece che la droga per renderli inoffensivi, disaffezionati alle cose importanti e indifferenti alle varie forme di schiavitù che stanno pianificando, rendessero nuovamente la sovranità popolare e monetaria sottratte invece che l’oppio al popolo, rendessero ai cittadini-contribuenti la dignità morale e la dignità economica anziché lo stordimento facile perché non si rendano più conto di quale inferno gli stanno preparando.
Come può un onesto medico qualunque, anche senza essere un rinomato scienziato, affermare, sostenere che la cannabis non fa male? Come può essere a favore della sua liberalizzazione? Come può uno Stato rendere facilmente disponibile qualcosa che fa male ai cittadini, soprattutto ai giovani? Già lo Stato sta sbagliando nel vendere le sigarette che danno la morte a migliaia e migliaia di persone, fatto che nessuno si può permettere di confutare ed è una vera vergogna.
Sostenere che i danni da spinelli sono praticamente inesistenti è una grande menzogna, una inaccettabile disonestà da parte di chi servendosi del linguaggio medico-scientifico costruisce impalcature argomentative per servire gli interessi che vuole salvaguardare il “potere nascosto”.
Utilizzare il pretesto di liberalizzarla per contrastare gli affari sporchi della mafia è un’altra grande menzogna: montagne di menzogne per fare ciò che il “potere nascosto” vuole a tutti i costi, l’ottundimento sempre di più delle coscienze, specie dei giovani, perché non creino problemi sociali.
Niente diritti, niente libertà vere, niente lavoro, ma tanto stordimento garantito dallo Stato con il gioco (nelle sue varie espressioni che creano dipendenza, un problema sociale già diffuso), il fumo, le droghe leggere (che non fanno male dicono loro), l’alcol, i social (dall’azionamento compulsivo), i parcheggi per gli scambisti del sesso, la pornografia facile raggiungibile dai bambini, ecc., tutte cose che creano dipendenza, oltre che corruzione, nella maggior parte della popolazione. Come può uno Stato civile avallare tutto questo? Non dovrebbe uno Stato volere il bene massimo per i propri cittadini? È quello che afferma la Costituzione che infatti stanno tentando di deformare o cancellare, proprio perché troppo protettiva nei confronti dei cittadini-contribuenti.

Come può uno Stato non riuscire veramente a contrastare la diffusione di nicotina, droghe leggere, eroina, cocaina, le forme di crack, e le innumerevoli pastiglie o anfetamine che distruggono il cervello? E come fa addirittura a rendere legale qualcosa che fa male, o come sostanza in se o come effetto dipendenza che provoca? Lo sanno tutti che i giovani passano attraverso l’effetto della dipendenza dalle droghe più leggere alle più pesanti; è questo il vero dramma che semina malattie e morti. Si facciano coraggio i medici onesti (neuropsicofarmacologi), insieme agli psicologi e ai psichiatri onesti e lancino una campagna chiarificatrice per aiutare veramente questi giovani.
Ammesso che la cannabis produca degli effetti positivi, e questo lo sappiamo, ma è anche vero, e gli studiosi onesti lo sanno, produce anche effetti negativi (un’influenza negativa sulla coordinazione motoria che può provocare incidenti alla guida dell’automobile o nel fare qualche sport; ripercussioni sulla memoria e sull’apprendimento e altro) ed un reale livello di tossicità. È accertato che agli adolescenti e ai preadolescenti fa malissimo. Non dovrebbero usarla i depressi, gli ansiosi, gli schizofrenici, le persone fragili caratterialmente, tutti coloro che presentano qualche disturbo psichiatrico (come il semplice disturbo del sonno) e invece queste precauzioni, adulti e giovani, non sembra li abbiano mai prese in considerazione, come nessuno ha mai sprecato tempo a farglielo capire bene.
Troviamo stupidi tutti quegli esempi-paragone sulla cannabis di coloro che sostengono faccia meno male del tabacco, dell’alcol, ecc.. “Fare meno male di” non significa affatto che “non fa male”; significa che fa male ma “non come a …”. In medicina non esistono formule scientifiche che possono affermare “fa male tanto quantoe può fare male a tizio in tal misura …”. O no?

Perché non danno ai giovani una euforia autentica non quella prodotta artificialmente dalla cannabis? Perché non danno la gioia di aver trovato un posto di lavoro con un contratto serio e non ingannevole, retribuito dignitosamente? Quella è l’euforia di cui hanno veramente bisogno. Perché spingere i giovani verso questo tipo di gioia artificiale? È una cosa tristissima; spegnere in loro quella parte deputata a provare piacere, euforia naturale, gioia, contentezza: non utilizzare un organo regolarmente se ne compromette la funzione.
Una qualsiasi droga si sostituisce, con i suoi effetti nel cervello, in modo fraudolento, ai neurotrasmettitori: il principio attivo della cannabis agisce sostituendosi all’anandamide (sostanza prodotta dalle cellule cerebrali: acido grasso endogeno derivato dall’acido arachidonico che è capace a legarsi ai recettori dei cannabinoidi) naturale.

Uno studio attendibile è quello svolto in Gran Bretagna, all’Università di York, dove è stato individuato che fumare la cannabis fa più male agli uomini (quattro volte di più) rispetto alla donna, ma tale evidenza riscontrata va approfondita per trovare il suo perché: male fa male comunque.

È una sciocchezza la scusa, portata avanti dai sostenitori, che la legalizzazione intelligente serve per evitare contatti tra i giovani e la criminalità. Chi parla così stupidamente, o pensando di essere più furbo, si dovrebbe fare qualche giro di sera per le strade e per le zone risapute, ogni città ha le sue, e rendersi conto di come sta la reale situazione: i giovani hanno più che contatti con la criminalità, senza per questo delinquere.

Ridicoli i punti anche previsti dalla eventuale nuova legge (piuttosto imprecisa e confusa), uno in particolare:
Si potranno coltivare anche in associazione con altri, fino a cinquanta persone, mediante i social club”.
Ma questi signori della politica ci sono o ci fanno? Ma si rendono conto di cosa significherebbe o significherà una cosa del genere? Quali tentazioni tale possibilità può far venire in mente anche al più mediocre degli utilizzatori? In cosa si potrebbe trasformare un così facente social club? Pensar male è un bene quando si tratta di salvaguardare i giovani.

Inoltre come si fa a fare certi ragionamenti senza che vengano, a chi li ascolta, per forza dei sospetti? Sostenere il “sì” alla legalizzazione solo per il fatto che ne fanno uso 3 milioni di italiani è un’altra faccenda che lascia pensare. Non solo, ma affermare che vietarne la liberalizzazione significa vietare un “bene di consumo” ci sembra un po’ troppo: non stiamo parlando di un primario bene di sostentamento. E addirittura porre sullo stesso piano, la questione del divieto, ad altre lotte per i diritti e i doveri dei cittadini lascia senza parole.
Perché non si accaniscono così per i veri diritti e libertà sottratte ai cittadini, per le vergognose pensioni miserevoli che ancora elargiscono a migliaia e migliaia di cittadini in difficoltà, per non parlare dei posti di lavoro fantasma con cui prendono in giro mediante numeri truccati, per i tanti precari irrisolti, per i risparmiatori truffati dalle banche e dal governo, ecc..
La cannabis è importante perché rappresenta un bene di consumo, perché crea un nuovo circuito economico, perché facendo male, a lungo andare, con tanti potenziali utilizzatori che si faranno convincere dalla legalizzazione, associandola alla deduzione (errata) che non fa male, si potranno risolvere così molti problemi sociali di sovrappopolamento? 

Questi signori portando astutamente i cosiddetti “dati alla mano” in realtà operano agganci di suggestione per tranquillizzare sia i genitori sia i figli: i numeri, che portano come esempio, del proibizionismo sono inattendibili, non sono adeguati a questa situazione della cannabis, e non realistico l’accostamento forzato del paragone con l’alcol e il fumo di sigaretta. La scelta di utilizzare la cannabis è qualcosa che ha già superato il recinto della sigaretta: si vuole altro e si vuole andare oltre.

È davvero incomprensibile questo allargare a tutti i costi il campo delle possibilità di fumare, visto che ormai è più che accertato (lo dimostrano le malattie e le migliaia di morti l’anno per fumo) che il fumo fa male, anzi malissimo. A meno che il “sospetto” sul perché di questa insistenza esagerata si traduca in una ovvia spiegazione (“interessi di parte per qualcuno”) dettata dall’intelligenza e dal sano discernimento-discriminazione.
Ma noi ci fermiamo qui. Volevamo solo porre argomenti per riflettere per salvaguardare i giovani.