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717. Pensando al Vigrahadharma: l’Avatara Sri Satya Sai Baba

Mercoledì 23 Novembre 2016 00:00 Rosario Castello
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Proponiamo di seguito, in questo giorno di ricorrenza, di rispetto e di amore verso Colui che si è manifestato sotto le spoglie di Vigrahadharma, uno scritto mai pubblicato, e mai inviato a nessuno, nei giorni che hanno preceduto (20 aprile 2011) il Suo passaggio oltre il velo della materia (24 aprile 2011).

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Lettera aperta – non so a chi –

ascoltando le voci intrise di sofferenza, confusione, smarrimento  e paura
di molti devoti il nostro cuore ha così risposto

Se …

Se … tutti i devoti,
se … tutti i discepoli (per quanto ve ne possano essere),
se … tutti coloro che l’hanno conosciuto, incontrato,
se … tutti coloro che hanno preso a piene mani da Lui, l’Avatara Sri Satya Sai Baba, avessero fatto in modo di farlo conoscere irreprensibilmente in tutti i Paesi della Terra, ora il mondo non si troverebbe nella situazione critica attuale.

L’Avatara, per chi non l’avesse capito, non starebbe ora, per necessità, a ripetere il rito sacrificale dei Grandi Esseri (Krisna, Horus, Gesù il Cristo, eccetera). Un sacrificio anticipato rispetto a quanto promesso a suo tempo ai devoti. Ma chi capirà? Quanti capiranno? Quanta confusione verrà creata? Quanti errori commessi? Quante scelte sbagliate verranno seguite inseguendo l’onda provocata di qualche insidia, di qualche sirena dell’ignoranza? Eppure il Suo Insegnamento (prettamente Metafisico) si è basato sulla fondamentale discriminazione-discernimento.

Se … gli uomini avessero fatto la loro “parte” in Sua Presenza, oggi ci sarebbe una umanità migliore in grado di avviare il Piano Avatarico. Un Piano Avatarico è un piano-azioni programmato secondo le intenzionalità varate dai principi del Dharma-Karma, che tiene conto delle variabilità introdotte dagli uomini attraverso le proprie scelte, i quali disattendono le indicazioni loro fornite dal divino, che non ostacola mai l’orientamento verso il bene o il male, liberamente intrapreso dalle predilezioni umane. Ecco perché la data della dipartita dal corpo umano, dichiarata a suo tempo ai devoti, potrebbe subire un cambiamento, ma tale avvenimento nulla toglierebbe e nulla aggiungerebbe al Suo Messaggio, alla Sua Opera, alla Sua Coscienza di Avatara.

Se … tutti coloro che si definiscono Suoi devoti avessero incarnato i Suoi Insegnamenti, alla maniera “La mia vita è il mio messaggio”, invece di parlarne soltanto, oggi sarebbero la mano agente del piano divino. Invece gli uomini, con i propri atteggiamenti, hanno costretto l’Avatara ad impegnarsi in un piano d’emergenza (per evitare la catastrofe mondiale) che sacrifica lo Scopo Originario della Discesa.
L’Avatara è un Grande Alchimista che opera sapientemente nel mondo, nell’umanità, nell’uomo, fuori e dentro, nell’alto e nel basso, nel centro e nella periferia, nella sostanza e nell’essenza, sulla superficie e nella profondità, nel manifesto e nell’immanifesto.
Lo scopo di questo Avatara, nel mondo terrestre, è stato, ed è tuttora, quello di “far fiorire”, con la Sua “Presenza”, molte Coscienze e riparare così ai disastri dell’Era attuale, il Kali Yuga (Età del Ferro e/o dell’Oscurità).
In quanti hanno compreso la vera natura dell’Avatara, l’importanza della sua funzione e il suo influsso nei vari ordini delle umane cose?
Chi, senza ostentare tracotante erudizione, può affermare di aver compreso la Sua Missione e di avervi aderito veramente e pienamente?
L’Alchimista opera secondo corrispondenze archetipali, vede l’Umanità come il corpo di un solo Uomo, con i suoi organi malati.
L’Umanità è malata nei suoi vari organi vitali:

Quanti sono in grado di comprendere?
Quali sono normalmente, nel corpo dell’uomo, le Funzioni del Cuore, dei Polmoni, dei Reni, del Fegato, del Sangue e della sua Circolazione?
Cosa significano queste Funzioni riflesse nel corpo dell’intera umanità?
La carne, le ossa e il sangue di questo Avatara devono poter subire tutte le possibili conseguenze di un organismo umano: è proprio la ordinaria natura di un corpo fisico umano a dare eccezionalità all’incarnazione avatarica.
La Coscienza dell’Avatara non vive i segni della sofferenza del corpo umano che utilizza, in qualunque stato possa essere ridotto.
Eppure da questo organismo molto umano si è sprigionata tutta la potenza di una Coscienza Avatarica in molte forme, visibili e invisibili, compresi i miracoli, vere rappresentazioni di un gioco per essere “Visto” e “Creduto” dai limiti della coscienza umana.
Cosa ha provocato la malattia dell’umanità?
Non sono forse, nei vari livelli e gradi, l’Egoismo, l’Ignoranza e la Paura? Non sono essi colpevoli dello squilibrio e della disarmonia sociale? E questi non sono forse causa della mancanza di Pace e di Giustizia nel mondo?
Quali sono i pensieri, le parole, i comportamenti che corrispondono alle sostanze tossiche che avvelenano un corpo e ai virus che fanno ammalare l’intero organismo?
Non hanno forse i devoti, in più occasioni, considerato cose “non buone” come dabbene e viceversa, tutto ciò che era auspicabile, pregevole e pregiato, come sgradevole e sfavorevole da perseguire, ingannando così se stessi e gli altri?
In nome di immaturi istinti psico-affettivi assecondati non hanno forse perpetuato uno stato di schiavitù a danno di una autentica Sadhana di liberazione?
Non c’è un Avatara ammalato. Sarebbe impossibile. Ci sono soltanto devoti immaturi che vedono un Avatara ammalato. E cosa vedranno in futuro in mancanza del corpo-personaggio scomparso?
C’è il corpo-personaggio utilizzato dall’Avatara, a cui i devoti hanno dato eccessiva importanza deviando la propria attenzione spirituale, che riflette lo squilibrio e la disarmonia dell’umanità in un critico rapporto di organi vitali che si manifesta in uno stato di malattia.
Attraverso gli organi che migliorano o peggiorano si voleva condurre l’attenzione del devoto verso un “livello altro” anziché quello effimero di un corpo malato.
L’Avatara non è ammalato. L’Uomo (i devoti e gli uomini ordinari di tutto il mondo) è ammalato e il divino gli sta suggerendo l’unica via di guarigione: quella spirituale.
L’Avatara continua imperterrito il Suo lavoro di sempre, con tutte le “variazioni di necessità” che non dipendono da Lui ma dagli uomini.
Egli è sempre l’Essere Luminoso delle Origini che si è rivestito del corpo-personaggio “Sai Baba” per svolgere la Sua Missione sulla Terra.
Con o senza rivestimento terreno Egli è sempre “Colui che È”.
Preghiere, canti e meditazioni fanno bene ai devoti che hanno disatteso l’impegno d’Amore a suo tempo preso con l’Avatara e bisognano di guarigione.
L’Avatara non ha bisogno di guarire, perché non è ammalato, ma riversa le preghiere sincere (e non tutte lo sono quando mosse da egoistici bisogni – quale l’umana sindrome dell’abbandono – ) sui devoti dal cuore puro e disinteressato.
Ovviamente, come tutti gli altri Avatara e Maestri prima di Lui, è avversato da molti, specialmente quelli che non avendo ricevuto i miracoli pretesi, ciechi nella loro Sadhana, meccanica e automatica, e traboccanti solo di egoistico amore (io-mio), non hanno trovato di meglio che prestare credito a certe nefandezze messe in giro, avvelenando la propria mente. Una mente (manas) contratta, perché risentita di un presunto torto (ingiustizia) subito, è un terreno ideale per essere nutrita di oscurità e perseguire un convincimento tossico per l’Anima. Una cordata di detrattori non può scalfire minimamente l’evidente “Grande Opera di risveglio delle Coscienze” intrapresa né la Sua posizione Coscienziale: l’Avatara resta sempre Avatara con le ingiurie o con le lodi, con un corpo umano ammalato o con un corpo sano.

OM TAT SAT
OM SAI RAM

 (20 aprile 2011 – umilmente, in divina amicizia Rosario Castello)



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“La gente fraintende la Verità Eterna
attribuendole molti nomi e forme.
Quando il Dio senza forma ne assume una
è naturale per gli esseri umani
meditare su tale Forma e adorarla.
La gente nel farlo prova molta soddisfazione
e sperimenta beatitudine.
Tutto va bene finché quella forma permane,
ma quando essa cesserà di esistere,
che cosa farete?
La felicità e la beatitudine che traete
dall’adorazione di una particolare forma di Dio
nascono solo dalla vostra illusione.
L’involucro fisico dura solo
per un certo periodo e poi cessa di esistere.
La Divinità in seguito assumerà altre forme.
Per esempio, ora voi siete attaccati a questo
Mio Corpo fisico, Lo adorate e Ne traete
grande soddisfazione e beatitudine,
ma fra qualche tempo questo corpo scomparirà
come per l’Avatar precedente.
Non dovrete sentirvi tristi.
Quando l’Atma Divino incarnato in questo
Corpo fisico raggiungerà la Sua eterna dimora
sarà occasione di gioia, non di tristezza.
Nel tempo, Dio si è incarnato nelle forme
di molti Avatar.
Non restate attaccati alla forma fisica
di un particolare Avatar, ma alla Divinità,
il Parabrahma senza forma e senza attributi,
che si è manifestato sotto la forma dei diversi
Avatar nelle varie ere.”
Sri Satya Sai Baba (1926-2011)

(Estratto significativo del discorso 23 febbraio 2009)