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743. Come si forma una Classe Dirigente?

Venerdì 17 Febbraio 2017 00:00 Rosario Castello
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Il problema è più grande e più profondo di quello che potrebbe sembrare. Non è solo questione di dove attingere gli elementi validi per una classe dirigente, politica o meno, ma della degradazione culturale generale che si è diffusa in tutta la società umana, della perdita anche dei più elementari principi di una fondamentale base di educazione civica.
Alcuni soggetti che hanno partecipato, negli ultimi trenta anni, allo smantellamento di un’economia più onesta e alla diffusione di una mentalità corruttiva, oggi straparlano in giro per il mondo sostenendo la necessità di ricostruire una nuova classe dirigente (loro inclusi ovviamente). Tutte le volte che sentiamo parlare uno di questi saccenti del management internazionale (molti dei quali hanno aggravato, se non distrutto, le aziende che hanno gestito anziché risollevarle come da mandato ufficiale) non menzionano mai, quando elencano gli attributi che una classe dirigente dovrebbe avere, le parole onestà, buon senso, non corruttibilità, solidarietà, moralità, eticità, idealità … ma solo gli altisonanti attributi quali competenza, esperienza, carattere, velocità, futuro, ecc..
Oggi tutti vogliono fare i capi senza aver accumulato esperienza, senza la specifica e appropriata competenza e senza avere nemmeno, in molti casi, il supporto di un titolo universitario. La leadership reale, venendo a mancare, viene costruita con gli spot-affermazioni-mantra e le immagini sui social, le interviste concordate (registrate innumerevoli volte per mancanza di attenzione e memoria), le aggressioni dei twitter a tutte le ore, le mail e le annunciazioni a raffica. Insomma, pensare e fare finta di avere la leadership, farsi supportare da una corte di servi e utilizzare la tecnologia di comunicazione sembra aiutare molti che leader non sono. Essere un ego-centrato e imporsi agli altri non significa affatto essere un leader. Quando un politico, ad esempio, parla troppo del merito (riferendosi ovviamente a quello che attribuisce a se stesso) lo fa a vanvera e senza troppa consapevolezza di cosa sta parlando. Questo è uno dei livelli di decadenza della classe dirigente. Se esista o meno un merito devono essere gli altri a individuarlo e attribuirlo con onestà secondo le corrette procedure. Un dirigente non deve essere solo un valutatore di risorse ma un valutato: le risposte, comportamentali e comunicazionali (il clima aziendale), delle risorse umane che a lui si riferiscono sono il giusto materiale di valutazione di tale dirigente, insieme anche all’opinione dei terzi con cui l’azienda tratta. Tutto si è ridotto invece a quanto di illiceità un dirigente riesce a far passare, sotto tutti i punti di vista, acquisendone meriti ben retribuiti sotto varie forme.
Non esiste più un sistema di selezione della classe dirigente che ponga il focus sui valori espressi dal dirigente da selezionare: basta essere figlio di, amico o amica di, amante di, raccomandato da (sindacato, partito politico, faccendiere, mafioso, consorteria, fratellanza, congregazione religiosa, ecc.).
La classe dirigente di un Paese è costituita dall’insieme della classe dirigente politica (fattasi casta) e delle èlite manageriali e imprenditoriali. Una grande responsabilità dello status quo è attribuibile, senza possibilità di errore, alla classe dirigente dell’educazione-istruzione (da trenta anni a questa parte). In ogni dove, nel pubblico e nel privato, abbiamo membri della classe dirigente mediocri, ignoranti, troppo narcisisti, accaparratori, immorali, senza etica, senza un riferimento alto, retti da una cultura demenziale inaccettabile, impostosi da un’arroganza corruttiva senza limiti.
Quanta responsabilità ha oggi un insegnante? E quanta ne ha un genitore disattento nei confronti dei propri figli? (perche tanti suicidi tra i ragazzi di 11, 14, 16, 30 anni in pochi giorni?). Quanta ne ha la magistratura? Quanta le Forze dell’Ordine? Quanta i politici, sia di governo sia di opposizione? Quanta i Parlamentari e i Senatori?
Viene fatto davvero qualcosa per ostacolare la corruzione, la criminalità, per polverizzare al suo inizio un caso (fra i tantissimi casi diffusi) di bullismo o di baby prostituzione?
È venuto meno il senso corretto dell’educare e dell’istruire: educare ed istruire nella modernità non deve significare, di fatto, licenziosità e lassismo. La disciplina è educazione della mente, sviluppo corretto delle sue facoltà, non è austerità o severità come viene detto per ostacolarla. I problemi di molti quarantenni, membri irresponsabili della classe dirigente di oggi, sia politica che non, derivano dall’incapacità di saper sottostare ad un minimo di disciplina: il loro senso critico, quindi, difetta per l’improprio modo di utilizzare la mente (la carenza di disciplina scolastica e familiare); sanno solo imporsi (come il bambino problematico che sbatte i piedi o i pugni per ottenere quello che vuole) senza aprirsi al dialogo, al vero confronto. Hanno solo bisogno di sentirsi capi circondati da chi obbedisce senza discutere: un tal dirigente è pericoloso, per se stesso e per gli altri. Ma chi sa individuarlo, distinguerlo, per evidenziarlo onestamente alla comunità per salvaguardare il bene comune? Tutti guardano i propri tornaconti in questa società malata sempre più egoista e senza amore.
Servono degli onesti selezionatori, severi, che facciano emergere i migliori elementi, in valori e competenze, offrendo possibilità a tutti, non solo ai figli della Casta.
Necessitano Istituzioni senza corruttori e corrotti che guardino all’efficientamento di una burocrazia troppo elefantiaca, strutturata sembrerebbe per imporre il proprio potere sopra qualsiasi altro organo, statale e governativo.
Negli ultimi vent’anni è stato deformato il modo di pensare elementare delle persone, una lenta e graduale manipolazione delle coscienze, è stata deformata l’idea di società, l’idea di cosa è il Lavoro, l’idea di cosa sono l’economia e la finanza, il pensare dell’agire politico (ridotto come al pensare dei faccendieri o dei mafiosi): i veleni dell’egoismo, dell’individualismo, del libertinaggio (non-libertà) dell’approfittamento del bisogno altrui, della spicciola furberia fino al pensiero più complesso della criminalità, si sono mescolati nella cultura dominante della società.
La classe dirigente invece di costruire, per far progredire la società, ha distrutto, materialmente e moralmente, l’intero Paese conducendolo ad un totale disfacimento del pensiero stesso di Repubblica (res publica). Molti giovani non sanno nemmeno il significato e il senso di Stato di Diritto, ma non è colpa loro. Molte generazioni sono cresciute senza interesse e approfondimento di quanto è implicito nel concetto dei diritti dell’uomo: sul loro percorso di crescita gli hanno appositamente sfumato, resi quasi invisibili temi come libertà, libero pensiero, diritti e doveri, dignità morale e dignità economica, diritto al lavoro, ecc..
Se manca un buon sistema dell’educazione-istruzione non può esserci una buona e sana classe dirigente e neanche le Istituzioni deputate a garantire vera libertà, vera legalità, vera equità.
Se i “responsabili” della classe dirigente della società sono malati c’è poca speranza per il Paese e i suoi cittadini in grandi difficoltà. Se un dirigente-responsabile è disturbato nella personalità, passando la maggior parte del tempo a sentirsi il re del mondo, il pericolo per la comunità è grande. Un siffatto malato non può guidare un’azienda, un partito, un governo. La crisi scatenata da questi malati della politica, dell’economia, della finanza, delle banche, delle oligarchie non è solo economica ma soprattutto esistenziale.
Questi malati, quando vengono sconfitti, diventano più cattivi che buoni, più strategici nelle maschere d’occasione che indossano, ma se li si osservano attentamente si può cogliere la loro vera natura nascosta.
Quasi tutti i politici sono malati di narcisismo, sia quelli che governano sia quelli che vi si oppongono, non sono proprio all’altezza di una vera politica Alta: sono malati di pochezza e così hanno ucciso la politica e inguaiato il Paese.
Oggi al potere c’è la mediocrità, l’incapacità, l’ignoranza, l’egoismo, la corruzione, l’irresponsabilità anziché l’Altezza. Al potere ci stanno i peggiori che divorano le ultime risorse del Paese. I “migliori” non stanno tra i politici ma possiamo vederli altrove, lontani dalle cronache, nei margini non rumorosi della società, negli angoli sani della cultura, fuori dal centro delle luci della ribalta, fuori dalle menzogne dell’apparenza. I “migliori” esistono, ci sono: possono aiutare il Paese a salvarsi.
La vita è diventata una vita di sofferenza per i più, per colpa di una classe dirigente malata: la vita di una gran parte della popolazione italiana è dolorosa perché si svolge ormai in un contesto sociale malato (di egoismo, di indifferenza, di minacce, di ricatti, di disonestà, di corruzione, ecc.). Questa classe dirigente ha provocato una nefasta guerra tra poveri per non lasciare in bella vista i suoi privilegi: la politica di questa classe dirigente ha sottratto la dignità morale, la dignità economica, ha ucciso i valori universali e diffuso la corruzione. Alle nuove generazioni ha offerto il nulla, il vuoto entro il quale molti giovani, smarriti e confusi, si precipitano togliendosi la vita: e chi tra i politici si chiede perché, chi lancia un vero allarme sociale per ostacolarne il fenomeno? Nessun politico, nessun partito è seriamente allertato su questo tragico fenomeno che si diffonde silenziosamente. Nessun “esperto” grida davvero di fronte a queste morti. Che vergogna!
I politici, mentre i cittadini collassano o muoiono, continuano demenzialmente a drogarsi di parole inflazionate (senza più alcun significato), di menzogne, di maggiori privilegi: non danno nulla e tutto prendono. Questi politici, che si nutrono di cultura demenziale, passano il tempo a cercare modi intriganti perché vengano riconosciuti dagli altri, specie dai cittadini che ingannano: sono malati di brama nervosa, inappagabile. Spesso fanno, o cercano di fare gli intellettuali, ma da loro escono discorsi senza senso a cui vogliono dare a tutti i costi un senso che non esiste: emerge un vuoto preoccupante, una mancanza di idee inconcepibile in un momento epocale come l’attuale. Ricercano una gloria che non possono avere in quanto gusci vuoti che non possono comunicare ciò che non hanno. A volte si arrabattano su linguaggi pseudo tecnici per sembrare intelligenti ma per i cittadini in difficoltà possono anche non esistere, eclissarsi dal cosmo senza danno alcuno, in quanto non utili a nessuno.

Come può definirsi una classe dirigente che ogni giorno di più fa sparire il “Lavoro” dalla società senza far nulla? Perché fanno sparire il “Lavoro”?

“(…) il lavoro vince gli esseri pravi e le cose malvagie …”.
dalle dottrine di Zoroastro

 

Come si forma una classe dirigente?

Con tanti leader etici, per una leadership che sia democraticamente credibile e eticamente ispirata, come dice il professor Gaetano Mollo (professore ordinario di “Pedagogia generale” e “Pedagogia sociale” presso il Dipartimento di Filosofia, Scienze sociali, Umane e della Formazione dell’Università di Perugia; è stato presidente del corso di laurea in “Filosofia” e del Corso di laurea magistrale in “Etica delle relazioni umane” dal 2004 al 2008. Ha coperto anche, per affidamento, le cattedre di “Metodologia e Didattica” e di “Didattica generale”, dal 1984 al 2002. E molto altro ancora).


Libri consigliati del professore Gaetano Mollo:
collana La Rete, Morlacchi Editore
Il Leader etico
Linee di Pedagogia generale
La civiltà della cooperazione

Lavori di Rosario Castello
Il Volto del Male – Mistero e Origine
L’invisibile identità del potere nascosto
Il Chiaro e lo Scuro nel Mondo – La Mescolanza
Questa è l’Ora dell’Urgenza
Le Maschere del potere nascosto
Potestas Tenebrarum
I Fiori del Male che divorano il Mondo

Scaricabile gratuitamente, di Rosario Castello, dal sito www.centroparadesha.it:
Articolo “Risvegli” 2: I Dirigenti, nel mondo, per una Nuova Era

Schiavi di un dio minore, Arduino-Lipperini, Utet editore
Confiteor, Massimo Mucchetti (intervista a Cesare Geronzi), Feltrinelli
Licenziare i padroni?, Massimo Mucchetti, Feltrinelli
Il baco del Corriere, Massimo Mucchetti, Feltrinelli
I segreti di Renzi. Affari, clan, …, Maurizio Belpietro e Amadori-Borgonovo, Sperling & Kupfer
Qualcosa sui Lehman, Stefano Massini, Mondadori
Mundus Furiosus, Giulio Tremonti, Mondadori

 

INFORMAZIONE:

Biennale Democrazia

Quinta Edizione dell’Evento – Presidente Gustavo Zagrebelsky

Torino: 29 marzo – 2 aprile 2017