gototopgototop

75. Capire la Bhagavad Gita di Sri Sathya Sai Baba

Venerdì 02 Settembre 2011 00:00 Rosario Castello
Stampa

Capire le metafore della Gita

… non è di alcuna utilità il semplice leggerne o ripeterne il testo. Al contrario, basterà che ne assimiliate e godiate l’essenza per riuscire ad ottenere il maggior beneficio necessario. Saremo in grado di ottenere l’essenza della Bhagavad Gita solo dopo esser riusciti a raffigurarci nella nostra mente i particolari della scena, in quale posizione stessero Arjuna e Krishna quando parlavano, quale fosse il loro abbigliamento, il modo di legare al carro i cavalli, quali fossero le caratteristiche del carro, e altri dettagli dell’insieme. La situazione presenta nel suo complesso vari elementi: il carro, l’auriga, l’ospite seduto a bordo che viene condotto, i cavalli che guidano il carro, le redini che tengono sotto controllo i cavalli, ecc. Sono tutte cose che, nel loro insieme danno un’immagine completa del carro. Poi, c’è da chiedersi dov’è stato condotto il carro: nel bel mezzo di due eserciti a confronto. Ebbene, quando avremo analizzato per bene tutta la scena del carro e della sua posizione in campo, quando avremo capito chi sono i due eserciti, chi è l’auriga, chi sono i cavalli e avremo compreso la metafora di ogni particolare, solo allora saremo in grado di capire interamente il senso dell’immagine, la quale non è che la figura della vita con tutto ciò che ad essa si accompagna. Questo è ciò che c’insegna la Gita in modo semplice e facile.

Spiegazione delle metafore

Il carro è il corpo. Arjuna è l’anima. Krishna è il . Le redini sono la mente. I cavalli sono gli organi dei sensi. Ecco dunque come interpretare l’intera scena: Krishna, che rappresenta l’Atma, guida il carro del corpo in mezzo a due eserciti, tenendo alle redini della mente i cavalli dei sensi. Dunque, il corpo è guidato dal Sé (Krishna), fra due eserciti, che possono essere visti come due mondi, il mondo del bene e quello del male, il Sé e il Non-Sé, l’Atma e l’Anatma, la Realtà e l’Illusione, ciò che è temporaneo e ciò che è indistruttibile, e via di questo passo. Il corpo va guidato perché affronti le situazioni antagonistiche simboleggiate dai due eserciti. Bisogna dimenticare che la battaglia del Mahabharata si sia combattuta al Kurukshetra; può essere un fatto storico che per noi non deve avere alcuna rilevanza. Occorre pensare a quella battaglia come a un conflitto tra Kaurava e Pandava, ossia tra le qualità cattive rappresentate dai Kaurava e la virtù rappresentata dai Pandava. In effetti, si verifica ogni giorno nel nostro cuore una battaglia come quella combattuta al Kurukshetra: è la lotta fra il bene e il male che ci sono in noi.

da “Corso Estivo 1972” di Sri Sathya Sai Baba