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264. La Vera Storia di Adamo ed Eva di Vittorio Marchi

Mercoledì 29 Agosto 2012 00:00 Rosario Castello
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Di seguito un articolo di Vittorio Marchi (insegnante di Fisica e ricercatore nonché eccellente indagatore dello “spirito”) di cui noi apprezziamo particolarmente l’intero suo lavoro, accademico ed extra-accademico.

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La vera Storia di Adamo ed Eva
(metafore teologiche e figure dell’immaginario)

L’uomo è ciò in cui crede
Anton Cechov

I livelli gerarchici superiori sembrano fatti apposta per creare campi di pensiero abilmente costruiti per sviare la mente umana dalla perfetta focalizzazione e localizzazione della realtà. L’importante, per i vertici superiori, è creare una realtà del consenso e produrre una verità facilmente narrabile, tale cioè da poter essere presentata alla gente nel modo più (in)credibile. Prendiamo il libro sull’origine dell’umanità. Purtroppo ci fu il peccato: esso ha disorientato la vita umana e creato grossi problemi morali. In primo piano c’è la donna, che Dio volle dare come compagna all’uomo: Eva che nasce dalla costola di Adamo, Eva che si lascia sedurre dal serpente tentatore e afferra il frutto proibito, Eva che porta, in eterno, la colpa della perdita dell’Eden e del peccato originale.
Un mito, quello della coppia originaria, che pervade l’arte, la fede e la cultura occidentale: lo si ritrova raffigurato sulla facciata di Notre Dame e nella Cappella Sistina in Vaticano. E lo si incontra, persino più spesso, in una ricca tradizione di testi che muove da San Paolo e Sant’Agostino per giungere, attraverso una quantità di commenti medievali e moderni, sino a oggi. Il tema centrale dell’opera è quello del peccato originale e della salvezza. Pensiamo allora per un momento quale discutibile suggestione e influenza abbia mai avuto, sulla mente umana e sul suo sviluppo, questo mito: frustrazione, sensi di colpa, terrore di dannazione, paura, inibizioni, blocchi emotivi, castrazione psichica e tanto altro. È stato un terremoto, per la civiltà umana.
Allora è arrivato il momento che questa storia sia cambiata, ma, affinché essa venga accettata nella sua giusta realtà, bisogna che gli esseri umani cambino prima se stessi e il loro modo di vedere le cose. Ciò premesso, quando nella Genesi si parla di polvere della terra, cioè di Humus (da cui uomo), questa polvere, prima ancora di essere materia minerale, è carne e sangue di una sostanza energetica (invisibile), che ha in se stessa il cosiddetto fiato (da fiat) vitale (flatus vitae) o la proprietà di essere sempre e assolutamente viva (come si è ampiamente visto nel libro L’Uno detto Dio).
Questa sostanza poi, trasformandosi, passa attraverso tutti quegli aspetti che noi definiamo di – Creazione – minerale, vegetale, animale, umanoide, fino ad assumere quella che è oggi la sua attuale costituzione terrena: una sostanza unica, viva e umana.
Ora, investigare sui misteri della vita significa cambiare in questo senso il significato del brano immaginativo e allegorico della Genesi (Genesi II:7), in cui si dice: “E l’Eterno formò l’uomo dalla polvere della Terra e gli alitò nelle nari un fiato vitale e l’uomo fu fatto anima vivente”.
Non si può più rimanere immobili, legati al palo di un dogma antico professato da una religione, che si basa sul concetto fondamentale del dualismo “noi siamo piccoli e Dio è grande” e che quindi mantiene i suoi seguaci in una condizione di incredibile schiavitù psicologica. Investigare sui misteri con mente aperta significa rendersi conto che esiste una evoluzione cosmica di una sostanza vibrante, dalla quale il cosiddetto “regno terrestre” deriva tutto il suo aspetto in virtù di una transizione continua, che si opera senza barriere o soglie, e tramite la trasformazione di una essenza, eternamente variata e diversa punto per punto, che prende il nome semplice di Vita o Eva: la madre di tutti i viventi. Eva dunque è presente, come manifestazione, in ogni aspetto del corpo della Terra e sotto qualsiasi forma che assuma le sembianze di padre-madre-figlio-animale-fiore-acqua-aria-fuoco, tutti elementi che si integrano in un unico sistema formato da un unico organismo naturale. Si può illustrare meglio questo particolare punto di vista, dicendo che Adamo non è l’individuo storico, primo a essere (fatto) uomo, del quale la Scrittura del fenomeno cosmico narra l’avventura per allegoria, ma rappresenta la totalità della Personalità della Terra di cui Eva, la Vita, è espressione.
Non si può inventare il concetto di Dio, dire che Dio è un Mistero, per poi servirsene per realizzare i propri scopi. A mano a mano che iniziamo a capire la realtà e come essa si manifesta, i misteri della vita, insolubili per la religione e per la scienza convenzionale, diventano molto meno impenetrabili. Il fatto che un minerale, una stella, un albero, una foglia, un microrganismo, un gatto siano elementi intelligenti dovrebbe dimostrare il carattere totalmente pensante di tutto ciò che esiste. Dall’atomo o dal protozoo all’uomo dunque tutto vive. Non rendersi conto di questa realtà significa affidarsi al dogma. Ma rigido dogma equivale a mente chiusa. Significa essere in pugno all’illusione. Questa situazione, però, non può durare in eterno, perché il dogma sopravvive solo se nessuno lo mette in discussione. Ma se lo mettiamo in discussione dicendo che tutti i soggetti cui si accennava prima pensano, allora bisognerebbe avere più rispetto per Adamo e affermare che Egli pensa, anziché dire Io penso, usando la stessa cura impersonale con cui siamo soliti dire piove o nevica o tira vento. Chiediamocelo, allora: chi fa questo? Ci accorgeremo che manca il soggetto. Non c’è la polarità dell’Io. Pertanto dalla prospettiva qui delineata è tutto molto più semplice:

Adamo ……… ed Eva ………. sono: UNO

Cielo ………… e Terra ………. sono: UNO

Eterno ………..e Vita ………... sono: UNO

Quando queste varie personalità dell’Essere si identificano nel quadro di esistenza di un Unico Essere, ci accorgiamo che la configurazione di tali apparenti dualismi di Adamo e/o Eva, o di altre alternanze come, per esempio, giovane e/o vecchio, maschio e/o femmina, positivo e/o negativo, si fondono, producendo l’eliminazione della particella “e” (“et”, in latino): la congiunzione e” non è più sinonimo di unione, ma ha il significato di “è”, di affermazione o “Verbo”, la cui identità è (appunto):

UNO = UOMO = ANDROGINO

Com’è tipico dei multipli, quali noi ci consideriamo, è difficile assumere il controllo dell’UNO, quando la Genesi dice che “il Signore Iddio fabbricò una donna dalla costa che egli aveva tolta ad Adamo, e la menò ad Adamo. E questa volta pure, ecco, osso delle mie ossa e carne della mia carne: costei sarà chiamata femmina d’uomo, conciossiacché sia stata tolta dall’Uomo”. Tanto più, se si considera che bisogna risolvere il problema dell’ascendenza di Adamo (la Terra in forma di uomo, e questa dal Cosmo) quando si tratta di trovargli un padre e una madre fisici, là dove è scritto in maniera sibillina e mai decodificata: “Perciò l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si atterrà alla (vita), sua moglie, ed essi diverranno (ma in perpetuo diventano e già lo sono) una stessa Cosa” (II: 21-25).
In senso lato, si capisce che egli dovrà smettere di correre dietro all’idea di avere un padre e una madre terreni e di credere che questi siano i suoi effettivi genitori e si rimetterà alla presa di coscienza di essere figlio dell’eterno Androgino. Anche se l’espressione non è ancora palese.
Certo, non è proprio una spiegazione a portata di mano, ma la cosa poi viene ripresa da Gesù e illustrata più apertamente in quel passo di Matteo (23:8-12) in cui il maestro raccomanda caldamente: “E non chiamate nessuno ‘padre’ (o madre) sulla terra, perché sulla terra i padri (le madri) sono tali solo nella carne, ma nel cielo (da, coelum, celare, nascosto alla coscienza, Infinito) c’è l’Unico, che è il Padre vostro”.
Dunque, i genitori non esistono.
Continuare a fermarci lì, all’ultimo e immediato processo della creazione, emergente al momento del concepimento o del parto del bambino, significa partire per il mondo dei sogni. Persino nel Vangelo c’è uno splendido esempio di come la visione dell’Uno di Gesù possa trasformare un’illusione in qualcosa di reale. Il passo riportato da Giovanni (Gv 2:4) riferisce infatti che Gesù, rivolgendosi a Maria, disse: “Donna (Maria non è mai chiamata madre, da lui), che c’è tra me e te?”.

La vera Storia del “Maschio e della Femmina”
Dell’Uomo e della “Numerosa” Loro Prole,
detta UMANITA’

Rimane l’apparente mistero della divisione dell’Uno nei due sessi, maschio e femmina.
Ma si spiega anche questo con il fatto che, a causa della comparsa nell’Androgino della divisoria tonica di pelle, il maschio non è più una cosa sola con la femmina.
Di conseguenza, dal connubio di questo primo, doppio, illusorio e diploide Adamo, conosciuto con il nome di “coppa primigenia”, l’Unigenito sembra poi scindersi nella progenie o moltitudine dei suoi discendenti, apparentemente distinti, in relazione al sesso, nelle due forme del maschile e del femminile.
E ciò accade dal giorno in cui i figlioli (dell’Uno), vedendo le figliole (dell’Uno), negli uomini, si ‘uniscono’ … “. (Genesi 6:4).
Da quel giorno Adamo, cioè l’Uno o Eterno stesso, in abito terrestre, illuso dall’Adulazione – come dice Socrate – o Seduzione dell’Astratto, continua a mangiare i frutti dell’Albero Eterno (famosi quelli del Bene e del Male), simbolo dell’Universo, convinto che siano molti.
L’illusione di Adamo è un altro mistero spiegabile, perché in questo passaggio della sua evoluzione lo troviamo ancora nella fase in cui dorme tra il fogliame dei sensi e, nel sonno, non sente ciò che di va dicendo la voce del suo inconscio che sta salendo verso il conscio:
L’uomo non divida ciò che Dio (l’Eterno) ha unito e non mangi il frutto della conoscenza dell’Albero (Infinito) del Bene e del Male “.  (Mt 19.6).
In realtà è una bella lotta, perché ciò che è Uno e Infinito non lo si può dividere (da se stesso). Bisogna rendere i cieli e la Terra a Uno, dicevano i Rishi. Nel mondo dei cinque sensi, invece, la sensazione più ovvia è che il maschio e la femmina continuino a sdoppiarsi e a separarsi per poi moltiplicarsi di nuovo e accrescersi in un processo di riproduzione sessuata, in cui gli esseri dell’umanità sembrano ogni volta svilupparsi per due, e poi per quattro e poi per otto e così via, al ritmo sfrenato di una progressione geometrica.
È evidente, qui, che nella crescita e nello sviluppo dell’umanità c’è una chiara analogia – su cui ritorneremo in seguito – con lo schema generale, illustrato dai biologi, sui processi di mitosi o sdoppiamento cellulare, di meiosi o fecondazione o riproduzione sessuata e meliosi. Intanto, dal confronto dei due processi si può notare come nella dimensione del Micro avvengono le stesse manifestazioni della dimensione del Macro. E questo la dice lunga su come si compone il corpo olografico dell’Universo.
In realtà, non di una combinazione di micro e di macro, ma di una unità che si ripete nel multiplo, in cui ogni parte dell’ologramma dell’Infinito OLOMERO (olos, tutto, e meros, parte) contiene il tutto ed è il tutto.
Questo significa che, se noi seguissimo con attenzione il processo di auto creazione dell’Infinito Olomero, qui sulla Terra, nel proprio ciclo di apparente moltiplicazione, ci accorgeremmo che il peso totale di tutto il mio corpo del proprio Vivente è identico al peso totale della Terra, non 1 milionesimo di grammo (peso medio che si attribuisce a una cellula vivente) in più, non 1 milionesimo di grammo in meno.
Senza somme e sottrazioni: Tutto torna!
L’Unità del Tutto, che sembrava frantumata dalla divisione dell’umanità in miliardi di individui distinti tra loro per sesso e caratteri morfologici, ritorna all’unità senza che ci sia stata una discriminante tra materia (presuntamente) inerte e materia organica.
Il fenomeno interno alla terra, naturalmente, non è nient’altro che lo specchio olografico di ciò che avviene al suo esterno, dove il processo di apparente duplicazione cellulare e umana si lega a miliardi di altri corpi (stelle) e coinvolge miliardi di altre galassie e nebulose, sparse in miliardi di anni luce.
In fondo l’UNIVERSALE, nell’acquisire l’aspetto terrestre, ha fatto quello che poi facciamo tutti quando nasciamo: ha dovuto assumere il carattere di un bambino, venuto al mondo (in terra) per diventare grande, in modo da prepararsi ad affrontare adeguatamente la maturità dell’età adulta. Come? Sì, avete capito bene.
Un bambino che, una volta diventato uomo, UN VERO UOMO, diventasse consapevole di essere là dove è già, in tutto e dappertutto. A vedere che quel “là” è LUI.

Il presepe, il Natale, il dio che s’incarna e sceglie di nascere bambino, un puer, reale o simbolico: tutti questi simboli, a questo punto, non possono più rimanere prigionieri di un racconto ormai condensato in una favola o ridotto a una recita per bambini e tanto meno possono rimanere un simulacro per mettere in piedi scenari vecchi e nuovi per allestire presepi. La letteratura antica ci dice che, secondo i profeti dell’Antico Testamento, Isaia e Abacuc, il popolo avrebbe dovuto riconoscere il proprio messia così come il bue e l’asinello sono soliti riconoscere il proprio padrone; mentre i nuovi scenari ignorano che la scena più rappresentativa e conosciuta della natività di Gesù appartiene a un testo ufficialmente disconosciuto dalla chiesa cattolica e, nel sancta sanctorum del grande tempio di Karnak, in Egitto, è raffigurata la nascita in una stalla di un bambino con angeli intorno che cantano, pastori ossequienti, un bue e un asinello: tutto questo 1700 anni prima di Gesù. Come si vede, c’è molto, molto di più da dire. Se vogliamo parlare di un bambino, occorre seguire il suo processo di crescita, lo sviluppo del suo PENSIERO, che dal momento della sua concezione va manifestandosi, istante per istante, nella forma, per in-informarsi quindi sulla natura del suo stesso CORPO (o organismo universale). L’abbiamo vista diverse volte, questa incarnazione in un bambino, ed è successo molte volte anche a noi di avvertire in noi stessi la percezione di un UOMO antico, la sensazione più o meno certa della continuità del nostro essere. Di provare, cioè, la sensazione di essere oggi la stessa PERSONA che visse ieri in noi. Cosa c’è di strano? Anzi. Dire che il concetto delle vecchie anime e delle nuove anime è un mito, è un’idea distorta. In fondo, le nostre stagioni della vita (e quelle delle nostre altre vite) non si ripetono con le stesse modalità con cui si riproducono le tinte e le colorazioni, che il Cielo assume nel suo continuo trasfigurarsi? Non per questo il Cielo muore. E la natura, non si rinnova ogni volta che passano le stagioni? Non per questo la Natura muore. Perché mai, allora, le nostre vite dovrebbero fare eccezione? Il simbolico giardino dell’Eden ci dà un quadro oleografico di un Eco-sistema colto in tutte le prospettive e dimensioni concepibili, mentre, animato da da tutti gli esseri e le sostanze dell’ambiente che lo costituiscono, è all’opera per fare del Vivente sempre più sostanza vivente. Questo scenario produce una realtà immaginaria che spinge tutti, eccetto una esigua minoranza, a pensare che, per creare continuamente nuovo vivente, il meccanismo meraviglioso, sul quale si basa la costruzione di UN ORGANISMO perfettamente organizzato in organi, apparati e sistemi, si fondi sulla fecondazione o riproduzione sessuata di un maschio e di una femmina di Uomo. Non è così, anche se, una volta accettata questa convinzione ipnotica, quasi tutti continuano a vedere nei rapporti di rigenerazione del genere umano ciò che sono stati programmati a vedere: i rapporti sessuali (e solo essi). Eppure esiste un modo, per l’Energia Univivente, per il quale detta funzione risulta più semplice e non rientra in questo quadro: si tratta della funzione del Pensiero o Amore universale. Vaneggiamenti, astratte visioni, fantasie? Roba per menti mistiche? No. Esiste un Pensiero, sotto forma di energia (invisibile), non concepito da un maschio o da una femmina di uomo, che può portare al concepimento, se viene realizzato in forma spiritualmente (nel senso di essenzialmente) carnale. È quello che si origina da UNO che, per essere SOLO ed ASSOLUTO ad occupare tutto il suo spazio infinito e universale, non ha evidentemente alcuna possibilità di unione e di connubio, e quindi non ha altra alternativa che amare … egoisticamente ed essere attratto solo da Se stesso. Stupiti? E perché? E già! L’istruzione, purtroppo, non mira a sviluppare nell’individuo l’autoconsapevolezza, ma si limita a preparare i giovani a svolgere le professioni che in futuro verranno messe a disposizione e al servizio del sistema. La vera istruzione prevede invece che ci si debba ricordare che neppure l’acqua è unione di “H” e “O”, né la pianta è unione di seme e terra, né il cosmo è unione di cielo e astri.

tratto da “Mirjel. Il Meraviglioso Uno” di Vittorio Marchi – MacroEdizioni –

 

Testi di Vittorio Marchi consigliati:

L’Uno detto Dio, Macro Edizioni, 2006
La Scienza dell’Uno, Macro Edizioni, 2007
Mirjel, il Meraviglioso Uno, Macro Edizioni, 2009
Noi e l’Infinito (DVD), Macro Video, 2009
La Grande Equazione, Macro Edizioni, 2012